Gennaio 1771: Mozart adolescente soggiorna per due settimane a Torino, durante il suo primo viaggio italiano. Va a teatro, partecipa a ricevimenti e concerti, incontra musicisti, certamente anche l'abate e compositore Quirino Gasparini, che pochi anni prima ha messo in musica un libretto di Vittorio Amedeo Cigna Santi, Mitridate re di Ponto. Lo stesso soggetto finisce poi tra le mani di Mozart e qui si genera il primo cortocircuito tra i due autori: alcune arie mozartiane sono simili a quelle di Gasparini e una, "Vado incontro al fato estremo", è proprio identica. Mozart ha copiato?
La musicista e studiosa Rita Peiretti, che alla storia di questo "prestito" ha dedicato un prezioso saggio sulla rivista Diastema, poi arricchito per le edizioni del Mozarteum di Salisburgo, ritiene trattarsi di un classico caso di dittatura dei cantanti: il tenore Guglielmo d'Ettore aveva cantato il primo Mitridate e quando deve ricantarlo per Mozart pretende che il ragazzino lasci intatta l'aria che già conosceva. Il tempo rovescerà le proporzioni: il Mitridate di Gasparini sparisce dal repertorio, viene ricordato solo in funzione di quello di Mozart, che resiste imperterrito: a volte le "copie" suonano meglio dell'originale. Tra le migliori incisioni recenti, quella diretta per la Decca da Rousset, con Sabatini, la Bartoli e la splendida Nathalie Dessay.
Alle settimane torinesi di Mozart - e a una storia d'amore che trova nella musica il modo di realizzarsi - Attilio Piovano dedica La stella amica, due appassionanti, agili racconti (Daniela Piazza Editore). Il cuore della trama punta ancora sul rapporto Mozart-Gasparini. Un Adoramus te del compositore italiano, ricopiato da Leopold Mozart che lo aveva giudicato eccellente, finisce tra le carte di Wolfgang e lì rimane, fino a venire catalogato tra le sue opere. L'equivoco è scelato solo nel 1960 e la paternità del breve inno ritorna al legittimo proprietario. L'ascolto dell'Adoramus - nell'edizione in compact dell'etichetta Musica Sacra - è un test utilissimo per comprendere quale fosse la tinta musicale dominante di quegli anni, alla quale Gasparini si adegua. Poi, come suggerisce Piovano, per misurare persistenze e differenze si può ascoltare il mozartiano Ave verum.
La musicista e studiosa Rita Peiretti, che alla storia di questo "prestito" ha dedicato un prezioso saggio sulla rivista Diastema, poi arricchito per le edizioni del Mozarteum di Salisburgo, ritiene trattarsi di un classico caso di dittatura dei cantanti: il tenore Guglielmo d'Ettore aveva cantato il primo Mitridate e quando deve ricantarlo per Mozart pretende che il ragazzino lasci intatta l'aria che già conosceva. Il tempo rovescerà le proporzioni: il Mitridate di Gasparini sparisce dal repertorio, viene ricordato solo in funzione di quello di Mozart, che resiste imperterrito: a volte le "copie" suonano meglio dell'originale. Tra le migliori incisioni recenti, quella diretta per la Decca da Rousset, con Sabatini, la Bartoli e la splendida Nathalie Dessay.
Alle settimane torinesi di Mozart - e a una storia d'amore che trova nella musica il modo di realizzarsi - Attilio Piovano dedica La stella amica, due appassionanti, agili racconti (Daniela Piazza Editore). Il cuore della trama punta ancora sul rapporto Mozart-Gasparini. Un Adoramus te del compositore italiano, ricopiato da Leopold Mozart che lo aveva giudicato eccellente, finisce tra le carte di Wolfgang e lì rimane, fino a venire catalogato tra le sue opere. L'equivoco è scelato solo nel 1960 e la paternità del breve inno ritorna al legittimo proprietario. L'ascolto dell'Adoramus - nell'edizione in compact dell'etichetta Musica Sacra - è un test utilissimo per comprendere quale fosse la tinta musicale dominante di quegli anni, alla quale Gasparini si adegua. Poi, come suggerisce Piovano, per misurare persistenze e differenze si può ascoltare il mozartiano Ave verum.
Sandro Cappelletto (da "La Stampa")
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