Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, aprile 19, 2008

Il metronomo fino a Ligeti

L'invenzione del metronomo, quel piccolo meccanismo ad uso dei musicisti, dallo snervante tic-tac, è attribuita nel 1812 all'olandese Winkel (già nel 1696 si ha notizia di un metronomo, alto 2 metri, costruito dal francese Etienne Loulié). La sua realizzazione è invece del tedesco Mälzel nel 1816. Beethoven, per primo, usò il metronomo nella sua stessa musica ma lo strumento di cui si servì doveva essere ancora impreciso, essendo le indicazioni talmente veloci da risultare ineseguibili (vedi il I Movimento della V Sinfonia, Allegro con brio in 2/4, Minima = 108!). Questa in breve, la storia. Come da manuale. Esistono però altre storie sul metronomo. In musica e nell'arte contemporanea.
Pensiamo all'interpretazione come oggetto-scultura che ne dà Man Ray nel 1923, attaccando al pendolo la foto di un occhio (sul significato di quest'opera, Indestructable Object, rimandiamo al sito della Tate Gallery); agli scatti in b/n di Marjan Zahed Kindersley dedicati al metronomo; alla recente Metronome, erotica graphic novel della concept artist Veronique Tanaka, composta da 64 pagine. Le vignette, 16 per pagina, funzionano come le battute in musica. A un ritmo di 4/4.
L'uso del metronomo come strumento musicale ci porta invece a György Ligeti e al suo Poème Symphonique per 100 metronomi del 1962. In realtà nel 1960 il giapponese Toshi Uchiyanagi scrisse Music for Electric Metronome per metronomo e 3 o più esecutori ma quando progettò la sua opera Ligeti non conosceva quella di Ichiyanagi. Del 1983 è poi MM51 di Kagel, per pianoforte, film e metronomo.
Poème Symphonique, massa sonora e network poliritmico che emerge automaticamente, non appena il meccanismo comincia a ticchettare, va considerato come il prototipo di un'idea adottata da Ligeti in altri pezzi concettualmente simili come Continuum per clavicembalo dove la ripetizione frenetica di pattern ritmici genera un effetto stroboscopico. La partitura del Poème? Una pagina dattiloscritta ovvero un elenco di disposizioni e ironici suggerimenti. La première si tenne il 13 settembre 1963 a Hilversum, in Olanda, all'annuale Gaudeamus Music Week, appuntamento con la nuova musica. Una serata carica di aspettative (il titolo, Poème Symponique, suonava rassicurante) con ospiti illustri e discorsi importanti "sull'alto valore dell'arte musicale" e che, invece, ebbe l'effetto di una chiara provocazione rimarcata dall'atteggiamento serioso, in abiti di cerimonia, dei 10 esecutori che azionarono i metronomi. Questo e nient'altro avrebbe potuto leggere un pubblico poco familiare al movimento neo avanguardista Fluxus di cui Ligeti faceva parte in quegli anni. All'ultimo tic dell'ultimo metronomo seguì il silenzio. Pesante. Poi urla di protesta. La performance fu ripresa dalla tv olandese ma non andò mai in onda. Al suo posto venne trasmessa una partita di calcio (Ligeti ne parla nelle note al cd 5, Mechanical Music, della György Ligeti Edition, Sony 1997). Sebbene le sue esecuzioni non siano frequentissime (anche per le oggettive difficoltà di allestimento) l'opera, amata o incompresa, continua a far parlare di sè, per l'impatto acustico e l'effetto visivo sorprendente, grazie ad un'altra première televisiva (dopo quella mai andata in onda!) trasmessa dal canale francese Arte. Performance registrata a Roma ed eseguita utilizzando un dispositivo ideato nel 1995 dall'artista di installazioni Gilles Lacombe in grado di far funzionare i 100 metronomi simultaneamente e autonomamente, senza dover ricorrere ai 10 esecutori. Il video (di circa 9 minuti) è su You Tube (http://it.youtube.com/watch?v=X8v-uDhcDyg) e sul sito UbuWeb e continua a diffondersi tra i vari blogart: Ionarts, The rest is noise, Time4time, The staanding room..., affascinando i musicisti. E non solo. Geniale esempio di concept art. Pura espressione di sound art.

Maddalena Schito (Gdm, 04/08)

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