Nessuna assegnazione del Premio Borciani 2011, (come accaduto nel 1987, 1994 e 2000) questo il clamoroso verdetto della giuria dopo oltre due ore di camera caritatis al termine di una serata densa di emozioni per l’esibizione ad altissimo livello dei tre quartetti finalisti e di fronte a un pubblico attonito che è letteralmente sbottato in esclamazioni di dissenso e di veemente protesta. Nessuna assegnazione per eccesso di eccellenza, questa l’amara verità, certo non pubblicamente ammessa ma evidente ad ognuno nel corso di una settimana di ascolti, dalle eliminatorie alla finale di domenica sera, che hanno raccolto un totale di 4mila spettatori e passa; eccellenza giustamente enfatizzata dalla stessa direzione artistica, da indiscrezioni trapelate dalla giuria e ribadita all’inizio della finale.
Uno smacco grave per una giuria che non è riuscita a mettersi d’accordo e all’interno della quale hanno prevalso, con alta probabilità, faziosità, risentimenti e interessi personali a tutto discapito della musica, del talento e dell’impegno di tanti giovani interpreti. Vulnus tanto più profondo in quanto giunto al termine di una settimana perfetta, di musica esercitata ai più alti livelli da giovani provenienti da tutto il mondo, con la partecipazione di un pubblico meraviglioso, vivacizzato dalla importante presenza di molti bambini e dove tutto ha funzionato a meraviglia.
Un‘ingiustizia che offusca l’operato di una giuria, nonostante la levatura dei singoli componenti. Mario Brunello, sul palco insieme ai membri della giuria e ai tre quartetti finalisti, visibilmente imbarazzato e crediamo profondamente dispiaciuto, in qualità di direttore artistico dovrà lavorare non poco per sanare la ferita, per non compromettere l’esito della prossima edizione tra tre anni, per mantenere alto il prestigio di una manifestazione afflosciatasi proprio nella sua fase conclusiva. La novità di eliminare secondo e terzo posto, fatta, sembra (ma non è chiaro il perché), per agevolare i gruppi, ha, alla resa dei conti, radicalizzato lo scontro restringendo la rosa dei premiabili e impedendo di stemperare i contrasti. Inoltre, la excusatio non petita del presidente di giuria, Günter Pichler, primo violino del mitico Quartetto Berg, a sua volta visibilmente imbarazzato e teso, relativa al non voto nei confronti dei quartetti in concorso, allievi nel corso degli ultimi due anni, ha messo in luce un possibile fattore di disequilibrio nella composizione della giuria.
Sei musicisti su otto, di cui cinque membri di quartetti, un solo musicologo e critico musicale (ma anche organizzatore), e un compositore, l’autore del pezzo commissionato. E se è giusto dare peso a chi la musica la pratica in prima persona, soprattutto se si tratta di personalità del calibro di un Pichler o di un Isomura (viola del Quartetto di Tokio), è altrettanto vero che chi è direttamente coinvolto a livello personale può, pur non votando nel caso specifico, creare impasse nella conta finale. Dunque solo tre finalisti, Meccorre (Polonia), Amaryllis (Germania- Svizzera) e Voce (Francia) ed essendo il premio unico e assoluto, nessuna divisone del premio in denaro e soprattutto nessuna tournée, fattore qualificante del concorso, con la tremenda conseguenza che il mondo non avrà la possibilità di conoscere musicisti straordinari. E se giusta, tutto sommato, appariva la scelta dei tre finalisti, su di essa, a ben vedere, gravava l’ombra di una esclusione, già dalla rosa dei sei semifinalisti, incomprensibile, quella del Quartetto Kelemen.
Dei premi di consolazione, per così dire, quello del pubblico, novità di questa edizione, è andato al Quartetto Voce (1000 euro), mentre il premio speciale Kancheli, il compositore a cui era stato commissionato il quartetto contemporaneo, ai Quartetti Meccorre e Cavaleri (2500 euro); Qundi due borse di studio, Premio Jeunesses Musicales Deutschland e Premio ProQuartet, assegnate rispettivamente ai Quartetti Schumann e Linden.
Daniela Iotti (Giornale di Reggio, 21 giugno 2011)
Uno smacco grave per una giuria che non è riuscita a mettersi d’accordo e all’interno della quale hanno prevalso, con alta probabilità, faziosità, risentimenti e interessi personali a tutto discapito della musica, del talento e dell’impegno di tanti giovani interpreti. Vulnus tanto più profondo in quanto giunto al termine di una settimana perfetta, di musica esercitata ai più alti livelli da giovani provenienti da tutto il mondo, con la partecipazione di un pubblico meraviglioso, vivacizzato dalla importante presenza di molti bambini e dove tutto ha funzionato a meraviglia.
Un‘ingiustizia che offusca l’operato di una giuria, nonostante la levatura dei singoli componenti. Mario Brunello, sul palco insieme ai membri della giuria e ai tre quartetti finalisti, visibilmente imbarazzato e crediamo profondamente dispiaciuto, in qualità di direttore artistico dovrà lavorare non poco per sanare la ferita, per non compromettere l’esito della prossima edizione tra tre anni, per mantenere alto il prestigio di una manifestazione afflosciatasi proprio nella sua fase conclusiva. La novità di eliminare secondo e terzo posto, fatta, sembra (ma non è chiaro il perché), per agevolare i gruppi, ha, alla resa dei conti, radicalizzato lo scontro restringendo la rosa dei premiabili e impedendo di stemperare i contrasti. Inoltre, la excusatio non petita del presidente di giuria, Günter Pichler, primo violino del mitico Quartetto Berg, a sua volta visibilmente imbarazzato e teso, relativa al non voto nei confronti dei quartetti in concorso, allievi nel corso degli ultimi due anni, ha messo in luce un possibile fattore di disequilibrio nella composizione della giuria.
Sei musicisti su otto, di cui cinque membri di quartetti, un solo musicologo e critico musicale (ma anche organizzatore), e un compositore, l’autore del pezzo commissionato. E se è giusto dare peso a chi la musica la pratica in prima persona, soprattutto se si tratta di personalità del calibro di un Pichler o di un Isomura (viola del Quartetto di Tokio), è altrettanto vero che chi è direttamente coinvolto a livello personale può, pur non votando nel caso specifico, creare impasse nella conta finale. Dunque solo tre finalisti, Meccorre (Polonia), Amaryllis (Germania- Svizzera) e Voce (Francia) ed essendo il premio unico e assoluto, nessuna divisone del premio in denaro e soprattutto nessuna tournée, fattore qualificante del concorso, con la tremenda conseguenza che il mondo non avrà la possibilità di conoscere musicisti straordinari. E se giusta, tutto sommato, appariva la scelta dei tre finalisti, su di essa, a ben vedere, gravava l’ombra di una esclusione, già dalla rosa dei sei semifinalisti, incomprensibile, quella del Quartetto Kelemen.
Dei premi di consolazione, per così dire, quello del pubblico, novità di questa edizione, è andato al Quartetto Voce (1000 euro), mentre il premio speciale Kancheli, il compositore a cui era stato commissionato il quartetto contemporaneo, ai Quartetti Meccorre e Cavaleri (2500 euro); Qundi due borse di studio, Premio Jeunesses Musicales Deutschland e Premio ProQuartet, assegnate rispettivamente ai Quartetti Schumann e Linden.
Daniela Iotti (Giornale di Reggio, 21 giugno 2011)
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