Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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venerdì, gennaio 01, 2021

Tristan und Isolde: L'alchimia dell'anima

Richard Wagner, "Tristan und Isolde" (Atto secondo)
Teatro comunale di Bologna - gennaio 2019

La pozione d’amore rimane uno degli elementi più affascinanti e più popolari di Tristan und Isolde. Ma di preciso di cosa si tratta? Di un afrodisiaco o di una droga? O forse, usando le parole di Alfred Hitchcock, di un “McGuffin”, vale a dire un espediente che fa sviluppare la trama ma il cui contenuto è irrilevante?
La musica di Wagner evidenzia tuttavia che la pozione d’amore è tutt’altro che una finzione. Al contrario, quel filtro magico funziona davvero! Quando Tristan e Isolde bevono la pozione alla fine del primo atto, tutto cambia improvvisamente. Si può addirittura percepire dalla potenza della musica come la sostanza estranea si insinui nei corpi dei protagonisti, prendendone possesso e stravolgendoli. E' come se fossero stati contagiati da un virus sconosciuto.
Noi sappiamo che Tristan e Isolde consideravano la pozione da bere un veleno mortale, assunto con lo scopo di morire insieme. Ma ciò che avviene dopo è più che un semplice smarrimento dovuto al mancato sopraggiungere della morte: dopo un iniziale tumulto interiore - reso da Wagner in maniera suggestiva, con suoni che toccano la sensibilità del pubblico - Tristan e Isolde raggiungono un altro livello di coscienza. Un’esperienza che descrivono subito come un risveglio da un brutto sogno. La pozione ha catapultato i due in un’altra realtà, con tutte le conseguenze felici e ineluttabili. Perché questa nuova realtà palesa quello che era fino a quel momento più o meno latente: l’amore corrisposto, che così raggiunge l’estasi e il bisogno di estinguersi insieme.
Non solo il comportamento e i gesti dei due innamorati cambiano a causa della pozione, ma anche il mondo che li circonda così come suggerisce la musica, diventa improvvisamente incantato. Il cambiamento interiore sembra ripercuotersi sull’ambiente esterno e pare di essere arrivati in un universo parallelo insieme a Tristan e Isolde, nel quale i richiami di una realtà preesistente riecheggiano come voci di fantasmi.
Cosa sta succedendo di preciso? Sotto l'influenza di questa misteriosa sostanza, loro vedono, ascoltano e sentono il mondo, l’un l’altra e se stessi in modo diverso dagli altri. E' questa sensazione che Wagner ha sviluppato in modo magistrale: il cambiamento o il distacco della percezione individuale dalla realtà. Nel secondo atto Wagner rende ancora più chiara la percezione alterata dei protagonisti. Quello che all’inizio dell’atto sembra uno squillo di corno di avvertimento, Isolde comincia a percepirlo in un altro modo. Infatti il suono che allarma Brangäne rende invece felice Isolde. Lei non sente ciò che Brangäne vede come realtà convenzionalmente vissuta. A questo punto, Wagner ci porta nella realtà alternativa di Isolde: il suono del corno si trasforma nel sussurro e nella trama di una natura incantata e affascinante.
Gli avvertimenti di Brangäne, “che vaga solitaria nella notte”, si sovrappongono meravigliosamente al grande duetto d’amore nel Secondo atto e compongono uno dei passaggi più incantevoli dell’intera partitura, sviluppando un’atmosfera veramente magica. Mentre le parole di Brangäne preannunciano una disgrazia imminente, la musica diventa di una bellezza straordinaria. Tristan e Isolde integrano questo avvertimento di Brangäne nel loro viaggio.
E' bello immaginare l’esperienza sensoriale che vive la coppia attraverso questo viaggio. Peraltro fantasia e realtà non sono molto lontane, perché le pozioni d’amore esistono davvero. Da sempre ne sono state preparate e diffuse diverse, con molteplici conseguenze: estasi, allargamento della coscienza ed effetti collaterali compresi, dai funghi allucinogeni a concentrati di piante di belladonna fino alle moderne droghe ricreative. Wagner stesso ha avuto esperienze con droghe di tutti i tipi, e sappiamo inoltre che Wagner faceva anche molto uso di tabacco e alcol. Nel circolo di amici di Franz Liszt, di cui Wagner faceva parte, andava di moda il Laudanum: nella Symphonie fantastique Hector Berlioz ha anche reso un vibrante tributo alle vertigini procurate da questa tintura alcolica di oppio.
Wagner stesso aveva un’ossessione particolare per i tessuti morbidi, come il velluto e la seta. Già solo toccando questi materiali entrava in trance, come se il tessuto avesse delle proprietà stranianti. Cosima, la moglie di Wagner, ha scritto nelle sue lettere che Wagner passava tanto tempo ad annusare le sete profumate quanto a scrivere musica.
La musica di Wagner è sempre stata descritta come particolarmente inebriante e persino euforica. E' quasi impossibile non vedere una coincidenza: Wagner ha scritto le sue opere sotto l'influenza di droghe, come ha fatto Berlioz?
In Tristan und Isolde Wagner porta l’estasi ad un livello mai realizzato prima, creando in qualche modo un’opera d’arte totalmente “psichedelica”. La musica ci fa capire che l’effetto della pozione d’amore per Tristan e Isolde non solo era stimolante, ma anche in grado di aumentare lo stato di coscienza.
Delle sperimentazioni scientifiche condotte con sostanze psicotrope hanno dimostrato che ciò che consideriamo realtà si basa su una fragile configurazione neurochimica all’interno del nostro cervello e del nostro sistema nervoso. Il più piccolo squilibrio ci porta ad una percezione della realtà alterata. Aggiustamenti artificiali con psicofarmaci o droghe portano ad una percezione della coscienza, danno la possibilità al cervello di percepire altre realtà, il che ci porta a riflettere sulla nostra “normale” percezione del mondo. Non si tratta forse solo di una delle tante possibilità?
Cosa ci dicono gli stati di coscienza alterati? Wagner gioca con i diversi livelli dell’inconscio e anticipa molto di ciò che la psicologia classica descriverà in seguito. Sembra che, sotto l'effetto della pozione magica, Tristan e Isolde penetrino sempre più a fondo nel loro subconscio e si avvicinino a un livello di coscienza esterno all’io.
Il viaggio di Tristan nel subconscio lo riporta ai ricordi dell’infanzia, poi della prima infanzia, fino addirittura a quelli antecedenti la sua nascita. In un’audace interpretazione, Nike Wagner vede in ciò il simbolo della filogenesi della specie umana: il subconscio come fonte di tutte le esperienze che noi, i nostri progenitori e i nostri antenati evolutivi abbiamo vissuto, dall'organismo unicellulare all’Uomo. E se spingessimo ancora più in là il ragionamento? Non potremmo estendere questo simbolo alla genesi dell’intero cosmo? Passato e futuro non si confondono allora misteriosamente? Al culmine dell’estasi, Tristan e Isolde pongono fnalmente le grandi domande relative alle nostre origini e alla nostra meta finale.
Nell’allargamento della loro coscienza, Tristan e Isolde sono in grado di vedere quest’altra verità, forse più profonda? E' la loro ebbrezza la fonte di questa “chiaroveggenza universale”, come verrà definita in seguito da Wagner in Parsifal? Cosa succede loro quando, durante il loro grande duetto, dichiarano di essere il mondo? E soprattutto, la risposta è l'amore?
Ralf Pleger
(Note di regia)

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