Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, marzo 24, 2012

Rameau: il Teatro Musicale

Rameau affrontò l'opera in musica in età matura, a più di un decennio dal suo definitivo trasferimento a Parigi e dalla pubblicazione del suo primo trattato teorico, il Traité de l'harmonie réduite à ses principes naturels (1722). Dimostrò tuttavia una naturale predisposizione al teatro musicale, componendo nel giro di sei anni dal 1733 al 1739 ben cinque opere nei generi allora dominanti della tragédie lyrique e dell'opéra-ballet: le tragédies lyriques Hippolyte et Aricie (1733), Castor et Pollux (1737) e Dardanus nel (1739), quindi gli opéras-ballets Les Indes Galantes (1735), Les Fétes d'Hébé (1739).
I cinque anni di silenzio che seguirono a questo primo impatto teatrale furono dedicati alla revisione del Dardanus, che venne riproposto nel 1744 con profondi rimaneggiamenti nei confronti della versione originaria e che si è tramandato in quest'ultima veste nel repertorio dell'Opéra.
Dal 1745 al 1752 Rameau diede dodici pièce di dimensioni ineguali e sovente di contenuto leggero, affrontando anche l'acte de ballet, la comédie-ballet, la comédie lyrique e la pastorale héroique. Nel 1745 scrisse quattro opere:
  • La Princesse de Navarre, comédie-ballet su testo di Voltaire «avec des intermèdes mis eri musique par Mr. Rameau», rappresentata a Versailles presso il Théatre de la Grande Ecurie il 23 febbraio in occasione del matrimonio del Delfino con l'infanta Maria Teresa di Spagna;
  • Platée, comédie lyrique rappresentata nello stesso teatro il 31 marzo in occasione dei medesimi festeggiamenti;
  • Les Fétes de Polymnie, ballet-héroique rappresentato presso l'Académie Royale de Musique il 10 ottobre;
  • Le Temple de la Gloire, opéra-ballet su testo di Voltaire, dato il 27 novembre presso la Grande Ecurie di Versailles a celebrazíone della vittoria di Fontenoy.
Nel 1747 furono rappresentate soltanto Les Fétes de l'Hymen et de l'Amour, ballet-héroique commissionato a Versailles per il secondo matrimonio del Delfino con Maria Giuseppina di Sassonia, e l'opéra-ballet Les Fétes de l'Hymen et de l'Amour, anch'essa destinata al pubblico di corte di Versailles. Nei due anni successivi - segnati dalla sopravvenuta collaborazione con Louis de Cahusac - Rameau compose altre cinque opere, tutte date all'Académie Royale de Musique: nel 1748 la pastorale héroique Zais, l'acte de ballet Pygmalion e l'opéra-ballet Les Surprises de l'Amour, nel 1749 Nais «ballet en trois actes et un prologue», commissionato per celebrare la pace di Aix-la-Chapelle e la tragédie lyrique Zoroastre. Nel 1751 il musicista concludeva questa fase centrale della sua produzione teatrale con due opere, rappresentate entrambe all'Opéra: l'acte de ballet La Guirlande e la pastorale heroique Acanthe et Cépbise, commissionata per festeggiare la nascita del duca di Borgogna.
Nell'ultimo periodo, che va dal 1753 alla morte, Rameau - che dal 1745 era divenuto ufficialmente musicista di corte - scrisse ancora con dovizia per il teatro, dedicandosi soprattutto agli actes unici. Risalgono a quegli anni - dominati dalla querelle des bouffons e dalla polemica con Rousseau - Daphnis et Eglé (pastorale héroique, 1753), Lysis et Délie (pastorale en un acte, 1753), Les Sybarites (acte de ballet, 1753), La Naissance d'Osiris (acte de ballet commissionato per celebrare la nascita dei duca di Berry, 1754), Anacréon (acte de ballet, 1754), un altro Anacréon (concepito come terza entrée a Les Surprises de l'Amour, 1757), Les Paladins (comédie lyrique, 176o). La tragédie lyrique Les Boréades, composta nel 1764, non fu rappresentata in seguito alla morte del musicista, sopravvenuta durante le prove dell'opera presso l'Académie Royale de Musique.
Questa ripartizione cronologica della produzione teatrale di Rameau è stata proposta da Masson nella sua fondamentale monografia sul compositore digionese (Paris 193o) e viene tuttora comunemente accettata. Tuttavia non ha implicazioni di tipo stilistico, poiché l'opera del musicista non presenta un vero sviluppo evolutivo né tanto meno fratture marcate: la concezione drammaturgica ramista restò quella già pienamente affermata nel 1733 in Hippolyte et Aricie e, se fu aperta a condizionamenti successivi e in particolare agli influssi dell'opera italiana, non diede luogo a fasi compositive differenziate.
Tutte le opere scritte da Rameau furono destinate alla corte o all'Académie Royale de Musique e vennero rappresentate nei teatri di Versailles e di Fontainebleau o presso la vecchia sala del Palais Royal, dove nel 1673 - subito dopo la morte di Molière - Lully aveva cacciato la Comédie Française e installato l'Opéra. Ma l'edizione a stampa delle opere ramiste fu sempre legata alla loro rappresentazione presso l'Académie de Musique e anche per questa ragione quasi un terzo del corpus teatrale del compositore non ebbe pubblicazione.
Le edizioni che ci sono pervenute non di rado documentano uno stato dell'opera - quello voluto inizialmente da Rameau e dal suo librettista - che sarebbe stato in seguito soggetto a modifiche, sollecitate da ripensamenti autonomi del compositore ma anche da concessioni al gusto del pubblico. Quando tali modifiche diventavano consistenti Rameau prendeva l'iniziativa di una nuova edizione, non senza riutilizzare - dove fosse possibile - le antiche planches stampate; ma laddove ciò non accadde, la sola testimonianza rimasta degli itinerari musicali delle opere ramiste sono le partiture che erano destinate alla rappresentazione presso l'Académie de Musique, poiché venivano utilizzate dai batteurs de mesure anche per le successive riprese delle varie pièce teatrali. Queste partiture, conservate negli Archivi dell'Opéra, sono di straordinaria importanza per la conoscenza dell'arte di Rameau. Molti degli interventi che si riscontrano su di esse sono infatti autografi e consistono in correzioni, mutamenti (dati spesso in fogli aggiunti) e tagli di vario genere, riferiti soprattutto all'orchestrazione e alla tecnica strumentale ma relativi anche alla dimensione esecutiva ed interpretativa, in particolare in campo vocale. Se esemplari di questo genere esistono per tutti i compositori eseguiti presso l'Académie Royale de Musique, l'accuratezza e la frequenza che contraddistinguono gli interventi di Rameau rivelano quanto grande fosse «la vigilanza del creatore dinanzi alla diffusione della propria opera, quale che fosse l'intermediazione manoscritta o a stampa». In ogni caso la sovrapposizione di molteplici correzioni, apposte (dal musicista o dai batteurs de mesure) in tempi diversi sulle partiture, costituisce per il filologo «un vero e proprio imbroglio bibliografico»; e i problemi di datazione delle diverse fonti sono resi ancor piú difficoltosi dal fatto che non di rado nelle edizioni a stampa la pagina del titolo, che portava la data della prima rappresentazione, non era modificata allorché altre tirature o altre edizioni venivano prodotte.
Problemi di tale natura e complessità sono stati solo in parte risolti dall'edizione delle OEvres complètes di. Rameau, che fu promossa e diretta da Camille Saint-Saens e pubblicata in diciotto volumi da Durand tra il 1895 e il 1924, senza peraltro essere portata a compimento. Una nuova edizione dell'Opera Omnia di Rameau è attualmente in corso, prodotta da Gérard Billaudot Editeur e con la direzione di Sylvie Bouissou.
 
Graziella Seminara (da "Jean-Philippe Rameau", L'Epos, 2001)

Nessun commento: