Roma, Auditorium |
Ci rallegriamo spesso per gli innegabili progressi che la cultura musicale sembra fare nel nostro paese, con tanta abbondanza di pubblicazioni, col miglioramento della programmazione nei concerti e nei teatri, con la qualità delle radiotrasmissioni e l’elevato livello di molta parte della produzione discografica. E poi, ogni tanto, giù una mazzata sulla testa, a ricordarti che tutto é come prima, magari peggio di prima.
Poniamo: a Roma sembra si siano finalmente decisi alla costruzione di un auditorium. Bene. Un quotidiano romano, ("Il Tempo", 16 febbraio 1983, pag.4) dedica un’intera pagina al progetto, amabilmente soffiando nella nota polemica tra "effimero" e "permanente". Reca, tra l’altro, la composizione della commissione nominata dalla Giunta regionale per lo studio del problema. Vi sono nomi illustri della cultura, della musica e della spettacolo, come Paolo Portoghesi, Scaparro, Zafred, Zeffirelli. Un Gianni Borgna ne fa parte con la qualifica di "musicologo". La categoria dei musicologi in Italia é liberamente aperta, e niente vieta che ne faccia parte l’autore di uno studio sulla rnusica dei giovani, da Elvis Presley a Sophie Marceau, anche se di musicologi piu qualificati a Roma ce ne sono tanti. Speriamo solo che non si pensi di costruire un auditorium per il rock, genere di musica che presenta esigenze acustiche del tutto diverse da quelle d’un’orchestra sinfonica o d’un quartetto d’archi.
Ma non si tratta di questo. Il guaio é che Per ricreare l’atmosfera perduta a rieducare la nostra sensibilità il giornale ha la felice idea di fare intervistare da Paolo Sangiorgi "uno dei piu autorevoli studiosi viventi di fisica acustica, se non a livello mondiale, certamente europeo". E' un ingegnere, che é anche professore universitario, "uno scienziato abituato a verificare con i fatti quello che dice". Questo luminare della fisica acustica "è però anche uno di quegli uomini che per un’esclusiva necessità di saggezza rifiuta le interviste, o se le concede pone come condizione essenziale il fatto di non poter essere identificato".
Bene, quali lumi ci porta questo scienziato ignoto? Dopo avere avanzato la scoraggiante affermazione che per costruire un auditorium come si deve, come lo intende lui, non bastano i 18 miliardi stanziati da un assessore regionale, ma "potremmo cavarcela con 200 miliardi tutto compreso", e dopo avere consigliato, del resto non a torto, di non cedere alla tentazione di dimensioni esagerate, per non elaborare una megastruttura come è accaduto a Berlino dove "il suono è riprodotto con impianti di amplificazione", sicché "non è più un auditorium, è una Telefunken, un tempio dell’elettronica" (lì ci suonano gli sprovveduti orchestrali della Filarmonica, sotto la guida di quel notorio incompetente che è Herbert von Karajan), bene, dopo queste premesse generali si entra in particolari d’ordine, diciamo così, scientifico e si forniscono informazioni interessanti, e soprattutto nuove, sulle qualità del suono, prima delle quali viene considerata l’intensità, che si misura in decibel: "30 decibel è la pulsazione del cuore" (accidenti), "120 decibel è il rumore d’un reattore". Per cui se ne deduce che basta la presenza di quattro o cinque persone per coprire il frastuono d’un reattore. E ci si domandi come sia possibile la conversazione di quattro o cinque persone, tutte col loro cuore rombante a 30 decibel ("Sentilo battere! sentilo battere!" diceva Zerlina).
Segue il problema "dell’impulso musicale", che determina "la così detta intellegibilità del discorso". E qui tutto è troppo bello, e bisogna indulgere a una lunga citazione. "Per dire una parola l’uomo impiega circa un secondo; una frase di dieci parole, 10 secondi. Ma se io parlo in un luogo dove al decimo secondo sto ancora ascoltando una parte della prima parola nessuno capirebbe niente. E questo è il problema della coda sonora. Del corretto distacco tra un impulso musicale e l’altro". (Gran conforto, questa Coda, per i sordastri, quelli che "sentono la voce ma non capiscono le parole").
Evidentemente il nostro scienziato ignoto ignora che la velocità di trasmissione del suono è uguale, 340 metri al minuto secondo, in qualunque luogo, al cesso come alla Scala, e varia soltanto col variare della pressione atmosferica (per questo in alta montagna il suono viaggia più adagio che in pianura). La possibilità di sovrapposizione delle onde sonore deriva soltanto dall’eventuale presenza di riverberazioni, ed è a questo rischio che si deve badare costruendo una sala, qualunque sia la sua ampiezza.
Continuiamo, che ora viene il bello. "Quindi per ascoltare fedelmente un concerto fatto con musiche di Rossini e più in generale di musica italiana dell’800 c’è bisogno di una maggior scansione. Per la musica tedesca e Wagner in particolare è necessario invece un maggiore impasto". Donde la preoccupante deduzione che a rigore "sarebbero necessari auditorium diversi" (con quel prezzo!) "per musiche diverse".
Oltre all’intensità, e in certo senso prima, perché più intrinseci, è noto che il suono possiede altri due parametri: l’altezza e il timbro. Il nostro scienziato riesce brillantemente a confonderli l’uno con l’altro. “Ultimo problema da affrontare è quello del timbro. Della qualità della riproduzione. Questa si misura in "ertz" (sic!). 100 ertz (sic!) ad esempio è il timbro di una voce maschile, 200 quello di una voce femminile, 16.000 ertz (sic!) è invece una zanzara. E' in base a queste frequenze che si distingue il suono di uno strumento da un altro".
L’incognito studioso sarebbe ben imbarazzato a spiegare perché una medesima nota, della stessa altezza, con lo stesso numero di hertz, suoni tanto diversa alle nostre orecchie a seconda che sia emessa dalla voce della Caballé, dal flauto di Gazzelloni o dal violino di Uto Ughi. Qualunque scolaro del sest’anno di conservatorio potrebbe spiegargli che il timbro e l’altezza sono due qualità diverse e distinte del suono. L’altezza, non il timbro, dipende dal numero di hertz, cioè dalla frequenza di vibrazioni d’un corpo elastico (200 per la voce femminile sono davvero un po’ pochine, ma non è escluso che qualche contralto fenomenale ci riesca a scendere). Il timbro dipende dalle diverse combinazioni di suoni armonici che si accompagnano al suono fondamentale. Ma chissà se il nostro Professore sa che Cosa sono i suoni armonici. E tuttavia egli appartiene a quella categoria di personaggi che nel linguaggio giornalistico si designano con l’ineffabile qualifica di "esperti".
Massimo Mila ("Nuova Rivista Musicale Italiana", n.1, gennaio/marzo 1983)
1 commento:
Sul nuovo numero di Focus ho letto un interessantissimo articolo sul mal di testa: cause, cefalee croniche, modi per combatterlo... Lo consiglio a chi ne soffre.
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