Ieri, 16 luglio, Goffredo Petrassi, uno dei massimi compositori viventi, ha compiuto novant'anni. E' da qualche mese che, doverosamente, alcune grandi istituzioni musicali italiane gli stanno rendendo omaggio con conferenze, incontri, ma soprattutto con tantissima musica: la sua.
Sempre a proposito di omaggi, altrettanto doveroso è segnalare quello rivoltogli dalla rivista Symphonia, che gli ha dedicato un numero monografico, accludendo anche un Cd con diverse sue composizioni, fra le quali spiccano il Terzo Concerto per orchestra e la raffinatissima Sonata da camera per dieci strumenti: si tratta di ottime incisioni tratte dai preziosi archivi della Radio Svizzera, che vedono protagonisti solisti e direttori eccellenti quali Edwin Loehrer, Bruno Canino, Mario Rossi.
Non è semplice sintetizzare in poche righe una carriera musicale lunga - interrotta solo nel 1986 per gravi problemi alla vista - e ricca di opere importanti, che hanno coperto quasi tutti i generi musicali: dalla musica da camera a quella sacra, dal teatro all'oratorio; ragion per cui sarà più semplice definire - in negativo - ciò che non è stato Goffredo Petrassi; in tal modo, con questo procedimento a sbalzo, si tenterà di evitare la formulazione di maldestri e mielosi complimenti.
Petrassi, dunque, non è stato un compositore strettamente legato all'Avanguardia, quella della scuola di Darmstadt; eppure, per sua stessa ammissione, egli ha guardato sempre a quel movimento con grande interesse intellettuale. Non sono mancati, da parte del musicista romano, degli strali polemici, che egli ha scagliato a suo tempo contro coloro che - seguendo un procedimento molto in voga - osavano "frammentare" un testo musicale nell'atto di metterlo in musica: si ascolti a questo proposito il Sesto non-senso per coro a cappella (1964), scritto proprio durante gli anni caldi dell'Avanguardia.
Ma Goffredo Petrassi non è nemmeno stato un reazionario, intendendo con questa definizione indicare colui che rifugge - per scelta - ogni innovazione formale; tutt'altro. Petrassi ha infatti composto alcuni dei brani più intriganti del dopoguerra, come quell'Ottavo Concerto (1972) basato sull'intervallo di seconda maggiore, intervallo "pericoloso", poiche' se usato in successione puo' portare alla formazione di scale imbarazzanti nei confronti dell'armonia tradizionale. Goffredo Petrassi non ha mai creduto che l'impegno sociale o ideologico dovesse ispirare il compositore nell'atto di fare il suo mestiere, ma non ha mai nemmeno rinnegato la sua partecipazione alla vita civile, per "assumersi un briciolo di responsabilità", come ha lui stesso dichiarato.
Goffredo Petrassi non ha mai avuto sfiducia nelle possibilità espressive degli strumenti, il che ha significato per lui rinunciare all'utilizzo dell'elettronica, a proposito della quale il compositore romano ha capito che si correva il rischio di farne una panacea per soccorrere deboli idee musicali. Ciò nondimeno, Petrassi non ha mai attaccato chi l'elettronica la utilizzava, evitando quel misto di moralismo e pruderie tipico dei mediocri e degli invidiosi.
Goffredo Petrassi non ha mai fatto pubblica professione di fede, eppure ha scritto tanta musica sacra di altissimo livello, come gli splendidi 4 Inni Sacri (1950) per tenore, baritono e orchestra, o come la possente Cantata Noche Oscura, per coro misto e orchestra, su testo di San Juan de la Cruz.
Fuori dal gioco, si può certo dire che la figura di Goffredo Petrassi abbia attraversato tutte le temperie della musica di questo secolo, compiendo però una sorta di miracolo creativo che le ha consentito di rimanere sempre in posizione stilisticamente originale e personale. E come esplicito riconoscimento di ciò, si segnala il concorso internazionale di composizione - bandito dall'associazione musicale "Guido d'Arezzo" - a lui dedicato, concorso che chiede, a chi deciderà di parteciparvi, di svolgere una composizione originale riferendosi a una figurazione musicale tratta da opere di Goffredo Petrassi: ciò significa che, attraverso molti modelli, Petrassi ha trovato, e imposto, alla musica del Novecento il suo.
Sempre a proposito di omaggi, altrettanto doveroso è segnalare quello rivoltogli dalla rivista Symphonia, che gli ha dedicato un numero monografico, accludendo anche un Cd con diverse sue composizioni, fra le quali spiccano il Terzo Concerto per orchestra e la raffinatissima Sonata da camera per dieci strumenti: si tratta di ottime incisioni tratte dai preziosi archivi della Radio Svizzera, che vedono protagonisti solisti e direttori eccellenti quali Edwin Loehrer, Bruno Canino, Mario Rossi.
Non è semplice sintetizzare in poche righe una carriera musicale lunga - interrotta solo nel 1986 per gravi problemi alla vista - e ricca di opere importanti, che hanno coperto quasi tutti i generi musicali: dalla musica da camera a quella sacra, dal teatro all'oratorio; ragion per cui sarà più semplice definire - in negativo - ciò che non è stato Goffredo Petrassi; in tal modo, con questo procedimento a sbalzo, si tenterà di evitare la formulazione di maldestri e mielosi complimenti.
Petrassi, dunque, non è stato un compositore strettamente legato all'Avanguardia, quella della scuola di Darmstadt; eppure, per sua stessa ammissione, egli ha guardato sempre a quel movimento con grande interesse intellettuale. Non sono mancati, da parte del musicista romano, degli strali polemici, che egli ha scagliato a suo tempo contro coloro che - seguendo un procedimento molto in voga - osavano "frammentare" un testo musicale nell'atto di metterlo in musica: si ascolti a questo proposito il Sesto non-senso per coro a cappella (1964), scritto proprio durante gli anni caldi dell'Avanguardia.
Ma Goffredo Petrassi non è nemmeno stato un reazionario, intendendo con questa definizione indicare colui che rifugge - per scelta - ogni innovazione formale; tutt'altro. Petrassi ha infatti composto alcuni dei brani più intriganti del dopoguerra, come quell'Ottavo Concerto (1972) basato sull'intervallo di seconda maggiore, intervallo "pericoloso", poiche' se usato in successione puo' portare alla formazione di scale imbarazzanti nei confronti dell'armonia tradizionale. Goffredo Petrassi non ha mai creduto che l'impegno sociale o ideologico dovesse ispirare il compositore nell'atto di fare il suo mestiere, ma non ha mai nemmeno rinnegato la sua partecipazione alla vita civile, per "assumersi un briciolo di responsabilità", come ha lui stesso dichiarato.
Goffredo Petrassi non ha mai avuto sfiducia nelle possibilità espressive degli strumenti, il che ha significato per lui rinunciare all'utilizzo dell'elettronica, a proposito della quale il compositore romano ha capito che si correva il rischio di farne una panacea per soccorrere deboli idee musicali. Ciò nondimeno, Petrassi non ha mai attaccato chi l'elettronica la utilizzava, evitando quel misto di moralismo e pruderie tipico dei mediocri e degli invidiosi.
Goffredo Petrassi non ha mai fatto pubblica professione di fede, eppure ha scritto tanta musica sacra di altissimo livello, come gli splendidi 4 Inni Sacri (1950) per tenore, baritono e orchestra, o come la possente Cantata Noche Oscura, per coro misto e orchestra, su testo di San Juan de la Cruz.
Fuori dal gioco, si può certo dire che la figura di Goffredo Petrassi abbia attraversato tutte le temperie della musica di questo secolo, compiendo però una sorta di miracolo creativo che le ha consentito di rimanere sempre in posizione stilisticamente originale e personale. E come esplicito riconoscimento di ciò, si segnala il concorso internazionale di composizione - bandito dall'associazione musicale "Guido d'Arezzo" - a lui dedicato, concorso che chiede, a chi deciderà di parteciparvi, di svolgere una composizione originale riferendosi a una figurazione musicale tratta da opere di Goffredo Petrassi: ciò significa che, attraverso molti modelli, Petrassi ha trovato, e imposto, alla musica del Novecento il suo.
di Carmelo Di Gennaro (Il Sole 24 Ore, 17/7/1994)
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