Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, aprile 23, 2011

Edvard Munch: il quadro conteso di Alma Mahler

Il pittore regalò una sua opera alla vedova di Gustav, ma con l'Anschluss il dipinto passò alla Pinacoteca di Vienna. Ora gli eredi lo reclamano e il governo deciderà a giorni.
 
La storia incredibile del capolavoro diventato un caso privato e politico. Una vicenda che coinvolse anche Gropius, Franz Werfel e le autorità giudiziarie. Nei prossimi giorni la signora Elisabeth Geher, ministro austriaco della Cultura, dovrà prendere una decisione - attesa da più di mezzo secolo - riguardo alla restituzione di un famoso quadro di Edvard Munch, "Notte d'estate in spiaggia", ospitato fin dalla guerra nella Galleria Nazionale Austriaca e reclamato dagli eredi della proprietaria, la mitica Alma Mahler. La storia del dipinto - esemplare per assurdità - s'intreccia alle alterne e non sempre amorevoli vicende della famiglia, nonchè all'oscura parabola dell'Austria entrata, dopo l'Anschluss, nell'orbita nazista. Una storia infinita fatta di una mistura esplosiva di avidità, antisemitismo e ostinata, cieca burocrazia. Rimasta vedova del musicista Gustav Mahler, Alma, l'affascinante e molto corteggiata figlia del pittore Emil Jakob Schindler, sposò l'architetto fondatore del Bauhaus, Walter Gropius, dal quale ebbe una amatissima figlia, Manon, alla cui nascita ricevette in regalo dall'amico pittore norvegese, appunto, la "Notte d'estate in spiaggia". La malattia - poliomielite - e la morte prematura della bambina fecero sì che sua madre, nel frattempo separatasi da Gropius, si legasse in modo particolare a quel quadro. Qualche anno dopo, Alma si sposò, per la terza volta, con lo scrittore ebreo Franz Werfel, i cui libri furono, già nel '33, messi al rogo dai nazisti. Il 14 marzo, un giorno dopo l'Anschluss, resasi conto del pericolo che correva, precipitosamente ella abbandonò Vienna per raggiungere il marito che già da qualche mese si era rifugiato a Parigi. Ovviamente non aveva provveduto a sistemare nessuna delle sue cose e buona parte dei quadri di casa si trovava ancora nella Galleria Nazionale alla quale li aveva affidati l'anno prima per un prestito che sarebbe dovuto scadere nel 1939. Tuttavia, quattro giorni dopo la partenza, il pittore Carl Moll, secondo marito di sua madre e quindi suo patrigno, si sentì autorizzato - senza che la Galleria gli chiedesse alcuna delega - a portarsi a casa cinque quadri della figliastra: il famoso Munch oltre a un ritratto di Alma dipinto dal suo antico innamorato Oskar Kokoschka e a tre opere di Emil Jakob Schindler. Nel frattempo, la sorellastra di Alma, Marie, figlia di Carl Moll, sposata con il Presidente del Tribunale di Vienna Richard Eberstaller, come lei di fervida fede nazista, l'aveva, tramite avvocato, convinta ad affidarle - pro forma - la residenza estiva di Breitenstein per evitare che venisse confiscata in quanto proprietà di ebrei. L'accordo era che Richard e Marie ne potessero usufruire come e quando volevano, accollandosi in cambio le spese di manutenzione. Quando però, alla fine del 1938, morì Anna Schindler Moll, l'anziana madre delle due sorellastre, Marie Eberstaller, con il pretesto che la casa aveva bisogno di essere riparata, vendette, per 7.000 marchi tedeschi, il quadro di Munch alla Galleria Nazionale che nemmeno stavolta pretese una delega, pur essendo al corrente - per via del precedente prestito - che l'opera apparteneva ad Alma. Nessuno tentò di mettersi in contatto con la proprietaria che all'epoca si trovava ancora a Parigi e che, all'oscuro di tutto, più o meno contemporaneamente, cercava di riavere il quadro con l'aiuto dell'ambasciatore ungherese, suo amico, che proprio allora era stato trasferito da Vienna a Parigi. L'operazione, ovviamente, non andò in porto e, anni dopo, durante il processo per la restituzione, l'allora direttore della Galleria Nazionale, Bruno Grimschitz, spiegò che dipendeva da lui concedere o meno il permesso per l'esportazione dell'opera e che quel permesso non l'aveva mai dato. Il 12 aprile 1945, con i russi alle porte di Vienna, il Presidente del Tribunale Eberstaller, prima di uccidersi, ammazzò a colpi di pistola il suocero Carl Moll e la moglie Marie. Due anni dopo, l'Austria promulgò una legge che annullava qualsiasi tipo di esproprio e transazione eseguiti durante l'occupazione nazista ai danni degli ebrei. Ed è dell'11 agosto 1947 la prima richiesta di restituzione della raccolta Mahler depositata in tribunale dall'avvocato di Alma. Avversario nel processo era la Procuratura di Finanza che rappresentava la Galleria Nazionale. Al centro della querelle non c'era solo "Notte d'estate in spiaggia", ma c'erano anche altri quadri che dalla casa di Alma erano stati trasferiti in quella degli Eberstaller e, da costoro destinati, in un testamento scritto pochi giorni prima di morire, senza una parola nè un pensiero per la legittima proprietaria, alla pinacoteca viennese. Pinacoteca che, ancora oggi, fa riferimento a quella collezione come "lascito Moll", benchè non esista alcun documento in tal senso a nome di Moll, ma solo il testamento firmato dagli Eberstaller. Da quel momento la vicenda si fa strettamente giuridica e, praticamente, interminabile. Sentenze e ricorsi si sono susseguiti, si sono invocati cavilli ed errori di procedura, si è discusso sul valore e sul prezzo dei quadri. E, tra le pieghe del processo, si è scoperto, tra l'altro, che i lavori di manutenzione della casa di Breitenstein erano costati solo 1.900 marchi contro i 7.000 ottenuti dagli Eberstaller con la vendita del quadro. La famiglia si era, dunque, permessa, una "cresta" non indifferente. Alma Mahler, che da tempo viveva a New York, combattè fino alla morte, avvenuta l'11 dicembre 1964, per riavere la sua "Notte d'estate in spiaggia". Ad amici e conoscenti che l'andavano a trovare ripeteva sempre che l'Austria l'aveva tradita. E, anche, la famiglia. La sua amarezza era così grande che, nel 1960, rifiutò di presenziare ai festeggiamenti viennesi voluti dal Ministero della cultura per ricordare Gustav Mahler. Scrisse il suo rifiuto al ministro Heinrich Drimmel, spiegando: "Nell'estate del '47 sono tornata a Vienna per riprendermi i miei quadri, e ho scoperto di essere stata espropriata. Da allora quell'ingiustizia mi spacca il cuore". E se la figlia maggiore di Alma, la scultrice Anna Mahler, nata dal suo primo matrimonio, si era sempre tenuta fuori dall'annosa disputa tralasciando, perciò, di subentrare nel processo alla morte della madre, è pero' scesa in campo la nipote per combattere la battaglia che fu di sua nonna. Marina Mahler confida nella nuova legge che, perfezionando i provvedimenti del 1947, impone la restituzione, da parte di gallerie e musei austriaci, di oggetti e opere d'arte che siano stati acquisiti in modo irregolare negli anni del nazismo.

Isabella Bossi Fedrigotti Isabella (Corriere della Sera, 26 ottobre 1999)

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Austria – Restituito un Munch alla nipote di Mahler
A Vienna, nelle sfarzose sale del Belvedere mancano ormai da metà marzo i cinque quadri di Klimt che la repubblica austriaca ha dovuto restituire agli eredi di Ferdinand Bloch-Bauer, e presumibilmente non vi torneranno: il ritratto di Adele Bloch-Bauer su fondo oro se l’è aggiudicato a giugno l’erede dell’impero cosmetico Lauder per la sua Neue Galerie di New York. Gli altri quattro sono stati assegnati l’8 novembre in parte via telefono a compratori ancora misteriosi, nel corso di quella che Christie’s ha definito «la più grande asta di tutti i tempi della nostra sede newyorkese».
Qualche ora prima di quest’ultima ingente vendita per 172 milioni di dollari, sempre l’8 novembre un altro strale ha colpito la pinacoteca viennese, e in tutta fretta un ulteriore quadro è stato tolto dalle sue sale: «Notte estiva sulla spiaggia» (anche denominato «Paesaggio marino sotto la luna») di Edvard Munch. Anche per questo dipinto a olio il verdetto della commissione austriaca preposta alla restituzione di opere d’arte confiscate o vendute sotto costo durante il nazismo e mai riconsegnate ai legittimi proprietari, è stato chiaro e unanime: quel paesaggio va ridato agli eredi della proprietaria, quella Alma Mahler-Werfel che seppe essere fondamentale animatrice del mondo della cultura viennese tra Ottocento e Novecento e fu fascinosa musa di uomini di primo piano, da Oskar Kokoschka a Gustav Mahler, da Walter Gropius a Franz Werfel. Il destino del quadro di Munch è stato quello di tante migliaia in Austria.
Alma Mahler era fuggita nel 1938 da Vienna insieme al marito Franz Werfel, di fede ebraica. Il patrigno Carl Moll, celebre pittore, oltre che acceso nazionalsocialista, aveva quindi venduto il quadro nel 1940 al Belvedere per 7 mila Reichsmark, ma senza il consenso di Alma. A partire dal 1947 la donna chiese – più volte e inutilmente fino alla morte, nel 1964 – alla Repubblica austriaca la restituzione del quadro. Quindi la chiesero gli eredi, ottenendo nel 1999 un nuovo rifiuto. E invece ora, quasi a sorpresa, il sì agognato: «Non posso crederci, sono strafelice, è così incredibilmente meraviglioso», è stata la prima dichiarazione di Marina Fistulari-Mahler, nipote di Alma, alla notizia, «d’ora in poi tornerò a Vienna con una disposizione d’animo diversa».
Era stata proprio la decisione della commissione arbitrale per i cinque Klimt ad indurre Marina Mahler a chiedere in febbraio il riesame del suo dossier, convinta «di avere argomenti migliori di quelli degli eredi Bloch-Bauer».
La restituzione di un’altra opera è andata a beneficio della leader del Partito comunista britannico (nove mila iscritti) che si è ritrovata all’improvviso da povera a proprietaria di una tela da 30 milioni di euro.

Flavia Foradini (Diario: Anno XI, numero 44, 17 novembre 2006)

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