La sua bella piazzetta, con al centro una tipica fontana ricca di statuine e ferri battuti, era la mèta preferita delle mie brevi passeggiate prima di coricarmi; spesso m'incontravo con un noto musicologo inglese la cui scelta era pure caduta su questo solitario angolo di montagna. Una sera, durante la nostra solita uscita, sentimmo parlare dell'interesse degli abitanti verso la musica classica, e dei vari complessi da camera che con nostra somma sorpresa venivano a dare dei concerti nel delizioso paesino.
Nel frattempo, intanto, si era sparsa la voce sulla nostra presenza nel luogo e, spinti dalle insistenti preghiere dell'intellighenzia locale, decidemmo di organizzare, nell'unica sala della scuola che poteva essere messa a nostra disposizione, una conferenza-concerto su Beethoven. Mancava il pianoforte, però... così che dovemmo farcelo prestare dal farmacista, mentre per il trasporto si decise di chiamare due grossi facchini che discussero a lungo il prezzo dell'insolito servizio.
Tutto il paesotto era stato tappezzato da manifesti. Lettere cubitali mettevano in risalto il nome del Gigante di Bonn, mentre altre, più modeste, i nostri, dato che anch'io avevo aderito a prendere parte alla serata, cantando qualche lirica. Tutto era quasi pronto e nella sala ferveva una grande agitazione per dare gli ultimi ritocchi, quando finalmente arrivò il pianoforte, sorretto da due forzuti facchini.
Dopo aver terminato il lavoro, vidi quei due avvicinarmisi e chiedermi candidamente: "Scusi, Signor Beethoven, chi paga per il trasporto del pianoforte?. "Io" risposi divertito; e sorridendo, non solo pagai il convenuto, ma diedi loro anche una lauta mancia, lusingato per l'immeritato onore... che, ignari, mi avevano attribuito.
Nel frattempo, intanto, si era sparsa la voce sulla nostra presenza nel luogo e, spinti dalle insistenti preghiere dell'intellighenzia locale, decidemmo di organizzare, nell'unica sala della scuola che poteva essere messa a nostra disposizione, una conferenza-concerto su Beethoven. Mancava il pianoforte, però... così che dovemmo farcelo prestare dal farmacista, mentre per il trasporto si decise di chiamare due grossi facchini che discussero a lungo il prezzo dell'insolito servizio.
Tutto il paesotto era stato tappezzato da manifesti. Lettere cubitali mettevano in risalto il nome del Gigante di Bonn, mentre altre, più modeste, i nostri, dato che anch'io avevo aderito a prendere parte alla serata, cantando qualche lirica. Tutto era quasi pronto e nella sala ferveva una grande agitazione per dare gli ultimi ritocchi, quando finalmente arrivò il pianoforte, sorretto da due forzuti facchini.
Dopo aver terminato il lavoro, vidi quei due avvicinarmisi e chiedermi candidamente: "Scusi, Signor Beethoven, chi paga per il trasporto del pianoforte?. "Io" risposi divertito; e sorridendo, non solo pagai il convenuto, ma diedi loro anche una lauta mancia, lusingato per l'immeritato onore... che, ignari, mi avevano attribuito.
dai "Ricordi Teatrali" di Raffaele Arié
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