Per i prossimi quattro anni (fino al 1990) Hubert Stuppner assume la direzione artistica. Se negli opuscoli di programma degli anni precedenti l’indirizzo di saluto andava esclusivamente al presidente del comitato Gustav Mahler, ora la parola passava, oltre ai politici e sponsor, anche al direttore artistico che in questo modo aveva occasione di presentare la sua idea. Hubert Stuppner nel suo saluto: “L’attività straordinaria di Gustav Mahler ebbe luogo quasi esclusivamente d’estate, lontano dalla confusione della città, nella calda solitudine di un’estate in qualche posto tra Maiernigg e Dobbiaco. Quest’atmosfera nel verde dei prati e dei boschi, con l’alba e il tramonto, i “Vöglein in den Zweigen” (gli uccelletti sui rami), le campane delle mucche e quelle della chiesa, è il leitmotiv dell’intera opera mahleriana, di tutte le sinfonie, da quel suono della natura estiva con il quale comincia la prima sinfonia fino a quel suono profondo nel “Lied von der Erde” che Mahler terminò a Dobbiaco con le parole “ewig, ewig” (eterno, eterno). Nella musica di Mahler, quell’adorazione enfatica della vita e della bellezza, l’estate, come simbolo del calore e della ricchezza della propria esistenza, è il punto centrale di ogni musica: in estate la musica si intona, comincia a cantare, si diffonde, apre le ali, nasce e muore, una vita terrena e divina in questo idillio tra Giugno e Settembre.”
Al centro della Settimana Musicale 1987 le opere giovanili di Mahler (Sinfonia n° 1 con l’Orchestra AIMS e lieder con Horst R. Laubenthal) e paragoni con la tradizione austro boema con Franz Schubert e Franz Schmidt. Hans H: Eggebrecht nella sua conferenza trattava “Die Wahlverwandschaft Mahlers mit Schubert” (L’affinità elettiva tra Mahler e Schubert).
Accanto ad opere del periodo classico e romantico al centro dell’attenzione fu nuovamente la 2° Scuola viennese: il Quartetto per archi in re maggiore di Arnold Schönberg, il Quartetto per archi, op.28 ed i “Fünf Sätze für Streichquartett”, op. 5” di Anton Webern; inoltre la “Sonate in einem Satz, op.92” di Ernst Krenek e “In nomine lucis” (Roman Summereder, organo) di Giacinto Scelsi.
Senza sala concerti e con pochi soldi non è possibile vantarsi della musica di Mahler tanto meno promuoverla come avviene sempre più spesso nel turismo musicale internazionale. Ma è possibile la discussione intorno alla musica di Mahler ed alla sua evoluzione ricettiva. Stuppner nel suo indirizzo di saluto nell’opuscolo del 1988: “Dopo l’interpretazione del dopoguerra “all’ombra della negatività” come Adorno l’ha spiegata seguendo l’esempio di Mahler come “idioma della contraddizione” e che ha sottolineato la problematica e l’esistenziale della musica negli ultimi decenni, ci siamo abituati, forse come reazione alla “dialettica dell’illuminismo”, a una “fisionomia” mahleriana più positiva, a una spiegazione più consonante. Non tanto tempo fa Dieter Schnebel ha lodato “il bello” di Mahler e Hans H. Eggebrecht, illustrando il “vocabolari e diatonico, l’archetipico e popolaresco”, ha anteposto i momenti belli alla parodia e alla negatività. Se nei romanzi sinfonici di Mahler ha intravisto “la felicità solo al margine delle catastrofi”, allora nella più recente concezione di Mahler, forse come conseguenza
di una rivalutazione mondiale di Mahler, “il mondo turbato” ha fatto posto al mondo dei sogni del bello.”
L’ottava edizione viene inaugurata con un omaggio di Schnebel (Accademia d’Archi di Bolzano) a questa problematica, al “Mahler-Moment”, breve e silenzioso, composto nel 1985. Il simbolico “Liebst du um Schönheit” (ami per la bellezza) è stato “ampiamente rimosso, distrutto e cacciato”, come se il rumore intorno a Mahler, nel “tumulto del mondo”, lo avesse sconvolto ed intimidito.”
Anche in questa edizione la musica viene abbinata alla storia spirituale e le domande attuali che risultano da questioni su Mahler ed il suo tempo vengono illustrate in una discussione musicale, letteraria e psicoanalitica (Tavola rotonda: “Mahler und die Musik danach” (Mahler e la musica del dopo Mahler).
Lo stile di comporre di Mahler viene evidenziato, ricostruendo fedelmente dal punto di vista storico il programma boemo di musica per fiati dal periodo d’infanzia di Mahler (Militärmusik Kärnten, direttore Sigismund Seidl). Mahler in giovane età, circondato dal frastuono della musica militare, di un coro maschile, di un teatrino di marionette, pare abbia detto: “Lo sentite? Questa è polifonia, da qui l’ho presa!”…Proprio così, proveniente da diverse parti, devono venire gli argomenti e devono contraddistinguersi per ritmo e melodia, tutto il resto è polifonia e omofonia camuffata. L’artista deve sistemare il tutto e farne un insieme armonico.”
La conferenza di Erwin Ringel aveva come argomento: “Mahlers Beziehung zur Österreichischen Seele” (Il rapporto di Mahler con l’anima austriaca).
L’affinità elettiva, ma anche le differenze tra Mahler e Stuppner furono illustrate in conferenze (Sergio Martinetti) e concerti. Il coro da camera Leonhard Lechner, il coro del duomo di Bressanone e i fiati delle scuole musicali altoatesine interpretavano, sotto la direzione di Willi Seebacher la Messa in mi minore di Anton Bruckner. L’Orchestra AIMS aveva in programma le Sinfonie n° 6 e n° 4 di Anton Bruckner.
Intorno a Mahler ed il suo tempo ruotavano opere dell’espressionismo: “Das Buch der hängenden Gärten” di Arnold Schönberg, la Sonata per pianoforte op. 1 di Alban Berg, “Der Wind” (Il vento) di Schreker. Opere del presente tra cui i “Folk Songs” di Luciano Berio o la “Kammersinfonie” di Werner Pirchner ci riportano a Mahler (Ensemble Kontrapunkte, direttore Peter Keuschnig).
Al centro della Settimana Musicale 1987 le opere giovanili di Mahler (Sinfonia n° 1 con l’Orchestra AIMS e lieder con Horst R. Laubenthal) e paragoni con la tradizione austro boema con Franz Schubert e Franz Schmidt. Hans H: Eggebrecht nella sua conferenza trattava “Die Wahlverwandschaft Mahlers mit Schubert” (L’affinità elettiva tra Mahler e Schubert).
Accanto ad opere del periodo classico e romantico al centro dell’attenzione fu nuovamente la 2° Scuola viennese: il Quartetto per archi in re maggiore di Arnold Schönberg, il Quartetto per archi, op.28 ed i “Fünf Sätze für Streichquartett”, op. 5” di Anton Webern; inoltre la “Sonate in einem Satz, op.92” di Ernst Krenek e “In nomine lucis” (Roman Summereder, organo) di Giacinto Scelsi.
Senza sala concerti e con pochi soldi non è possibile vantarsi della musica di Mahler tanto meno promuoverla come avviene sempre più spesso nel turismo musicale internazionale. Ma è possibile la discussione intorno alla musica di Mahler ed alla sua evoluzione ricettiva. Stuppner nel suo indirizzo di saluto nell’opuscolo del 1988: “Dopo l’interpretazione del dopoguerra “all’ombra della negatività” come Adorno l’ha spiegata seguendo l’esempio di Mahler come “idioma della contraddizione” e che ha sottolineato la problematica e l’esistenziale della musica negli ultimi decenni, ci siamo abituati, forse come reazione alla “dialettica dell’illuminismo”, a una “fisionomia” mahleriana più positiva, a una spiegazione più consonante. Non tanto tempo fa Dieter Schnebel ha lodato “il bello” di Mahler e Hans H. Eggebrecht, illustrando il “vocabolari e diatonico, l’archetipico e popolaresco”, ha anteposto i momenti belli alla parodia e alla negatività. Se nei romanzi sinfonici di Mahler ha intravisto “la felicità solo al margine delle catastrofi”, allora nella più recente concezione di Mahler, forse come conseguenza
di una rivalutazione mondiale di Mahler, “il mondo turbato” ha fatto posto al mondo dei sogni del bello.”
L’ottava edizione viene inaugurata con un omaggio di Schnebel (Accademia d’Archi di Bolzano) a questa problematica, al “Mahler-Moment”, breve e silenzioso, composto nel 1985. Il simbolico “Liebst du um Schönheit” (ami per la bellezza) è stato “ampiamente rimosso, distrutto e cacciato”, come se il rumore intorno a Mahler, nel “tumulto del mondo”, lo avesse sconvolto ed intimidito.”
Anche in questa edizione la musica viene abbinata alla storia spirituale e le domande attuali che risultano da questioni su Mahler ed il suo tempo vengono illustrate in una discussione musicale, letteraria e psicoanalitica (Tavola rotonda: “Mahler und die Musik danach” (Mahler e la musica del dopo Mahler).
Lo stile di comporre di Mahler viene evidenziato, ricostruendo fedelmente dal punto di vista storico il programma boemo di musica per fiati dal periodo d’infanzia di Mahler (Militärmusik Kärnten, direttore Sigismund Seidl). Mahler in giovane età, circondato dal frastuono della musica militare, di un coro maschile, di un teatrino di marionette, pare abbia detto: “Lo sentite? Questa è polifonia, da qui l’ho presa!”…Proprio così, proveniente da diverse parti, devono venire gli argomenti e devono contraddistinguersi per ritmo e melodia, tutto il resto è polifonia e omofonia camuffata. L’artista deve sistemare il tutto e farne un insieme armonico.”
La conferenza di Erwin Ringel aveva come argomento: “Mahlers Beziehung zur Österreichischen Seele” (Il rapporto di Mahler con l’anima austriaca).
L’affinità elettiva, ma anche le differenze tra Mahler e Stuppner furono illustrate in conferenze (Sergio Martinetti) e concerti. Il coro da camera Leonhard Lechner, il coro del duomo di Bressanone e i fiati delle scuole musicali altoatesine interpretavano, sotto la direzione di Willi Seebacher la Messa in mi minore di Anton Bruckner. L’Orchestra AIMS aveva in programma le Sinfonie n° 6 e n° 4 di Anton Bruckner.
Intorno a Mahler ed il suo tempo ruotavano opere dell’espressionismo: “Das Buch der hängenden Gärten” di Arnold Schönberg, la Sonata per pianoforte op. 1 di Alban Berg, “Der Wind” (Il vento) di Schreker. Opere del presente tra cui i “Folk Songs” di Luciano Berio o la “Kammersinfonie” di Werner Pirchner ci riportano a Mahler (Ensemble Kontrapunkte, direttore Peter Keuschnig).
… e “Das Lied von der Erde” non manca
Serata d’eccezione dell’edizione del 1988 è certamente la prima esecuzione assoluta del Canto della Terra sul luogo di nascita con l’Orchestra Haydn diretta da Carl Melles preceduta da un simposio in materia.
Anche nei due anni successi troviamo il Canto della Terra al centro dell’attenzione: nel 1989 una trascrizione per contralto, tenore e 24 strumenti di Hubert Stuppner (prima esecuzione assoluta, Orchestra La Fenice di Venezia) e nel 1990 la prima esecuzione assoluta in Italia della versione originale per mezzosoprano, tenore e pianoforte (Linda Watson, Fred Silla, Massimiliano Damerini).
Nel 1989 in un concerto-conferenza (Stefan Kohler, direttore dell’Istituto Richard Strauss di Monaco, e il Mainzer Bläser Ensemble, direttore Rainer Schöll) veniva fatta luce sul rapporto tra Mahler e Strauss. Accanto a brani per strumenti a fiato di Strauss venivano eseguiti in prima esecuzione assoluta cinque lieder di Mahler in una trascrizione di Friedrich Karl Wanek per soprano e fiati (soprano la giovane Christian Schäfer). Nel 1990 Dobbiaco ospita il baritono Thoams Quasthoff che poco dopo avrebbe assunto fama mondiale.
Nel 1990, per una decisione della curia non fu più possibile tenere i concerti in chiesa (troppo risonante) e per i prossimi anni 10 anni i concerti furono ospitati nella palestra della scuola media (ambiente molto secco per quanto riguarda l’acustica). La musica da camera, dal 1985, si era trasferita
nella sala musicale della scuola elementare. L’Orchestra AIMS si congeda nel 1989 dal festival con l’Adagio della Decima e la Sinfonia n° 5 di Mahler.
Serata d’eccezione dell’edizione del 1988 è certamente la prima esecuzione assoluta del Canto della Terra sul luogo di nascita con l’Orchestra Haydn diretta da Carl Melles preceduta da un simposio in materia.
Anche nei due anni successi troviamo il Canto della Terra al centro dell’attenzione: nel 1989 una trascrizione per contralto, tenore e 24 strumenti di Hubert Stuppner (prima esecuzione assoluta, Orchestra La Fenice di Venezia) e nel 1990 la prima esecuzione assoluta in Italia della versione originale per mezzosoprano, tenore e pianoforte (Linda Watson, Fred Silla, Massimiliano Damerini).
Nel 1989 in un concerto-conferenza (Stefan Kohler, direttore dell’Istituto Richard Strauss di Monaco, e il Mainzer Bläser Ensemble, direttore Rainer Schöll) veniva fatta luce sul rapporto tra Mahler e Strauss. Accanto a brani per strumenti a fiato di Strauss venivano eseguiti in prima esecuzione assoluta cinque lieder di Mahler in una trascrizione di Friedrich Karl Wanek per soprano e fiati (soprano la giovane Christian Schäfer). Nel 1990 Dobbiaco ospita il baritono Thoams Quasthoff che poco dopo avrebbe assunto fama mondiale.
Nel 1990, per una decisione della curia non fu più possibile tenere i concerti in chiesa (troppo risonante) e per i prossimi anni 10 anni i concerti furono ospitati nella palestra della scuola media (ambiente molto secco per quanto riguarda l’acustica). La musica da camera, dal 1985, si era trasferita
nella sala musicale della scuola elementare. L’Orchestra AIMS si congeda nel 1989 dal festival con l’Adagio della Decima e la Sinfonia n° 5 di Mahler.
Divisione in parte musicale e teorica
Nel 1991 fu deciso di dividere il programma in una parte musicale e in una teorica. Direttore artistico per la parte musicale per i prossimi tre anni: Rainer Keuschnig (pianista, Ensemble Kontrapunkte); direttore scientifico del Protocollo Mahler e del Premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco” (creati ex novo): Attila Csampai (redattore musicale della radio bavarese/BR).
Rainer Keuschnig diede grande importanza alla musica da camera e quella contemporanea: “Tenendo conto dei soggiorni di Gustav Mahler a Dobbiaco, compositori famosi provenienti dalla sfera musicale europea si daranno appuntamento a Dobbiaco. Un compositore alla volta sarà a disposizione della Settimana Musicale in qualità di “Composer in Residence”. Il pubblico avrà occasione di conoscere il compositore che farà da guida alle sue opere, spiegando le sue idee, motivazioni, e addirittura la sua personalità. Lo scopo è quello di ridurre le distanze tra compositore, musicista e pubblico.”
I composer dei prossimi tre anni furono Franco Donatoni, Wolfgang Rihm e Salvatore Sciarrino. Come interpreti delle opere furono invitati rinomati solisti e complessi: Christine Whittlesey (soprano), Daniel Scalee (organo), Quartetto Janácek, Quartetto Panocha, Quartetto Eder, Ensemble Carme (Milano), Ensemble Neue Reihe (Vienna), i fiati dei Filarmonici di Berlino e della Filarmonica Ceca, il coro Arnold Schönberg di Vienna, il coro della radio di Praga.
L’intento di Attila Csampai, già ospite del festival nel 1990 con la conferenza “Interpretationsvergleich von Mahlers Sechsten” (L’interpretazione delle sinfonie a confronto: la Sesta di Mahler), era quello di fare luce, con conferenze, tavole rotonde e premio discografico, sull’interpretazione, sulla registrazione e sull’discussione critica dell’attuale ricezione mahleriana. Argomento delle conferenze: Ulrich Schreiber “Aufstieg und Niedergang zum Klassiker – Mahler Popularität auf Schallplatte” (Ascesa e ritorno al classico – la popolarità di Mahler su disco), Attila Csampai “Von der Deutlichkeit zur Unkenntlichkeit – Vom Wandel des Zeitgeistes auf Schallplatte – Mahlers diskografisches Schicksal von 1962-1992“ (Dalla „chiarezza“ alla „irriconoscibilità“ – Il mutamento dello spirito del tempo su disco – Il destino discografico di Mahler 1962-1992), Dietmar Holland “Mahlers Vierte auf Schallplatte – ein kritischer Vergleich” (La Quarta Sinfonia di Mahler su disco – un confronto critico), Luigi Bellingardi “I direttori italiani di Mahler”, Michael Stegemann “Gebrauchsanweisung zum Weltuntergang – Gustav Mahler und der (End)-Zeitgeist” (Istruzioni per la fine del mondo – Gustav Mahler e la fine dello spirito del tempo), Norman Lebrecht: “My time has come….been….and gone” (Il mio tempo è arrivato e passato – Un’analisi dei rischi di sovraesposizione). Argomento delle tavole rotonde: “Mahler deve il proprio successo al disco?”, “Il messaggio musicale di Mahler”, “Il tempo di Mahler è già passato?” con esperti mahleriani quali Constantin Floros, Hermann Danuser, Paolo Petazzi, Hubert Stuppner, Max Nyffeler, Enzo Restagno, Karl-Anton Rickenbacher, Alberto Rizzuti, Michael Stegemann.
I membri della giuria del premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco”, presieduta da Attila Csampai, cambiano di anno in anno. Vengono premiate incisioni nuove e ripubblicazioni che eccellono nella vasta discografia mahleriana.
Nel 1991 fu deciso di dividere il programma in una parte musicale e in una teorica. Direttore artistico per la parte musicale per i prossimi tre anni: Rainer Keuschnig (pianista, Ensemble Kontrapunkte); direttore scientifico del Protocollo Mahler e del Premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco” (creati ex novo): Attila Csampai (redattore musicale della radio bavarese/BR).
Rainer Keuschnig diede grande importanza alla musica da camera e quella contemporanea: “Tenendo conto dei soggiorni di Gustav Mahler a Dobbiaco, compositori famosi provenienti dalla sfera musicale europea si daranno appuntamento a Dobbiaco. Un compositore alla volta sarà a disposizione della Settimana Musicale in qualità di “Composer in Residence”. Il pubblico avrà occasione di conoscere il compositore che farà da guida alle sue opere, spiegando le sue idee, motivazioni, e addirittura la sua personalità. Lo scopo è quello di ridurre le distanze tra compositore, musicista e pubblico.”
I composer dei prossimi tre anni furono Franco Donatoni, Wolfgang Rihm e Salvatore Sciarrino. Come interpreti delle opere furono invitati rinomati solisti e complessi: Christine Whittlesey (soprano), Daniel Scalee (organo), Quartetto Janácek, Quartetto Panocha, Quartetto Eder, Ensemble Carme (Milano), Ensemble Neue Reihe (Vienna), i fiati dei Filarmonici di Berlino e della Filarmonica Ceca, il coro Arnold Schönberg di Vienna, il coro della radio di Praga.
L’intento di Attila Csampai, già ospite del festival nel 1990 con la conferenza “Interpretationsvergleich von Mahlers Sechsten” (L’interpretazione delle sinfonie a confronto: la Sesta di Mahler), era quello di fare luce, con conferenze, tavole rotonde e premio discografico, sull’interpretazione, sulla registrazione e sull’discussione critica dell’attuale ricezione mahleriana. Argomento delle conferenze: Ulrich Schreiber “Aufstieg und Niedergang zum Klassiker – Mahler Popularität auf Schallplatte” (Ascesa e ritorno al classico – la popolarità di Mahler su disco), Attila Csampai “Von der Deutlichkeit zur Unkenntlichkeit – Vom Wandel des Zeitgeistes auf Schallplatte – Mahlers diskografisches Schicksal von 1962-1992“ (Dalla „chiarezza“ alla „irriconoscibilità“ – Il mutamento dello spirito del tempo su disco – Il destino discografico di Mahler 1962-1992), Dietmar Holland “Mahlers Vierte auf Schallplatte – ein kritischer Vergleich” (La Quarta Sinfonia di Mahler su disco – un confronto critico), Luigi Bellingardi “I direttori italiani di Mahler”, Michael Stegemann “Gebrauchsanweisung zum Weltuntergang – Gustav Mahler und der (End)-Zeitgeist” (Istruzioni per la fine del mondo – Gustav Mahler e la fine dello spirito del tempo), Norman Lebrecht: “My time has come….been….and gone” (Il mio tempo è arrivato e passato – Un’analisi dei rischi di sovraesposizione). Argomento delle tavole rotonde: “Mahler deve il proprio successo al disco?”, “Il messaggio musicale di Mahler”, “Il tempo di Mahler è già passato?” con esperti mahleriani quali Constantin Floros, Hermann Danuser, Paolo Petazzi, Hubert Stuppner, Max Nyffeler, Enzo Restagno, Karl-Anton Rickenbacher, Alberto Rizzuti, Michael Stegemann.
I membri della giuria del premio discografico “Casetta di composizione di Dobbiaco”, presieduta da Attila Csampai, cambiano di anno in anno. Vengono premiate incisioni nuove e ripubblicazioni che eccellono nella vasta discografia mahleriana.
Il mondo interiore di Mahler rimane estraneo
E’ risaputo che Mahler non aveva alcun contatto con la gente del posto, amava rifugiarsi nel maso sperduto ai margini del bosco a Carbonin Vecchia. I suoi contatti umani li portava a Dobbiaco da Vienna e Berlino e da altre metropoli. Doveva ripresentarsi la stessa situazione tra Settimana Musicale e dobbiacensi? Il mondo interiore di Mahler rimaneva estraneo. Rimaneva quel gruzzolo di esperti mahleriani e di appassionati della sua musica che manteneva in vita la Settimana Musicale e a tenere alto l’onore del festival fuori Dobbiaco. E il luogo di culto Carbonin Vecchia con il maso Trenker e la casetta di composizione continuava ad essere trascurato. “Questo intreccio di tensione tra concetto
della natura, molto raffinato e interiorizzato, e l’arcaico – ripulsivo e apparentemente lontano dalla cultura – della skyline delle Dolomiti e delle Alpi è un dato di fatto. Questa situazione è quasi palpabile: il destino irrisolto della casetta di composizione a Carbonin Vecchia che dovrà vivere anche in futuro con la contraddizione di essere a metà capanna e a metà luogo santo e che dovrà aspettare ancora il giorno in cui verrà definitivamente riconosciuta come luogo consacrato a Mahler per eccellenza.” (Attila Csampai)
La trasformazione del maso in un esercizio pubblico (bar e ristorante) con il nome allettante di “Mahler Stube” e l’allestimento di uno zoo di fauna alpina ha contribuito alla ripresa economica del maso di proprietà della Famiglia Trenker. Questo cambiamento non ha però trovato il consenso tra gli “amici mahleriani”. Tutto il contesto (maso, prati, alberi e casetta) è stato scosso da un lungo sonno grazie al quale tutto l’ambiente per decenni è rimasto pressoché autentico, ma che forse ha anche contribuito al lento degrado. La difficile situazione patrimoniale intorno al punto centrale del luogo commemorativo del maso Trenker, ovvero intorno alla casetta di composizione all’inizio del bosco, è, da anni, la causa della noncuranza e della disistima di questo luogo di culto. Di natura strettamente personale sono i motivi per i quali alcuni membri del comitato hanno lasciato il comitato, tra cui anche Josef Trenker, proprietario del maso Trenker. Altri invece hanno continuato a lavorare con entusiasmo e convinzione. Erika Laner, membro dal 1985 e vicepresidente dal 1996, oggi è il motore nell’organizzazione del festival.
E’ risaputo che Mahler non aveva alcun contatto con la gente del posto, amava rifugiarsi nel maso sperduto ai margini del bosco a Carbonin Vecchia. I suoi contatti umani li portava a Dobbiaco da Vienna e Berlino e da altre metropoli. Doveva ripresentarsi la stessa situazione tra Settimana Musicale e dobbiacensi? Il mondo interiore di Mahler rimaneva estraneo. Rimaneva quel gruzzolo di esperti mahleriani e di appassionati della sua musica che manteneva in vita la Settimana Musicale e a tenere alto l’onore del festival fuori Dobbiaco. E il luogo di culto Carbonin Vecchia con il maso Trenker e la casetta di composizione continuava ad essere trascurato. “Questo intreccio di tensione tra concetto
della natura, molto raffinato e interiorizzato, e l’arcaico – ripulsivo e apparentemente lontano dalla cultura – della skyline delle Dolomiti e delle Alpi è un dato di fatto. Questa situazione è quasi palpabile: il destino irrisolto della casetta di composizione a Carbonin Vecchia che dovrà vivere anche in futuro con la contraddizione di essere a metà capanna e a metà luogo santo e che dovrà aspettare ancora il giorno in cui verrà definitivamente riconosciuta come luogo consacrato a Mahler per eccellenza.” (Attila Csampai)
La trasformazione del maso in un esercizio pubblico (bar e ristorante) con il nome allettante di “Mahler Stube” e l’allestimento di uno zoo di fauna alpina ha contribuito alla ripresa economica del maso di proprietà della Famiglia Trenker. Questo cambiamento non ha però trovato il consenso tra gli “amici mahleriani”. Tutto il contesto (maso, prati, alberi e casetta) è stato scosso da un lungo sonno grazie al quale tutto l’ambiente per decenni è rimasto pressoché autentico, ma che forse ha anche contribuito al lento degrado. La difficile situazione patrimoniale intorno al punto centrale del luogo commemorativo del maso Trenker, ovvero intorno alla casetta di composizione all’inizio del bosco, è, da anni, la causa della noncuranza e della disistima di questo luogo di culto. Di natura strettamente personale sono i motivi per i quali alcuni membri del comitato hanno lasciato il comitato, tra cui anche Josef Trenker, proprietario del maso Trenker. Altri invece hanno continuato a lavorare con entusiasmo e convinzione. Erika Laner, membro dal 1985 e vicepresidente dal 1996, oggi è il motore nell’organizzazione del festival.
Maggiore coinvolgimento della creatività e cultura localeNel 1994 mi fu affidata la direzione artistica (a me, Josef Lanz, dobbiacense di nascita, dal 1984 membro del Comitato Gustav Mahler, responsabile di musica classica presso la RAI sede di Bolzano fino al 1999). Il mio intento era quello di coinvolgere maggiormente la creatività e la cultura locale e di valorizzare “Carbonin Vecchia” per avvicinare la Settimana Musicale, ossia la cultura (musicale) alla gente del posto. Il filosofo culturale svizzero Urs Frauchiger disse: “Sono convinto di una cosa che la musica non è ne una questione di eventi ne di settimane. Musica appartiene alla quotidianità come l’evento, la musica richiede anni e decenni, non settimane”. Settimane Musicali come proposito culturale piuttosto che offerta turistica.
L’inaugurazione della mia prima Settimana Musicale ebbe luogo davanti alla casetta di composizione. E’ ed è sempre stato mio desiderio che nella Settimana mahleriana non venisse importata in modo avventato scienza e arte per poi venire offerta agli ospiti ma che la Settimana mahleriana venisse considerata dalla gente del posto. In occasione dell’inaugurazione fu presentato un opuscolo, redatto da Inga Hosp, con la vita del dobbiacense Sebastian Baur, insegnante, direttore di coro, organista, direttore della banda musicale e compositore contemporaneo di Gustav Mahler, che illustra in modo interessante la storia musicale, culturale e turistica di Dobbiaco. Nel ambito del festival fu eseguita anche la messa alla memoria del Santo Patrono scritta appunto da Baur. Come “composer in residence” avevo invitato il compositore tirolese Werner Pirchner che con il suo film “Untergang des Abendlandes” e con l’esibizione di Vienna Brass davanti alla casetta di composizione riuscì a creare un’atmosfera indimenticabile.
L’inaugurazione della mia prima Settimana Musicale ebbe luogo davanti alla casetta di composizione. E’ ed è sempre stato mio desiderio che nella Settimana mahleriana non venisse importata in modo avventato scienza e arte per poi venire offerta agli ospiti ma che la Settimana mahleriana venisse considerata dalla gente del posto. In occasione dell’inaugurazione fu presentato un opuscolo, redatto da Inga Hosp, con la vita del dobbiacense Sebastian Baur, insegnante, direttore di coro, organista, direttore della banda musicale e compositore contemporaneo di Gustav Mahler, che illustra in modo interessante la storia musicale, culturale e turistica di Dobbiaco. Nel ambito del festival fu eseguita anche la messa alla memoria del Santo Patrono scritta appunto da Baur. Come “composer in residence” avevo invitato il compositore tirolese Werner Pirchner che con il suo film “Untergang des Abendlandes” e con l’esibizione di Vienna Brass davanti alla casetta di composizione riuscì a creare un’atmosfera indimenticabile.
Mahler amante di musica jazz?
Un’ulteriore innovazione in senso completamente contrapposto fu l’inserimento della musica jazz nella musica di Mahler. Invitai a tenere un concerto il pianista jazz russo Leonid Chizik. Sono convinto che se Mahler avesse vissuto nel periodo in cui in Europa la musica jazz si diffondeva sotto forma artistica, allora sicuramente sarebbe stato un amante del jazz. La variante jazz culminò nel 1998, quando ospite del festival fu l’Uri Caine Ensemble.
Degna di essere menzionata è la prima esecuzione assoluta da parte del Mandelring Quartett di “Zwei Sätze für Streichquartett” (Due movimenti per archi) scritti da Alexander von Zemlinsky nel 1927.
Un’ulteriore innovazione in senso completamente contrapposto fu l’inserimento della musica jazz nella musica di Mahler. Invitai a tenere un concerto il pianista jazz russo Leonid Chizik. Sono convinto che se Mahler avesse vissuto nel periodo in cui in Europa la musica jazz si diffondeva sotto forma artistica, allora sicuramente sarebbe stato un amante del jazz. La variante jazz culminò nel 1998, quando ospite del festival fu l’Uri Caine Ensemble.
Degna di essere menzionata è la prima esecuzione assoluta da parte del Mandelring Quartett di “Zwei Sätze für Streichquartett” (Due movimenti per archi) scritti da Alexander von Zemlinsky nel 1927.
Unione tematica tra Protocollo e programma musicale
Mahler e la natura
Nel Protocollo Mahler di Attila Csampai nel 1994 cambiò l’impostazione del festival in quanto programma musicale e parte teorica furono messe insieme sotto un unico tema generale “Mahler e la natura”. “Questo argomento dà grande spazio alla possibilità di esplorare il concetto della natura mahleriana che ha come sfondo reale l’idillio della natura da vivere in modo reale e forse nuovamente minacciato…” (A. Csampai). Il filosofo alpino di Zurigo Iso Camartin cercava di illustrare intellettualmente questa dialettica dell’”idillio a doppio fondo”. Altri interventi da parte di Enzo Restagno “Mahler e la natura – dalla filosofia alla biologia”, Oswald Beaujean “Blümlein blau, verdorre nicht…” (Osservazioni sul concetto della natura dell’opera liederistica di Mahler), Hans-Klaus Jungheinrich “Was mir Gustav Mahler erzählt – Narrative Aspekte in Mahlers Symphonik” (Quello che mi racconta Gustav Mahler – Aspetti narrativi nel sinfonismo di Mahler) e una tavola rotonda: “Quale è il ruolo della natura nell’opera di Mahler?”
Mahler e la natura
Nel Protocollo Mahler di Attila Csampai nel 1994 cambiò l’impostazione del festival in quanto programma musicale e parte teorica furono messe insieme sotto un unico tema generale “Mahler e la natura”. “Questo argomento dà grande spazio alla possibilità di esplorare il concetto della natura mahleriana che ha come sfondo reale l’idillio della natura da vivere in modo reale e forse nuovamente minacciato…” (A. Csampai). Il filosofo alpino di Zurigo Iso Camartin cercava di illustrare intellettualmente questa dialettica dell’”idillio a doppio fondo”. Altri interventi da parte di Enzo Restagno “Mahler e la natura – dalla filosofia alla biologia”, Oswald Beaujean “Blümlein blau, verdorre nicht…” (Osservazioni sul concetto della natura dell’opera liederistica di Mahler), Hans-Klaus Jungheinrich “Was mir Gustav Mahler erzählt – Narrative Aspekte in Mahlers Symphonik” (Quello che mi racconta Gustav Mahler – Aspetti narrativi nel sinfonismo di Mahler) e una tavola rotonda: “Quale è il ruolo della natura nell’opera di Mahler?”
La popolarità di Mahler
L’argomento del Protocollo del 1995 furono la “popolarità di Mahler”, le “tendenze demolitrici della ‘droga Mahler’ che attualmente sta dilagando” e “Dobbiaco come luogo mahleriano magico, punto d’incontro di cultura rurale e cosmopolita che diventi un forum esclusivo per gli esperti e gli amanti di Mahler di tutto il mondo (A. Csampai).
Nello stesso anno la presidenza di Herbert Santer è passata a Hansjörg Viertler (l’allora direttore del Consorzio turistico Alta Pusteria e sin dall’inizio uno dei maggiori “motori” della Settimana Musicale)
Dal punto di vista del contenuto la 15esima edizione del festival rimane una “specie d’equilibrismo, tra pretese e possibilità di un paese situato in una posizione non centrale, di fare una certa autoriflessione culturale davanti allo sfondo travolgente delle creazioni mahleriane.” (Attila Csampai) Viene allestita la mostra “Omaggio a Gustav Mahler” di Robert Scherer, famoso pittore altoatesino. Markus Köhler interpretava canzoni tratte da “Reisebuch aus den Österreichischen Alpen” di Ernst Krenek e di Werner Pirchner e Francesco Brazzo venivano eseguiti vari trii per pianoforte (Wiener Klaviertrio). Grande importanza è stata data a arrangiamenti e improvvisazioni: la Pannonisches Blasorchester con la Sinfonia n° 1 in re maggiore di Gustav Mahler nell’adattamento per orchestra di strumenti a fiato di Désiré Dondeyne, lieder per pianoforte del primo periodo di Mahler nella trascrizione per orchestra da camera di Luciano Berio, la Sinfonia n° 4 di Robert Schumann in un arrangiamento di Gustav Mahler (Dagmar Peckova, Orchestra Haydn; direttore Christoph Eberle. L’organista Jan Raas ha proposto improvvisazioni su temi di Mahler.
L’argomento del Protocollo del 1995 furono la “popolarità di Mahler”, le “tendenze demolitrici della ‘droga Mahler’ che attualmente sta dilagando” e “Dobbiaco come luogo mahleriano magico, punto d’incontro di cultura rurale e cosmopolita che diventi un forum esclusivo per gli esperti e gli amanti di Mahler di tutto il mondo (A. Csampai).
Nello stesso anno la presidenza di Herbert Santer è passata a Hansjörg Viertler (l’allora direttore del Consorzio turistico Alta Pusteria e sin dall’inizio uno dei maggiori “motori” della Settimana Musicale)
Dal punto di vista del contenuto la 15esima edizione del festival rimane una “specie d’equilibrismo, tra pretese e possibilità di un paese situato in una posizione non centrale, di fare una certa autoriflessione culturale davanti allo sfondo travolgente delle creazioni mahleriane.” (Attila Csampai) Viene allestita la mostra “Omaggio a Gustav Mahler” di Robert Scherer, famoso pittore altoatesino. Markus Köhler interpretava canzoni tratte da “Reisebuch aus den Österreichischen Alpen” di Ernst Krenek e di Werner Pirchner e Francesco Brazzo venivano eseguiti vari trii per pianoforte (Wiener Klaviertrio). Grande importanza è stata data a arrangiamenti e improvvisazioni: la Pannonisches Blasorchester con la Sinfonia n° 1 in re maggiore di Gustav Mahler nell’adattamento per orchestra di strumenti a fiato di Désiré Dondeyne, lieder per pianoforte del primo periodo di Mahler nella trascrizione per orchestra da camera di Luciano Berio, la Sinfonia n° 4 di Robert Schumann in un arrangiamento di Gustav Mahler (Dagmar Peckova, Orchestra Haydn; direttore Christoph Eberle. L’organista Jan Raas ha proposto improvvisazioni su temi di Mahler.
Mahler ed il cinemaAll’argomento “La popolarità di Mahler” segue nel 1996 un nuovo tema sinora sconosciuto “Mahler ed il cinema”. Ricchezza d’immagini, drammaturgia da film, vicinanza alla natura, retrospettive, ambiente: queste caratteristiche dell’estetica mahleriana si prestano benissimo come colonne sonore per il cinema. Mahler ha influenzato direttamente i compositori hollywoodiani, si o no? Conferenze a proposito: Berndt Heller “Gustav Mahlers Musik im Film” (La musica di Mahler nel cinema), Ennio Simeon “La ricezione di Mahler nella colonna sonora”, Matthias Keller “Mahlers Tod in Hollywood” (La morte di Mahler a Hollywood). “Bruckner, Mahler e Strauss nel cinema”, con questo titolo l’Ensemble 13 ha eseguito trascrizioni per orchestre da salotto con musiche degli anni 20.
Altre trascrizioni di brani mahleriani per orchestra sinfonica ridotta di Hans Stadlmair, Erwin Stein e Benjamin Britten da parte dell’Orchestra Haydn.
Altre trascrizioni di brani mahleriani per orchestra sinfonica ridotta di Hans Stadlmair, Erwin Stein e Benjamin Britten da parte dell’Orchestra Haydn.
Apertura attraverso nuovi progetti
“La mia musica è un suono naturale”
Il 1996 segnò l’inizio della collaborazione con l’Unione Artisti Sudtirolesi che dura tuttora. Insieme abbiamo realizzato vari progetti di cultura locale. Nel 1996 fu il progetto “Metamusik – Stücke zur Musik” nell’ambito del quale venivano eseguite in prima assoluta brevi brani per pianoforte di 17 compositori tirolesi. In una specie di conferenza-concerto venivano illustrati gli aspetti estetici (Peter Paul Kainrath, pianoforte; Andreas Pfeifer, moderatore). Nel 1997 fu organizzata la festa “Traumsommernacht” (Sogno di una notte di mezza estate) in onore di Ludwig Thuille, bolzanino di nascita trapiantato a Monaco per lavoro.
Nel 1997 il compositore cubano-americano George Lopez ha scritto su commissione del Comitato Gustav Mahler un’opera dal titolo “Traumzeit und Traumdeutung, Sinfonische Aktion für Instrumentalisten im Bergraum op. 11”. Questa “azione sinfonica”, eseguita in prima assoluta dal Tiroler Ensemble für Neue Musik” nei pressi del Rifugio Comici, si prestava benissimo a questo anfiteatro mozzafiato nella cornice delle Dolomiti di Sesto. “Sulle orme dei Cantos di Bruce Chatwin reputo alcuni luoghi capaci di dar vita a un suono interiore” (George Lopez). Un viandante che per puro caso ebbe l’occasione di ascoltare la musica disse: “Mi è sembrato che le montagne avessero parlato.” Un’affermazione inconsapevole, però centrata, che ci ricollega alla musica di Mahler: “La mia musica è sempre e dappertutto un suono naturale.”
Il suggestivo concerto notturno di Uri Caine davanti alla casetta di composizione, nel 1998, rimarrà un ricordo indimenticabile.
Questo concerto e quello con il Uri Caine Jazz Ensemble, pubblicato su un cd doppio dalla Winter&Winter con il titolo “Gustav Mahler in Toblach”, ha riscontrato grande successo anche nella stampa internazionale.
Il Protocollo Mahler del 1997 aveva come titolo: “Mahler e Schubert”: “Winterreisen eines fahrenden Gesellen – Naturbeziehungen und Weltflucht in den Liedern Mahlers und Schuberts” (Viaggi d’inverno di viandanti – la natura e la fuga dal mondo nei lieder di Mahler e Schubert) di Ulrich Schreiber”, „I rapporti tra la musica strumentale di Schubert e Mahler (Paolo Petazzi) e una tavola rotonda „Ai limiti di un secolo buio: Schubert e Mahler”. Una serata liederistica con il contralto Birgit Remmert riallacciava a questo tema. La conferenza “Il Canto della Terra – nello specchio dei suoi interpreti” di Volkmar Fischer ha fatto da degna cornice alla rappresentazione dell’opera nella trascrizione per orchestra da camera di Arnold Schönberg e R. Riehn eseguita dall’Accademia d’Archi di Bolzano sotto la direzione di Zolt Nagy (solisti: Birgit Remmert e András Molnár).
“La mia musica è un suono naturale”
Il 1996 segnò l’inizio della collaborazione con l’Unione Artisti Sudtirolesi che dura tuttora. Insieme abbiamo realizzato vari progetti di cultura locale. Nel 1996 fu il progetto “Metamusik – Stücke zur Musik” nell’ambito del quale venivano eseguite in prima assoluta brevi brani per pianoforte di 17 compositori tirolesi. In una specie di conferenza-concerto venivano illustrati gli aspetti estetici (Peter Paul Kainrath, pianoforte; Andreas Pfeifer, moderatore). Nel 1997 fu organizzata la festa “Traumsommernacht” (Sogno di una notte di mezza estate) in onore di Ludwig Thuille, bolzanino di nascita trapiantato a Monaco per lavoro.
Nel 1997 il compositore cubano-americano George Lopez ha scritto su commissione del Comitato Gustav Mahler un’opera dal titolo “Traumzeit und Traumdeutung, Sinfonische Aktion für Instrumentalisten im Bergraum op. 11”. Questa “azione sinfonica”, eseguita in prima assoluta dal Tiroler Ensemble für Neue Musik” nei pressi del Rifugio Comici, si prestava benissimo a questo anfiteatro mozzafiato nella cornice delle Dolomiti di Sesto. “Sulle orme dei Cantos di Bruce Chatwin reputo alcuni luoghi capaci di dar vita a un suono interiore” (George Lopez). Un viandante che per puro caso ebbe l’occasione di ascoltare la musica disse: “Mi è sembrato che le montagne avessero parlato.” Un’affermazione inconsapevole, però centrata, che ci ricollega alla musica di Mahler: “La mia musica è sempre e dappertutto un suono naturale.”
Il suggestivo concerto notturno di Uri Caine davanti alla casetta di composizione, nel 1998, rimarrà un ricordo indimenticabile.
Questo concerto e quello con il Uri Caine Jazz Ensemble, pubblicato su un cd doppio dalla Winter&Winter con il titolo “Gustav Mahler in Toblach”, ha riscontrato grande successo anche nella stampa internazionale.
Il Protocollo Mahler del 1997 aveva come titolo: “Mahler e Schubert”: “Winterreisen eines fahrenden Gesellen – Naturbeziehungen und Weltflucht in den Liedern Mahlers und Schuberts” (Viaggi d’inverno di viandanti – la natura e la fuga dal mondo nei lieder di Mahler e Schubert) di Ulrich Schreiber”, „I rapporti tra la musica strumentale di Schubert e Mahler (Paolo Petazzi) e una tavola rotonda „Ai limiti di un secolo buio: Schubert e Mahler”. Una serata liederistica con il contralto Birgit Remmert riallacciava a questo tema. La conferenza “Il Canto della Terra – nello specchio dei suoi interpreti” di Volkmar Fischer ha fatto da degna cornice alla rappresentazione dell’opera nella trascrizione per orchestra da camera di Arnold Schönberg e R. Riehn eseguita dall’Accademia d’Archi di Bolzano sotto la direzione di Zolt Nagy (solisti: Birgit Remmert e András Molnár).
Josef Lanz
Nessun commento:
Posta un commento