Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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giovedì, luglio 10, 2008

Messiaen: Quatuor pour la Fin du Temps

"Una musica che culla e che canta, che è nuovo sangue, un gesto eloquente, un profumo sconosciuto, un uccello senza riposo; una musica delle vetrate colorate delle chiese, un vortice di colori complementari, un arcobaleno teologico."

Questa definizione che lo stesso Olivier Messiaen diede della sua musica ci indica in modo significativo ciò che egli richiede, sia in senso puramente musicale che sovramusicale, a se stesso e alla sua opera. Nella sua ricchezza di immagini e sontuosità di inguaggio, la frase fa perfetto riscontro alla retorica musicale dei suo autore, almeno per il periodo creativo che precede gli anni 1949/51 e per qualche opera successiva, la frase ci riporta inoltre all'origine di Messiaen, figlio di un noto traduttore shakespeariano e della poetessa Cécile Sauvage. Queste parole, però, possono valere anche come un sintetico riassunto di una delle opere principali dei primo grande periodo compositivo di Messiaen: il "Quatuor pour la Fin du Terrips" (Quartetto per la fine dei tempi).
"Una musica che culla e che canta": sono i due canti di lode del quinto e dell'ottavo movimento del Ouartetto, gli estesi interventi melodici di violoncello e violino, sostenuti da accordi del pianoforte, da eseguire in modo "infiniment lent" in un caso, "extrémement lent et tendre" nell'altro, e in ambedue anche "extatique", dove l'estasi è tutta rivolta verso l'intimo.
"Un gesto eloquente, un profumo sconosciuto, un uccello senza riposo": ciò potrebbe simboleggiare le intenzioni innovatrici dalle quali traeva stimolo costante la volontà artistica di Messiaen, e che nel periodo compositivo sopra indicato si riflettono nell'ambito ritmico. Il movimento del Quartetto più caratteristico in questo senso è il sesto, "Danza del furore, per le sette trombe".
"Una musica delle vetrate colorate delle chiese, un vortice di colori complementari": Messiaen è divenuto noto anche come studioso di sinestesia, come un compositore per il quale l'associazione di impressioni derivate da differenti sfere sensoriali è una costante della personalità creativa. "I colori della città celeste" hanno dato il nome a una delle composizioni più famose di Messiaen; nelle sue partiture si ritrovano numerose indicazioni di colori, legati per l'autore a determinate combinazioni strumentali, a figure melodico-armoniche. Nel Ouartetto Messiaen ha caratterizzato le cascate di accordi del pianoforte, che si incontrano nel secondo e nel settimo movimento, con colori: blu e malva, oro e verde, rosso-violetto, blu-arancione.
"Un arcobaleno teologico": l'immagine esprime l'orientamento, naturalmente, che non si può circoscrivere in senso dogmatico, per quanto forte possa essere l'influenza sulla sua musica del patrimonio spirituale della chiesa cattolica romana. Le visioni di Messiaen vanno oltre: esse coinvolgono il mondo e l'aidilà allo stesso modo; vi si uniscono le sfere più differenti, vi si esalta l'amore celeste e quello terreno con lo stesso fervore, si glorificano le verità della fede cristiana con l'aiuto di ritmi indiani e greci. Ogni cosa è una lode a Dio. E per il "Quatuor pour la Fin du Temps" l'immagine dell'arcobaleno ha una sua funzione particolare: non soltanto perché è nel titolo dei movimento ("Vortice di arcobaleni, per l'Angelo che annuncia la fine dei tempi"), ma perché diede in un certo senso la spinta generatrice alla composizione.
La fonte ispiratrice dell'opera sono i primi versetti dei decimo capitolo dell'Apocalisse di Giovanni: "Vidi poi un altro angelo possente discendere dal cielo, avvolto in una nube, la fronte cinta di un arcobaleno, aveva la faccia come il sole e le gambe come colonne di fuoco. Posò il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra. Allora l'angelo che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli: Non vi sarà più indugio! Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio."
La provenienza della citazione e l'immagine della "fine dei tempi", in più la circostanza che il Quartetto fu ideato, scritto ed eseguito per la primavolta nell'inverno 1940/41 in un campo di prigionia tedesco vicino a Görlitz, può far supporre che Messiaen abbia voluto tradurre in musica il terrore dei momenti immediatamente precedenti il Giudizio Universale. Ma niente ostacolerebbe di più la comprensione dell'opera. Messiaen: "Non ho affatto voluto fare un commento dell'Apocalisse, ma soltanto motivare il mio desiderio della cessazione dei tempi." L'equivalente musicale di questa "cessazione dei tempi" consiste per Messiaen nel distacco dalle regole ritmiche e metriche della musica occidentale tradizionale. Al loro posto - e questo è senz'altro l'aspetto più innovatore del suo linguaggio musicale fino alla fine degli anni Quaranta - impiega tutta una serie di procedimenti che annullano le tradizionali nozioni di misura e di tempo. E questi procedimenti sono: l'aumentazione e diminuzione ritmica, che egli impiega in proporzioni fino ad allora inconsuete; l'ostinato ritmico; la tecnica del "valore aggiunto": in un punto qualsiasi di un modulo ritmico qualsiasi viene inserita una nota, un punto o una pausa, creando così figure asimmetriche che permettono a Messiaen di esprimere la sua predilezione per i numeri primi (come cinque, sette, undici, tredici), e di sottoporre ad oscillazioni irrazionali il decorso ritmico. in opposizione a tali asimmetrie stanno le simmetrie dei "ritmi non retrogradabili." Con tale definizione si indicano delle figurazioni ritmiche che, siano esse lette da destra a sinistra che da sinistra a destra, mantengono invariato l'ordine dei loro valori e si raggruppano intorno a un valore centrale comune. Un compendio di tali procedimenti è il sesto movimento dei "Quartetto per la fine dei tempi", intitolato "La danza del furore". Nella sua parte centrale si trova un sorprendente pianissimo, costruito come duplice successione di sette differenti ritmi non retrogradabili. Per quanto riguarda la melodia, le quattordici misure conten gono sette volte un disegno melodico sempre uguale che nel ritmo cambia coerentemente di volta in volta: l'ostinato melodico inizia ogni volta su un altro valore di tempo.
Un esempio molto più complesso di questa distinzione fra organizzazione del tempo e organizzazione delle altezze è il movimento introduttivo del Quartetto, la "Liturgia di cristallo". Il pianoforte suona un ostinato ritmico di 17 valori che deriva dalla successione di tre ritmi indiani, ad esso si sovrappone un ostinato armonico di 29 valori. Quale parallelo storico Messiaen ha indicato il mottetto isoritmico del tardo Medioevo con le sue sovrapposizioni sfasate di "color" e "talea", ma che comunque, al tempo in cui compose il Quartetto, egli non conosceva ancora. Alle figurazione ostinate del pianoforte si sovrappone un ostinato di cinque note del violoncello che appare in tre differenti formule ritmiche. Clarinetto e violino suonano allo stesso tempo imitazioni di canti di uccelli, per i quali Messiaen ha sempre dimostrato una predilezione speciale, fino a dar vita negli anni Cinquanta a delle composizioni dove le altezze dei suoni sono definite unicamente in base al richiamo degli uccelli.
Il fatto che in questo primo movimento partecipino tutti e quattro gli strumenti non è affatto la regola, ciò si verifica in seguito soltanto tre volte: nella parte iniziale e in quella finale del secondo movimento, nel sesto e nel settimo movimento. Per il resto c'è una varietà nell'organico strumentale, che ricorda da lontano il "Pierrot lunaire" di Schönberg. C'è un assolo di clarinetto (terzo movimento), un duo di violoncello e pianoforte e uno di violino e pianoforte (i due canti di lode del quinto e dell'ottavo movimento), un trio di violino, clarinetto e violoncello (quarto movimento) e un trio con pianoforte (parte centrale del secondo movimento). Fra i vari movimenti si hanno non di rado collegamenti motivico-tematici. Una sorta di perno in questo senso è il quarto movimento ("Intermezzo"). Esso contiene reminiscenze del canto del merlo nel primo movimento e di un caratteristico passaggio del clarinetto nel secondo e nel terzo, e anticipa anche il sesto e il settimo movimento. Questo Intermezzo è il germe musicale dell'intero Quartetto. Messiaen lo scrisse, dopo che un ufficiale tedesco gli aveva regalato matite e carta da musica, per i tre musicisti che egli aveva incontrato al campo; la "prima rappresentazione" avvenne in un lavatoio. Per quanto riguarda i collegamenti musicali, però, sono il secondo e il settimo movimento ad essere legati l'uno all'altro con evidenza particolare. Ambedue sono dedicati all'angelo incoronato dall'arcobaleno, la cui figura è particolarmente cara a Messiaen, e che ritroviamo anche nella pittura, in Dürer per esempio, ma anche negli arazzi dell'Apocalisse conservati nel Castello di Angers. Gli elementi musicali ricorrenti nei due movimenti sono da una parte il pronunciato tema che introduce il secondo e simboleggia il potere dell'angelo, dall'altra le cascate di accordi del pianoforte ispirate ai colori, immagini sonore dell'arcobaleno, e infine il già citato passaggio del clarinetto.
La melodia e l'armonia dei Quartetto si basano sui modi "a trasposizioni imitate" di Messiaen. Si tratta qui di specifiche scale la cui composizione per toni interi o semitoni è indipendente dai modi maggiore e minore, e la cui caratteristica consiste fra l'altro nella notevole polivalenza tonale. Da questi modi la melodia riceve una flessibilità e un andamento peculiare, l'armonia acquista un carattere poliedrico e iridescente. Ambedue, melodia e armonia, si sviluppano dall'intreccio di spontaneità e di calcolo, rivelano spesso la freschezza di una inventiva originale, ma talvolta lasciano trasparire anche la convenzione, specialmente là dove le sensazioni amorose di Messiaen spingono l'intimità di tono in un'atmosfera di particolare dolcezza.
L'intermezzo citato è posto al centro di altre sette movimenti. Messiaen: "Sette è il numero perfetto, la Creazione di sei giorni santificata dal giorno di riposo di Dio; il sette di questo riposo si prolunga nell'eternità e diventa l'otto della luce eterna, della pace inalterabile. "Con un fondo teologico, e "colorata" da immagini poetiche è l'atmosfera di molti movimenti del Quartetto. Alcuni cenni sul loro "contenuto" possono essere forse d'aiuto.
  1. Liturgia di cristallo: risveglio degli uccelli; delicati pulviscoli sonori si perdono in alto fra gli alberi. La trasposizione di questa immagine sul piano religioso dà origine, come ha detto Messiaen, al silenzio armonioso del cielo.

  2. Vocalizzo, per l'Angelo che annuncia la fine dei tempi: la prima parte e la coda evocano la potenza dell'Angelo; la parte centrale è un vocalizzo di violino e violoncello sull'arcobaleno delle cascate dei pianoforte.

  3. Abisso degli uccelli: assolo del clarinetto; melodia sostenuta, quale simbolo dell'abisso dei tempi con le sue tenebre; vi è incorporata una parte ispirata al canto degli uccelli, immagine sonora dei desiderio umano di luce, di stelle e di vocalizzi esultanti.

  4. Lode all'etemità di Gesù: duo di violoncello e pianoforte, un'ampia frase melodica, omaggio al Verbo divino. "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio."

  5. Danza del furore, per le sette trombe: tutti e quattro gli strumenti all'unisono; uso dei più diversi procedimenti ritmici, nonostante notevoli contrasti dinamici ed estremo smembramento del materiale tematico, senza intenzioni propriamente programmatiche.

  6. Vortice di arcobaleni, per l'Angelo che annuncia la fine dei tempi: "Questo pezzo è dedicato all'Angelo e soprattutto all'arcobaleno sopra la sua testa l'arcobaleno, simbolo di pace, di saggezza e di ogni vibrazione luminosa e sonora" (Messiaen).

  7. Lode all'immortalità di Gesù: duo per violino e pianoforte, pendant del quinto movimento, celebrazione del Verbo incarnato. "Questo canto di lode è tutto amore. La sua lenta salita verso l'apice è l'ascensione dell'uomo verso il suo Dio, del figlio di Dio verso il Padre, della creatura divinizzata verso il Paradiso" (Messiaen).
Josef Häusler (traduzione di Mirella Noack-Rofena)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per averci inserito fra i tuoi link e del bel - come al solito - post. Saluti!

Heinrich von Trotta ha detto...

Grazie a voi che leggete gli articoli...!
HvT

Anonimo ha detto...

Carissimo,

ti ho insignito del "Brillante Weblog 2008". Passa da me a vedere che cosa sia.

Un caro saluto e tanti complimenti.

Cecilia

Heinrich von Trotta ha detto...

Cecilia,
sei davvero generosa!
Ti ringrazio della più che immeritata menzione.
A presto.
HvT

Anonimo ha detto...

Oggi siamo tutti ebrei.

Cecilia

Heinrich von Trotta ha detto...

E' un momento così...
HvT