Bruno Maderna (1920-1973) |
Nella esperienza musicale del nostro tempo, in particolar modo dopo la seconda guerra mondiale, si è verificato sempre più frequentemente che i compositori abbiano commentato le proprie opere, pubblicato le proprie riflessioni di estetica o anche scritto studi analitici. La musica necessitava di delucidazioni, molto più che in precedenza: una diversità dl stili rimuoveva formule che prima erano state vincolanti. A ciò è dovuto anche il fatto che tra i compositori più significativi si sono messi in maggior risalto quanti possedevano anche doti retoriche - Bruno Maderna, nato a Venezia il 21 aprile 1920, non si soffermò certo a formulare teorie musicali e venne sottovalutato probabilmente anche per tale motivo. E forse anche perché era uno spirito brioso e tutt'altro che ascetico, cui molte cose riuscivano facili: qualcuno poteva avere l’impressione che Maderna non prendesse abbastanza sul serio la sua professione.
Ciò potrebbe sembrare contradditorio, però se è vero che a Darmstadt (nei Kranichsteiner Ferienkurse für Neue Musik) Maderna fu un uomo della prima ora - vi tenne dei corsi di composizione dal 1954 in poi -, è vero anche che egli, certamente influenzato dal suo maestro Gian Francesco Malipiero (1882-1973) di tendenze conservatrici e classiche, rimase al tempo stesso intensamente legato alla tradizione, in quel senso contradditorio e dialettico che intende il rinnovamento musicale come prosecuzione e al contempo modificazione della tradizione. L‘attività di Maderna non era limitata alla sola composizione: egli lavorava a edizioni di musica antica (Giovanni Gabrieli, Vivaldi, Monteverdi, Viadana ed altri) e ad istrumentazioni e trascrizioni (Tänze di Schubert, brani dai Fitzwilliam Virginal Book).
Nel 1953 Luciano Berio aveva fondato a Milano insieme a Franco Evangelisti lo Studio di fonologia musicale della RAI, Maderna vi aderì nel 1956. Egli fu uno dei primi compositori italiani a comporre rnusica elettronica, ma non ravvisò il futuro della musica nel progresso tecnico. Allievo di Hermann Scherchen, Bruno Maderna aveva acquisito solide capacità direttoriali; a Darmstadt, dove si stabilì, diresse l‘Internationales Kammerensemble dal 1958 fino al 1967, anno in cui il complesso si sciolse, e quindi si dedicò sempre più intensamente alla direzione d`orchestra. Nel 1972 divenne direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica della RAl, ma già colpito da un male incurabile, si spegneva a Darmstadt il 13 novembre 1973.
La sua attività come compositore fu messa un po' in ombra dai suoi grandi successi come direttore; ma egli tentò di pubblicizzare le proprie opere, si impegnò invece senza prevenzioni e apertamente in favore di tutte quelle composizioni che a suo parere meritavano di essere eseguite. Come i suoi coetanei, negli anni Cinquanta egli si dedicò alla tecnica seriale, senza cadere però nel dogmatismo e rimanendo sempre originale: “La cosa peggiore di questo mondo è l'ostinata coerenza. Io detesto l'esser costante, giacché è un fatto esiziale." E non costituisce una rottura nel suo processo evolutivo il fatto che egli sia ricorso a tecniche compositive statistiche, al principio casuale (ma anche qui la musica aleatoria non divenne mai una formula esclusiva) o a riprese di antiche concezioni formali. Avverso ad ogni dogma e in posizione da individualista, Maderna cercò sempre di mediare organizzazione rigorosa, al limite seriale, con la libertà del principio aleatorio. Proprio nelle tarde composizioni per orchestra come Quadrivium, Aura, Biogramma o Giardino religioso, Maderna giunge ad una sintesi organica degli elementi già antitetici formale/informale, determinato/indeterminato, ordinato/non-ordinato.
Quadrvium, per quattro esecutori di percussione e quattro gruppi d'orchestra, fu composto per il Festival di Royan e fu ivi rappresentato per la prima volta il 4 aprile1969, sotto la direzione di Maderna. I gruppi orchestrali di cui fanno parte archi, fiati e ottoni sono costituiti in modo simile tra loro; i solisti suonano non solo un gran numero di strumenti a percussione ad altezza indefinita, ma anche - complessivamente - due xilofoni, due vibrafoni, due marimbe, due “Glockenspiele“ e due gruppi di campane tubolari, La concezione spaziale della composizione, come pure la disposizione Spaziale della Musica su due dimensioni (in due versioni, del 1952 e del 1958) o l’orchestra d`eco nel Concerto per violino (1969) rimandano chiaramente ad una veneranda tradizione della città natale di Maderna: la policoralità Veneziana dei Gabrieli ed altri. Il titolo Quadrivium non allude soltanto al numero quattro, ma anche alle libertà assai complesse con cui il direttore, nelle due sezioni denominate da Maderna “happening” (avvenimento), ne può variare lo sviluppo: il materiale sonoro è annotato e determinato con precisione e dettagliatamente, ma la disposizione formale, l'inviluppo della sonorità globale sono fissati solo dal direttore: questi può variare in maniera molteplice, entro certi limiti, gli intervalli tra le entrate dei vari gruppi, deve quindi sempre prendere una nuova decisione - proprio come in un "quadrivio".
Aura, una composizione scritta su commissione (per l'ottantesimo anniversario della fondazione della Chicago Symphony Orchestra), fu eseguita per la prima volta il 23 marzo 1972 a Chicago - anche qui sotto la direzione di Maderna, che peraltro ha tenuto a battesimo la maggior parte delle sue composizioni più significative Il principio del raggruppamento è qui impiegato solo per i 54 strumenti ad arco, che sono divisi in sei gruppi strutturali in maniera assolutamente differente. In blocco sono introdotti anche gli ottoni - in alcuni interventi delle trombe e dei tromboni; essi vi punteggiano quel "neo-impressionismo" oscillante che testimonia la sensibilità timbrica di Maderna, dove ogni struttura metrica viene raffinatamente velata. La differenza tra notazione precisa e principio aleatorio guidato viene qui consapevolmente sfumata, la magnificenza timbrica fa ricordare talvolta nella sua pienezza espressiva Alban Berg. Sembra quasi che Maderna, che tratta una orchestra di dimensioni imponenti con sottigliezza cameristica, voglia fare un atto di omaggio a Berg con l’allusione al suo Kammerkonzert: su un lungo accordo in pianissimo degli archi si estinguono isolati interventi di trombe e corni, cui fa eco il flauto, mentre gli archi in un pianissimo estremo devono ritornare al punto d’inizio.
Aura, una composizione scritta su commissione (per l'ottantesimo anniversario della fondazione della Chicago Symphony Orchestra), fu eseguita per la prima volta il 23 marzo 1972 a Chicago - anche qui sotto la direzione di Maderna, che peraltro ha tenuto a battesimo la maggior parte delle sue composizioni più significative Il principio del raggruppamento è qui impiegato solo per i 54 strumenti ad arco, che sono divisi in sei gruppi strutturali in maniera assolutamente differente. In blocco sono introdotti anche gli ottoni - in alcuni interventi delle trombe e dei tromboni; essi vi punteggiano quel "neo-impressionismo" oscillante che testimonia la sensibilità timbrica di Maderna, dove ogni struttura metrica viene raffinatamente velata. La differenza tra notazione precisa e principio aleatorio guidato viene qui consapevolmente sfumata, la magnificenza timbrica fa ricordare talvolta nella sua pienezza espressiva Alban Berg. Sembra quasi che Maderna, che tratta una orchestra di dimensioni imponenti con sottigliezza cameristica, voglia fare un atto di omaggio a Berg con l’allusione al suo Kammerkonzert: su un lungo accordo in pianissimo degli archi si estinguono isolati interventi di trombe e corni, cui fa eco il flauto, mentre gli archi in un pianissimo estremo devono ritornare al punto d’inizio.
Biogramma, una composizione per grande orchestra e in tre parti, fu composto su commissione dell'Eastman School of Music in occasione dei cinquant'anni dell'Università di Rochester e fu eseguito per la prima volta nell'aprile 1972, sotto la direzione di Maderna. Anche qui è mantenuta la prolusione di timbri caratteristica di Maderna (molti sono gli strumenti a percussione, anche ad altezza definita; a questi si aggiungono inoltre la celesta, due arpe e il pianoforte); anche qui traspare il principio della policoralità nella contrapposizione di due orchestre d'archi (queste due orchestre sono di eguali dimensioni). Anche in questa composizione vi sono delle cesure che articolano nettamente le sonorità profuse doviziosamente - ciò è evidente particolarmente nel movimento conclusivo in sette sezioni. E anche in quest'opera l'italianità di Maderna, il suo senso sottile per il melos son rivelati (come dall'oboe solista in Aura) dal lirismo del corno inglese solista nel primo movimento e dalle delicate melodie in originale amalgama timbrico all'inizio del secondo movimento.
Dietmar Polaczek (traduzione di Gabriel Cervone, note di copertina al CD DGG 423 246-2)
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