Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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mercoledì, settembre 28, 2005

Weber e Mahler: un caso di identificazione

L'accostamento di due musicisti come Weber e Mahler non può lasciare indifferenti: non si tratta di un incontro per una occasione di spettacolo di un giovane musicista agli inizi della sua carriera di direttore d'orchestra e di compositore, ma della rivelazione di una profonda affinità spirituale e ideologica che, nel segno di Mozart, riportava alle origini della tormentata esperienza romantica della quale Mahler doveva essere, ed era già, l'ultimo grande rappresentante. La «scoperta» dei Pinto ebbe certamente per Mahler un duplice significato. L'inconscia «identificazione», nel ricupero e nell'attualizzazione di un linguaggio che egli sentiva alle origini della propria urgenza espressiva, era il ritrovamento di quegli innere Erlebnisse che nella «reminiscenza» e nella «ripetizione» già Mahler stava profondamente vivendo come compositore.
Das klagende Lied era stato iniziato da Mahler nel 1878 e concepito come una fiaba musicale in tre parti: Waldmärchen, Der Spielmann e Hochzeitstück, terminato quindi come cantata nel 1880 e inviato al Concorso «Premio Beethoven» di Vienna, nella cui commissione si trovavano anche Brahms e Hanslick che naturalmente la fecero respingere. Nello stesso periodo Mahler era anche venuto in possesso delle vecchie poesie popolari raccolte da Arnim e Brentano, Des Knabenwunderhorn e proprio di una copia del libro che era appartenuta alla famiglia Weber; e ne aveva già musicata una. Come ha osservato Ugo Duse, «Das Klagende Lied, specie dopo la revisione del 1888, mette in evidenza con quanta filologica perizia e profondità Mahler stava allora cogliendo gli elementi anticipatori del wagnerismo in Weber e con quale attenzione percepisce i caratteri piú nuovi del «minore» Marschner».
Ora, quando nel 1887 Mahler pone mano alla ricostruzione dei Pinto, la sua personalità è ormai definita e le radici weberiane appaiono sempre più evidenti nelle sue composizioni. Ha già scritto molti Lieder per canto e pianoforte, i Lieder eines fahrenden Gesellen (1884-85) su testi propri per voce e orchestra e sta portando a termine la Prima Sinfonia Titan (1884-88) ispirata da Jean Paul.
Il secondo significato che ebbe la scoperta dei Pinto fu forse per Mahler il coronamento di una esperienza operistica che da anni perseguiva tra dubbi e pentimenti. Sin dal 1878, appena uscito dal Conservatorio, aveva iniziato la composizione di un'opera, Herzog Ernst von Schwaben su testo di Joseph Steiner (da Uffiand); poi nel 1880 aveva tracciato il piano per Die Argonauten (da Grillparzcr) e due anni dopo scriveva egli stesso il libretto di una nuova opera sulla favola popolare dei gigante Rübezahl e ne iniziava la composizione di gran parte della partitura, che piú tardi doveva distruggere: fatto significativo, anche Weber nel 1804 aveva iniziato la composizione di un Rübezahl su testo di Rhode, opera in due atti, per complessive ventisette scene (quindici per il primo e dodici per il secondo atto), undici personaggi principali e un nutrito coro di spiriti, gnomi, geni e ninfe, della quale non ci sono pervenuti che tre frammenti.
L'incontro con Weber fu dunque un momento decisivo (e il solo) per l'esperienza operistica di Mahler e l'«identificazione» fu così piena e penetrante dal rendere difficile, se non impossibile all'audizione, distinguere la mano di Mahler da quella di Weber, come vedremo nell'esame della partitura.
Dopo, Mahler rinuncerà definitivamente ad ogni progetto operistico e trasferirà nell'inneres Programm delle proprie tormentate sinfonie il «teatro», come Spiegel der Zeit, del «crepuscolo di un mondo».
Nel 1887 Mahler è assalito da sfibrante lavoro in teatro. Ammalatosi Nikisch, deve, come sostituto, portare avanti da solo tutta la stagione dello Stadt-Theater, affrontando un ciclo di opere mozartiane e l'intera Tetralogia wagneriana, mentre continua la composizione della sua Prima Sinfonia, compie la strumentazione dei Pinto in due settimane e progetta anche la Seconda Sinfonia in DO minore per soprano, contralto, coro misto e orchestra.
Cosí, nella ricostruzione mahleriana, Die drei Pintos vanno in scena il 20 gennaio 1888, sotto la direzione dello stesso Mahler e con la regia di Stägemann, ottenendo un vivo successo, talché vengono subito ripresi ad Amburgo e Dresda e, nel 1889, portati a Vienna; in seguito anche in Boemia.
Dopo il successo dei Pinto, Nikisch e Stägemann hanno dure divergenze con Mahler che, nel maggio dello stesso 1888, rompe col teatro e abbandona definitivamente Lipsia.

da "Die drei Pintos" a cura di Luigi Rognoni (Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1975)

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