Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

giovedì, giugno 01, 2006

Vladimir Horowitz

Invidia e sgomento furono i sentimenti provati da ogni violinista che andò ad ascoltare il diciassettenne Heifetz quando arrivò fresco fresco da Pietroburgo per il suo primo concerto a New York. Le stesse impressioni le provarono i pianisti quando il giovane virtuoso russo Vladimir Horowitz esordì all'Aeolian Hall di Londra dieci anni più tardi. Sia Heifetz che Horowitz sfoggiarono una tecnica sbalorditiva. Mentre Heifetz però, evidentemente, non soffriva di nervi, l'intensa concentrazione lasciava Horowitz molto eccitato. Quando poi il lavoro era finito i due artisti si assomigliavano per la loro esuberanza da ragazzi.
Assistei all'esordio di Horowitz e stesi immediatamente i piani con il mio vecchio amico Harold Holt per accaparrarmi quel giovanotto sbalorditivo prima che gli altri potessero portarselo via. Fu una saggia mossa, perché la sua fama crebbe così rapidamente che presto egli fu sopraffatto dagli impegni, e ottenere che venisse a incidere dischi divenne una cosa ardua. Poi sopravvenne un periodo di parecchi anni di sosta quasi completa di ogni attività, e ciò fu dopo il suo matrimonio con Wanda, figlia di Toscanini.
All'epoca di questo matrimonio conobbi ilpadre di Horowitz, un ingegnere elettrotecnico, di sessantaquattro anni, moscovita. Fece una sorpresa al figlio Vladimir e al suo celebre suocero arrivando a Parigi in viaggio di nozze con una giovane sposa. Durante un'interessante conversazione mi disse di essere ingegnere e di aver ricevuto dal Governo sovietico, agli ordini del quale occupava un posto importante, una licenza di quattro mesi per godere una vacanza con la sua giovane moglie Sonia. Aveva assistito a un concerto alla Queens Hall ed era stato profondamente colpito dal trionfo di suo figlio. Da dieci anni non vedeva il suo ragazzo, che aveva lasciato la Russia ventenne e non era più tornato in patria. Io sono sempre curioso d'apprendere tutto quel che posso sull'ambiente in cui si sono formati i miei artisti, perciò lo spinsi a parlare di Vladimir.
La madre fu la sua prima maestra di piano. Poi studiò con il celebre Blumenfeld, allievo del grande, dell'unico, Anton Rubinstein. Il padre di Horowitz suonava il violoncello e il fratello maggiore era insegnante di violino al Conservatorio di Mosca, mentre una sorella minore era pianista e in quei giorni dava concerti in Russia. Perciò il giovane Vladimir crebbe nell'atmosfera adatta. Ma il suo linguaggio musicale risale anche più addietro, perché la sua bisnonna ebbe il grande onore di dare lezioni di piano ad Anton Rubinstein. (Tengo preziosa una fotografia datami dal pianista e che rappresenta la maestra insieme all'allievo).
Casa Horowitz a Mosca era un gran centro in cui parenti e amici si radunavano per eseguire musica da camera e riduzioni per due pianoforti. Il padre di Vladimir fu addetto per un certo tempo a una centrale elettrica di Kiev, e ilpianista nacque in quella città.

da "La musica e il disco" di F.W. Gaisberg (F.lli Bocca Editori, Milano 1949)

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