Paolo Grassi (1919-1981) |
Le polemiche dichiarazioni del presidente della Rai Paolo Grassi minaccia il maestro Karajan per il «Don Carlo» della Scala negato alla tv.
Roma, 27 ottobre.
Il presidente della Rai-tv, Paolo Grassi, ha lanciato oggi il «guanto» di sfida ad Herbert von Karajan, uno dei direttori d'orchestra più prestigiosi al mondo. Con parole di fuoco Grassi ha aperto ufficialmente un caso destinato a mettere a rumore il mondo della lirica. Perché? La Rai e la Scala di Milano avevano preparato un «colpo» mondiale per il 7 dicembre: «diretta» dal «tempio» meneghino del Don Carlos di Giuseppe Verdi, condotto dal maestro austriaco, con il migliore cast del momento: Mirella Freni, José Carreras, Piero Cappuccini, Nicolai Ghiaurov. Regìa di Luca Ronconi e scene di Luciano Damiani. L'opera italiana sarebbe entrata in casa di un terzo degli abitanti del nostro pianeta. Invece Von Karajan ha detto «no» per motivi personali e per interessi economici che lo legano a una «catena d'oro». Il caso era serpeggiante da tempo; la polemica era stata movimentata dai giornali tedeschi, ma in Italia se ne parlava poco perché, in silenzio, la Scala tentava di rattoppare la situazione e convincere Karajan a fare marcia indietro. Stamane però gli indugi li ha rotti Paolo Grassi, già direttore del teatro milanese, conoscitore degli umori e del carattere del direttore d'orchestra più pagato al mondo. Lo spunto è stato un articolo del «Radiocorriere», ultimo numero, che sparava: «In pericolo la diretta mondiale del Don Carlos». Grassi convocava una conferenza stampa e partiva a razzo: ritorsioni, boicottaggio di certe etichette discografiche e di alcune case cinematografiche, porta chiusa a Karajan se il «maestro» continuerà ad opporsi alla trasmissione della Rai-Tv in «mondovisione». II presidente Grassi era furibondo e non ha certo moderato i termini del suo attacco. II «veto» di Karajan sarebbe dovuto principalmente all'impegno con una casa cinematografica per la produzione di un film dell'opera verdiana con gli stessi cantanti e la stessa orchestra. Un film per i palati raffinati degli amanti dell'opera lirica di tutto il mondo; un successo sicuro che Karajan vedrebbe in parte compromesso dalla «diretta» a colori, ideata dalla televisione di casa nostra per quel ciclo che, con successo, ha già fatto conoscere al grande pubblico opere e complessi prestigiosi (tra cui il Bolscioj di Mosca). Il «no» di Karajan ha fatto scattare Paolo Grassi il quale ha annunciato «misure gravissime», senza specificarle, che sarà il consiglio d'amministrazione dell'Ente ad adottare per tutelare gli interessi della Rai-tv Le notizie da Milano dicono che la «liberatoria» da parte della direzione della Scala non è ancora arrivata. Il problema quindi, per Paolo Grassi, è di estrema gravità: «Abbiamo tutti i mezzi necessari per chiudere le nostre frontiere alle attività e alle orchestre in arrivo perché non vogliamo imporre egemonie e non intendiamo assolutamente accettare quelle altrui». Di fronte ad una platea di giornalisti che non si perdeva neppure una virgola, Grassi ha aggiunto: «al colonialismo e sudditanza coloniale esiste una via di mezzo ed è questa che noi preferiamo seguire. Ma con Von Karajan ho avuto personalmente, quando ero alla Scala, vicende sempre diffìcili perché una cosa è l'artista, che non si discute, e una cosa è tutto ciò che è legato a certi impresari e agenzie». La furia di Grassi non si è placata neppure parlando dei problemi della direzione della Scala di Milano: «Formalmente la Scala non riesce ancora ad ottenere la cosiddetta liberatoria per la trasmissione in mondovisione. Io credo che si tenti, non alla tedesca, ma all'italiana, di fare marcire il problema. Ma noi però ci comporteremo diversamente: prima che la rete sia messa di fronte al fatto compiuto di non potere oltrepassare il Brennero (il confine, n.d.r.) con il "Don Carlos" adotteremo misure gravissime. Il maestro Von Karajan deve dimenticarsi di certe abitudini del passato». Linea dura quindi contro Von Karajan e il suo tentativo di bloccare l'iniziativa italiana. Il direttore d'orchestra austriaco ha le sue ragioni, altrettante la Rai-tv. E sono ambedue di natura economica. Paolo Grassi non ne ha fatto cenno, parlando solo di difesa del prestigio, attacco di tipo colonialista e minacciando «rappresaglie» contro un atteggiamento di offesa all'autonomia culturale della nostra televisione. Nel pomeriggio si è fatta sentire anche la voce di Mimmo Scarano, direttore della prima rete televisiva. «Attendiamo una risposta — ha detto — qualunque essa sia da parte della Scala purché venga al più presto». E Scarano ha spiegato chiaramente perché. La Rai non può perdere tempo in un «tiro alla fune» che si protragga magari fino alla vigilia della trasmissione. Non c'è dubbio che il «Don Carlos» sarà trasmesso in Italia. Ma ci sono gli impegni con «Mondovisione» e con le tv estere che vogliono mandate in onda il programma, lo hanno prenotato e lo pagheranno. Secondo Scarano l'opera ha un pubblico potenziale di 400 milioni di spettatori. «Più i giorni passano — ha aggiunto — più diventa difficile mantenere gli impegni».
"La Stampa", 28/10/1977 - numero 246
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