Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, luglio 25, 2009

Philip Gossett: manoscritti inaccessibili

Dopo una collaborazione durata quasi trentacinque anni, la Fondazione Rossini mi ha licenziato all’inizio del 2006, impedendomi di completare il mio lavoro come direttore dell’Edizione Critica delle Opere di Gioachino Rossini (pubblicata da Ricordi). In seguito ho firmato un contratto con Bärenreiter-Verlag di Kassel per pubblicare Works of Gioachino Rossini: una serie di volumi che dovrebbe comprendere tutta la musica che non è apparsa sotto la mia direzione per la Fondazione Rossini. Due volumi sono stati già pubblicati: Musica da camera senza pianoforte nel 2007 e Il barbiere di Siviglia nel 2008. Fin qui, tutto bene. La Fondazione ha la libertà assoluta di decidere di non lavorare più con me e io ho la libertà assoluta di collaborare con un altro editore. La Fondazione Rossini però dispone di una biblioteca: un’istituzione pubblica finanziata dal Comune di Pesaro e dallo Stato italiano e che quindi dev'essere utilizzabile da tutti quelli che ne hanno necessità. Diciotto mesi fa ho annunciato alla Fondazione di volermi recare a Pesaro per studiare tre manoscritti rossiniani - fonti per la Petite messe - che appartengono alla loro collezione. Mi sono recato poi alla biblioteca, ma mi hanno informato che avevano mandato proprio quei manoscritti in «restauro». Tuttavia hanno messo a disposizione altri manoscritti da consultare, assicurandomi che in futuro avrei potuto consultare i testi richiesti. Nel mese di giugno ho scritto di nuovo alla Fondazione per dire che avevo l’intenzione di recarmi a studiare in biblioteca, chiedendo loro l'orario di apertura (non indicato sul sito internet). Mi hanno dato le informazioni richieste, ma quando sono arrivato, ho scoperto che ora è necessario avere un permesso scritto per vedere un manoscritto: una nuova regola, di cui non c’era nessuna indicazione sul sito alla fine della settimana precedente e di cui non mi avevano informato per e-mail. Certamente non era la regola diciotto mesi prima. Quando la bibliotecaria ha tentato di contattare le due persone che avrebbero potuto darmi il permesso (il Presidente Giovanelli e il Segretario Amati), entrambi risultavano irraggiungibili. Le ragazze che lavorano nella Biblioteca sono state gentili; mi hanno fatto vedere delle fotocopie e anche delle riproduzioni digitali (fatte abbastanza bene), ma per le mie verifiche era essenziale vedere i manoscritti.
A questo punto credo che si debba dire chiaramente al pubblico, al Governo italiano e al Comune di Pesaro di verificare la gestione di un’istituzione da essi finanziata e che impedisce la ricerca. Basterebbe pretendere, semplicemente, che la Fondazione Rossini agisca come la Library of Congress negli Stati Uniti, la British Library a Londra, la Bibliothèque Nationale di Parigi e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma: istituzioni che hanno scritto i loro regolamenti con chiarezza e trasparenza e che aiutano gli studiosi, invece di impedire loro di lavorare.

Philip Gossett

domenica, luglio 19, 2009

Mahlerwochen in Toblach (3)

Il nuovo auditorium
Alla fine degli anni '90 fu iniziata la ristrutturazione dell’ex Grand Hotel risalente all’epoca austro ungarica e la costruzione ex novo della sala concerto. In mezzo al cantiere ma con una “Sala musicale Gustav Mahler” nuova e pienamente operativa, in una sorta d’atmosfera nostalgica di fine secolo, fu inaugurata nel 1999 la 19esima edizione del festival nella sua nuova sede. Il concerto d’inaugurazione con la Wiener Jeunesse Orchester diretta da Herbert Böck (Prima di Mahler) fu una specie di banco di prova per la qualità acustica dell’auditorium con un palco per oltre 100 musicisti e 450 posti a sedere. La qualità dell’acustica ha trovato il consenso sia del pubblico che degli esperti. Anche i passaggi con i fortissimi nella platea, dalle dimensioni in relazione abbastanza ristrette, risuonano in modo trasparente e senza sfumature.
Molto attesa fu l’esibizione dell’Uri Caine Jazz Ensemble, questa volta con “Dichterliebe” di Robert Schumann e diversi lieder di Gustav Mahler.
In occasione del nuovo auditorium ci furono ben due prime. Su commissione dell’Unione Artisti Altoatesini e del Comitato Gustav Mahler di Dobbiaco i compositori tirolesi Werner Pircher e Hubert Stuppner realizzarono le opere “Aus meinem Komponierhäuschen” (dalla mia casetta di composizione/Werner Pirchner) e “Klezmer-Tänze” (danze Klezmer/Hubert Stuppner).
La Settimana mahleriana 1999 nella nuova sede, contrassegnata da questa atmosfera musicale di fine secolo, terminava sulle note di “Serenata per tenore, corno e archi” di Benjamin Britten e di “Verklärte Nacht” di Arnold Schönberg (Accademia d’Archi di Bolzano, direttore: Frieder Bernius).
L’argomento del Protocollo Mahler fu appunto questo “fin de siécle”.
“Per ovvi motivi quest’anno, in attesa del nuovo secolo, anzi del nuovo millennio, vogliamo confrontare l’attuale concetto del “Fin de siécle”, di un periodo che volge al termine in modo incerto, proprio con il clima di fine secolo di Mahler, altrettanto lacerato, e quindi riflettere su quello che accomuna e che divide i due secoli.” (A. Csampai). E chi poteva illustrare meglio questo aspetto che Iso Camartin, scienziato letterario e filosofo culturale svizzero, uno dei maggiori esperti della regione alpina e delle complesse tradizioni culturali.
Il film di Adrian Marthaler sulla Sesta Sinfonia di Mahler, mostrato per la prima volta in Italia, fu una combinazione visuale e plastica tra la tematica del “fin de siécle” ed i messaggi musicali di Gustav Mahler.

Estensione della Settimana Musicale e allargamento del bacino d’utenza
L’interesse per le Settimane Musicali Gustav Mahler aumenta, il pubblico diventa più numeroso, la struttura del Centro Culturale Grand Hotel, con l’auditorium, sale riunioni, scuola di musica, ostello della gioventù ed il parco, offre nuove possibilità. La novità del 2000 fu l’estensione del periodo del festival da una settimana a quattro (8 luglio – 5 agosto). Da quel momento in poi il vecchio nome del festival veniva usato al plurale (Settimane Musicali). L’auditorium doveva essere sfruttato per un periodo più lungo ed ospitare manifestazioni di qualità. Le Settimane mahleriane si trasformano in un festival complesso che cerca di soddisfare le esigenze culturali di un più vasto bacino d’utenza. L’esecuzione delle opere di Mahler, nonché le conferenze ed il premio discografico rappresentano la parte centrale del festival.
Dal 2000 al 2004 il fiore all’occhiello del festival fu la presenza della Mahler Chamber Orchestra come “orchestra in residence” con rinomati direttori quali Daniel Harding, Marc Minkowski e Alan Gilbert. Nel cartellone di quegli anni troviamo, tra l’altro, i “Kindertotenlieder” e “Das Lied von der Erde” (con un organico allargato per la versione Schönberg-Riehn) e la Sinfonia da camera n°1 op.9 di Arnold Schönberg.
Nel 2000 è stata eseguita la Sinfonia n° 7 (Orchestra La Fenice diretta da Eliahu Inbal) e la Sinfonia n° 5 di Gustav Mahler (Staatskapelle Weimar diretta da George Alexander Albrecht). Serate liederistiche memorabili con il baritono Dietrich Henschel ed il pianista Helmut Deutsch (Lieder di Schubert, Mahler e Pfitzner), le “Ispirazioni musicali di Franz Schubert, Gustav Mahler …. ed altre marce funebri” di Musicbanda Franui e l’esibizione del violinista svizzero Paul Giger.
L’Unione Artisti Altoatesini ha allestito una mostra durante il festival intitolata “Maler hören Mahler” (Omaggio a Mahler).
Il Protocollo Mahler del 2000 era dedicato al tema “L’addio di Mahler alla vita” con conferenze di Constantin Floros “Mahlers Abschied von der Welt” (L’addio di Mahler alla vita), di Christoph Schlüren “Mahlers Liebestod – Zur Deutung von Mahlers Zehnter Sinfonie” (L’interpretazione della Decima di Mahler) e di Jonathan Carr “Mahler between Toblach and Manhattan” (Mahler tra Dobbiaco e New York). Il Protocollo Mahler del 2001 ruotava, invece, intorno all’argomento “Con Mahler verso un nuovo secolo”.
Il periodo di prove a Dobbiaco e l’esecuzione della Nona Sinfonia di Mahler con la Bundesjugendorchester diretta da Roberto Paternostro rappresenta uno degli eventi di spicco nella storia del festival. Il capitolo che andava approfondito fu illustrato nel 2001 verbalmente con una conferenza “Mahlerspuren in der sowjetischen Musik: am Beispiel von Dimitri Schostakowitsch und Alfred Schnittke” ( Tracce di Mahler nella musica sovietica: seguendo l’esempio di Dimitri Shostacovich e Alfred Schnittke) e musicalmente dal Trio di Bamberg (Trii di Shostacovich e Schnittke) e dalla Russian State Symphony Orchestra diretta da Dmitry Yablonsky (Sinfonia n° 6 di Mahler). Degni di essere menzionati sono le esecuzioni del Quartetto per archi “Eine Mahler-Soirée” di Hubert Stuppner e dell’Accademia d’Archi di Bolzano con il baritono Christian Gerhaher sotto la direzione di Frieder Bernius (Opere di Richard Strauss e Gustav Mahler).
Gli appuntamenti musicali più gettonati del 2001 sono stati pubblicati dalla Real-Sound su un cd doppio. Questa iniziativa sarà riproposta anche negli anni a venire.

Iniziative culturali oltre Dobbiaco
Dopo l’estensione temporale nel 2000, nel 2002 abbiamo deciso di portare le Settimane Musicali anche oltre i confini di Dobbiaco, potendo parlare, d’ora in poi, tranquillamente di un estate culturale dell’Alta Pusteria. In questo modo le Settimane mahleriane divennero un punto di attrazione e diffusione di numerose iniziative culturali oltre Dobbiaco. “Vivere la cultura”, anzi “mettere a punto la cultura” questo è il motto anche nei paesi partner limitrofi, quali Villabassa, Sillian e San Candido ai quali nei prossimi due anni si aggiungeranno Cortina d’Ampezzo e Monguelfo.
Da anni a Villabassa svolge attività culturale l’associazione “Kulturzeichen Niederdorf” e da qualche anno anche con le Settimane Musicali Gustav Mahler. Nella suggestiva cornice della chiesa di S. Maddalena (senza energia elettrica) accompagnati dalle note dell’organo Köck del 1693 appena restaurato si sono esibiti artisti e complessi quali La Reverdie, Babette Haag (marimba), Luca Scandali (organo) con la pubblicazione di un cd dell’ORF, Giorgio Fava (violino), Wiener Glasharmonika Duo, Frank Bungarten (chitarra), Accentus Austria, Ensemble savâdi ed artisti locali quali Leonhard Tutzer (cembalo e organo), Peter Walder (organo) e la compagnia teatrale di Villabassa.
Mentre Gustav Mahler passava le estati dal 1908 al 1910 a Dobbiaco, il giovane Richard Strauss soggiornava con la sua famiglia nella vicina Sillian (Tirolo orientale). Insieme con il padre, famoso cornista, intraprese numerose gite in montagna. La sorella minore Johanna scrive nelle sue memorie che Sillian per la famiglia rappresentava la quintessenza della felicità. E’ nato così un piccolo festival in ricordo di Strauss e in occasione dei concerti nel castello di Heinfels si danno appuntamento gli amanti della musica di Strauss e di Mahler. Il baritono Thomas E. Bauer e la pianista Uta Hielscher insieme con il relatore Jürgen May (Richard Strauss Institut, Garmisch Partenkirchen) hanno inaugurato le Giornate Musicali Richard Strauss 2002 nel castello di Heinfels (fino a quel momento inaccessibile).
La suggestiva collegiata di San Candido risalente all’epoca romanica si presta idealmente ai canti in a cappella dei secoli passati. Nella chiesa si sono esibiti i solisti vocali di Ratisbona con “Die Klage der Vokalpolyphonie des 15./16. Jahrhunderts” (Il lamento della polifonia vocale del ‘400 e ‘500; produzione cd dell’ORF) e l’ensemble vocale Sette Voci diretta da Peter Kooij con “Le lagrime di San Pietro” e le voci bianche St. Florian ed il Keppler Consort sotto la direzione di Gunar Letzbor con messe di Romanus Weichlein. All’organo Andreas Butz (1628/29) si sono cimentati Michael Kapsner e Brett Lighton.
Nel 1907, i poeti Arthur Schnitzler e Hugo von Hofmannsthal trascorsero la loro villeggiatura estiva insieme al Badhotel Waldbrunn di Monguelfo. Dal 2004 l’amministrazione del castello di Welsperg organizza in collaborazione con le Settimane mahleriane eventi musicali e letterari.
Cortina d’Ampezzo è sempre stata ed è molto legata al Tirolo. Fino al 1964 Cortina apparteneva al vescovado di Bressanone. Le prime bozze dell’opera “Also sprach Zarathustra” Strauss le aveva stilate proprio a Cortina, durante una sua vacanza il 9 luglio 1895. Nella sua agenda troviamo l’appunto “Neue Tondichtung überdacht: Schauen – Anbeten, Erleben – Zweifeln” (Riflessione sulla nuova opera: vedere – adorare; viverte – dubitare). La collaborazione con Cortina è iniziata nel 2003 (concerto d’organo con Brett Lighton ed un concerto con l’Orchestra La Valse con musiche di Johann Strauß).
Fu suggellata anche una collaborazione con Klagenfurt, visto che sia Dobbiaco che Klagenfurt dispongono di un luogo commemorativo rispettivamente a Carbonin Vecchia e a Maiernigg, e dal 1995 esiste il Premio di composizione Gustav Mahler della città di Klagenfurt.
Il nuovo auditorium, il coinvolgimento della cultura locale, l’estensione temporale e geografica hanno conferito alle Settimane Musicali quella sedentarietà sulla quale possiamo contare in futuro.

Una varietà sempre maggiore
Nel 2002 ci si è avventurati nella rappresentazione della Seconda Sinfonia di Mahler con oltre 160 artisti sul palco (Philharmonisches Staatsorchester Halle, Beethovenchor Ludwigshafen, Claudia Rohrbach, soprano; Yvonne Naef, contralto; direttore: Daniel Beyer). La Resurrezione è stata anche l’argomento del Protocollo Mahler. Conferenze di Michael Stegemann “Denn vor Gott ist keiner gerecht… - Mahlers Auferstehungssymphonie und ihre Interpreten” (La Sinfonia n° 2 di Mahler ed i suoi interpreti) e di Peter Gülke “Von der Arbeit eines Totalmusikers – Mahlers Weg von der Totenfeier zur zweiten Symphonie” (Il lavoro di un musicista totale - il percorso di Mahler dalla „Totenfeier“ alla Seconda Sinfonia).
Nel Centro Culturale Grand Hotel è stata allestita la mostra “Richard Strauss e Gustav Mahler – agli antipodi del nuovo asse magnetico” (organizzata dal Richard Strauss Institut di Garmisch Partenkirchen in collaborazione con la Internationale Gustav Mahler Gesellschaft di Vienna). All’insegna degli antipodi stavano il concerto dell’Orchestra Sinfonica di Graz (direttore: Israel Yinon) con il “Don Juan” di Richard Strauss e la Sinfonia n° 1 di Gustav Mahler e la conferenza di Christian Wolf (Richard Strauss Institut, Garmisch Partenkirchen) “Weltenweit entfernt – Richard Strauss und Gustav Mahler?” (Richard Strauss e Gustav Mahler – due mondi diversi?)
Una vera chicca per gli appassionati fu la presentazione del film dalla durata di cinque ore “Alma – A Show Biz ans Ende”. Sotto il titolo “Ich bin der Welt abhanden gekommen” il baritono Thomas E. Bauer, accompagnato da Uta Hielscher, ha cantato lieder di Gustav Mahler, Robert Schumann e Wolfgang Rihm. Altri concerti erano dedicati alla prima dell’opera “Tyromanie” del compositore nordtirolese Gunter Schneider, al concerto pianistico di Florian Uhlig con il titolo suggestivo “Venezia”, all’esibizione del Helsinki Quartet e del Trio di Torino, ai suoni di fiati con opere di compositori in qualche modo vicini a Mahler con la Militärmusik Kärnten diretta da Sigismund Seidl ed il BRass Ensemble di Monaco di Baviera. Inoltre la prestazione della celebre Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding (Viktoria Mullova, violinista di fama mondiale) con opere di Richard Wagner, Felix Mendelssohn e la Sinfonia n° 6 di Ludwig van Beethoven.
Negli ultimi anni – grazie anche al nuovo auditorium - è stata data grande importanza alla parte musicale del festival, ma d’ora in poi l’intento è di rivalutare nuovamente la parte scientifica. Sono stati ripresi i contatti con la Internationale Gustav Mahler Gesellschaft di Vienna e nel 2004 è stata realizzata la prima edizione dei Colloqui mahleriani di Dobbiaco. Il vicepresidente dell’associazione viennese, Erich Wolfgang Partsch, si è occupato in una relazione tenutasi nel 2003 delle tracce lasciate da Mahler nell’avanguardia e, per la prima volta a Dobbiaco, è stata rivalutata l’immagine di Hans Rott, collega di studio di Gustav Mahler, con una conferenza di Uwe Harten (Hans Rott Gesellschaft, Vienna). Il rapporto con Rott Mahler lo descrive così: “Abbiamo tantissime affinità, è come se fossimo due frutti dallo stesso albero.” Il Mandelring Quartett ha eseguito l’unico Quartetto per archi di Rott. Cornelis van Zwol ha tenuto una conferenza “100 Jahre Mahler-Tradition in Holland” (100 anni di tradizione mahleriana in Olanda).
Il programma musicale del 2003 ha dato grande spazio alla musica contemporanea. L’”Österreichische Ensemble für Neue Musik” diretto da Herbert Grassl ha eseguito in due concerti accanto ad opere di Gustav Mahler, Ferruccio Busoni, Maurice Kagel, Alberto Caprioli e Reinhard Febel brani scritti su commissione dell’Unione Artisti Altoatesini (motto: “Viaggiare”, Günther Andergassen, Bruno Strobl, Franz Schreyer, Hossam Mahmoud, Albert Mayr, Daniel Oberegger). La Jazzband Nouvelle Cuisine diretta da Christoph Cech è stata ospite del festival, eseguendo le opere premiate del Premio di composizione Gustav Mahler della città di Klagenfurt, l’Ensemble Ricerca ha proposto l’Ottetto di Schubert e “Eine keltische Serenade” di Kurt Schwertsik, l’Accademia d’Archi di Bolzano (direzione: Frieder Bernius, violino: Ulrike Anima Mathe) ha suonato il “Concerto funebre” di Karl Amadeus Hartmann.
All’inizio e alla fine della 23esima edizione delle Settimane Musicali nel cartellone troviamo le sinfonie di Gustav Mahler: la Quarta con la Staatsorchester Kassel (direttore: Roberto Paternostro) e la Terza Sinfonia con l’Orchestra Haydn (direttore: Christoph Eberle). Nel Protocollo Mahler hanno riallacciato a queste sinfonie Attila Csampai “Der Mahler-Skeptiker Fritz Reiner und Mahlers ‘himmlische’ Sinfonie” (Fritz Reiner, scettico nei confronti di Mahler, e la sinfonia ‘celeste’ di Mahler) e Günter Schnitzler “Vertonung als Interpretation – zu Mahlers Wunderhorn-Lieder” (La messa in musica come interpretazione – prendendo come esempio i “Wunderhorn-Lieder di Mahler”. Nel 2003 nell’ambito del Protocollo Mahler è stata inaugurata la serie “I grandi direttori mahleriani”. La prima conferenza è stata quella di Joel Lazar (Jasha Horenstein, il visionario mahleriano). In occasione dell’inaugurazione del festival Massimo Cacciari, filosofo culturale ed ex sindaco di Venezia, ha parlato della cultura rivoluzionaria e fragile della Vienna a cavallo tra i secoli, paragonando quel fine secolo con il nostro.
Nel 2004 fu intensificato il contatto con la “Internationale Gustav Mahler Gesellschaft” (IGMG), avviato nel 2003. Furono tenuti a battesimo i Colloqui mahleriani di Dobbiaco, con conferenze che incitano alla discussione e che vengono pubblicate periodicamente nell’opuscolo della IGMG. Nella prima edizione le quattro relazioni (Erich Wolfgang Partsch, Margarete Wagner, Hartmut Krones e Peter Revers) hanno avuto come argomento l’elaborazione del testo ed il linguaggio musicale di “Das Lied von der Erde”. L’opera concepita a Dobbiaco è stata oggetto anche di mostre e concerti tra cui la documentazione messa a disposizione della IGMG e l’esposizione di quadri del pittore venostano Erich Stecher. L’esecuzione del Canto della Terra con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding con i solisti Anna Larsson e Kim Begley ha riallacciato alla prima esecuzione assoluta della versione Schönberg/Riehn del 1983 al maso Trenker.
Il Protocollo Mahler dedicato alla ricerca ed interpretazione mahleriana con l’assegnazione del premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco”ha occupato uno spazio importante nel 2004. Jens Malte Fischer, acclamato autore di una biografia su Mahler, ha parlato degli ultimi anni di vita del compositore austriaco. Dietmar Holland ha cercato di far luce sul rapporto musicale tra Mahler ed il suo insegnante Anton Bruckner. E’ stata ripresa la serie “I grandi direttori mahleriani”, Paolo Petazzi ha tenuto una conferenza su Claudio Abbado. La conferenza in occasione dell’inaugurazione del festival è stata tenuta da Peter Ruzicka, sovrintendente del festival di Salisburgo.
La musica di Mahler è stata eseguita per due volte: L’Orchestra Filarmonica di Zagabria ha eseguito la Quinta di Mahler e la Wiener Jeunesse Orchester la Settima Sinfonia di Anton Bruckner ed il “Preludio pastorale” di Hans Rott nonché i “Rückert Lieder” (baritono: Thomas E. Bauer).
Anche in questa edizione è stata portata a vanti l’estensione geografica e di contenuto del festival. Musica da camera impegnativa da Beethoven a Kurtàg è stata interpretata dal Leipziger Streichquartett, Erwin Steinhauer ha presentato una serata letteraria viennese con musica di Werner Pirchner (Vienna Brass). L’Europa Ensemble ha eseguito quintetti per pianoforte sconosciuti di Julius Röntgen (Lipsia) e Erik Gustaf Furuhjelm (Finlandia). “Mahler ed il jazz” è stato riproposto da Gianluca Trovesi (famoso clarinettista jazz italiano), Gianni Coscia (fisarmonica) e da Fulvio Maras (percussione). Nel concerto con il titolo “Gustav Mahler: amici e contemporanei” (baritono, pianoforte e quartetto di corni) sono state eseguite opere di Bruno Walter, Hans Rott, Alphons Diepenbrock, Alexander von Zemlinsky ecc. Nella Chiesa parrocchiale di Dobbiaco è stata presentata musica corale di altissimo livello dal Coro Kamer…” di Riga.
Mi è molto caro il progetto di un maggior coinvolgimento della gioventù musicale. Nel 2004 è stata la volta del “Forum Junger Künstler” (forum giovani artisti) e del megaprogetto (con corsi di perfezionamento) “Puschtrawind” (orchestra di fiati delle Settimane Musicali Gustav Mahler) costituitosi in collaborazione con l’associazione Bande Musicali Sudtirolesi/Distretto di Brunico e l’Associazione Bande Musicali/Distretto musicale del Tirolo orientale e diretto da Michael Luig.

25 anni Settimane Musical Gustav Mahler
Nel 2005 le Settimane Musicali/la Settimana Musicale celebra i 25 anni di vita. L’inizio nel 1981 fu una partenza quasi dal nulla. In una cultura di paese, attiva sì ma anche tranquilla, fu proiettato un festival internazionale esigente senza tradizione e struttura adatta che doveva affrontare numerose difficoltà, ma che alla fine ha trovato l’approvazione di tutti.
Gli appuntamenti di spicco dell’edizione giubilare: la triologia di Dobbiaco viene proposta da due orchestre. La Danubia Symphony Orchestra diretta da Domonkos Héja esegue “Das Lied von der Erde” e l’Adagio della Decima, l’Orchestra Radiosinfonica di Lubiana diretta da En Shao la Nona. Dopo un periodo di prova a Dobbiaco la Bundesjugendorchester diretta da Gerd Albrecht inaugura il festival con “Approaching Mahler” (Fanfare for Toblach) di Bernd Franke (prima esecuzione assoluta, la Sinfonia n° 1 “Versuch eines Requiems” di Karl Amadeus Hartmann (Kornelia Kallisch, contralto) e con la Sinfonia n° 1 di Gustav Mahler.
Il critico culturale svizzero Urs Frauchiger nella sua conferenza parla dei problemi della capacità di percezione e di differenziazione dei nostri giorni (“Die Anschauungskraft des Einzelnen”).
Altro appuntamento musicale di spicco con il celebre Kronos Quartet che propone in prima assoluta europea il “Mahler project”. Gli arrangiamenti “mahleriani” scritti appositamente per l’occasione sono di Hubert Stuppner e Stephen Prutsman. Il giovane tenore argentino Iván Paley ed il giovane soprano tedesco Diana Damrau, accompagnati al pianoforte da Stephan Matthias Lademann, propongono tutti 24 lieder di “Des Knaben Wunderhorn”. Alla fine del festival appuntamento con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Ola Rudner. In programma: “Ein deutsches Requiem” di Johannes Brahms (Dana Leslie Glaser, soprano; Michael Kupfer, baritono; Collegium Musicum diretto da Hubert Hopfgartner).
Nel 2005 il Protocollo Mahler di Dobbiaco ed il Premio discografico internazionale “Casetta di composizione di Dobbiaco” celebrano i 15 anni di vita. Il Protocollo prevede interventi di Gilbert Kaplan, Günter Schnitzler, Lothar Brandt e Franz Willnauer.
I „Colloqui mahleriani di Dobbiaco“ – in collaborazione con la „Internationale Gustav Mahler Gesellschaft“ - sono dedicati al tema „Gustav Mahler a Dobbiaco“. Sono previsti interventi di Nina Schröder, Erich Wolfgang Partsch, Hubert Stuppner e Jörg Rothkamm. In collaborazione con la IGMG ed il Comune di Dobbiaco esce il libro “Mahler a Dobbiaco” e viene allestita una mostra permanente.
Numerose le manifestazioni musicali nei dintorni di Dobbiaco: a Villabassa con Martina Degen (viola da gamba) e Lutz Kirchhof (liuto), e con l’Ensemble Divinas; a Sillian (Tirolo orientale) con Ulrike H Anton (flauto traverso), Russel Ryan (pianoforte), con i cantanti polacchi Affabre Concinui e con l’EurAmerican Ensemble; a San Candido con i solisti vocali di Ratisbona e Lornezo Ghielmi, organo; a Cortina d’Ampezzo con Affabre Concinui.

Epilogo
Le attività culturali nate negli ultimi anni intorno alle Settimane mahleriane arricchiscono il festival e fanno sì che la gente del posto ne faccia tesoro. La fama internazionale del festival deriva dalla discussione musicale, scientifica e critica intorno alla vita e l’opera di Mahler: dal Protocollo Mahler, dal Premio discografico e dai Colloqui mahleriani di Dobbiaco nati recentemente e dai concerti e dalle conseguenze compositive riguardanti Mahler e la sua epoca.
Al momento la via intrapresa è quella giusta, ma sarà il tempo a dirci se Dobbiaco vuole vantarsi del “suo” Mahler, se promuoverlo più intensamente o se vuole rendere onore in modo rispettoso a questo villeggiante visionario, famoso, avvolto tuttora dal mito. Una via di mezzo sembra essere la via giusta.

Josef Lanz

martedì, luglio 14, 2009

Mahlerwochen in Toblach (2)

“Quest’atmosfera nel verde dei prati e dei boschi, con l’alba e il tramonto”
Per i prossimi quattro anni (fino al 1990) Hubert Stuppner assume la direzione artistica. Se negli opuscoli di programma degli anni precedenti l’indirizzo di saluto andava esclusivamente al presidente del comitato Gustav Mahler, ora la parola passava, oltre ai politici e sponsor, anche al direttore artistico che in questo modo aveva occasione di presentare la sua idea. Hubert Stuppner nel suo saluto: “L’attività straordinaria di Gustav Mahler ebbe luogo quasi esclusivamente d’estate, lontano dalla confusione della città, nella calda solitudine di un’estate in qualche posto tra Maiernigg e Dobbiaco. Quest’atmosfera nel verde dei prati e dei boschi, con l’alba e il tramonto, i “Vöglein in den Zweigen” (gli uccelletti sui rami), le campane delle mucche e quelle della chiesa, è il leitmotiv dell’intera opera mahleriana, di tutte le sinfonie, da quel suono della natura estiva con il quale comincia la prima sinfonia fino a quel suono profondo nel “Lied von der Erde” che Mahler terminò a Dobbiaco con le parole “ewig, ewig” (eterno, eterno). Nella musica di Mahler, quell’adorazione enfatica della vita e della bellezza, l’estate, come simbolo del calore e della ricchezza della propria esistenza, è il punto centrale di ogni musica: in estate la musica si intona, comincia a cantare, si diffonde, apre le ali, nasce e muore, una vita terrena e divina in questo idillio tra Giugno e Settembre.”
Al centro della Settimana Musicale 1987 le opere giovanili di Mahler (Sinfonia n° 1 con l’Orchestra AIMS e lieder con Horst R. Laubenthal) e paragoni con la tradizione austro boema con Franz Schubert e Franz Schmidt. Hans H: Eggebrecht nella sua conferenza trattava “Die Wahlverwandschaft Mahlers mit Schubert” (L’affinità elettiva tra Mahler e Schubert).
Accanto ad opere del periodo classico e romantico al centro dell’attenzione fu nuovamente la 2° Scuola viennese: il Quartetto per archi in re maggiore di Arnold Schönberg, il Quartetto per archi, op.28 ed i “Fünf Sätze für Streichquartett”, op. 5” di Anton Webern; inoltre la “Sonate in einem Satz, op.92” di Ernst Krenek e “In nomine lucis” (Roman Summereder, organo) di Giacinto Scelsi.
Senza sala concerti e con pochi soldi non è possibile vantarsi della musica di Mahler tanto meno promuoverla come avviene sempre più spesso nel turismo musicale internazionale. Ma è possibile la discussione intorno alla musica di Mahler ed alla sua evoluzione ricettiva. Stuppner nel suo indirizzo di saluto nell’opuscolo del 1988: “Dopo l’interpretazione del dopoguerra “all’ombra della negatività” come Adorno l’ha spiegata seguendo l’esempio di Mahler come “idioma della contraddizione” e che ha sottolineato la problematica e l’esistenziale della musica negli ultimi decenni, ci siamo abituati, forse come reazione alla “dialettica dell’illuminismo”, a una “fisionomia” mahleriana più positiva, a una spiegazione più consonante. Non tanto tempo fa Dieter Schnebel ha lodato “il bello” di Mahler e Hans H. Eggebrecht, illustrando il “vocabolari e diatonico, l’archetipico e popolaresco”, ha anteposto i momenti belli alla parodia e alla negatività. Se nei romanzi sinfonici di Mahler ha intravisto “la felicità solo al margine delle catastrofi”, allora nella più recente concezione di Mahler, forse come conseguenza
di una rivalutazione mondiale di Mahler, “il mondo turbato” ha fatto posto al mondo dei sogni del bello.”
L’ottava edizione viene inaugurata con un omaggio di Schnebel (Accademia d’Archi di Bolzano) a questa problematica, al “Mahler-Moment”, breve e silenzioso, composto nel 1985. Il simbolico “Liebst du um Schönheit” (ami per la bellezza) è stato “ampiamente rimosso, distrutto e cacciato”, come se il rumore intorno a Mahler, nel “tumulto del mondo”, lo avesse sconvolto ed intimidito.”
Anche in questa edizione la musica viene abbinata alla storia spirituale e le domande attuali che risultano da questioni su Mahler ed il suo tempo vengono illustrate in una discussione musicale, letteraria e psicoanalitica (Tavola rotonda: “Mahler und die Musik danach” (Mahler e la musica del dopo Mahler).
Lo stile di comporre di Mahler viene evidenziato, ricostruendo fedelmente dal punto di vista storico il programma boemo di musica per fiati dal periodo d’infanzia di Mahler (Militärmusik Kärnten, direttore Sigismund Seidl). Mahler in giovane età, circondato dal frastuono della musica militare, di un coro maschile, di un teatrino di marionette, pare abbia detto: “Lo sentite? Questa è polifonia, da qui l’ho presa!”…Proprio così, proveniente da diverse parti, devono venire gli argomenti e devono contraddistinguersi per ritmo e melodia, tutto il resto è polifonia e omofonia camuffata. L’artista deve sistemare il tutto e farne un insieme armonico.”
La conferenza di Erwin Ringel aveva come argomento: “Mahlers Beziehung zur Österreichischen Seele” (Il rapporto di Mahler con l’anima austriaca).
L’affinità elettiva, ma anche le differenze tra Mahler e Stuppner furono illustrate in conferenze (Sergio Martinetti) e concerti. Il coro da camera Leonhard Lechner, il coro del duomo di Bressanone e i fiati delle scuole musicali altoatesine interpretavano, sotto la direzione di Willi Seebacher la Messa in mi minore di Anton Bruckner. L’Orchestra AIMS aveva in programma le Sinfonie n° 6 e n° 4 di Anton Bruckner.
Intorno a Mahler ed il suo tempo ruotavano opere dell’espressionismo: “Das Buch der hängenden Gärten” di Arnold Schönberg, la Sonata per pianoforte op. 1 di Alban Berg, “Der Wind” (Il vento) di Schreker. Opere del presente tra cui i “Folk Songs” di Luciano Berio o la “Kammersinfonie” di Werner Pirchner ci riportano a Mahler (Ensemble Kontrapunkte, direttore Peter Keuschnig).

… e “Das Lied von der Erde” non manca
Serata d’eccezione dell’edizione del 1988 è certamente la prima esecuzione assoluta del Canto della Terra sul luogo di nascita con l’Orchestra Haydn diretta da Carl Melles preceduta da un simposio in materia.
Anche nei due anni successi troviamo il Canto della Terra al centro dell’attenzione: nel 1989 una trascrizione per contralto, tenore e 24 strumenti di Hubert Stuppner (prima esecuzione assoluta, Orchestra La Fenice di Venezia) e nel 1990 la prima esecuzione assoluta in Italia della versione originale per mezzosoprano, tenore e pianoforte (Linda Watson, Fred Silla, Massimiliano Damerini).
Nel 1989 in un concerto-conferenza (Stefan Kohler, direttore dell’Istituto Richard Strauss di Monaco, e il Mainzer Bläser Ensemble, direttore Rainer Schöll) veniva fatta luce sul rapporto tra Mahler e Strauss. Accanto a brani per strumenti a fiato di Strauss venivano eseguiti in prima esecuzione assoluta cinque lieder di Mahler in una trascrizione di Friedrich Karl Wanek per soprano e fiati (soprano la giovane Christian Schäfer). Nel 1990 Dobbiaco ospita il baritono Thoams Quasthoff che poco dopo avrebbe assunto fama mondiale.
Nel 1990, per una decisione della curia non fu più possibile tenere i concerti in chiesa (troppo risonante) e per i prossimi anni 10 anni i concerti furono ospitati nella palestra della scuola media (ambiente molto secco per quanto riguarda l’acustica). La musica da camera, dal 1985, si era trasferita
nella sala musicale della scuola elementare. L’Orchestra AIMS si congeda nel 1989 dal festival con l’Adagio della Decima e la Sinfonia n° 5 di Mahler.

Divisione in parte musicale e teorica
Nel 1991 fu deciso di dividere il programma in una parte musicale e in una teorica. Direttore artistico per la parte musicale per i prossimi tre anni: Rainer Keuschnig (pianista, Ensemble Kontrapunkte); direttore scientifico del Protocollo Mahler e del Premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco” (creati ex novo): Attila Csampai (redattore musicale della radio bavarese/BR).
Rainer Keuschnig diede grande importanza alla musica da camera e quella contemporanea: “Tenendo conto dei soggiorni di Gustav Mahler a Dobbiaco, compositori famosi provenienti dalla sfera musicale europea si daranno appuntamento a Dobbiaco. Un compositore alla volta sarà a disposizione della Settimana Musicale in qualità di “Composer in Residence”. Il pubblico avrà occasione di conoscere il compositore che farà da guida alle sue opere, spiegando le sue idee, motivazioni, e addirittura la sua personalità. Lo scopo è quello di ridurre le distanze tra compositore, musicista e pubblico.”
I composer dei prossimi tre anni furono Franco Donatoni, Wolfgang Rihm e Salvatore Sciarrino. Come interpreti delle opere furono invitati rinomati solisti e complessi: Christine Whittlesey (soprano), Daniel Scalee (organo), Quartetto Janácek, Quartetto Panocha, Quartetto Eder, Ensemble Carme (Milano), Ensemble Neue Reihe (Vienna), i fiati dei Filarmonici di Berlino e della Filarmonica Ceca, il coro Arnold Schönberg di Vienna, il coro della radio di Praga.
L’intento di Attila Csampai, già ospite del festival nel 1990 con la conferenza “Interpretationsvergleich von Mahlers Sechsten” (L’interpretazione delle sinfonie a confronto: la Sesta di Mahler), era quello di fare luce, con conferenze, tavole rotonde e premio discografico, sull’interpretazione, sulla registrazione e sull’discussione critica dell’attuale ricezione mahleriana. Argomento delle conferenze: Ulrich Schreiber “Aufstieg und Niedergang zum Klassiker – Mahler Popularität auf Schallplatte” (Ascesa e ritorno al classico – la popolarità di Mahler su disco), Attila Csampai “Von der Deutlichkeit zur Unkenntlichkeit – Vom Wandel des Zeitgeistes auf Schallplatte – Mahlers diskografisches Schicksal von 1962-1992“ (Dalla „chiarezza“ alla „irriconoscibilità“ – Il mutamento dello spirito del tempo su disco – Il destino discografico di Mahler 1962-1992), Dietmar Holland “Mahlers Vierte auf Schallplatte – ein kritischer Vergleich” (La Quarta Sinfonia di Mahler su disco – un confronto critico), Luigi Bellingardi “I direttori italiani di Mahler”, Michael Stegemann “Gebrauchsanweisung zum Weltuntergang – Gustav Mahler und der (End)-Zeitgeist” (Istruzioni per la fine del mondo – Gustav Mahler e la fine dello spirito del tempo), Norman Lebrecht: “My time has come….been….and gone” (Il mio tempo è arrivato e passato – Un’analisi dei rischi di sovraesposizione). Argomento delle tavole rotonde: “Mahler deve il proprio successo al disco?”, “Il messaggio musicale di Mahler”, “Il tempo di Mahler è già passato?” con esperti mahleriani quali Constantin Floros, Hermann Danuser, Paolo Petazzi, Hubert Stuppner, Max Nyffeler, Enzo Restagno, Karl-Anton Rickenbacher, Alberto Rizzuti, Michael Stegemann.
I membri della giuria del premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco”, presieduta da Attila Csampai, cambiano di anno in anno. Vengono premiate incisioni nuove e ripubblicazioni che eccellono nella vasta discografia mahleriana.

Il mondo interiore di Mahler rimane estraneo
E’ risaputo che Mahler non aveva alcun contatto con la gente del posto, amava rifugiarsi nel maso sperduto ai margini del bosco a Carbonin Vecchia. I suoi contatti umani li portava a Dobbiaco da Vienna e Berlino e da altre metropoli. Doveva ripresentarsi la stessa situazione tra Settimana Musicale e dobbiacensi? Il mondo interiore di Mahler rimaneva estraneo. Rimaneva quel gruzzolo di esperti mahleriani e di appassionati della sua musica che manteneva in vita la Settimana Musicale e a tenere alto l’onore del festival fuori Dobbiaco. E il luogo di culto Carbonin Vecchia con il maso Trenker e la casetta di composizione continuava ad essere trascurato. “Questo intreccio di tensione tra concetto
della natura, molto raffinato e interiorizzato, e l’arcaico – ripulsivo e apparentemente lontano dalla cultura – della skyline delle Dolomiti e delle Alpi è un dato di fatto. Questa situazione è quasi palpabile: il destino irrisolto della casetta di composizione a Carbonin Vecchia che dovrà vivere anche in futuro con la contraddizione di essere a metà capanna e a metà luogo santo e che dovrà aspettare ancora il giorno in cui verrà definitivamente riconosciuta come luogo consacrato a Mahler per eccellenza.” (Attila Csampai)
La trasformazione del maso in un esercizio pubblico (bar e ristorante) con il nome allettante di “Mahler Stube” e l’allestimento di uno zoo di fauna alpina ha contribuito alla ripresa economica del maso di proprietà della Famiglia Trenker. Questo cambiamento non ha però trovato il consenso tra gli “amici mahleriani”. Tutto il contesto (maso, prati, alberi e casetta) è stato scosso da un lungo sonno grazie al quale tutto l’ambiente per decenni è rimasto pressoché autentico, ma che forse ha anche contribuito al lento degrado. La difficile situazione patrimoniale intorno al punto centrale del luogo commemorativo del maso Trenker, ovvero intorno alla casetta di composizione all’inizio del bosco, è, da anni, la causa della noncuranza e della disistima di questo luogo di culto. Di natura strettamente personale sono i motivi per i quali alcuni membri del comitato hanno lasciato il comitato, tra cui anche Josef Trenker, proprietario del maso Trenker. Altri invece hanno continuato a lavorare con entusiasmo e convinzione. Erika Laner, membro dal 1985 e vicepresidente dal 1996, oggi è il motore nell’organizzazione del festival.

Maggiore coinvolgimento della creatività e cultura localeNel 1994 mi fu affidata la direzione artistica (a me, Josef Lanz, dobbiacense di nascita, dal 1984 membro del Comitato Gustav Mahler, responsabile di musica classica presso la RAI sede di Bolzano fino al 1999). Il mio intento era quello di coinvolgere maggiormente la creatività e la cultura locale e di valorizzare “Carbonin Vecchia” per avvicinare la Settimana Musicale, ossia la cultura (musicale) alla gente del posto. Il filosofo culturale svizzero Urs Frauchiger disse: “Sono convinto di una cosa che la musica non è ne una questione di eventi ne di settimane. Musica appartiene alla quotidianità come l’evento, la musica richiede anni e decenni, non settimane”. Settimane Musicali come proposito culturale piuttosto che offerta turistica.
L’inaugurazione della mia prima Settimana Musicale ebbe luogo davanti alla casetta di composizione. E’ ed è sempre stato mio desiderio che nella Settimana mahleriana non venisse importata in modo avventato scienza e arte per poi venire offerta agli ospiti ma che la Settimana mahleriana venisse considerata dalla gente del posto. In occasione dell’inaugurazione fu presentato un opuscolo, redatto da Inga Hosp, con la vita del dobbiacense Sebastian Baur, insegnante, direttore di coro, organista, direttore della banda musicale e compositore contemporaneo di Gustav Mahler, che illustra in modo interessante la storia musicale, culturale e turistica di Dobbiaco. Nel ambito del festival fu eseguita anche la messa alla memoria del Santo Patrono scritta appunto da Baur. Come “composer in residence” avevo invitato il compositore tirolese Werner Pirchner che con il suo film “Untergang des Abendlandes” e con l’esibizione di Vienna Brass davanti alla casetta di composizione riuscì a creare un’atmosfera indimenticabile.
 
Mahler amante di musica jazz?
Un’ulteriore innovazione in senso completamente contrapposto fu l’inserimento della musica jazz nella musica di Mahler. Invitai a tenere un concerto il pianista jazz russo Leonid Chizik. Sono convinto che se Mahler avesse vissuto nel periodo in cui in Europa la musica jazz si diffondeva sotto forma artistica, allora sicuramente sarebbe stato un amante del jazz. La variante jazz culminò nel 1998, quando ospite del festival fu l’Uri Caine Ensemble.
Degna di essere menzionata è la prima esecuzione assoluta da parte del Mandelring Quartett di “Zwei Sätze für Streichquartett” (Due movimenti per archi) scritti da Alexander von Zemlinsky nel 1927.

Unione tematica tra Protocollo e programma musicale
Mahler e la natura
Nel Protocollo Mahler di Attila Csampai nel 1994 cambiò l’impostazione del festival in quanto programma musicale e parte teorica furono messe insieme sotto un unico tema generale “Mahler e la natura”. “Questo argomento dà grande spazio alla possibilità di esplorare il concetto della natura mahleriana che ha come sfondo reale l’idillio della natura da vivere in modo reale e forse nuovamente minacciato…” (A. Csampai). Il filosofo alpino di Zurigo Iso Camartin cercava di illustrare intellettualmente questa dialettica dell’”idillio a doppio fondo”. Altri interventi da parte di Enzo Restagno “Mahler e la natura – dalla filosofia alla biologia”, Oswald Beaujean “Blümlein blau, verdorre nicht…” (Osservazioni sul concetto della natura dell’opera liederistica di Mahler), Hans-Klaus Jungheinrich “Was mir Gustav Mahler erzählt – Narrative Aspekte in Mahlers Symphonik” (Quello che mi racconta Gustav Mahler – Aspetti narrativi nel sinfonismo di Mahler) e una tavola rotonda: “Quale è il ruolo della natura nell’opera di Mahler?”

La popolarità di Mahler
L’argomento del Protocollo del 1995 furono la “popolarità di Mahler”, le “tendenze demolitrici della ‘droga Mahler’ che attualmente sta dilagando” e “Dobbiaco come luogo mahleriano magico, punto d’incontro di cultura rurale e cosmopolita che diventi un forum esclusivo per gli esperti e gli amanti di Mahler di tutto il mondo (A. Csampai).
Nello stesso anno la presidenza di Herbert Santer è passata a Hansjörg Viertler (l’allora direttore del Consorzio turistico Alta Pusteria e sin dall’inizio uno dei maggiori “motori” della Settimana Musicale)
Dal punto di vista del contenuto la 15esima edizione del festival rimane una “specie d’equilibrismo, tra pretese e possibilità di un paese situato in una posizione non centrale, di fare una certa autoriflessione culturale davanti allo sfondo travolgente delle creazioni mahleriane.” (Attila Csampai) Viene allestita la mostra “Omaggio a Gustav Mahler” di Robert Scherer, famoso pittore altoatesino. Markus Köhler interpretava canzoni tratte da “Reisebuch aus den Österreichischen Alpen” di Ernst Krenek e di Werner Pirchner e Francesco Brazzo venivano eseguiti vari trii per pianoforte (Wiener Klaviertrio). Grande importanza è stata data a arrangiamenti e improvvisazioni: la Pannonisches Blasorchester con la Sinfonia n° 1 in re maggiore di Gustav Mahler nell’adattamento per orchestra di strumenti a fiato di Désiré Dondeyne, lieder per pianoforte del primo periodo di Mahler nella trascrizione per orchestra da camera di Luciano Berio, la Sinfonia n° 4 di Robert Schumann in un arrangiamento di Gustav Mahler (Dagmar Peckova, Orchestra Haydn; direttore Christoph Eberle. L’organista Jan Raas ha proposto improvvisazioni su temi di Mahler.

Mahler ed il cinemaAll’argomento “La popolarità di Mahler” segue nel 1996 un nuovo tema sinora sconosciuto “Mahler ed il cinema”. Ricchezza d’immagini, drammaturgia da film, vicinanza alla natura, retrospettive, ambiente: queste caratteristiche dell’estetica mahleriana si prestano benissimo come colonne sonore per il cinema. Mahler ha influenzato direttamente i compositori hollywoodiani, si o no? Conferenze a proposito: Berndt Heller “Gustav Mahlers Musik im Film” (La musica di Mahler nel cinema), Ennio Simeon “La ricezione di Mahler nella colonna sonora”, Matthias Keller “Mahlers Tod in Hollywood” (La morte di Mahler a Hollywood). “Bruckner, Mahler e Strauss nel cinema”, con questo titolo l’Ensemble 13 ha eseguito trascrizioni per orchestre da salotto con musiche degli anni 20.
Altre trascrizioni di brani mahleriani per orchestra sinfonica ridotta di Hans Stadlmair, Erwin Stein e Benjamin Britten da parte dell’Orchestra Haydn.
Apertura attraverso nuovi progetti
“La mia musica è un suono naturale”
Il 1996 segnò l’inizio della collaborazione con l’Unione Artisti Sudtirolesi che dura tuttora. Insieme abbiamo realizzato vari progetti di cultura locale. Nel 1996 fu il progetto “Metamusik – Stücke zur Musik” nell’ambito del quale venivano eseguite in prima assoluta brevi brani per pianoforte di 17 compositori tirolesi. In una specie di conferenza-concerto venivano illustrati gli aspetti estetici (Peter Paul Kainrath, pianoforte; Andreas Pfeifer, moderatore). Nel 1997 fu organizzata la festa “Traumsommernacht” (Sogno di una notte di mezza estate) in onore di Ludwig Thuille, bolzanino di nascita trapiantato a Monaco per lavoro.
Nel 1997 il compositore cubano-americano George Lopez ha scritto su commissione del Comitato Gustav Mahler un’opera dal titolo “Traumzeit und Traumdeutung, Sinfonische Aktion für Instrumentalisten im Bergraum op. 11”. Questa “azione sinfonica”, eseguita in prima assoluta dal Tiroler Ensemble für Neue Musik” nei pressi del Rifugio Comici, si prestava benissimo a questo anfiteatro mozzafiato nella cornice delle Dolomiti di Sesto. “Sulle orme dei Cantos di Bruce Chatwin reputo alcuni luoghi capaci di dar vita a un suono interiore” (George Lopez). Un viandante che per puro caso ebbe l’occasione di ascoltare la musica disse: “Mi è sembrato che le montagne avessero parlato.” Un’affermazione inconsapevole, però centrata, che ci ricollega alla musica di Mahler: “La mia musica è sempre e dappertutto un suono naturale.”
Il suggestivo concerto notturno di Uri Caine davanti alla casetta di composizione, nel 1998, rimarrà un ricordo indimenticabile.
Questo concerto e quello con il Uri Caine Jazz Ensemble, pubblicato su un cd doppio dalla Winter&Winter con il titolo “Gustav Mahler in Toblach”, ha riscontrato grande successo anche nella stampa internazionale.
Il Protocollo Mahler del 1997 aveva come titolo: “Mahler e Schubert”: “Winterreisen eines fahrenden Gesellen – Naturbeziehungen und Weltflucht in den Liedern Mahlers und Schuberts” (Viaggi d’inverno di viandanti – la natura e la fuga dal mondo nei lieder di Mahler e Schubert) di Ulrich Schreiber”, „I rapporti tra la musica strumentale di Schubert e Mahler (Paolo Petazzi) e una tavola rotonda „Ai limiti di un secolo buio: Schubert e Mahler”. Una serata liederistica con il contralto Birgit Remmert riallacciava a questo tema. La conferenza “Il Canto della Terra – nello specchio dei suoi interpreti” di Volkmar Fischer ha fatto da degna cornice alla rappresentazione dell’opera nella trascrizione per orchestra da camera di Arnold Schönberg e R. Riehn eseguita dall’Accademia d’Archi di Bolzano sotto la direzione di Zolt Nagy (solisti: Birgit Remmert e András Molnár).

Josef Lanz

mercoledì, luglio 08, 2009

Mahlerwochen in Toblach (1)

Nel cuore di un paesaggio che dava le ali alla sua ispirazione, Mahler pare invitarci a penetrare più a fondo nel paesaggio musicale che egli custodiva in sé (Henry Louis de la Grange)

Settimana Musicale in memoriam Gustav Mahler – Settimane Musicali Gustav Mahler
“L’idea, promossa e sostenuta dalla locale Azienda di Soggiorno, di dedicare l’anno 1981, in cui viene a cadere il 70° anniversario della sua morte, alla memoria di Gustav Mahler non tendeva solo ad onorare il ricordo di un uomo la cui musica, a partire dal secondo dopoguerra, sta vivendo una Renaissance in tutto il mondo, ma anche a sottolineare la circostanza che Gustav Mahler soggiornò e lavorò a Dobbiaco l’estate degli anni 1908-1910. Per la direzione artistica si è ottenuta la collaborazione dei professori Ugo Duse di Venezia e Heinz-Klaus Metzger di Monaco. Documenti di notevole valore sono stati messi a disposizione dalla Gustav Mahler Gesellschaft di Vienna, con la collaborazione del Consolato Generale Austriaco di Milano. La Giunta Provinciale di Bolzano e il Ministero per il Turismo e lo Spettacolo ci hanno sostenuto finanziariamente. Per questo la Settimana in memoria di Gustav Mahler diventa un avvenimento culturale che va al di là dei confini di Dobbiaco; e in futuro ci riproponiamo di dare alla manifestazione un suo seguito e di onorare la memoria del musicista con il restauro di quello che fu un tempo il suo luogo di lavoro a Dobbiaco.” (Herbert Santer, presidente del Comitato Gustav Mahler in occasione della 1a edizione del festival)

Prologo della Settimana Musicale
Fino agli anni 50 gli anziani del paese si ricordavano ancora di Gustav Mahler, ma non ci furono alcune attività per celebrare l’illustre ospite. La popolazione, ancora scossa da due guerre mondiali e dai difficili anni del dopoguerra, aveva ben altri problemi.
Nel 1953 gli studenti del liceo francescano di Bolzano eressero le loro tende nel bosco fresco e ombreggiato intorno alla casetta di composizione. Nella casetta sistemarono la cucina. Deve essere stato certamente un luogo di villeggiatura speciale, poiché i Francescani di Bolzano organizzano ancora oggi questa sorta di campeggio per i loro studenti a Carbonin Vecchia – ma non più nelle immediate vicinanze della casetta di composizione.
Nel 1957 il grande compositore fu ricordato per la prima volta ufficialmente. La “Internationale Gustav Mahler Gesellschaft” di Vienna organizzò insieme con il comune di Dobbiaco una commemorazione e, in autunno del 1957, al maso Trenker fu scoperta una targa in onore di Gustav Mahler. Nello stesso anno anche una via di Dobbiaco prese il nome del musicista. La presidenza d’onore l’assunse il direttore Bruno Walter. Prof. Erwin Ratz, presidente della “Internationale Gustav Mahler Gesellschaft”, tenne il discorso ufficiale. Heinrich Oberhammer, maestro elementare e direttore del coro a Dobbiaco, partecipò con grande entusiasmo alla messa a punto dei festeggiamenti. In riconoscimento al suo impegno per la cura dei luoghi commemorativi di Gustav Mahler la “Internationale Gustav Mahler Gesellschaft” lo fece socio onorario.
Di seguito nel maso Trenker si diedero appuntamento artisti ed intellettuali per i quali l’atmosfera dell’appartamento di Mahler fu punto di ispirazione e suggestione e che di tanto in tanto ricordava l’importanza internazionale del compositore.
Verso la fine degli anni 70 ci fu una felice coincidenza tra esigenze culturali di alcuni giovani amanti della musica pusteresi e tra l’ambizione di alcuni operatori turistici emergenti che avevano avviato l’esperimento della Settimana Musicale di Dobbiaco come evento di turismo culturale. Esperimento per il semplice motivo perché all’inizio non si seppe sotto quale forma il nome del grande compositore potesse essere messo in relazione con il nome di Dobbiaco ed essere celebrato in modo opportuno.
Probabilmente le persone coinvolte non ebbero le idee chiare circa gli obiettivi di questa nuova iniziativa culturale. Per alcuni bisognava dare dei segnali, dare una nuova impronta all’offerta culturale, per gli altri invece fu l’occasione per imboccare nuove strade del marketing turistico. Forse questa fu anche la sfida che ha portato insieme questo gruppo eterogeneo. Herbert Santer, presidente dell’allora azienda di cura e di turismo nonché presidente fondatore del comitato Mahler, ha illustrato in modo abbastanza pragmatico l’idea dell’iniziativa: “…bisognava fare qualcosa con Gustav Mahler e rendere così importante Dobbiaco”. Forse questa iniziativa intorno a Gustav Mahler a Dobbiaco senza questa ambizione sarebbe rimasta solo un’idea.
Dapprima si pensò ad un omaggio ai luoghi mahleriani a Carbonin Vecchia e ad una mostra commemorativa per le celebrazioni del 70esimo anniversario della morte di Mahler che ricorreva proprio nel 1981. Furono avviati i contatti con la “Internationale Gustav Mahler Gesellschaft”. Non si sa esattamente come sia nata poi effettivamente l’idea della Settimana Musicale. L’idea prese forme concrete quando Johann Viertler divenne direttore dell’azienda di soggiorno di Dobbiaco e quando, grazie all’intervento di Ferruccio Calzavara e di Hans Schmieder, conobbe Ugo Duse.
Nel 1980 fu deciso che la prima edizione si sarebbe tenuta nel 1981. Fu avviata una gara per la creazione di un logo che ancora oggi contraddistingue le Settimane Musicali. Vinse Norbert Scantamburlo di San Candido. Il comitato Gustav Mahler fu costituito il 13 gennaio 1981 con l’intento d’occuparsi dell’organizzazione del festival. Membri fondatori: Felix Dapoz, Siegfried Kahn, Bernhard Lösch, Hans Mairhofer, Herbert Santer, Hans Schmieder, Josef Trenker, Johann Viertler, Andreas Walder, Heinrich Walder. Nella prima assemblea generale, tenutasi il 19 gennaio 1981, Herbert Santer fu eletto presidente.

1a Settimana Musicale in memoriam Gustav MahlerLa prima edizione si svolse tra il 19 ed il 26 luglio del 1981. Ben si sapeva che non potesse trattarsi di un festival mahleriano con l’esecuzione di sinfonie. A Dobbiaco, piccolo paese di montagna, non c’era né una sala da concerto né altre strutture per poter ospitare opportunamente un festival musicale. Per questo bisognava focalizzarsi su altro, ovvero sull’osservazione contemplativa, creativa e complessa della musica di Mahler e del suo tempo. L’avvio della Settimana Musicale avvenne in un momento in cui Mahler doveva ancora guadagnarsi il suo posto nella storia della musica, quando nulla lasciava presagire la grande popolarità del compositore. Ugo Duse e Heinz- Klaus Metzger, due personaggi di calibro internazionale, furono i due direttori artistici delle prime tre edizioni. Furono loro due a dare l’impronta contenutistica al festival e a renderlo famoso anche oltre confine. I relatori della prima edizione furono: Heinz-Klaus Metzger (Monaco di Baviera) “Einige kompositorische Folgen Mahlers” (Esiti mahleriani nei successivi modi di comporre), Kurt Blaukopf (Vienna) “Gustav Mahler und die Kunst der Sezession” (Gustav Mahler e l’arte della secessione), Giuseppe Pugliese (Venezia) “Per una storia dell’interpretazione mahleriana” e Sergio Martinotti (Milano) “La cultura viennese tra Bruckner e Brahms”.
Nel primo anno i concerti furono ospitati nella chiesa parrocchiale di Dobbiaco e nella “casa bianca” di Villabassa. Il Quartetto Accademica eseguiva opere di Mozart, Beethoven e il Quartetto in re minore di Hugo Wolf. Anna Hückl, accompagnata da Emilio Riboli, interpretava, nella prima serata, lieder di Schubert, Brahms, Wolf e Strauss e, nella seconda serata, lieder tratti da “Des Knaben Wunderhorn” e “Fünf Lieder nach Rückert” di Mahler. L’organista Henning Wagner proponeva opere di Franz Schmidt e Charles Ives. L’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, sotto la direzione di Hermann Michael, eseguiva la “Serenata Italiana” di Hugo Wolf, l’”Idillio di Sigfrido” di Richard Wagner e il famoso “Adagietto” di Gustav Mahler. Al termine del festival si esibiva il coro da camera della radio austriaca sotto la direzione di Gottfried Preinfalk.
Relatori d’eccezione furono ospiti della seconda edizione del festival: Hans Mayer “Mahler und die Literatur” (Mahler e la letteratura), Ugo Duse “Le origini popolari del canto mahleriano”, Dieter Schnebel “Das Schöne an Mahler” (Il bello in Mahler). Heinz-Klaus Metzger in un concerto-conferenza proponeva interessanti paragoni stilistici nella messa in musica del ciclo di poesie “Pierrot Lunaire” di Otto Vrieslander, Joseph Marx, Max Kowalski e Arnold Schönberg. L’Ensemble Musica Negativa, diretto da Rainer Riehn, eseguiva brani tratti da quelle opere. Lo stesso complesso si esibiva a San Candido (Casa Resch) il “Wagner-Idyll” di Dieter Schnebel ed i “Lieder eines fahrenden Gesellen” di Mahler nella trascrizione di Arnold Schönberg. Il movimento per Quartetto di Mahler e la Sinfonia n° 1, op.9 di Arnold Schönberg venivano interpretati dai Wiener Kammermusiker.

“Il Canto della Terra” al maso TrenkerLa Settimana Musicale alla memoria di Gustav Mahler divenne ben presto una situazione altalenante tra ambizioni artistiche e risorse finanziarie. “Anche la terza edizione di questa Settimana Musicale vuole essere una sorta di ‘lavoro alla memoria’ che con le sue modeste risorse cerca di conservare una misura sufficiente di dignità, ma purtroppo, troppo spesso, bisogna ricorrere a ‘curiosità’ umilianti che rispecchiano la situazione finanziaria con la quale la Settimana Musicale in smemoriamo Gustav Mahler deve convivere.” (Comitato Mahler).
Forse si può parlare di fortuna che non ci siano stati ne sala concerti ne mezzi finanziari adeguati perché della terza edizione conserveremo sempre buon ricordo. Quando venne a sapere che si trattava “solo” di una trascrizione del “Lied von der Erde” la Rai, da anni grande contribuente finanziario, volle ritirarsi. Ma alla fine il comitato riuscì a convincerla. In questo modo furono salvati una “curiosità” ed un avvenimento che poi sarebbe stato uno dei massimi eventi nella storia dei 25 anni di Settimane musicali Gustav Mahler. Il punto di partenza fu una trascrizione del “Das Lied von der Erde” iniziata da Schönberg e completata da Rainer Riehn appositamente per Dobbiaco. In quell’occasione Riehn diresse l’Ensemble Musica Negativa (Schönberg ridusse le opere contemporanee che non si addicevano alle esigenze della borghesia fino all’essenziale e le fece eseguire nell’ambito del “Verein für musikalische Privataufführungen”, associazione fondata dal compositore nel 1918 a Vienna). La prima esecuzione assoluta di questa trascrizione ebbe luogo al maso Trenker a Carbonin Vecchia dove Mahler soggiornò nei mesi estivi. L’”evento” fu ripreso dalla RAI di Bolzano.
Anche negli anni successivi la RAI di Bolzano (radio e, in parte, anche la televisione) ha ripreso e trasmesso una serie di concerti. Questo è stato anche di aiuto per diffondere la Settimana mahleriana/le Settimane mahleriane su vasta scala.
In occasione dell’inaugurazione di questa Settimana Musicale a Dobbiaco Vecchia fu scoperta la scultura “Gustav Mahler” creata dallo scultore Bojan Kunaver di Lubiana.
Le conferenze del 1983: Hans Rudolf Zeller “Zum Lied von der Erde” (A proposito del “Canto della Terra), Heinz-Klaus Metzger “Mahler und das Judentum” (Mahler e l’ebraismo), Paolo Petazzi “Mahler e Berg”, Hubert Stuppner di Bolzano “Die Archetypen des Mitleids in Mahlers Sinfonien” (Gli archetipi della compassione nell’opera di Mahler).

Direttori artistici vanno e vengono
La mancanza di una sala concerti adatta, i modesti mezzi finanziari e il disinteresse da parte della gente del posto fecero continuamente vacillare il comitato, ossia la Settimana Musicale. L’entusiasmo iniziale divenne una sorta di banco di prova, ma anche una situazione opprimente. Per sgravare la situazione fu presa in considerazione la possibilità di organizzare il festival ogni due anni. Una cerchia ristretta di appassionati mahleriani proveniente dall’Italia e dall’estero nonché l’interesse mediatico internazionale hanno motivato il comitato ad andare avanti.
La quarta edizione della Settimana Musicale in memoriam Gustav Mahler rappresenta una cesura poiché a causa di opinioni divergenti non fu possibile portare avanti la collaborazione con Duse e Metzger. La direzione artistica fu affidata ai musicologi Quirino Principe e Hubert Stuppner, anche loro diedero grande risalto alle conferenze: Quirino Principe, Sergio Martinotti, Luisa Zanoncelli Duse, Herta Blaukopf e Guido Solvetti illustravano la musica per pianoforte di Mahler, le lettere di Mahler e le coppie “difficili” “Clara-Robert e Alma-Gustav”. Per quanto riguarda il programma musicale va menzionato che per la prima volta furono eseguite opere sinfoniche. L’Orchestra Sinfonica dell’American Institute of Musical Studies, diretta da Cornelius Eberhard, che rimarrà fedele ospite del festival fino al 1990 con le opere sinfoniche di Mahler e Bruckner, proponeva al pubblico nella Chiesa Parrocchiale di Dobbiaco l’Adagio della Decima ed i “Lieder eines fahrenden Gesellen”. Con i “Kindertotenlieder” di Mahler e la “Philadelphia Symphony” di Gottfried von Einem (Österreichisches Jugendsinfonieorchester diretta da Hubert Stuppner) terminava la Settimana Musicale.
Nel programma della Settimana Musicale 1985 vengono riportati addirittura tre direttori/consulenti artistici: Quirino Principe, Hubert Stuppner e Henry Louis de la Grange, grande biografo mahleriano. Argomento delle conferenze di de la Grange e Hans Heinz Stuckenschmidt fu il rapporto tra Schönberg e Mahler. La Settima e Nona Sinfonia di Mahler risuonavano nella versione per pianoforte a quattro mani (Gino Gorini, Eugenio Bagnoli, Mario delli Ponti e Carlo Levi Minzi). Henry Louis de la Grange forniva le introduzioni ai recital. L’Orchestra AIMS, diretta da Cornelius Eberhardt, eseguiva la Sinfonia n° 4 e l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento la “Bach-Suite” nella trascrizione di Mahler.
Nel 1986 fu Henry Louis de la Grange il solo ad assumere la direzione artistica: Nel cuore di un paesaggio che dava le ali alla sua ispirazione, Mahler pare invitarci a penetrare più a fondo nel paesaggio musicale che egli custodiva in sé. I rapporti di de la Grange con artisti e scienziati internazionali si rispecchiano nel programma del festival. Viene data grande importanza alla parte musicale. Il compositore Luciano Berio scrisse appositamente per la Settimana Musicale di Dobbiaco una versione per orchestra da camera di cinque lieder del primo periodo di Mahler. I lieder venivano eseguiti in prima assoluta dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sotto la direzione di Hermann Michael e dall’allora ancora sconosciuto giovane baritono Thomas Hampson che in una successiva serata liederistica con opere di Gustav Mahler, Alexander von Zemlinsky, Arnold Schönberg, Anton Webern, Alban Berg, Alma Schindler Mahler e Richard Strauss dava prova della sua grande bravura artistica.
Dalla Francia de la Grange fece arrivare musicisti da camera appartenenti all’elite francese: Régis e Bruno Pasquier, Philippe Muller, Alain Damiens, Michel Dalberto, Jean-Claude Pennetier che si esibivano come solisti o in ensemble da camera in quattro concerti (opere di Schubert, Schumann, Liszt, Brahms e soprattutto compositori della 2a Scuola viennese quali Arnold Schönberg, Alban Berg, Erich Korngold, Alexander Zemlinsky e Anton Webern.
L’Orchestra AIMS nel suo ormai consueto concerto in chiesa proponeva la Sinfonia n° 3 “Rheinische” di Robert Schumann con ritocchi strumentali di Gustav Mahler, “Vier letzte Lieder” di Richard Strauss, “Totenfeier” (versione originale dell’Allegro Maestoso della Seconda Sinfonia) di Gustav Mahler. Il Quartetto Auryn interpretava il Quartetto in sol minore di Debussy, le 6 Bagatelle di Berg, la Serenata Italiana di Hugo Wolf e la Suite lirica di Alban Berg.
Conferenze di: Erwin Ringel “Gustav Mahler und der Freud’sche Todestrieb”´, Donald Mitchell „Mahler’s Abschied: Form and content in the Finale of Das Lied von der Erde“, Giuseppe Pugliese: „Mahler dopo Mahler: il suo tempo è venuto?“ Rudolf Stephan: “Mahlers symphonische Dichtung Totenfeier”.
Due mostre accompagnavano la Settimana Musicale: Jörg Madlener – come artista in residence – presentava al maso Trenker alcune delle sue opere riguardanti Mahler che rappresentano in un modo particolarmente sensibile Mahler e la sua musica attraverso la pittura. Il Consolato Generale Austriaco metteva a disposizione la documentazione fotografica “Wiener Werkstätte 1903-1932”.
L’inaugurazione della Settimana Musicale veniva affidata al Pustertaler Vokalensemble sotto la direzione di Hubert Hopfgartner ed all’organista dobbiacense Heinrich Walder con opere di Felix Mendelssohn Bartholdy, Johannes Brahms, Anton Bruckner, Anton Heller, Augustin Kubizek, Karl Heinz Stockhausen, György Lieti, Hugo Wolf e Max Reger.
La Chiesa parrocchiale fungeva da sala concerti per il festival. Perciò bisognava tener conto dell’argomento trattato in quanto le opere dovevano essere adatte all’ambiente ecclesiastico e prestarsi all’acustica della chiesa. Henry Louis de la Grange prese in considerazione la possibilità di eseguire le sinfonie mahleriane nei paesi limitrofi dotati di una sala adatta.
Campanilismo e l’esigenza artistica di de la Grange si scontrarono e cosi veniva a mancare una delle maggiori personalità del festival. Continua però il legame con Mahler a Dobbiaco – ancora oggi Henry Louis de la Grange passa la villeggiatura estiva nei pressi di Carbonin Vecchia.

Josef Lanz

venerdì, luglio 03, 2009

Keith Jarrett: "Liberate i pianisti classici!"

Alla vigilia del concerto di Napoli, parla dello «scandalo» di Umbria Jazz 2007. Il jazzista americano: la fedeltà allo spartito li porta alla pazzia.

Keith Jarrett il bambino prodigio che disse no a Nadia Boulanger, una delle più grandi insegnanti di musica del Novecento, che lo voleva come allievo. Keith Jarrett il pianista che da un quarantennio gira il mondo improvvisando tra jazz, classica e blues, agitandosi, canticchiando la musica che sente nascere nella sua testa, litigando con il pubblico (celebri gli insulti lanciati dal palco di Umbria Jazz 2007, immortalati su YouTube, che provocarono boicottaggi di molti fan). Keith Jarrett che pretende di avere delle stufe sul palco se l’aria condizionata è troppo potente. Keith Jarrett l’americano di Allentown, Pennsylvania, 64 anni domani, che lunedì 18 maggio sarà per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli, data unica, in quello che è già uno degli eventi musicali dell’anno, ha fama di personaggio difficile, schivo, poco o nulla «mediatico».
Ma Jarrett ha parlato a lungo con il Corriere al telefono dalla sua casa-fattoria di Union, New Jersey, per spiegare che il pubblico scambia la sua concentrazione per arroganza, che ascoltare i più grandi pianisti classici non lo stimola, che Herbie Hancock non capisce il pianoforte, e molto altro. Jarrett parla come suona: non per frasi o paragrafi ma per lunghi movimenti, e non ama essere interrotto. Ecco dunque, senza interruzioni, quello che ha detto al Corriere. «I pianisti classici non hanno uno sfogo per tutta quella musica che hanno dentro. E allora cercano di mettere qualcosa di personale dentro Mozart, o Beethoven, uno sforzo terribile. Io suono Bach o Händel alla lettera, la 'mia visione' non esiste. Ma quando improvviso sono completamente libero. I più grandi pianisti del mondo tengono la loro immaginazione al guinzaglio perché hanno sempre davanti quello spartito. Allora io dico: liberateli. Il mio amico Vladimir Ashkenazy mi ha raccontato che suo padre suonava il piano nei cinema ai tempi del muto: improvvisava sempre. 'Io non sarei capace', mi ha detto. Dovrebbe ritirarsi per mesi e entrare in una forma mentis completamente diversa. Ecco perché i grandi pianisti rischiano la schizofrenia. Lo stress produce un modo di suonare meccanico, la fedeltà è una trappola: io cerco di non essere fedele nemmeno a me stesso — il cervello è ingannatore, le dita gli dicono cose che, da solo, non immaginerebbe mai».
«Dicono che maltratto il pubblico ma non hanno capito che tocca a loro chiudere il cerchio disegnato da me: ho bisogno del pubblico al punto che in sala d’incisione mi manca. Suono la musica che nasce nella mia testa e se c’è troppo rumore, non parliamo dei flash dei videofonini, non riesco più a sentirla, quella musica. Il mio pubblico ideale è 'succoso'. Ha ragione Emmanuel Ax, altro grande pianista classico, quando dice che il pubblico della classica è troppo silenzioso. Sono più ordinati, ma non migliori del pubblico jazz. Non ho un pubblico ideale, ma in Giappone c’è rispetto e partecipazione sincera. Tre mesi fa a New York, alla Carnegie Hall, silenzio totale nei pianissimo, fruscii e colpi di tosse e altri 'segni di vita' quando le dinamiche diventavano più intense, era come respirare all’unisono. Alla Scala nel ’95 fu un’altra bella serata: spero che a Napoli, nel teatro dove da Rossini in poi sono passati tutti i più grandi, potremo vivere tutti insieme un’altra notte da ricordare. Arriverò almeno tre giorni prima, come faccio sempre, perché non ho bisogno di provare ma di camminare per le strade, ascoltare i rumori. La musica di una città è nella sua aria: basta saperla ascoltare. Ecco perché la globalizzazione è così terribile: un solo mondo, una sola lingua? Una noia inimmaginabile. Un’altra cosa incredibilmente vacua sono gli anniversari dei compositori, una fissazione della musica classica».
«Non si può capire Bach senza una conoscenza profonda del clavicembalo, ma l’evoluzione è nemica della padronanza tecnica. Il pianoforte non è cambiato dal diciannovesimo secolo a oggi, e questo è un bene. Herbie Hancock pensa che l’elettronica aiuti la musica, ma il suo pianoforte elettrico non sarà mai paragonabile a uno Steinway, mai. Sostenere che il pianoforte è obsoleto è la negazione della mia visione della musica. Suonare è un atto estremo, voglio trascendere le possibilità fisiche del mio piano, voglio che suoni come una voce umana, come una chitarra, come un uccellino. Per questo amo tanto la musica del vostro Ferruccio Busoni e soprattutto il secondo concerto per pianoforte di Béla Bartók: perché chiedono al piano più di quanto possa fisicamente dare, quando finisci sei sudato come una bestia. Tento sempre di andare oltre. Le note mi arrivano come un vapore sottile, come vapore acqueo. E io cerco di coglierne la forma prima che svaniscano nell’aria».

Matteo Persivale (Corriere della Sera, 7 maggio 2009)