Ero stato scritturato all'Opéra di Parigi per un lungo periodo per cantare Il flauto magico, Faust e Boris Godunov. I miei colleghi francesi non mostravano di apprezzare molto la presenza di cantanti stranieri nel loro tempio della Lirica e non nascondevano la loro freddezza neanche nei miei confronti.
Un giorno trovai la mia valigetta del trucco posata davanti alla porta del camerino con sopra un biglietto: "Bon voyage"! Un'altra volta sparì la barba dello Zar, proprio prima della recita di Boris, ma il terzo "dispetto" fu assai più malizioso. Quella sera dovevo cantare Mephisto nel Faust di Gounod. Insospettito dalle precedenti esperienze decisi la mattina della recita di recarmi in teatro per verificare che tutto fosse al suo posto. Rassicurato, trascorsi tranquillo la lunga giornata riposando in albergo, giacché quel ruolo, come si sa, è tutt'altro che facile. Arrivata la sera, mi recai all'Opéra. Tutto era in ordine. Tranquillizzato, incominciai la elaborata truccatura che richiedeva almeno un'ora di tempo.
A pochi minuti dall'inizio dello spettacolo spalmai sul mento il mastice ed incollai finalmente la tipica barbetta a punta del Demonio. All'istante un pizzicore intollerabile mi prese alla gola ed incominciai una lunga serie di potentissimi starnuti.
Spaventatissimo (lo spettacolo stava iniziando), non sapevo cosa fare: sperando di alleviare in qualche modo il disagio cercai di bere del thé poi del cognac e non so cosa ancora, ma invano. Il naso e la gola erano diventati di fuoco e gli starnuti irrefrenabili. Presi il coraggio a due mani e, raccomandandomi al mio buon santo, uscii sul palcoscenico ed attaccai coraggiosamente la prima battuta: "Perché tal sorpresa? La voce tua da me fu intesa". E giù uno starnuto, poi un altro, un terzo e poi non ricordo se cantavo o starnutivo di più.
Fu una recita... indimenticabile? L'indomani la critica diceva: "Il basso Arié, malgrado un forte e fastidiosissimo raffreddore, non volendo deludere i suoi fans, ha cantato ugualmente, dimostrando oltreché una buona dose di coraggio, anche una buona tecnica di... starnuto".
Più maligno del Maligno stesso, qualcuno aveva cosparso la barbetta con un'abbondante dose di polvere da starnuto.
dai "Ricordi Teatrali" di Raffaele Ariè
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