Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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domenica, gennaio 14, 2007

Parigi: la Salle Pleyel

In attesa della costruzione di un nuovo grande auditorium è stata ristrutturata e riaperta la sala da concerti parigina, luogo storico e centrale della capitale francese.
La questione dell'auditorium è ricorrente nella vita musicale parigina e viene posta con insistenza da più di vent'anni: da quando François Mitterrand decise di costruire l'Opéra-Bastille, ma in realtà fin dal diciannovesimo secolo. Con la costruzione della Cité de la Musique alla Villette ha ricevuto una risposta solo parziale; da qualche mese, però, si è finalmente trovato un accordo tra i diversi partner pubblici e un auditorium di duemila posti sarà costruito alla Cité de la Musique entro il 2012.
Nell'attesa, è bastato che la Salle Pleyel fosse chiusa per diversi anni perché il problema apparisse in tutta la sua gravità: l'Orchestre de Paris non aveva più una sede per i suoi concerti e ha dovuto per quattro anni emigrare in un teatro parigino, il Mogador, concepito per l'operetta tradizionale e del tutto inadatto alle esigenze di una grande orchestra.
E' come dire che la Salle Pleyel è oggi un luogo essenziale, insostituibile, per la vita musicale parigina, come d'altronde fin dalla sua costruzione nel 1927. In effetti quella di rue du Faubourg Saint-Honoré è la sola sala da concerti abbastanza ampia della capitale; gli altri spazi; lo Chátelet o il Théátre des Champs-Elysées, sono teatri che accolgono di tanto in tanto dei concerti, e l'auditorium della Villette o la sala Olivier Messiaen di Radio France hanno una capacità troppo ridotta di spettatori (mille posti).
Dunque, ciò che fa della Salle Pleyel un luogo mitico ed eccezionale è prima di tutto il suo carattere unico. Si rimane sorpresi nel constatare che dopo il 1927 non è stato costruito un auditorium a Parigi: ormai, è la sola capitale europea sprovvista di un luogo moderno e accogliente per l'ascolto della musica. Tuttavia, il pubblico è presente dappertutto, dove a Parigi si fa musica, e i primi dati sull'affluenza del pubblico alla Salle Pleyel rinnovata sono del tutto favorevoli. La recente riapertura di questa sala è dunque un avvenimento importante nella vita musicale parigina. E' il caso di ricordare le circostanze della sua costruzione e le tribolazioni che hanno segnato la sua esistenza fino a questi ultimi anni.
La famiglia Pleyel, residente a Parigi dal 1795, apre nel 1807 una fabbrica di pianoforti che diventerà celebre in tutto il mondo. Camille Pleyel, il figlio del fondatore ungherese (Ignaz Pleyel), fa allora costruire una sala da 150 posti, poi un'altra da 550 che accoglierà i più grandi musicisti (Chopin, Saint-Saéns, Debussy). Questa sala si rivela insufficiente per le grandi orchestre sinfoniche e all'inizio degli anni '20 del Novecento Gustave Lyon, direttore della società Pleyel, lancia l'idea di costruire una sala da concerti da tremila posti che usufruisca delle ultime innovazioni in campo acustico. Il progetto prende forma: risponde, insieme, alle esigenze della società Pleyel di promuovere le proprie attività musicali e a quelle della città di Parigi dove non esistono sale che non siano teatri che accolgono concerti (praticamente come oggi).
La sala viene inaugurata il 18 ottobre 1927 con un concerto della Société des concerts du Conservatoire (l'antico nome dell'Orchestre de Paris), nel corso del quale Igor Stravinskij e Maurice Ravel dirigono e al quale assistono, tra gli altri, Manuel de Falla, Paul Dukas, André Messager. Tutti riconoscono la grande riuscita di un'acustica eccezionale, ma dopo un anno un incendio la distrugge. Ciò nonostante, viene rapidamente rimessa in sesto, ma con una capacità ridotta a duemilacinquecento posti. L'organo viene installato nel 1929 e inaugurato il 5 marzo 1930 da Marcel Dupré.
Da allora, la Salle Pleyel è il centro nevralgico della vita musicale parigina, con le due sale complementari Chopin e Debussy. Vi prendono sede le orchestre delle associazioni musicali parigine (Orchestre Symphonique de Paris, Société Philharmonique), poi poco a poco delle altre come l'Orchestre Colonne, l'Orchestre Pasdeloup, l'Orchestre Lamoureux; ma vi si ascoltano anche cantanti di varietà e di jazz. L'incendio, tuttavia, ha gravemente minato l'equilibrio finanziario della maison Pleyel che, in tale momento di grave crisi economica, fallisce; è la sua banca, il Crédit Lyonnais, a diventare proprietaria della Sala.
La gestione morbida della banca permette alla Salle Pleyel di restare il centro della creazione e dell'interpretazione musicale parigina: Stravinskij, per esempio, vi presenta Agon in prima esecuzione; grandi direttori e tutti i grandi solisti del ventesimo secolo la segnano con la loro presenza. Otto Klemperer, per citarne uno, vi eseguirà la Nona sinfonia di Mahler. Infine, la Salle Pleyel diventerà la sede dell'Orchestre de Paris, il cui direttore era all'epoca Daniel Barenboim.
Nel 1998, la Salle Pleyel è messa in vendita dal Crédit Lyonnais in seguito allo scandalo economico che stava per inghiottire questo storico gioiello della finanza francese. Il nuovo proprietario ne affida la direzione a sua moglie, direttore d'orchestra, fatto che provoca grossi trambusti nella vita musicale (tra le altre cose, il ciclo Beethoven previsto nel febbraio 2001, con i Berliner Philharmoniker e Claudio Abbado, sarà annullato e si terrà invece a Roma, all'Auditorium di via della Conciliazione). La Salle Pleyel vive allora i momenti più difficili: si parlerà perfino, per qualche momento, di abbatterla per costruire al suo posto degli uffici.
D'altro canto, per rispondere alle critiche sempre più pungenti, era stato programmato più di un rifacimento: il primo, nel 1958, aveva trasformato tutte le parti comuni dividendole con tramezzi ed era intervenuto anche nella sala vera e propria, diminuendone peraltro le qualità acustiche; il secondo, nel 1981, aveva cercato di ristabilire la forma originale, senza migliorare veramente l'acustica. Sarà l'ultimo grande intervento prima dei lavori del 2002, conclusisi con l'inaugurazione del settembre 2006.
Lo stato francese, conscio della difficile situazione parigina e della necessità della città di avere un auditorium al minor costo possibile, decide d'accordo con il proprietario di intervenire per salvare la Salle Pleyel e di ridarle il suo lustro d'antan. I lavori cominciano nel 2002.
I lavori cercano di ristabilire prima di tutto la struttura originale e di eliminare gli interventi del 1958. La realizzazione più impressionante è il ripristino della monumentale entrata, la rotonda originale Art déco distrutta nel 1958; poi un ampliamento delle parti pubbliche e un totale rifacimento dell'auditorium con il comparire di gallerie laterali e di gradini dietro l'orchestra, in un'estetica vicina a quella originale, così come la totale rifondazione delle condizioni acustiche. Il numero di posti è limitato a 1.913, decisione che migliora le condizioni di comfort.
Anche le parti destinate agli artisti sono state ripensate, per permettere l'accoglienza simultanea di differenti orchestre, residenti o invitate, e rispondere così alle attuali esigenze delle grandi formazioni musicali.
Questo recupero, largamente finanziato dalla stato, si inscrive in una esigenza di trasparenza della gestione artistica e viene chiesto alla Cité de la Musique, istituzione pubblica creata nel 1995 e posta sotto la tutela statale, di prendere in gestione la Salle Pleyel permettendole così di allargare il suo progetto artistico. Per fare questo, il ministero della cultura e della comunicazione ha autorizzato la Cité de la Musique a prendere in affitto la Salle dal suo proprietario per cinquant'anni e a gestirla con l'intermediazione di una filiale cui è associata la città di Parigi.
La Cité de la Musique ha trovato nella Salle Pleyel un polo di riferimento in campo sinfonico che le mancava (in effetti, l'auditorium da mille posti era insufficiente) e resta nel contempo il crocevia del vicinissimo Conservatorio e della musica contemporanea (con l'Ensemble Intercontemporain), possiede anche una mediateca e un Museo e organizza delle mostre. Aspettando la costruzione dell'auditorium prevista, come si è detto, nel 2012, la Cité de la Musique può così accogliere le grandi fondazioni sinfoniche e animare un luogo di esecuzione del repertorio classico di ieri e di oggi, mentre le altre sedi sono consacrate piuttosto alla musica da camera, alla musica barocca e a quella contemporanea.
Così l'Orchestre de Paris, con il suo attuale direttore Christoph Eschenbach, ha ritrovato la sua sede tradizionale che condividerà con l'Orchestre Philharmonique de Radio France diretto da Myung-Whun Chung e con le diverse orchestre e i solisti invitati nella stagione. La riapertura della Salle Pleyel risponde a un bisogno reale della città di Parigi. Diventava molto difficile organizzare una vita musicale sempre più ricca senza avere a disposizione una sala da concerti di ampie dimensioni. Rimane in ogni caso da augurarsi che questa riapertura sia anche il preludio alla costruzione di un'altra sala moderna che porrà finalmente Parigi al livello delle altre grandi capitali europee, che hanno almeno due sale da concerto importanti. E' programmata di sicuro, ma la storia musicale di Parigi ci ha insegnato a diffidare delle promesse.
di Guy Cherqui (tratto da "Amadeus", Anno XIX, gennaio 2007, n.206)

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