Introduzione a cura di Ernesto Napolitano. Nuova edizione. Piccola Biblioteca Einaudi. Torino 2005, 198 pp..
In nuova edizione, e non più in gemellaggio con l'altro storico Versuch (über Wagner), sempre da Einaudi (PBE) è stato riproposto il Mabler di Adorno, cui è premessa un'introduzione di Ernesto Napolitano. Questa «costellazione di singole analisi» musicali - sottolinea il curatore citando una definizione dello stesso Adorno - non mostra agli occhi del lettore contemporaneo tracce d'invecchiamento o inattualità imponendosi, viceversa, alla sua attenzione come il saggio «più meritevole, fra quelli che ci ha lasciato in questo campo». A riprova conta il primato, in esso, attribuito all'oggetto sul soggetto, la percezione sensibile dell'Altro, il traguardo estetico riconosciuto a quanto, altrimenti, suole considerarsi gratuito, estraneo, «scarto».
Gli otto capitoli del libro, dai titoli emblematici, annunciano prospettive di analisi i cui punti di riferimento essenziali sono individuati in una concezione formale orientata in tre categorie. Adorno le cita esplicitamente all'inizio del III capitolo (Caratteri): irruzione, sospensione, adempimento. Per ognuna di esse, fornisce chiavi di lettura ed esemplificazioni, rintracciabili un po' ovunque nell'ampio saggio. Così, riferendosi al secondo movimento della Quinta Sinfonia, «la fanfara dell'irruzione prende corpo musicalmente in forma di corale, che non rimane estraneo, bensì va a collegarsi tematicamente al tutto». Tale categoria, liberata dalla sua «ingenuità e ignoranza» e strutturata musicalmente, diventa immanente alla forma. Delegata, invece, a rivestire il ruolo di quanto potrebbe genericamente indicarsi "senza tempo", la sospensione assume carattere «extraterritoriale», come nell'episodio con il corno da postiglione nella Terza. Ancora, nella stessa Sinfonia, alla fine dell'esposizione, nel primo movimento, l'epodo (Abgesang), equivalente alla terza sezione della forma strofica prediletta dai Meistersinger, si configura come adempimento; qualcosa, tuttavia, che «estraneo all'immanenza formale e alle previsioni esatte diventa a sua volta principio formale».
Nel capitolo intitolato "Romanzo", Adorno riconosce a Mahler l'intuizione che fu di Nietzsche sull'insincerità del sistema nella sua integrità. La sua musica si proietta nell'interezza
dell'esistenza, lasciandone inalterata l'oggettività, senza adottare «una metafisica di ricambio» Il procedimento è inverso a quello intrapreso dai classici. Il riferimento a Beethoven è esplicito, laddove quei «concentrati sinfonici sono sempre affiancati da opere la cui durata coincide con quella di una vita felice, piena di moto, paga in sé stessa».
Ma l'affinità più evidente tra la natura del romanzo e la scrittura mahleriana si riscontra sul versante dei Lieder che si «evolvono» nelle sinfonie e che, con esse, spartiscono il medium omogeneo dell'«oggettività stilizzata». Nel Lied von der Erde Adorno riconosce a Mahler un'autonomia stilistica, nella storia del genere, paragonabile solo agli esiti ottenuti da Musorgskij, Janácek o, in alcuni casi, Hugo Wolf, per la capacità di «travalicare il limite consueto di un testo per musica» e per la sensibilità peculiare verso un «est slavo inteso come mondo preborghese». La lettura dell'insuperato saggio, per chi non ne avesse ancora contezza, ma anche la rilettura, per tutti quelli che ne abbiano già scorso le pagine, sono oggi indotte, persuasivamente, da quest'ultima edizione che si avvale anche dell'intelligente revisione effettuata da Elisabetta Fava sulla traduzione di Giacomo Manzoni.
Gli otto capitoli del libro, dai titoli emblematici, annunciano prospettive di analisi i cui punti di riferimento essenziali sono individuati in una concezione formale orientata in tre categorie. Adorno le cita esplicitamente all'inizio del III capitolo (Caratteri): irruzione, sospensione, adempimento. Per ognuna di esse, fornisce chiavi di lettura ed esemplificazioni, rintracciabili un po' ovunque nell'ampio saggio. Così, riferendosi al secondo movimento della Quinta Sinfonia, «la fanfara dell'irruzione prende corpo musicalmente in forma di corale, che non rimane estraneo, bensì va a collegarsi tematicamente al tutto». Tale categoria, liberata dalla sua «ingenuità e ignoranza» e strutturata musicalmente, diventa immanente alla forma. Delegata, invece, a rivestire il ruolo di quanto potrebbe genericamente indicarsi "senza tempo", la sospensione assume carattere «extraterritoriale», come nell'episodio con il corno da postiglione nella Terza. Ancora, nella stessa Sinfonia, alla fine dell'esposizione, nel primo movimento, l'epodo (Abgesang), equivalente alla terza sezione della forma strofica prediletta dai Meistersinger, si configura come adempimento; qualcosa, tuttavia, che «estraneo all'immanenza formale e alle previsioni esatte diventa a sua volta principio formale».
Nel capitolo intitolato "Romanzo", Adorno riconosce a Mahler l'intuizione che fu di Nietzsche sull'insincerità del sistema nella sua integrità. La sua musica si proietta nell'interezza
dell'esistenza, lasciandone inalterata l'oggettività, senza adottare «una metafisica di ricambio» Il procedimento è inverso a quello intrapreso dai classici. Il riferimento a Beethoven è esplicito, laddove quei «concentrati sinfonici sono sempre affiancati da opere la cui durata coincide con quella di una vita felice, piena di moto, paga in sé stessa».
Ma l'affinità più evidente tra la natura del romanzo e la scrittura mahleriana si riscontra sul versante dei Lieder che si «evolvono» nelle sinfonie e che, con esse, spartiscono il medium omogeneo dell'«oggettività stilizzata». Nel Lied von der Erde Adorno riconosce a Mahler un'autonomia stilistica, nella storia del genere, paragonabile solo agli esiti ottenuti da Musorgskij, Janácek o, in alcuni casi, Hugo Wolf, per la capacità di «travalicare il limite consueto di un testo per musica» e per la sensibilità peculiare verso un «est slavo inteso come mondo preborghese». La lettura dell'insuperato saggio, per chi non ne avesse ancora contezza, ma anche la rilettura, per tutti quelli che ne abbiano già scorso le pagine, sono oggi indotte, persuasivamente, da quest'ultima edizione che si avvale anche dell'intelligente revisione effettuata da Elisabetta Fava sulla traduzione di Giacomo Manzoni.
Maina Mayrhofer (il giornale della Musica, 07/07)
1 commento:
Grande libro, perennemente consultabile, eternamente leggibile, spunti densissimi ad ogni apertura di libro, e anche una ottima recensione.
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