Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, maggio 09, 2009

I temi di Fritz Kocher: La Musica

La musica è per me la cosa più dolce del mondo. L'amo in maniera indicibile. Per sentir suonare sono capace di fare dei chilometri. Spesso, quando d'estate cammino nelle strade infuocate, e da una casa sconosciuta viene il suono di un pianoforte, resto immobile e mi sembra di dover morire lì sul posto. Mi piacerebbe morire ascoltando un pezzo di musica. Me l'immagino così facile, così naturale, e invece naturalmente è impossibile. Le note sono pugnalate troppo tenere. Le ferite di questi pugnali bruciano, ma dentro non c'è del marcio. Malinconia e dolore, invece del sangue, ne gocciolano fuori. Quando la musica cessa, tutto in me torna tranquillo. Poi vado a fare i compiti, a mangiare, a giocare, e mi dimentico. Il pianoforte, per me, ha il suono più magico, anche se a suonare è la mano di uno strimpellatore. Io non sento il modo di suonare, ma soltanto il suono. Non potrei mai diventare un musicista. Perché non mi riterrei mai ebbro e dolce a sufficienza. Ascoltare musica è cosa ben più sacra. La musica mi rende sempre triste, ma così come lo è un sorriso triste. Direi quasi: di una tristezza amica. La più allegra delle musiche io non riesco a trovarla allegra, e la più accorata delle musiche per me non è affatto particolarmente accorata e sconsolante. Davanti alla musica ho sempre un'unica sensazione: mi manca qualcosa. Non saprò mai la ragione di questa dolce tristezza, mai vorrò cercare di scoprirla. Desidero non conoscerla. Non desidero sapere tutto. In genere, per quanto mi sembri di essere intelligente, possiedo una scarsa sete di sapere. Credo che ciò avvenga perché sono per natura il contrario del curioso. Lascio volentieri che tante cose avvengano intorno a me senza preoccuparmi di come avvengono. Questo è certamente riprovevole e non mi darà alcun aiuto in una carriera nella vita . E sia. Non ho paura della morte, e quindi nemmeno della vita. Mi accorgo che sto cominciando a filosofeggiare. La musica è l'arte più scevra di pensieri, e perciò la più dolce. Le persone puramente razionali non la apprezzeranno mai, ma proprio a loro, nei momenti in cui la ascoltano, essa farà bene nel più profondo del cuore. Si può non comprendere un'arte e non volerla apprezzare. L'arte vuole stringersi a noi. E' talmente pura e contenta di se stessa che quando ci si preoccupa di lei ne è offesa. Essa punisce colui che, volendola afferrare, le viene incontro. Gli artisti lo sanno. Sono essi che pensano che la loro professione consista nell'occuparsi di lei, mentre lei rifiuta assolutamente d'essere toccata. Perciò non vorrei mai fare il musicista. Ho paura della punizione da parte di una creatura così soave. Si può amare un'arte, ma bisogna guardarsi dall'ammetterlo. Si ama nel modo più profondo quando non si sa che si ama. - A me la niusica addolora. Non so se la amo veramente. Mi colpisce non appena mi incontra. Io non la cerco. Mi lascio accarezzare da lei. Ma questo accarezzare ferisce. Come posso dirlo? La musica è un piangere in melodie, un ricordare con le note, una pittura in suoni. Non riesco a dirlo bene. Le parole sull'arte che ho scritto qui sopra non bisogna certo prenderle sul serio. E' sicuro che non colgono nel segno, così come oggi nessuna musica mi ha ancora colpito. Mi manca qualcosa quando non sento musica, e quando la sento, allora sì che mi manca veramente qualcosa. Questo è quanto di meglio so dire a proposito della musica.

di Robert Walser (da "I temi di Fritz Kocher", Adelphi, 1978)

2 commenti:

Ben ha detto...

Ottimo post. Ho letto questo libro chissà quanti anni fa e son contenta d'aver ritrovato il filo...

paola ha detto...

grazie per questo testo, sono le parole che non ho mai saputo dire.