Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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lunedì, novembre 03, 2025

Musica e poesia a San Maurizio

Comincia stasera in San Maurizio al Monastero Maggiore (corso Magenta 15) una serie di concerti di musica antica eseguita su strumenti antichi o ricostruiti su modelli d'epoca. Un nuovo spazio musicale si aggiunge così alle sedi tradizionali della musica milanese. Il primo concerto della serie, che si concluderà il 3 dicembre, sarà sostenuto da Hannelore Müller, viola da gamba, e Emilia Fadini, cembalo; comprenderà musiche di Frescobaldi, Ruffo, Couperin, Marais.

Era il 13 ottobre del 1976: sul «Corriere della Sera» così veniva dato l'annuncio dell'inaugurazione di quella che, nel tempo, sarebbe divenuta la più importante e prestigiosa rassegna di musica antica a Milano, e non solo. Sotto la pioggia autunnale, una fila di ombrelli si accalcava lungo il marciapiede di corso Magenta; la chiesa traboccava di un pubblico «coinvolto intellettualmente e profondamente ammirato. [...] Peccato che possa contenere solo trecento persone circa. Il pubblico è accorso numeroso e purtroppo molte persone non hanno potuto entrare»: «Musica e poesia a San Maurizio» iniziava la sua storia.
Sandro Boccardi, ideatore e poi, per oltre trent'anni, direttore della rassegna, ama ripetere che non è stato lui a scegliere San Maurizio: è il luogo ad aver condizionato le sue scelte. Funzionario del Comune di Milano, Boccardi un giorno si ritrova ad accompagnare un collega del Settore Cultura in un sopralluogo in quella chiesa dimenticata. Nelle intenzioni del Comune il coro di San Maurizio avrebbe forse potuto ospitare delle mostre. «Lascio immaginare - ricorda Boccardi - la sorpresa di trovarmi di fronte ad una chiesa che era ed è essa stessa una mostra vivente dell'arte del tardo Rinascimento lombardo e del primo Barocco. Assurdo farne uno spazio in cui esposizioni ne coprissero le bellezze.» Boccardi, da amante della musica (studiava pianoforte), percorre rapito l'iconografia degli affreschi: «Angeli con piccole arpe medievali, liuti, viole da gamba, flauti senza chiavi, ribeche», ad incorniciare un'aula in cui nel Cinque-Seicento monache di clausura avevano cantato e suonato. Sgorga così, dallo stesso contatto estetico ed emotivo con il luogo, l'idea di renderlo spazio per la musica, per una musica in grado di realizzare una compiuta sonorizzazione dello spirito che in quell'intimo e incantato anfratto d'arte e di storia pareva aleggiare: per la musica antica. Attraverso scambi di idee con Ermanno Arslam, direttore dell'attiguo Museo Archeologico, il progetto inizia a profilarsi nei suoi contorni, scandagliato ed elaborato con passione in seno a una commissione informale che, in «incontri quasi carbonari», accoglieva suggerimenti e stimoli dal mondo letterario e musicale, da Maria Corti a Renato Fait. Conquistato l'appoggio del Comune - che investe Sandro Boccardi della figura di direttore responsabile -, ecco i cicli di musica e poesia tradursi in realtà «La poesia moderna accanto alla musica antica», rievoca Boccardi «due linee parallele: le letture poetiche in orario pomeridiano, i concerti alla sera, con cadenza settimanale.» Era una novità, allora, udire i poeti leggere le proprie composizioni: Vittorio Sereni, Giorgio Caproni, Mario Luzi, Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto, ognuno introdotto da relatori del calibro di Maria Corti, di Cesare Segre, di Gianfranco Contini. Anche se, dopo due anni, gli incontri di poesia furono abbandonati, «la poesia - precisa Boccardi - restava e resta nel titolo della rassegna sanmauriziana: poesia in senso lato, come momento dell'avverarsi del messaggio artistico (del poiein), così naturale e accessibile nel contesto magico, architettonico e pittorico, spaziale e acustico di San Maurizio». Che in quel luogo si facesse e vivesse poesia dovette essere chiaro fin da subito, già al concerto inaugurale:

È un luogo splendido, insigne monumento cinquecentesco ricco di affreschi di scuola leonardesca (Luini, Boltraffio, Lomazzo): l'acustica è perfetta [...]. Il programma [...] è risultato eccellente per la presenza di due artiste di elevate qualità, Hannelore Müller (viola da gamba) e Emilia Fadini (cembalo), che dai loro preziosi strumenti hanno tratto suoni di sicura bellezza. (Corriere della Sera, 15 ottobre 1976)

A risuonare, percorso dalle mani di Emilia Fadini, era un prezioso cembalo Taskin del 1780, proveniente dalle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco, gentilmente prestato per l'occasione: per circa vent'anni sarebbe rimasto a San Maurizio, anch'esso da protagonista; e Boccardi ricorda «l”apprensione amorevole di Clelia Alberici, direttrice delle Civiche Raccolte del Castello, che raccomandava di mettere al Taskin, durante l'inverno, una copertina di lana».
Il concerto affidato a Emilia Fadini e Hannelore Müller dell'ottobre del 1976 inaugura il susseguirsi di appuntamenti, stagione dopo stagione, con esecutori divenuti oggi i più acclamati interpreti della musica del passato: già limitandosi ai primi dieci anni di attività di San Maurizio, si incontrano i nomi (qui in ordine sparso e tutti d'un fiato, così da rendere la vertigine di simili abbacinanti proposte concertistiche) di René Jacob, Sigiswald, Barthold e Wieland Kuijken, Kenneth Gilbert, Alan Curtis, Ensemble Sequentia, Musica Antiqua Köln, ]ordi Savall e il suo Hespèrion, Ton Koopman, Gustav Leonhardt, Hilliard Ensemble, Nikolaus Harnoncourt, Christophe Rousset, Gabriel Garrido, James Bowman, Christopher Hogwood, Frans Brüggen, Anner Bijlsma. E, parallelamente, oltre a portare in Italia fin dagli anni Settanta le avanguardie della musica antica, San Maurizio contribuisce a dare spazio e a far emergere le nuove forze italiane impegnate nella prassi esecutiva storica, «con il loro timbro particolare e la loro fantasia istintiva, e con un bagaglio di studi fatti seriamente all'estero. Partiti in ritardo, ma - è Boccardi a parlare - già protagonisti di primo piano, quando non riposassero sui primi allori»: tra gli altri, Chiara Banchini, Roberto Gini, Lorenzo Ghielmi, il Giardino Musicale (che negli anni sarebbe divenuto «armonico»). Il successo della rassegna prosegue nel tempo, attraversando la Milano da bere degli anni Ottanta - in cui San Maurizio talora diviene anche un'occasione à la page, con le fotomodelle sedute per terra a gustarsi i concerti -, sino al monumentale progetto dell'esecuzione integrale delle Cantate di Bach, avviato e concluso in dieci anni a partire dal 1994, che, per quanto gestito dalla Società del Quartetto e dal Comune di Milano, del seminato di San Maurizio è stato in qualche modo una luminosa emanazione.
Molti gli appuntamenti sanmauriziani rimasti memorabili, dalla Messe de Notre-Dame di Guillaume de Machaut proposta dall'Ensemble Musica Antiqua nel 1978, fino al concerto dell'Ensemble Sequentia di Colonia dedicato a Dante e i trovatori, con gli strumentisti che si muovono nello spazio, tra il pubblico, o ancora, nel 1979, al concerto dell'Hespèrion XX di Savall che vede i musicisti dislocati in parte sui matronei, in parte dietro gli stalli lignei, in parte sulla pedana, con effetti stereofonici di grande suggestione, a ribadire, nel suggestivo incantesimo acustico, l'assoluta simbiosi della musica con un luogo capace di incarnarsi in pura vibrazione sonora. E vivo nei ricordi di Boccardi è il momento dell'inaugurazione nel 1982 del cinquecentesco organo Antegnati fresco di restauro.

È un momento di alta suggestione quando Gustav Leonhardt, prima di dare inizio al concerto, apre le ante dello strumento. Il gesto è immediatamente compreso nel suo significato simbolico e scoppia l'applauso del pubblico. Al recital di Leonhardt, seguono nei giorni immediatamente successivi quelli di Luigi Ferdinando Tagliavini e di Michael Radulescu.

Sandro Boccardi oggi sorride ricordando i primi anni di San Maurizio, quando la possibilità di organizzare una nuova stagione era ogni volta un'incognita, quando gli amici che giungevano al concerto e lo vedevano vendere i biglietti si fermavano ad aiutarlo. Di incommensurabili esperienze umane e artistiche di cui è stato il motore narra con un'umiltà disarmante, ma lo sguardo (a ragione) tradisce la gioia orgogliosa del proprio operato. Ora, soprattutto, si concentra sull'altro suo amore, la poesia; e confida come nel leggere e porgere i propri testi poetici ripensi al musicista che si sposta nell'aula di San Maurizio, sperimentando verso quale punto e con quale intensità sia più opportuno indirizzare la voce. Nei versi di Boccardi ritorna, rarefatto, il binomio musica e poesia, a mo' di suggello di un credo fattosi realtà, e generosamente donato a Milano:
Il gesto il suono il logo
sono scintille rapide nel cielo
piccole tracce dell'effimero.
Eppure eppure Icaro ripunta l'ala precaria
dove il verbo s'incarna e il tempo s'ineterna.
Davide Verga
(da "Milano, laboratorio musicale del Novecento", Archinto, 2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quanti splendidi ricordi