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Paul Hindemith (1895-1963) |
Le Kammermusik furono composte in tre gruppi che non corrispondono esattamente ai tre numeri d'opera separati sotto i quali furono pubblicate. La Kammermusik n.1 fu scritta nel 1921 e unita come op.24 al brano per quintetto di fiati (Kleine Kammermusik) che generalmente non viene considerato come parte della serie. I primi tre concerti dell'op.36 seguirono nel 1924-25, mentre l'ultimo dell'op.36 e i due concerti dell'op.47 furono tutti composti nel 1927. Hindemith stesso era un violista di calibro internazionale: fu lui a eseguire la parte solistica nelle premières dei concerti per viola (Karnmermusik n.5) e per viola d'amore (Kammermusik n.6). Ma le sue abilità come esecutore e musicista 'tuttofare', pratico e versatile si manifestano in maniera impressionante attraverso tutte le opere, e vengono dimostrate dalla sua affermazione che, in tutti i concerti dell'op.36, nell'insieme non aveva composto alcuna parte strumentale che non avrebbe potuto suonare personalmente, con un po' di esercizio!
Kammermusik: la parola significa "musica da camera "; la maggior parte di queste composizioni - se non addirittura tutte - prevede un organico che può essere definito adeguatamente come un'orchestra, sebbene di dimensioni ridotte. Tuttavia, le richieste poste agli strumenti sono certamente 'cameristiche' in confronto alle orchestre stravaganti del repertorio prima del 1914: e la serie nacque nell'ambito del primo festival di "Esecuzioni di musica da camera perla promozione della musica contemporanea" svolto nel 1921 a Donaueschingen nella Germania meridionale. Dal 1921 al 1930 Hindemith fu responsabile di questo festival annuale che ebbe luogo sotto il patronato del Principe Max Egon zu Fürstenburg, al quale dedicò la Kammermusik n.1. L'opera è per così dire una celebrazione del nuovo spirito dell'epoca. Un aspetto importante della scrittura, che rimane valido attraverso tutta la serie della Kammermusik, è che ciascun suonatore viene trattato come solista - almeno fino al punto in cui lo sono ad esempio i membri di un quartetto d'archi. L'organico ha una formazione diversa in ciascun'opera; il peso e la sonorità sono scelti con cura per equilibrare e contrastare lo strumento solista che viene posto in primo piano.
Ciononostante la Kammermusik n.1, op.24. n.1, e di concezione alquanto diversa dalle composizioni successive. I 12 strumentisti (che Hindemith sperava - con poco senso di realtà - di poter tenere nascosti dal pubblico durante l'esecuzione) sono il flauto, clarinetto, fagotto, tromba, fisarmonica, pianoforte, xilofono, quintetto d'archi e una batteria di percussione che comprende elementi esotici come una sirena e una scatola di latta riempita di sabbia. Questa suite spensierata dallo spirito irriverente presenta un chiaro riferimento alle prime esperienze di Hindemith quando suonava in orchestre da ballo e nei complessi che accompagnavano le commedie musicali a Francoforte e nei dintorni: l'opera è infatti caratterizzata da ritmi vigorosi, una strumentazione scintillante e un'impudenza incorreggibile. I primi tre movimenti sono un preludio audacemente dissonante, una marcia frivola e un 'quartetto' pastorale (così indicato da Hindemith) per i tre legni e una singola nota sul glockenspiel. Nel finale - intitolato "1921" a quanto pare in omaggio alla fondazione dei concerti di Donaueschingen - Hindemith scatena l'intero complesso strumentale in un'esibizione di humour anarchico. Il culmine giunge con la citazione nella tromba di un foxtrot contemporaneo in sol maggiore (del noto compositore di musica leggera Wilm Wilm), accompagnato da scale in tutte le altre 11 tonalità maggiori; il tutto conclude con una stretta esuberante degna di una grande commedia del film muto.
La Kammermusik n.2, op.36 n.2 è un concerto per pianoforte e 12 strumenti: non si tratta degli stessi strumenti della Kammermusik n.1 ma di una disposizione più convenzionale, se vogliamo più 'cameristica', di flauto, oboe, clarinetto, clarinetto basso, fagotto, corno, tromba, trombone, trio d'archi e contrabbasso. Fu dedicato alla pianista Emma Lübbecke-Job che ne eseguì la première a Francoforte sotto la direzione di Clemens Krauss nell'ottobre 1924. E' ancora presente qualcosa dello spirito anarchico dell'opera precedente - soprattutto nell'impertinente "Piccolo potpourri" che Hindemith inserisce tra il movimento lento e il finale - ma in generale l'opera ha più carattere di un concerto 'atletico' neobarocco, in cui ciascun movimento viene spinto in avanti da un irresistibile polso fondamentale. La scrittura pianistica è quasi sempre dominata dal contrappunto e intensamente ritmica, soprattutto nel primo movimento che ricorda una toccata con la sua vivace figurazione motoria. Il movimento lento è costruito su un modello estremamente bachiano: nelle sezioni esterne il pianoforte elabora alcune variazioni melodiche sopra un tema ostinato del basso, mentre la sezione centrale è un dialogo lirico a due parti per lo strumento solista. Dopo il "Potpourri" che ha la funzione di piccolissimo scherzo con le sue aspre giustapposizioni strumentali, il finale ritorna allo stile energico del primo movimento, ma con ritmi di danza 'contrari' e una maggiore varietà nella tessitura.
La terza Kammermusik, op.36 n.2, forse la più conosciuta della serie, è un concerto per violoncello in miniatura scritto per il fratello di Hindemith, Rudolf, con un accompagnamento di soltanto 10 strumenti (la medesima disposizione della Kammermusík n.2 ma senza il clarinetto basso e la viola). La successione dei quattro movimenti, lento-veloce-lento-veloce richiama alla mente la sonata barocca, e il primo movimento introduttivo, che esordisce con un nobile ed espressivo assolo del violoncello, affascina per il suo carattere rapsodico e lirico. Il secondo movimento è uno scherzo brillante in metro di danza, che deve parecchio all'effetto cumulativo dei ritmi ostinati del violoncello: qui Hindemith ottiene da un numero di suonatori estremamente ridotto un suono straordinariamente pieno e genuinamente 'orchestrale'. Anche il terzo movimento, il più lungo di tutti, è di una profonda espressività. Lo stile appassionatamente melodico e l'intensità seria ed elegiaca dimostrano eloquentemente che l'idioma della Kammermusik non esclude l'espressione di un intenso sentimento. Dopo questo meraviglioso movimento, il breve e rapido finale, pieno di una sicurezza ed humour haydniani, reca uno spirito più leggero e spensierato finché i vari strumenti sembrano 'evaporare' scomparendo dall'immagine e lasciando che il violoncello concluda l'opera da solo con un unico pizzicato.
La Kamrnermusik n.4, op.36 n.3, è un concerto per violino scritto per l'amico di Hindemith, Licco Amar, violino principale del Quartetto Amar del quale Hindemith era violista. In certo modo questo concerto concepito in cinque movimenti è il più ambizioso della serie; e diversamente dai due predecessori in cui lo strumento solista è un prímus inter pares, qui il violino viene trattato più come un tradizionale solista concertante. L'organico dell'accompagnamento, definito come "grande orchestra da camera", è formato prevalentemente da strumenti a fiato (la sezione dei legni comprende 2 ottavini, clarinetti in mi bemolle e clarinetti bassi, mentre gli ottoni sono rappresentati da una cornetta e una tuba bassa), e il corpo degli archi non comprende alcun violino; Hindemith ricorre anche all'impiego di piccoli tamburi - come tamburelli senza sonagli - comunemente impiegati nelle bande jazz contemporanee.
Non che il linguaggio musicale sia particolarmente influenzato dal jazz: in realtà si tratta di un'opera dal carattere prevalentemente strenuo e serio, come appare subito chiaro dal tutti nel breve movimento introduttivo che Hindemith ha intitolato "Signal" (Segnale). Questo viene immediatamente seguito da un atletico ed incalzante primo movimento che nella gamma e nella perfezione del suo sviluppo corrisponde più a un tipico primo movimento da concerto. Il movimento lento centrale è un "Pezzo notturno", che se non altro intensifica ancor di più l'inquieto umore meditativo. La parte del violino si muove principalmente nel registro acuto, mantenendo ed elaborando uno spirito di protesta lirica. Nei primi tre movimenti il concerto sembra invitarci a un paragone diretto con l'ugualmente serio Concerto per violino e orchestra di fiati di Kurt Weill, composto un anno prima nel 1924. Gli ultimi due movimenti sono più leggeri e formano una specie di finale in forma 'bipartita'. Il quarto movimento è una brillante invenzione su un vivace motivo di marcia nella cornetta, mentre il quinto, una specie di stretta conclusiva, è una bizzarra ispirazione che richiede il massimo virtuosismo; il violino rimane con una continua figurazione di moto perpetuo con alcuni commenti di una melodiosità quasi 'surreale' degli altri strumenti.
L'organico del concerto per viola, Kammermusik n.5, op.36 n.4, ha una componente di legni e ottoni ancora più grande della Kammermusik n.4, mentre gli archi sono ridotti a un piccolo gruppo di violoncelli e contrabbassi. Si tratta probabilmente della Kammermusik più nota dopo il concerto per violoncello, e nel suo equilibrio formale e la matura combinazione di allegria e serietà preannuncia inconfondibilmente i concerti più grandi che Hindemith avrebbe scritto negli anni Trenta e Quaranta. Il primo movimento è un'altra vivace struttura neobarocca dal moto rapido, ma viene seguito da un movimento lento di ampio respiro e profondamente sentito (Langsam) in cui un monologo malinconico della viola viene posto contro i ricchi timbri oscuri dei fiati. Il terzo movimento è un abile scherzo polifonico; e il finale conclude il tutto in uno stile burrascoso - una serie di variazioni abilissime su una allegra e alquanto volgare marcia militare bavarese, la cui orchestrazione rende chiara la necessità per la presenza di tanti strumenti a fiato.
La Kammermusik n.6, op.46 n.1, è un concerto per viola d'amore, il caldo e delicato strumento barocco con numerose corde che vibrano per simpatia, quasi andato in disuso ma per il quale Hindemith nutrì un affetto particolare. Dato che la viola d'amore ha ancora pochi esponenti, questo concerto è probabilmente il meno eseguito della serie della Kammermusík, pur rimanendo uno dei più riccamente concepiti e forse il più concentrato. Anche in questo caso l'orchestra da camera è limitata a 13 suonatori, ed è una versione ridotta dell'organico impiegato nel concerto per viola, con meno strumenti a fiato ma anche meno violoncelli e contrabbassi.
La viola d'amore vi aggiunge una sonorità nostalgica tutta particolare, con l'espressione più intima delle sette composizioni. Al vivace - ma pur sempre cantabile - primo movimento con il suo tema introduttivo dal passo fiero, succede un meraviglioso movimento lento (la cui durata è notevole rispetto alla lunghezza de|l'opera) dominato dalla florida linea cantabile dello strumento solista. Segue una serie di variazioni meditative nella maniera di una lunga cadenza accompagnata, che riprende alcuni elementi tematici già ascoltati precedentemente, e il concerto conclude con un breve finale costituito da una variazione più rapida e briosa della musica del movimento introduttivo.
L'ultima composizione della serie, la Kammermusik n.7, op.46 n.2 è un concerto per organo e 11 strumenti a fiato con l'aggiunta di qualche violoncello e un contrabbasso. Hindemith lo compose per inaugurare il nuovo organo alla Radio di Francoforte (allora diretta da suo genero Hans Flesch), alla quale Hindemith dedicò l'opera. La radio mandò in onda la prima esecuzione del concerto nel gennaio 1928 con Reinhold Merten come solista. Si tratta del più grandioso e festivo di tutti i concerti, ed è l'unico concepito nella forma convenzionale in tre movimenti; inoltre Hindemith vi sfrutta pienamente le ampie possibilità polifoniche dello strumento solista. Il primo movimento è una marcia piena di allegria, a volte di un comico senso di importanza; ma vi succede un ampio e profondamente espressivo movimento lento che esordisce con un lungo e meditativo assolo dell'organo. Mentre la musica evolve in una spaziosa fantasia polifonica, le tessiture orchestrali e l'atmosfera quasi religiosa di meditazione sembrano anticipare alcune sezioni della grande opera Mathis der Maler di Hindemith. Il finale è una fuga rapida ed emozionante con un soggetto che tende a salire melodiosamente annunciato dalla tromba. L'organo ben presto conferisce al discorso un tono di grandezza, e il contesto contrappuntistico varia tra il leggero e il serio prima che la serie finale di stretti porti il concerto alla sua conclusione in un'atmosfera di vigorosa festività.
Calum MacDonald
Traduzione DECCA 1992