Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

domenica, agosto 12, 2007

Charles Burney: il Miserere di Allegri

Il signor Santarelli mi fornì i seguenti particolari, relativi al famoso Miserere di Allegri. Questa musica, che per oltre centocinquant'anni è stata eseguita ogni anno nella settimana della Passione nella cappella ponticifia il Mercoledì ed il Venerdì Santo, è, in apparenza, assai semplice; tanto che, vedendola soltanto scritta sulla carta, ci si chiede dove risiedano la sua bellezza e i motivi dell'impressione che suscita. In effetti essa deve la sua fama più al modo in cui viene eseguita che al valore della composizione: lo stesso motivo è ripetuto più volte con parole diverse, ed i cantori hanno conservato per tradizione taluni usi, che producono grande effetto: come il rinforzare o il diminuire il suono, accelerare o rallentare il tempo in corrispondenza di determinate parole, cantare interi versetti più presto di altri.
Tutto questo seppi dal signor Santarelli. Aggiungo ancora le notizie apprese dall'opera di Andrea Adami che ho già ricordata: "dopo parecchi vani tentativi fatti nel corso di più di cent'anni dai compositori che lo precedettero, di musicare le stesse parole, in forma che potesse essere gradita dai capi della chiesa, Gregorio Allegri vi riuscì infine ed in modo tale da meritare lodi eterne; infatti con poche note, chiare e ben modulate seppe comporre un Miserere che continuerà ad essere cantato negli stessi giorni di ogni anno, anche nei secoli a venire, e concepito con così perfette proporzioni saprà suscitare anche nelle epoche future la stessa meraviglia e rapimento che negli ascoltatori d'oggi».
Tuttavia, l'impressione prodotta da questa musica può essere attribuita forse, in qualche misura, all'ora, al luogo ed alla solennità del cerimoniale che ne accompagna l'esecuzione: il papa ed il conclave stanno prostrati a terra; le candele della cappella e le torce della balaustra vengono spente ad una ad una e l'ultimo versetto di questo salmo si chiude con due cori. Il batte il tempo sempre più lentamente, mentre il suono delle voci dei cantori si affievolisce fino ad estinguersi insensibilmente fino al silenzio assoluto'.
I cantori sono scelti tra i migliori, eseguono parecchie prove, in particolare il lunedì della settimana della Passione, dedicato alle ripetizioni ed al perfezionamento dell'esecuzione.
Questa composizione era considerata oggetto di venerazione al punto che avrebbe corso il rischio della scomunica chi avesse tentato di farne una copia. Il Padre Martini mi aveva detto che non ve ne furono mai più di tre copie, eseguite col permesso dell'autorità; una per l'Imperatore Leopoldo, una per il defunto re del Portogallo ed una per sé; fu questa che egli mi permise di copiare a Bologna, ed il signor Santarelli me ne offrì un'altra, tratta dagli archivi della cappella pontificia. Confrontando queste due copie le trovai quasi concordanti, tranne che nel primo versetto. Ho esaminato parecchie copie spurie di questa composizione, in possesso di persone diverse, in cui la melodia del soprano, cioè la parte più alta, era abbastanza corretta, mentre le altre parti differivano notevolmente dall'originale. Questa circostanza mi fa supporre che la parte alta sia stata scritta a memoria, cosa non difficile date le numerose ripetizioni dei versetti durante l'esecuzione, mentre le altre sono state aggiunte in seguito da qualche contrappuntista moderno.
Prima di chiudere il discorso su di un argomento così interessante per gli appassionati di musica sacra, ricorderò ancora un aneddoto, riferitomi dallo stesso Santarelli.
L'Imperatore Leopoldo I, che di musica non era soltanto amante e mecenate, ma anche buon compositore, aveva ordinato al suo ambasciatore a Roma di intercedere presso il Papa perché gli concedesse una copia del celebre Miserere dell'Allegri, per la Cappella imperiale di Vienna. Il favore gli venne accordato e il della cappella pontificia ne trascrisse una copia che fu mandata all'Imperatore che aveva allora al suo servizio alcuni tra i migliori cantanti del tempo; ma, nonostante la loro bravura, l'esecuzione non corrispose per nulla all'attesa dell'Imperatore e della sua corte; tanto che egli concluse che il del Papa, volendo conservare al Miserere il suo mistero, aveva voluto giocargli un tiro birbone, mandandogli un'altra composizione'.
Allora, sdegnato, l'Imperatore inviò un corriere espresso da Sua Santità con un lagnanza contro il , la quale bastò a farlo cadere in disgrazia ed a fargli perdere il posto presso la cappella pontificia. Il Papa stesso, fu così offeso da quello che credeva esser stato un inganno del suo compositore, che per molto tempo non volle né vederlo né ascoltare ciò che avrebbe voluto dire in propria discolpa. Alla fine, tuttavia, il pover'uomo ottenne che uno dei cardinali perorasse la sua causa, facendo sapere a sua Sua Santità che lo stile in uso tra i cantori della sua cappella, in particolare nell'esecuzione del Miserere, era tale da non potersi esprimere con le note soltanto, né essere insegnato se non con l'esempio; ciò spiegava perché il pezzo in questione, anche se fedelmente trascritto, non poteva produrre lo stesso effetto se eseguito altrove.
Sua Santità, che non se ne intendeva di musica, non riusciva a capire come le stesse note potessero sembrare così diverse, se eseguite in luoghi diversi; ordinò, tuttavia, al suo di scrivere la propria difesa perché fosse inviata a Vienna; e così fu fatto. E l'Imperatore, non vedendo altro mezzo per appagare il suo desiderio, pregò il Papa di mandare a Vienna qualcuno dei musicisti al suo servizio, perché istruissero quelli della sua cappella sul modo di eseguire il Miserere di Allegri, perché fosse cantato con la stessa espressione dei cantori della cappella Sistina. Il Papa accordò questo favore, senonchè prima che i musicisti giungessero a Vienna, scoppiò una guerra contro i Turchi per cui l'Imperatore dovette lasciare Vienna e il Miserere forse non è mai più stato eseguito da allora altro che nella cappella pontificia.
di Charles Burney (da "Viaggio Musicale in Italia", set/ott 1770 - Edt)