I francesi nel Settecento e nell'Ottocento non usano il termine di opera, ma quello di tragédie-lyrique oppure di tragédie-ballet perché lo schema è quello della tragedia classica.
E' una forma permanente in cinque atti con prologo. Quest'ultimo è un pezzo separato dall'opera e la sua origine è in funzione della gloria del Re (specie Luigi XIV). Al tempo di Rameau il prologo, a cominciare con Hippolyte et Aricie, è tutt'altra cosa. E' un pezzo legato all'opera (in questo caso, tragédie-lyrique) e di questa offre le chiavi. La regola contempla che il primo atto non sia di azione, ma per così dire dimostrativo; il secondo atto è di ambientazione "infernale": contrariamente alla tragedia classica che segue le leggi della credibilità, la tragédie-lyrique segue opposta via ché la sua conclusione deve essere positiva. Questa è la prima ragione per cui nel prologo vengono presentate divinità che offrono al pubblico elementi interpretativi: ricordo della prima opera veneziana (Monteverdi, Cavalli). Gli atti successivi sono molto drammatici, fino al quarto, mentre il quinto è quello che scioglie felicemente la vicenda.
Sotto questo aspetto, strutturale, l'Hippolyte et Aricie è un vero e proprio modello, che esprime un secolo di tradizione (Lully, Campra e, appunto, Rameau).
Nel prologo sono le divinità, specialmente Diana e Cupido, che ingaggiano battaglia per influenzare le genti; poi arriva Giove che, dichiarando d'essere più forte di lui il Destino, offre così una prima chiave di lettura, che viene ribadita pure in seguito.
Da un punto di vista strettamente musicale, Rameau ha utilizzato questo ordine gerarchico, con relativa differenziazione nella vita dei personaggi: tempo, differente tempo di declamazione, strumentazione, forma musicale. Ha, per esempio, espresso la fragilità di Aricie accompagnando le brevi arie di questo personaggio con l'esile sonorità di flauti e violini e con poco o niente basso continuo; anche Hippolyte è un personaggio sotto il segno della fragilità umana, ed ha una sola "aria" (un "lamento", nel quarto atto). I brani particolarmente interessanti sul piano del ritmo, fantastico e concitato, appartengono ai personaggi di Fedra e di Teseo.
L'atto "infernale" (il secondo, come si diceva) non ha una vera e propria ragione drammatica, è solo un divertissement simmetrico al prologo: secondo questa forma risulta essere anche l'Alceste di Lully.
I contemporanei, in un primo tempo, credettero che Rameau intendesse comporre una tragédie-lyrique completamente diversa da quella di Lully; cosa non corrispondente a realtà, perché, dopo alcune rappresentazioni, la critica riconobbe il retaggio di Lully. A parte l'atto cosiddetto "infernale", momenti tipici che esprimono fenomeni naturali: terremoti, naufragi, tempeste. Il che per alcune ragioni, la più importante ed estetica delle quali è quella per cui il pubblico deve percepire la distanza che separa la tragedia classica dalla tragédie-lyrique.
Boileau scrive l'Arte poetica sottolineando la necessità della legge delle tre unità ("Que'en un lieu, que'en un jour un seul fait accompli / Tienne jusqu'à la fin le théátre rempli") seguendo il canone della verosimiglianza. Ciò che è il contrario della tragédie-lyrique, nella quale, per l'appunto, l'inverosimiglianza segnala al pubblico la differenza formale per una diversità di obiettivi: nella tragédie-lyrique domina il piacere: gli occhi, le orecchie devono essere sedotti dalle scene, dai costumi, dalle danze, dai cori, dalle arie e piccole arie, dai recitativi: tutto organizzato in maniera logica. Ogni atto, infatti, dovrebbe iniziare con un recitativo o arioso, seguito dal duetto o recitativo a due, tre personaggi; poi, quando la situazione si è definita, divertimento, con coro e danze.
Un errore del pubblico d'oggi è quello di credere che l'opera francese sia unicamente un'opera "regale". In verità, Rameau ha scritto solo due lavori per la Corte (La Princesse de Navarre, comédie-ballet, e Le Temple de la Gloire, opéra-ballet), su libretto di Voltaire, rappresentati entrambi a Versailles rispettivamente nel febbraio e nel novembre del 1745. Nel periodo di Luigi XIV e di Luigi XV, le opere erano tutti i giorni rappresentate per cinque-sei mesi, ed erano scritte non per il Re ma per la popolazione tutta di Parigi. Altro particolare significativo: come nella tragedia classica, la tragédie-lyrique verte sul mondo mitologico (greco, latino), e poi sull'epica (Ariosto) e su codici barocchi; vale a dire, la mitologia assume una veste variegata: le denominazioni sono latine, non greche, e circola in essa una cultura d'impronta cattolica, nobile e popolare. A questo genere d'opera risulta diversa la percezione del popolo, della borghesia e della nobiltà. Per esempio, la figura di Aricie ha diversi modelli nell'antichità, fra i quali Antigone per la sua sottomissione alla religione; il principale supporto della tragédie-lyrique di Hippolyte et Aricie è il Destino, contrassegnato dalla maledizione di Afrodite contro la famiglia di Minosse. Ora il pubblico, nell'epoca di Rameau, conosceva perfettamente tutte le vicende legate ai personaggi mitologici e il distacco che, in un certo qual modo, può segnare l'opera di quel tempo nei riguardi del pubblico contemporaneo, riguarda l'aspetto mitologico, estraneo oggigiorno alla maggior parte.
L'accoglienza iniziale dell'Hippolyte et Aricie non fu positiva (il pubblico, ad esempio, non riusciva a seguire le linee musicali del coro, che, in Rameau, appare profondamente diversificato rispetto alla norma e ha un andamento musicale estremamente mobile, elevantesi spesso a protagonista, coinvolto drammaticamente nello sviluppo dell'azione), poi, però, ne fu riconosciuta la particolare bellezza e a quell'opera - la sua prima, composta a cinquant'anni - Rameau fece seguire trentadue altre, fra tragedies-lyriques, opéras-ballets, comédies-ballets, pastorales-héroiques - delle quali tre perdute -, che rimarcano la sua singolare e geniale personalità di musicista teatrale.
di Jean-Claude Malgoire
Nessun commento:
Posta un commento