Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

lunedì, agosto 07, 2006

Carattere e personalità di Johannes Brahms

Brahms, che sapeva avvicinare la gente con grande sensibilità e considerazione, era però anche capace di ferire gli amici più intimi con il suo gelido distacco. Si presentava come una persona gioviale e socievole, ma svelava la sua vera natura soprattutto nella solitudine, di cui aveva un bisogno addirittura vitale: solo e non osservato, riusciva a superare le naturali inibizioni che, in compagnia, mascherava con gli scherzi e un'apparente giovialità. «Nel suo fondo Brahms era di una assoluta riservatezza - così lo descrisse Rosa Lumpe a Helene von Vesque - i suoi sentimenti più intimi erano esclusivamente suoi, e di nessun altro. Rifiutava, e lo confessava apertamente, tutto ciò che sapesse di sentimentale». Clara Schumann, che lo conosceva più di chiunque altro, disse nel 1880 a Max Kalbeck: «Per me Brahms è lo stesso enigma direi quasi lo stesso sconosciuto - di venticinque anni fa». Quando si risolve a dedicare a Max Klinger e non a Clara i Vier ernste Gesänge che pure erano stati ispirati dall'ultima malattia di lei, egli manifesta la sua profonda ritrosia a rivelare il suo intimo; lo stesso atteggiamento manifesta anche sulla fine della propria esistenza, quando distrugge rigorosamente manoscritti ed annotazioni. E' possibile che questa ambivalenza improntasse, oltre che il suo carattere, anche il suo pensiero di artista, dando luogo a conflitti spesso di inspiegabile intensità; quel che è certo, però, è che nel caso di Brahms la conoscenza piena della biografia non giova alla comprensione del suo profilo di compositore. Eventi esterni e affinità spirituali influenzarono, di tanto in tanto, le sue composizioni e il suo talento creativo, ma con questo non lo si può definire un compositore intimista, ripiegato su se stesso, disposto ad affidare alle sue opere le intime emozioni della sua vita di artista. Nel 1864, quando annotò nel proprio diario che Brahms era «un uomo assolutamente egocentrico e soddisfatto di se stesso», Peter Cornelius certo non sbagliava, ma aveva colto solo un elemento tra i molti della personalità brahmsiana. Il modo in cui egli si assunse - come se si trattasse di cosa ovvia - il peso della casa dei genitori dopo il naufragio del loro matrimonio, la generosità con cui si occupò sino all'ultimo della moglie del padre e del figlio di lei, la sua disponibilità nell'aiutare ugualmente amici ed estranei e nel favorire la carriera di musicisti più giovani (come Dvorák) sono altrettanti aspetti che contraddicono una visione così unilaterale.
Anche se finiva sempre per agire secondo le proprie decisioni, Brahms, in campo artistico, era solito chiedere consiglio ad amici come Joachim, Clara Schumann ed Elisabeth von Herzogenberg: aveva bisogno delle loro opinioni per arrivare, per mezzo di queste, a una propria conclusione. I fallimenti artistici potevano procurargli disappunto, ma non lo distolsero mai dal suo percorso. Tornava a suo vantaggio nei confronti degli amici, e non solo quelli di Vienna, la sua "gioventù dissipata", come una volta la definì Billroth. La conoscenza diretta della malavita del porto di Amburgo gli diede come un altro paio d'occhi attraverso cui
guardare il mondo circostante. Brahms stesso descrisse una volta l'importanza di queste esperienze giovanili: «Tutto ciò che mi fu caro nella giovinezza, da allora è sempre rimasto tale, e non sono mai stato capace di considerarlo o giudicarlo in modo diverso». Per origine, Brahms era un uomo del popolo; forse non gli riuscì mai veramente di abbattere le barriere che proteggevano quella società elegante in cui era entrato senza alcuna difficoltà, e questo era un punto che aveva in comune con Beethoven. In questo senso, una sua casuale osservazione «Un individuo che cerca di compiacere l'aristocrazia è destinato a essere un buono a nulla» non sembra contraddetta dalla dedica del Triumpblied all'imperatore Guglielmo. Popolo e patriottismo erano per lui un'unica cosa; l'attaccamento alla patria può spiegare anche l'amore per tutta la musica popolare, non solo tedesca.
Brahms era senza possibilità di dubbio un fanatico paladino della giustizia, e questo a volte finiva per offuscare la sua capacità di giudizio. Si sentì sempre in obbligo di comportarsi cavallerescamente, secondo un codice d'onore personale che collocava persino al di sopra dell'amicizia e che ci spiega anche il suo cieco patriottismo. La reverenza per Bismarck era così radicata in lui che si serviva delle sue massime come di precetti quotidiani.
Anche se Brahms aveva un carattere fondamentalmente riservato, in società niente gli impediva di essere al centro di ogni gruppo e di apprezzare quella posizione di rilievo. La cosiddetta "fazione brahmsiana" fu costretta a sottomettersi a lui, poiché egli era solito mettere da parte chiunque intralciasse il corso del suo pensiero con punti di vista contrastanti; ma nel profondo del cuore era un amante della pace, capace di trovare la forza per risolvere le divergenze con coloro di cui conosceva la devozione personale. Tuttavia, egli rimaneva il padrone assoluto del suo mondo.
Brahms non fu mai "religioso" nel senso stretto della parola, ma umanamente e in senso etico era un cristiano. Tra le abitudini che non lasciò mai, sino dall'infanzia, c'era la lettura della Bibbia per ragazzi che gli era stata donata nell'anno della sua nascita e dalla quale egli trasse i testi per le composizioni corali sacre. La leggeva assiduamente; rino alla morte rimase per lui il libro più importante e le sue lettere denotano una comprensione dei problemi delle scritture sorprendente per sottigliezza e profondità di analisi. Il suo personale punto di vista religioso nasceva da una riflessione logica, come appare evidente nel confessionale Requiem tedesco, che tralascia gli obiettivi escatologici della fede cristiana a favore di una pia orientazione verso questo mondo. «La vita ci deruba più di quel che non faccia la morte», osservò una volta a proposito di se stesso. K. M. Rheintaler cercò di persuaderlo ad aggiungere al Requiem un movimento che lo avvicinasse di più allo spirito del Venerdì Santo; Brahms, educatamente ma con fermezza, rifiutò e i passi finali dell'opera sono dominati non da una visione crudele di morte, ma dal desiderio di confortare coloro che rimangono a piangere il defunto.
Solo qualche ignoto trauma giovanile può spiegare l'atteggiamento di Brahms nei confronti delle donne. A vent'anni aveva «il viso di un bambino che qualunque ragazza avrebbe potuto baciare senza arrossire» (come asserì Hedwig von Holstein), ma era già quell'oggetto di passione e curiosità femminili che sarebbe rimasto - con sua soddisfazione - per tutta la vita. La venerazione per Clara Schumann fu indubbiamente un sentimento profondo e ricambiato; questo almeno a giudicare dalla gelosia di lei, molti anni dopo, per Elisabeth von Herzogenberg, di 28 anni più giovane. Il tempestoso amore di Brahms per una donna che aveva 14 anni più di lui si addolcì con gli anni in una più calma ed infine più formale amicizia, che Brahms rispettò con molta cavalleria. La fuga da Düsseldorf è davvero emblematica di questo aspetto della sua vita: al momento decisivo si risolse ad abbandonare anche Agathe von Siebold e letteralmente fuggì da Elisabeth von Herzogenberg, per la quale aveva perso la testa quando lei aveva appena 16 anni. Finì poi per perdere di vista Agathe, ma l'amicizia con Elisabeth proseguì fino alla morte. Solo lei rappresentò in effetti una reale e seria minaccia alla relazione con Clara Schumann. Brahms - e questo è caratteristico - si sentiva più sicuro di sé in compagnia di donne sposate, con cui poteva comportarsi più liberamente e senza rischi di coinvolgimento: questo appare, in ultima analisi, come un segno di intima insicurezza. Lo stesso vale per la sua prima innamorata viennese, Bertha Porubszky, con la quale (divenuta nel frattempo la signora Faber) rimase in amicizia per tutta la vita; passò tutte le vigilie di Natale con la famiglia di lei fino a quando, negli ultimi anni, Maria Fellinger la sostituì in questo affettuoso compito. A parte Clara Schumann, le donne da cui fu attratto erano tutte cantanti: Agathe, Elisabeth, Bertha e persino il suo idolo degli anni 80, Hermine Spies, per il cui affetto fu in competizione con Klaus Groth. Le lettere di Hermine ci mostrano quanto ella sospirasse una dichiarazione da parte di Brahms, il quale invece si tirò indietro. Si riprendeva abbastanza in fretta da questi innamoramenti e Alice Barbi, un'altra cantante che fu l'amica degli ultimi anni, ebbe solo un ruolo effimero nei suoi affetti; a quell'epoca Brahms era al di là del bene e del male.
 
di Heinz Becker (da "Brahms"), Giunti, 1992

2 commenti:

Marina Caracciolo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marina Caracciolo ha detto...

Personalità complessa e controversa quella di Johannes Brahms. Un uomo dall'indole fondamentalmente buona e generosa ma anche ricca di contrasti. Una complessità che si rivela appieno nella sua musica ("Ich spreche durch die Musik" aveva scritto una volta in una lettera), che può essere drammatica e imperiosa ma anche dolcissima, semplice eppure estremamente profonda e intricata, grandiosa ma anche - sempre - sottilmente malinconica. Una musica ovunque alta e severa ma mai "scostante", anzi - bisogna dirlo - terribilmente seducente.