Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

martedì, settembre 19, 2006

Cappelletto intervista Maurizio Pollini

Salvatore Accardo ha definito così lo stile di Maurizio Pollini: "Lui non suona mai per dirti guarda come sono bravo, ma per farti capire come è bella questa musica". E quanto, oltre che bella, densa, profonda, drammaticamente inquieta, anche sconvolgente di novità rispetto al proprio tempo, possa essere la musica di Mozart, il nostro pianista l'ha fatto percepire nel concerto tenuto al Teatro dei Rozzi, ospite dell'Accademia Musicale Chigiana. Un appuntamento che si rinnova ormai da sette anni, nel segno di una solidità di affetti e progetti musicali con questa prestigiosa istituzione italiana.
Prima parte del programma: il Mozart degli anni viennesi, libero e segreto, ormai del tutto consapevole di sé. "Anche nelle prime opere certo non mancano i capolavori, ma quelli di Vienna sono anni di straordinaria evoluzione, di miracoloso progressione. Che sviluppo incredibile nella sua brevissima esistenza!", dice Pollini.
Il sociologo Norbert Elias ha scritto che se Mozart non avesse lasciato Salisburgo, il ristretto orizzonte di quella corte, i condizionamenti incrociati del padre e dell'Arcivescovo che era il suo datore di lavoro, sarebbe rimasto "un uccello dalle ali mozzate". L'immagine la convince?
"A Vienna scopre la musica di Bach e Haendel!, e questo è uno degli elementi decisivi per la sua evoluzione. Ma molto importanti sono anche i viaggi compiuti da ragazzo: aveva un carattere profondamente riflessivo, estremamente cosciente. Viaggiando osserva persone, fatti sociali, acquista un bagaglio interiore di conoscenze umane che è alla base del suo teatro d'opera, dove ogni personaggio è vivo, distinto, non diventa mai uno stereotipo".
C'è ancora qualche brano di Mozart sottovalutato, poco conosciuto?
"La Marcia funebre massonica. Di straordinaria concisione, efficacia, intensità. Paragonabile alla Marcia Funebre dell'Eroica di Beethoven, a quella di Sigfrido nel Crepuscolo degli dei di Wagner".
Essere diventato massone è un episodio rilevante o minore della vita di Mozart?
"Le opere in qualche modo legate alla massoneria sono talmente ispirate da far pensare che quell'appartenenza fosse per lui importante. Beethoven apprezzava molto il Flauto magico, quel senso di soliditarietà tra gli uomini che ritroviamo nel Fidelio".
Mozart era progressista?
"Pensiamo alle Nozze di Figaro, di cui ha intuito la portata dirompente. Ma anche al Don Giovanni, quando, durante la festa, il protagonista dice: "E' aperto a tutti quanti Viva la libertà": un grido, un invito che va oltre la contingenza della festa".
A fine giugno, pochi giorni prima del referendum sulle modifiche alla Costituzione, lei si è pubblicamente schierato per il no. E' soddisfatto dei cambiamenti nella vita politica italiana?
"Esisteva una fortissima preoccupazione per il possibile sviluppo del nostro Paese e non mi sarei perdonato di non aver fatto assolutamente nulla. So bene che un concerto può cambiare assai poco, forse niente, ma era comunque una mia esigenza. Il referendum è andato benissimo, c'è stata una diffusa presa di coscienza dei rischi che si correvano".
Lei ha più volte criticato il precedente governo. Ora, quale le appare la vera urgenza del nostro Paese?
"Al di là delle singole leggi che talvolta rispondevano a interessi personali, e oltre ai problemi economici, tante vicende degli ultimi anni hanno diffuso tra i giovani un forte scetticismo sugli uomini politici. Cìè bisogno di esempi diversi. Chi ha responsabilità pubbliche ha il dovere di sviluppare una coscoenza civica migliore".
Quali rapidi segnali si aspetta?
"Nel campo dell'informazione, una Rai finalmente sottratta al controllo dei politici e che presti maggiore attenzione all'informazione culturale. Basta con questa ubriacature di notizie irrilevanti alle quali viene dato un risalto enorme! Basta con questo predominio di una televisione pessima alla quale gli altri mezzi di informazione corrono dietro. Che prospettiva stanno costruendo, quale è l'ampiezza culturale di un futuro simile? L'unico metro di giudizio sta diventando l'eco immediata del successo, mentre il lavoro, lo studio più serio vengono umiliati".
Un uomo politico di primo piano, Francesco Rutelli, ha voluto per sé il ministero dei Beni Culturali: evidentemente, non lo ha considerato un ripiego. Nel campo della musica, eredita la situazione pesante e difficile delle Fondazioni Liriche. Che cosa si può, si deve fare?
"L'Italia riserva allo spettacolo e alla cultura una quota di finanziamento inferiore alla media europea: in questo contesto, gli ultimi tagli sono stati intollerabili, erano lo specchio del diffuso trionfo della volgarità. E' indispensabile recuperare il senso, l'importanza di determinati valori: crederci davvero, non dare l'impressione di tollerarli".
Nel campo dell'istruzione, la riforma Moratti è stata per il momento congelata. Per l'educazione artistica e musicale quali provvedimenti ritiene necessari?
"C'è un enorme lavoro da fare, cominciando dal rendere normale, nel corso di studi di un ragazzo, l'educazione musicale. Spesso, e soprattutto per la musica, i programmi penalizzano gli artisti contemporanei, che vivono tra noi, hanno i nostri problemi, le nostre speranza,sono in grado di formare finalmente un gusto diverso. Perchè bisogna sempre partire dagli antichi? Può funzionare anche il percorso inverso, in tutte le discipline artistiche".
intervista di Sandro Cappelletto a Maurizio Pollini (La Stampa, sabato 12 agosto 2006)