Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

venerdì, novembre 01, 2013

Vivat: Robert King direttore e discografico

Robert King (1960)
Robert King, il celebre direttore inglese, debutta nel mondo discografico con una propria etichetta, Vivat: in occasione delle prime uscite con l’ensemble King's Consort, lo abbiamo incontrato per chiedergli i motivi di questa decisione.

Cosa l’ha spinta a creare una nuova etichetta dopo la lunga collaborazione con Hyperion?
L'industria discografica è cambiata profondamente e il mio desiderio era quello di avere un controllo maggiore su quanto incidiamo: non mi fraintenda, Hyperion e un'etichetta meravigliosa ma col passare del tempo mi sono accorto che quello che noi volevamo registrare non faceva parte dei loro progetti. Ad esempio, ho dovuto lottare moltissimo per far passare il progetto del Requiem di Michael Haydn, che poi ha venduto quarantamila copie! Quindi ho deciso di seguire l'esempio di altri e di fondare un’etichetta tutta nostra: certo, per quanto riguarda i complessi di strumenti originali noi siamo fra i primi, forse dopo il solo John Eliot Gardiner. Insomma, Vivat nasce per permetterci di avere libertà di scelta, controllo totale e per farci prendere dei rischi, quando le etichette tradizionali sembrano giocare in difesa. Forse siamo dei pazzi!
I primi tre dischi sono molto diversi tra loro, perché si spazia dal Barocco francese alla musica sacra inglese tra Otto e Novecento, per finire con i Quartetti op.18 di Beethoven. Mi spiega il motivo di queste scelte?
Prendiamo il CD con le musiche di Stanford e Parry: Hyperion non ce l'avrebbe mai fatto incidere o, semmai, l'avrebbe affidato ad altri. Si tratta di musica che adoro e che, da inglese, sento scorrermi nelle vene: quindi ho deciso potesse inaugurare degnamente il nuovo catalogo, che per il resto sarà basato sul repertorio per cui il King's Consort è diventato famoso, senza tralasciare qualche deviazione un po’ stravagante! Un altro punto fermo delle nostrc registrazioni sarà sempre l'altissima qualità di tutte le componenti: prenda, ad esempio, il booklet, molto ricco, in varie lingue, pieno di informazioni. Se vogliamo aggiungere quattro pagine per descrivere ogni strumento di ogni musicista dell'orchestra, o se vogliamo mettere un album fotografico, ebbene, possiamo farlo adesso.
Torniamo a Stanford e Parry, la cui musica è poco nota da noi in Italia...
Stanford, in particolare, è un grande compositore, la cui lezione si protrasse per almeno cinquant’anni dopo la sua morte, e appartiene alla tradizione della musica sacra, non a quella del Romanticismo inglese: c'è una palese influenza di Brahms nel suo stile, senza tralasciare poi alcuni momenti Wagneriani, come nella seconda traccia del CD dove pare di sentire il Rheingold! Penso che il pubblico italiano possa amare questa musica, considerandolo come un buon vino che deve essere aperto con cura e gustato lentamente. Tenga poi conto del fatto che abbiamo utilizzato, per l'incisione, strumenti dell'epoca e uno stile esecutivo il più fedele possibile; molti cantanti, che già conoscevano questa musica praticamente a memoria, si sono stupiti per quanto sembrasse nuova, come passare da una visione bidimensionale ad una tridimensionale, con una cura inusitata di tutti i dettagli strumentali e vocali (pensiamo ai portamenti). Musica sacra, certo, ma imponente, grandiosa, non proprio con l'intimismo di un Tallis!
Per Couperin, e le Leçons de Ténébres, si tratta invece di un ritorno, dopo l'incisione del 1990. Cosa è cambiato?
All'epoca rcgistrai questo capolavoro con due grandissimi controtenori, James Bowman e Michael Chance, mentre ora ho deciso di tornare alle indicazioni originali e di utilizzare due soprani, nonché al diapason francese, molto più basso; si tratta quindi  di una versione del tutto nuova per la quale ho voluto scegliere con la massima cura le mie cantanti, e credo che oggi non ci sia artista migliore, per questo repertono Barocco, di Carolyn Sampson, la cui voce si sposa benissimo con quella della norvegese Marianne Beate Kielland, più scura e timbrata perché, se guardiamo bene la partitura, la tessitura della seconda voce è piu bassa rispetto alla prima. Ho voluto enfatizzare questa differenza, avendo nel medesimo tempo cura che, quando le due voci si uniscono, si amalgamino bene, calzino proprio come la migliore scarpa italiana!
Nell’ultimo CD troviama i Quartetti op.18 di Beethoven. Cosa distingue questa versione dell'Allegri String Quartet?
Vivat non vuole essere solo l’etichetta discograhca del King's Consort, ma comprenderà, nei prossimi anni, anche artisti che apprezzo come uomini e come musicisti, e i membri dell'Allegri appartengono a questa categoria; certo, so bene che la concorrenza è enorme c che questo disco certo non venderà un milione di copie, ma credo che il pubblico apprezzerà il suono di questi ragazzi, registrato da molto vicino, senza trucchi e con un’estrema chiarezza dei dettagli. Un suono onesto, lo definirei, fanno musica con grande temperamento, e prima di scegliere loro ho ascoltato molti altri quartetti. Tenga presente che il violista del Quartetto Allegri è anche la prima viola del King's Consort: a cinquantatre anni voglio lavorate solo con gente che mi piace!
I prossimi progetti casa comprenderanno?
Il quarto disco sarà monteverdiano, dal titolo "Heaven and Earth", una raccolta di madrigali tratti dagli ultimi libri (dal quinto all'ottavo), nonché un paio di brani operistici (Orfeo e Poppea): in passato il King's Consort ha inciso molta musica sacra di Monteverdi, ma questa volta ho voluto concentrarmi invece sulle pagine profane. Una pagina come “Hor che 'l ciel" è una delle composizioni più grandi di tutti i tempi, l'ho ascoltata centinaia di volte eppure riesco sempre a trovare dettagli nuovi: sono molto contento di questa incisione, che uscirà intorno ad ottobre. E poi in settembre incideremo una raccolta di arie tratte dagli oratori di Haendel con Iestyn Davies, "il controtenore del momento", per proseguire in ottobre con la musica da camera dell'amato Purcell, le Sonate a quattro: c'è voluto molto tempo a trovare il team perfetto, che comprende anche Cecilia Bernardini, figlia del grande oboista Alfredo e a sua volta splendida violinista.
Oltre alla Sua attività col King’s Consort, dirige anche orchestre tradizionali: come cambia il metodo di lavoro in queste occasioni?
Amo lavorare con gli strumenti moderni, ho portato a termine splendidi progetti, per esempio alla Rai di Torino, i cui musicisti si sono mostrati molto aperti allo stile filologico: il mio comportamento, in ogni caso, non cambia, perché la musica e il compositore rimangono sempre al primo posto e il direttore è solo un tramite che deve garantire la fedeltà alle intenzioni del compositore.
Ma per i nostri lettori sarà forse una sorpresa conoscere la Sua attività nel mondo hollywoodiano, per le colonne sonore di tanti celebri film!
ln effetti ho avuto la fortuna di collaborare, specie con il mio coro, ad alcuni Blockbuster, come Il Codice Da Vinci o Shrek: io amo lavorare in teatro e per il cinema, mi interesso di tutti gli aspetti coinvolti, dalle luci alle scene alle parrucche, quindi se c'è una buona opportunità non me la faccio scappare.
C'è in vista qualche concerto in Italia?
Purtroppo no, perché si tratta di uno dei Paesi che amo di più, ma non dispero: il mercato della musica, come tanti altri, ormai lavora con preavvisi sempre minori e per noi musicisti può essere un problema non sapere cosa faremo, magari, fra tre e quattro mesi. Ma credo fermamente che anche in tempi difficili, la gente non potrà rinunciare alla musica: sta a noi, semmai, essere più creativi e flessibili.

Nicola Cattò ("Musica", n.249, settembre 2013)

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