Sono trascorsi sessant'anni, ma negli annali artistici della nostra città di Carpi la serata del 12 novembre 1945 rimane tuttora tra le memorabili. E doppiamente, perché in una gelida Sala dei Mori due avvenimenti si conglobavano in uno: il battesimo della Società Amici della Musica e il debutto di un complesso sconosciuto, il Nuovo Quartetto Italiano, che ai sobri fasti dell'occasione avrebbe conferito i connotati di una sorprendente rivelazione. Il sodalizio cittadino era nato l'estate precedente dalla decisione coraggiosa, al limite della temerarietà, di un gruppo di noti musicisti e musicofili carpigiani. Ricordiamone i nomi: Erio Silvestri, Gaetano Lugli, Alfredo Sabbadini, Nereo Lugli, Ottorino Savani, e l'allora studente (futuro ingegnere) Giuseppe Caffarra, il quale sin dall'inizio, in qualità di Segretario, prendeva su di sé il non lieve onere di gestire i primi passi dell'associazione e poi, come Presidente, l'avrebbe sostenuto con passione e raro spirito di sacrificio per le successive cinque stagioni. Una vera scommessa era infatti quella dei promotori, perché gli Amici della Musica nascevano come un fiore nel deserto, in una città che - a differenza della sua lunga, ed anche prestigiosa, tradizione melodrammatica - nulla di analogo poteva vantare nel campo della musica cameristica e sinfonica. Inoltre, quel lunedì 12 novembre si assisteva all'esordio del Nuovo Quartetto Italiano, che proprio da Carpi avrebbe spiccato il volo verso non ancora immaginabili traguardi. Ma la stupefazione che suscitarono quei giovani: Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi violini, Lionello Forzanti viola, Franco Rossi violoncello - poco più di cent'anni insieme, eppure così provetti nel loro già raffinato virtuosismo, nella cifra del loro stile interpretativo - era da considerarsi l'indubitale presagio di un avvenire certo: la splendida carriera più che trentennale, in Italia e nel mondo, l'avrebbe poi confermato ad abundantiam. Come stimmate d'eccellenza, i tratti caratterizzanti del complesso erano ben leggibili sin da allora.
Anzitutto il modo di snodare il discorso musicale con naturalezza e impeccabile controllo, la chiarezza delle articolazioni, ma anche il nitore del suono pure laddove era richiesta la massima energia, la duttilità e flessibilità del fraseggio, la precisione del dettaglio. Se l'armonica concordanza delle diverse personalità mai appiattite bensì convergenti all'esito collettivo e la disciplina severa lasciavano felicemente ammirati, il fatto poi che gli strumentisti suonassero a memoria faceva ulteriore aggio sulla loro valentia. Essi irrompevano sulla scena concertistica con l'intransigente determinazione della giovinezza, con la caparbia volontà di costruire da sé un proprio modo di leggere i classici e i romantici, ma anche i moderni, rivendicando - secondo la lezione di Toscanini la scrupolosa fedeltà al testo come l'unica via per ritrovare la lingua e l'anima della musica, non diversamente da altri valorosi artisti che nello stesso torno di tempo ben rappresentavano la più incisiva 'novità' della cultura musicale italiana, da Arturo Benedetti Michelangeli al Trio di Trieste. I quattro "cavalieri dell'arco" (così li definirà il noto critico e musicologo Giulio Confalonieri) si erano incontrati casualmente ai corsi estivi di perfezionamento dell'Accademia Chigiana di Siena, scoprendo di avere sostanziali affinità e comunanza di ideali. Rinunciando alle proprie legittime aspirazioni a una carriera solistica, del resto già avviata sotto i più favorevoli auspici, essi decisero di dar vita a un loro complesso da camera, il Nuovo Quartetto Italiano appunto, che avrebbe prospettato originali aperture sul mondo interpretativo attraverso una concezione fortemente razionalizzata e assai prossima ai canoni di un aggiornato neo classicismo. Con l'inquietudine e la perenne insoddisfazione degli interpreti di razza, i quartettisti tuttavia perseguirono negli anni una graduale ma decisa evoluzione nel modo di porsi di fronte al testo, anche in seguito all'incontro con il grande direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler e alla sempre più assidua pratica della musica contemporanea. Nella quasi narcisistica ricerca della perfezione si aprì così il varco a una più avvertita consapevolezza stilistica, all'arricchimento vitale, allo spessore dei sentimenti, che avrebbero portato il Nuovo Quartetto Italiano all'acquisizione delle impervie ultime partiture di Beethoven. Un lungo percorso che, in un'intervista del 1° dicembre 1978 al giornale 'La Stampa", Paolo Borciani così sintetizzava: "Siamo pervenuti ad una concezione diversa, passando dal compiacimento edonistico alla creazione di un suono magari meno 'bello', ma più vero, e soprattutto subordinato alla coerenza del discorso e al senso architettonico della forma musicale". Proprio in questo sarebbe consistita la maturità raggiunta dal complesso nella sua ricognizione interpretativa, nutrita di tanto studio e passione: l'equilibrio tra l'irrinunciabile levigatezza e l'assoluto controllo della materia sonora da un lato, e dall'altro l'idea della musica come irreprimibile "fenomeno organico" (Furtwängler) che cresce su se stesso con lo spontaneo generarsi di un essere vivente.
Ma chi aveva segnalato agli Amici della Musica, costituitisi ufficialmente il 5 agosto, quegli straordinari musicisti?
Rosanna Sormani, notevole pianista concittadina, che li aveva ascoltati a Siena e ne raccontava meraviglie. Il contatto fu rapido, e il debutto a Carpi fissato a breve, con un programma di alto profilo e di rilevante impegno esecutivo, ma anche arduo d'ascolto per un pubblico non ancora iniziato alla più eletta delle forme cameristiche: il quartetto. Ebbene, affascinati e certamente emozionati da tanta maestria, gli ascoltatori di quel primo concerto con il calore dei loro applausi mostrarono di gradire la ricca imbandigione di musica che abbracciava un ampio arco cronologico, da Corelli a Beethoven, fino ai moderni Debussy e Stravinskij. Quanti oggi possono rapportarsi con la memoria a quella serata lontana - e chi scrive è fra essi - sentono forse ancora vibrare dentro di sé l'inizio del beethoveniano Quartetto op. 59 n. 1 (Rasoumowsky), con quel tema intenso e misterioso affidato al violoncello monologante che mette in moto l'avventura dell'immenso, incomparabile sviluppo, oppure l'"Andantino doucement expressif" che nello scintillante capolavoro di Debussy è sintesi suprema di canto e declamazione secondo la più schietta tradizione francese.
Dopo il grande successo ottenuto da Paolo Borciani e colleghi in quella apertura di stagione, gli Amici della Musica li invitarono di nuovo per rispondere alle richieste dei numerosi estimatori. Il 6 aprile 1946 essi ritornarono infatti nella Sala dei Mori per replicarvi le composizioni di Beethoven e di Debussy, facendole precedere da uno stupendo Haydn, il Quartetto op. 64 n. 6. Già nel 1947 alla viola Forzanti subentrava Piero Farulli che sarebbe stato una delle colonne del complesso fino al 1978, quando, per ragioni dì salute, lasciava il posto a Dino Asciolla. In quest'ultima formazione i quattro strumentistí, ormai assurti alla massima rinomanza internazionale, faranno la loro estrema apparizione nella nostra città che ha avuto l'onore di ospitarli per ben sette volte: dopo la stagione 1945-46, ancora nel '48 e nel '49, sempre su invito degli Amici della Musica; nel 1965 - ormai Quartetto Italiano tout court - per il ventesimo anniversario del debutto del complesso celebrato dalla Gioventù Musicale d'Italia; infine nel 1971 e nel 1978 per le stagioni di musica organizzate in proprio dal Teatro Comunale. Carpi ha così avuto il privilegio di poter seguire l'intera vicenda interpretativa del complesso, sempre ammirevole nella rilettura della grande tradizione quartettistica, e in ogni caso fedele alle proprie matrici originali. Le partiture che nell'arco di oltre trent'anni esso ha proposto nella nostra città - Mozart e Beethoven avanti a tutti, ma con Boccherini, Haydn, Schubert, Debussy, Ravel, Stravinskij, Bartok - hanno lasciato impronte profonde nella cultura e nel gusto di quanti hanno saputo accostarvisi per farle propria. Per questo dono della loro arte mirabile rimane indelebile il ricordo del Quartetto Italiano: dei magnifici 'narratori' in musica, della loro comunione di intenti, della loro appassionata dedizione ai più alti ideali.
Anzitutto il modo di snodare il discorso musicale con naturalezza e impeccabile controllo, la chiarezza delle articolazioni, ma anche il nitore del suono pure laddove era richiesta la massima energia, la duttilità e flessibilità del fraseggio, la precisione del dettaglio. Se l'armonica concordanza delle diverse personalità mai appiattite bensì convergenti all'esito collettivo e la disciplina severa lasciavano felicemente ammirati, il fatto poi che gli strumentisti suonassero a memoria faceva ulteriore aggio sulla loro valentia. Essi irrompevano sulla scena concertistica con l'intransigente determinazione della giovinezza, con la caparbia volontà di costruire da sé un proprio modo di leggere i classici e i romantici, ma anche i moderni, rivendicando - secondo la lezione di Toscanini la scrupolosa fedeltà al testo come l'unica via per ritrovare la lingua e l'anima della musica, non diversamente da altri valorosi artisti che nello stesso torno di tempo ben rappresentavano la più incisiva 'novità' della cultura musicale italiana, da Arturo Benedetti Michelangeli al Trio di Trieste. I quattro "cavalieri dell'arco" (così li definirà il noto critico e musicologo Giulio Confalonieri) si erano incontrati casualmente ai corsi estivi di perfezionamento dell'Accademia Chigiana di Siena, scoprendo di avere sostanziali affinità e comunanza di ideali. Rinunciando alle proprie legittime aspirazioni a una carriera solistica, del resto già avviata sotto i più favorevoli auspici, essi decisero di dar vita a un loro complesso da camera, il Nuovo Quartetto Italiano appunto, che avrebbe prospettato originali aperture sul mondo interpretativo attraverso una concezione fortemente razionalizzata e assai prossima ai canoni di un aggiornato neo classicismo. Con l'inquietudine e la perenne insoddisfazione degli interpreti di razza, i quartettisti tuttavia perseguirono negli anni una graduale ma decisa evoluzione nel modo di porsi di fronte al testo, anche in seguito all'incontro con il grande direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler e alla sempre più assidua pratica della musica contemporanea. Nella quasi narcisistica ricerca della perfezione si aprì così il varco a una più avvertita consapevolezza stilistica, all'arricchimento vitale, allo spessore dei sentimenti, che avrebbero portato il Nuovo Quartetto Italiano all'acquisizione delle impervie ultime partiture di Beethoven. Un lungo percorso che, in un'intervista del 1° dicembre 1978 al giornale 'La Stampa", Paolo Borciani così sintetizzava: "Siamo pervenuti ad una concezione diversa, passando dal compiacimento edonistico alla creazione di un suono magari meno 'bello', ma più vero, e soprattutto subordinato alla coerenza del discorso e al senso architettonico della forma musicale". Proprio in questo sarebbe consistita la maturità raggiunta dal complesso nella sua ricognizione interpretativa, nutrita di tanto studio e passione: l'equilibrio tra l'irrinunciabile levigatezza e l'assoluto controllo della materia sonora da un lato, e dall'altro l'idea della musica come irreprimibile "fenomeno organico" (Furtwängler) che cresce su se stesso con lo spontaneo generarsi di un essere vivente.
Ma chi aveva segnalato agli Amici della Musica, costituitisi ufficialmente il 5 agosto, quegli straordinari musicisti?
Rosanna Sormani, notevole pianista concittadina, che li aveva ascoltati a Siena e ne raccontava meraviglie. Il contatto fu rapido, e il debutto a Carpi fissato a breve, con un programma di alto profilo e di rilevante impegno esecutivo, ma anche arduo d'ascolto per un pubblico non ancora iniziato alla più eletta delle forme cameristiche: il quartetto. Ebbene, affascinati e certamente emozionati da tanta maestria, gli ascoltatori di quel primo concerto con il calore dei loro applausi mostrarono di gradire la ricca imbandigione di musica che abbracciava un ampio arco cronologico, da Corelli a Beethoven, fino ai moderni Debussy e Stravinskij. Quanti oggi possono rapportarsi con la memoria a quella serata lontana - e chi scrive è fra essi - sentono forse ancora vibrare dentro di sé l'inizio del beethoveniano Quartetto op. 59 n. 1 (Rasoumowsky), con quel tema intenso e misterioso affidato al violoncello monologante che mette in moto l'avventura dell'immenso, incomparabile sviluppo, oppure l'"Andantino doucement expressif" che nello scintillante capolavoro di Debussy è sintesi suprema di canto e declamazione secondo la più schietta tradizione francese.
Dopo il grande successo ottenuto da Paolo Borciani e colleghi in quella apertura di stagione, gli Amici della Musica li invitarono di nuovo per rispondere alle richieste dei numerosi estimatori. Il 6 aprile 1946 essi ritornarono infatti nella Sala dei Mori per replicarvi le composizioni di Beethoven e di Debussy, facendole precedere da uno stupendo Haydn, il Quartetto op. 64 n. 6. Già nel 1947 alla viola Forzanti subentrava Piero Farulli che sarebbe stato una delle colonne del complesso fino al 1978, quando, per ragioni dì salute, lasciava il posto a Dino Asciolla. In quest'ultima formazione i quattro strumentistí, ormai assurti alla massima rinomanza internazionale, faranno la loro estrema apparizione nella nostra città che ha avuto l'onore di ospitarli per ben sette volte: dopo la stagione 1945-46, ancora nel '48 e nel '49, sempre su invito degli Amici della Musica; nel 1965 - ormai Quartetto Italiano tout court - per il ventesimo anniversario del debutto del complesso celebrato dalla Gioventù Musicale d'Italia; infine nel 1971 e nel 1978 per le stagioni di musica organizzate in proprio dal Teatro Comunale. Carpi ha così avuto il privilegio di poter seguire l'intera vicenda interpretativa del complesso, sempre ammirevole nella rilettura della grande tradizione quartettistica, e in ogni caso fedele alle proprie matrici originali. Le partiture che nell'arco di oltre trent'anni esso ha proposto nella nostra città - Mozart e Beethoven avanti a tutti, ma con Boccherini, Haydn, Schubert, Debussy, Ravel, Stravinskij, Bartok - hanno lasciato impronte profonde nella cultura e nel gusto di quanti hanno saputo accostarvisi per farle propria. Per questo dono della loro arte mirabile rimane indelebile il ricordo del Quartetto Italiano: dei magnifici 'narratori' in musica, della loro comunione di intenti, della loro appassionata dedizione ai più alti ideali.
I Concerti dei Nuovo Quartetto Italiano, poi Quartetto Italiano, a Carpi
Nuovo Quartetto Italiano su invito degli Amici della Musica
Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi violini
Lionello Forzanti viola, Franco Rossi violoncello
1. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 12 novembre 1945
Corelli: Sarabanda, Giga, Badinerie
Debussy: Quartetto in sol minore op.10
Stravinskij: Concertino
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.59 n.1 (Rasoumowsky)
2. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 6 aprile 1946
Haydn: Quartetto in mi bemolle maggiore op.64 n.6
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.59 n.1 (Rasoumowsky)
Debussy: Quartetto in sol minore op.10
3. Municipio - Sala Consiliare, 15 febbraio 1948
Piero Farulli è subentrato a Lionello Forzanti
Boccherini: Quartetto in re maggiore op.6 n.1
Bloch: Quartetto Il
Mozart: Quartetto in do maggiore K 465 ('delle dissonanze")
4. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 7 novembre 1949
Mozart: Quartetto in re maggiore K 155
Schubert: Quartettsotz in do minnore D 703
Beethoven: Quartetto in do maggiore op.59 n.3 (Rasoumowsky)
Quartetto Italiano
Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi violini
Piero Farulli viola, Franco Rossi violoncello
5. Teatro Comunale su invito della G.M.I. (per il 20° anniversario della fondazione del complesso), 16 ottobre 1965
Boccherini: Quartetto in re maggiore op.6 n.1
Schubert: Quartetto in re minore D 810 ('La morte e la fanciulla")
Ravel: Quartetto in fa maggiore
6. Teatro Comunale, 20 aprile 1971 - Programma dedicato a Beethoven per il II centenario della nascita
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.18 n.1
Beethoven: Grande fuga in si bemolle maggiore op.133
Beethoven: Quartetto in mi bemolle maggiore op.74 ("delle arpe")
7. Teatro Comunale, 1 aprile 1978
Dino Asciolla è subentrato a Piero Farulli
Mozart: Quartetto in sol maggiore K 156
Mozart: Quartetto in mi bemolle maggiore K 428
Mozart: Adagio a fuga K 546
Bartok: Quartetto n.1 op.7
Nuovo Quartetto Italiano su invito degli Amici della Musica
Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi violini
Lionello Forzanti viola, Franco Rossi violoncello
1. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 12 novembre 1945
Corelli: Sarabanda, Giga, Badinerie
Debussy: Quartetto in sol minore op.10
Stravinskij: Concertino
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.59 n.1 (Rasoumowsky)
2. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 6 aprile 1946
Haydn: Quartetto in mi bemolle maggiore op.64 n.6
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.59 n.1 (Rasoumowsky)
Debussy: Quartetto in sol minore op.10
3. Municipio - Sala Consiliare, 15 febbraio 1948
Piero Farulli è subentrato a Lionello Forzanti
Boccherini: Quartetto in re maggiore op.6 n.1
Bloch: Quartetto Il
Mozart: Quartetto in do maggiore K 465 ('delle dissonanze")
4. Castello dei Pio - Sala dei Mori, 7 novembre 1949
Mozart: Quartetto in re maggiore K 155
Schubert: Quartettsotz in do minnore D 703
Beethoven: Quartetto in do maggiore op.59 n.3 (Rasoumowsky)
Quartetto Italiano
Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi violini
Piero Farulli viola, Franco Rossi violoncello
5. Teatro Comunale su invito della G.M.I. (per il 20° anniversario della fondazione del complesso), 16 ottobre 1965
Boccherini: Quartetto in re maggiore op.6 n.1
Schubert: Quartetto in re minore D 810 ('La morte e la fanciulla")
Ravel: Quartetto in fa maggiore
6. Teatro Comunale, 20 aprile 1971 - Programma dedicato a Beethoven per il II centenario della nascita
Beethoven: Quartetto in fa maggiore op.18 n.1
Beethoven: Grande fuga in si bemolle maggiore op.133
Beethoven: Quartetto in mi bemolle maggiore op.74 ("delle arpe")
7. Teatro Comunale, 1 aprile 1978
Dino Asciolla è subentrato a Piero Farulli
Mozart: Quartetto in sol maggiore K 156
Mozart: Quartetto in mi bemolle maggiore K 428
Mozart: Adagio a fuga K 546
Bartok: Quartetto n.1 op.7
di Antonio Martinelli (www.quartettoitaliano.com)
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