Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

lunedì, dicembre 11, 2023

Dimitri Mitropoulos

“I componenti dell'orchestra della Scala non dimenticheranno la mattina del giorno dei morti di quest'anno”, scrisse Beniamino dal Fabbro su L'Illustrazione italiana del dicembre 1960. “S'erano radunati per la prima prova d'un concerto della stagione sinfonica, e la sera stessa, col maestro Fricsay, avrebbero ripetuto il programma del concerto precedente. Il programma nuovo era di particolare impegno; avevano sui leggii il grosso fascicolo della “Sinfonia numero tre” di Gustav Mahler. (...) Il maestro Mitropoulos giunse puntuale, dal podio salutò con l'usata gentilezza i suoi collaboratori, li nominò a uno a uno, aggiunse alcune parole sul significato della sinfonia di Mahler che s'accingevano insieme a decifrare, e diede inizio alla prova, senz'altro indugio. Ci furono i primi energici comandi, le necessarie interruzioni, le utili osservazioni; ma all'improvviso Mitropoulos cadde dal podio in avanti, quasi trascinato dall'ultimo suo gesto. Pochi minuti dopo egli era morto, tra la costernazione di tutti coloro che avevano assistito all'evento. La sera stessa, prima di cominciare il suo programma, il maestro Fricsay diresse, in onore di Mitropoulos, la marcia funebre dell''Eroica.”
Così, sul podio, proprio nell'atto di far musica, scompariva a sessantaquattro anni di età Dimitri Mitropoulos, uno dei musicisti più carismatici del secolo. Nella sua figura il triplice ruolo di compositore, di pianista e di direttore d'orchestra si fondeva con una armonia che pochissimi hanno raggiunto. A vent'anni esatti dalla sua scomparsa, il suo nome fa più che mai parte del mito e il suo testamento discografico (purtroppo non vastissimo) è oggetto di un accanito collezionismo. Le incisioni contenute in questi dischi dal vivo sono destinate ad ampliare le conoscenze che di lui abbiamo come interprete di Gustav Mahler. Di Mahler il direttore greco è stato uno dei profeti più accesi e ci pare un particolare sempre toccante quello di ricordare che è proprio dirigendo una sinfonia di Mahler che egli è
deceduto.
Dimitri Mitropoulos era nato vicino ad Atene il l marzo 1896. Apparteneva ad una famiglia molto religiosa, nella cui casa si svolgevano frequenti incontri fra gli alti membri della Chiesa Greco-Ortodossa. Sull'esempio di due zii, il giovane Dimitri pensò di farsi monaco. Tuttavia un pensiero lo frenava: quello di dover abbandonare la musica, il cui amore si veniva risvegliando prepotentemente in lui. La liturgia Greco-Ortodossa non consente infatti 1'uso di strumenti musicali. I tormenti di questa sua infanzia (così simile a quella del “Nivasio Dolcemare” di cui racconta Savinio) si conclusero con la vittoria della Musa Euterpe. Scelta la musica come destino della sua vita, Mitropoulos entrò nel Conservatorio della capitale. Qui studiò con L. Wassenhoven (pianoforte) e con il belga A. Marsick (armonia e contrappunto), diplomandosi nel 1918 in pianoforte e nel 1920 in composizione. Dimostrò precoci doti di compositore: ancora studente scrisse il poema sinfonico “La Mise au  tombeau du Christ." Nel 1920 compose l`opera “Soeur Béatrice”, da Maeterlinck, che fu data al Conservatorio di Atene. Mitropoulos aveva ventitré anni quando lo spartito venne  mostrato a Camille Saint-Saëns, che se ne proclamò entusiasta. La città di Atene offrì allora una borsa di studio alla sua giovane promessa perchè potesse studiare al Conservatorio di Bruxelles con Paul Gilson. Mitropoulos fu suo allievo di composizione dal 1920 al 1921. Passò quindi a Berlino ove rimase fino al 1924 seguendo il corso di pianoforte tenuto da Busoni alla Hochschüle für Musik e lavorando come maestro sostituto  alla Staatsoper. Forte degli insegnamenti di un grande maestro quale Ferruccio Busoni, Mitropoulos, rientrato ad Atene, divenne direttore dell'orchestra del Conservatorio (1924-25), poi dell'orchestra della Società dei Concerti (1925-27), avendo nel contempo la direzione del Conservatorio. Dal 1927 al 1929 con Jean Boutnikoff, e dal 1929 solo, tenne la direzione dell'orchestra del Conservatorio (divenuta più tardi di Stato). Il giovane direttore esercitò notevole influenza sul gusto del  pubblico greco, introducendo nei programmi importanti composizioni antiche e contemporanee. Nel 1930 fu nominato professore di composizione al Conservatorio di Atene e il 6 marzo 1933 venne eletto membro straordinario dell'Accademia ateniese.
Come concertista, l'episodio decisivo della sua carriera doveva cadere nel 1930 a Berlino. Il 27 febbraio di quell'anno, invitato a dirigere un concerto dei Berliner Philharmoniker, sostituì al pianoforte l'indisposto Egon Petri (come lui allievo di Busoni) nel Terzo concerto di Prokofiev, dirigendo dalla tastiera. Il successo fu così straordinario che da allora si trovò invitato in ogni paese d'Europa. Il 14 febbraio 1932 ripeté a Parigi la sua esibizione nelle vesti di direttore e solista in quel concerto. Sempre in quell'anno, due settimane dopo il debutto parigino, diresse per la prima volta anche in Inghilterra. Nel febbraio del 1933 compiva la prima tournée italiana. L'anno dopo fece una tournée trionfale di ventiquattro concerti in Italia, Francia, Belgio, Polonia e Russia. Chiusero la tournée, nel mese di maggio, alcuni concerti a Leningrado e a Mosca. Nel 1935, invitato come direttore ospite della parigina Orchestre des Concerts Lamoureux, ebbe modo di presentare molti importanti nuovi lavori francesi. Durante la  prima metà degli anni Trenta venne per diversi anni ingaggiato come direttore di una stagione trimestrale di concerti a Monte Carlo.
Dopo l'Europa, anche gli Stati Uniti si apprestavano a fare la conoscenza con Mitropoulos. Nel gennaio 1936 venne presentato alla platea americana da Serge Koussevitzky che lo invitò a dirigere come “guest conductor” la Boston Symphony. Il critico Olin Downes, venuto appositamente a Boston per sentirlo, scrisse: “On the grounds of a virtuoso conductor alone he is an extraordinarily gifted leader. But he is more than a kinding virtuoso. He showed a microscopic knowl edge of four strongly contrasted scores and his temperament is that of an irnpetuous musician. Mitropoulos addressed himself with complete comprehension and with blazing dramatic emotion.”
L'anno successivo le dimissioni di Eugene Ormandy dalla direzione dell'Orchestra di Minneapolis (l'attua1e Minnesota Orchestra) gli fruttarono la nomina a “principal conductor” di quel complesso. Mitropoulos si trasferì in quella città e seguitò a condurre la vita austera e solitaria di sempre. Alloggiava nel dormitorio studentesco in un seminterrato dell'Università del Minnesota. La sua stanza  conteneva soltanto un divano-letto, un pianoforte verticale e pochi altri oggetti indispensabili. L'unica passione che gli si conosceva era quella per il cinema. L'orchestra prese in simpatia quest'artista strano e sempre così cortese, di cui si diceva che non avrebbe diretto senza la catenella con il piccolo crocefisso che portava al collo ed il medaglione con la Vergine Maria cucito alla fodera della giacca. Quest'uomo mite sapeva però trasformarsi sul podio, accendendosi di una foga che trascinava con sé tutta l'orchestra. Così lo descriveva in quei giorni il musicista e studioso di sociologia John H. Mueller (“The American Symphony Orchestra”, 1951): “A tall, sinewy ligure, gaunt and austere, he conducts without score or baton, mimicking the music with vibrating arms and fingers in an almost choreographic tremble. His players testify to his phenomenal memory, to his rehearsing the most modern composition, as well as infrequently used accompaniments, without benefit of score. He has mantained his pianistic skills and occasionally performs with his own orchestra in the simultaneous roles of conductor and soloist.”
Con la Minneapolis Symphony, Mitropoulos incise per la Columbia i suoi primi dischi. Queste incisioni (tra cui ricordiamo una formidabile Prima di Mahler) contribuirono ad allargare a tutti gli Stati Uniti la popolarità del maestro greco. Il quale nel 1939 veniva invitato come “guest conductor” della NBC Symphony Orchestra e, a partire dalla stagione 1940/41, ricopri una carica simile con la New York Philharmonic. Durante la stagione 1948/49 Mitropoulos si assentò per quasi metà della stagione da Minneapolis per dividere con Stokowski, in qualità di “co-conductor”, la direzione della New York Philharmonic. L'anno dopo egli lasciava definitivamente la Minneapolis Symphony (affidata ad Antal Dorati, che si era dimesso da Dallas) e passava alla testa della Filarmonica di New York, il più prestigioso complesso del paese.
Il periodo newyorkese doveva durare sette anni, fino al 1956. La stagione 1956/57 della Filarmonica sarebbe stata ancora diretta da lui, ma a metà con Leonard Bernstein, che a partire dal 1958 lo rimpiazzò. Fu un periodo magnifico per la vita musicale della Filarmonica e della città tutta. Mitropoulos inserì stabilmente il repertorio del Novecento nella vita dell'orchestra. Tra queste novità ricordiamo il “Wozzeck” di Berg, “Erwartung” di Schoenberg, le “Choëphores” di Milhaud, 1'“Arlecchino” del suo maestro Ferruccio Busoni, “Elektra” di Richard Strauss. Nell'ambito sinfonico, propose sovente opere di Mahler (il quale, oltretutto, era stato dal 1909 direttore proprio di quell'orchestra, salvo cederla dopo breve tempo). Ormai celeberrimo,Mitropoulos venne insignito della laurea ad honorem dall'Università di Harvard. Il suo rapporto con l'orchestra fu tuttavia sempre meno facile e ad un gentiluomo raffinato quale egli era mancavano le collere con cui Toscanini sapeva farsi valere.
Il critico americano Harold C. Schonberg, nel suo volume “The Great Conductors” (Londra, 1973), così sintetizza il periodo newyorkese di Mitropoulos: “He made a big impression in his day. It was not that he was a precisionist; indeed, he was anything but. His beat (he used no baton) was jerky, nervous and inexpressive, full of head shakes, shoulder wiggling and body writhings. At the Metropolitan he drove singers wild by his beat, and also by his variabìlity. He could conduct one way at rehearsals, another way at performances. The impression that he did make was for the wide range of his musicianship and his infallible memory. It was a photographic memory. One glance at a score, and it would be committed for good. The morecomplicated the score, the more he liked it - the scores of Mahler and Strauss, the scores of Schoenberg and Berg. He was less convincing in earlier music. His was the type of mind that responded to complexity rather than simplicity. He was a gentle, sweet man, and that was one of his troubles. “If I were a lion tamer”, he once said, “I would not enter a cage of lions reading a book entitled “How to Tame Lions.' In the same way I would not enter a rehearsal not completely prepared.” But he did enter the lion”s cage unprepared: not musically, of course, but temperamentally. He was far too gentle to snarl back at the lions in his cage. As a result, the players had a tendency to take advantage of his good nature. This sled to slack discipline. Players would talk about how much they loved him, but they also did what they wanted to do, rather than what he wanted them to do.”
Quando Mitropoulos lasciò la guida della New York Philharmonic, la sua carriera ne trasse spunto per un'ulteriore evoluzione: stavolta verso quell'indirizzo di interprete dell'opera lirica che già aveva cominciato a manifestarsi verso gli inizi degli anni '50. Già nel periodo di Minneapolis egli aveva eseguito, in forma di concerto, opere quali “Madama Butterfly” e “Tosca” Lo stesso fece più tardi con la  New York Philharmonic. Con essa diede, oltre al “Wozzeck” e all'“Elektra” di cui s'è già detto, “Cristophe Colomb” di Milhaud, “L`Heure espagnole” di Ravel e “Orfeo” di Monteverdi. E' tuttavia in Europa che conosce i primi grandi successi in teatro. Al Maggio Musicale Fiorentino del 1950 diresse una memorabile “Elektra”, nel cui cast spiccano i nomi della Konetzny e della Mödi. Ripeté “Elektra” alla Scala il 26 maggio 1954 con Christel Goltz e Nicola Rossi Lemeni, e poi ancora a Salisburgo (16 agosto 1957) e a Vienna nell'autunno. Sempre alla Scala diresse un “Wozzeck” (5 giugno 1952) alla cui prima, in seguito alle intemperanze di un pubblico troppo provinciale, dovette salire sul palcoscenico e dare ai più riottosi lezione di buone maniere. Nel 1953 fu di nuovo a Firenze per una “Forza del destino” con la regia di Georg Wilhelm Pabst (Tebaldi, Protti, Del Monaco, Barbieri, Siepi); e nel 1954 con “La Fanciulla del West” con la regia di Curzio Malaparte (Steber, Del Monaco, Guelfi). Debuttò al Metropolitan di New York il 15 dicembre 1954 con “Salomè”, protagonista Christel Goltz. Quell'anno, il 26 maggio, aveva diretto alla Scala “Arlecchino” di Busoni (Simionato, Panerai, Munteanu, Petri).
Nel poco più di un lustro di attività che lo separa dalla morte, troviamo Mitropoulos impegnato sempre più di frequente da una parte e dall'altra dell'Atlantico. Nel 1955 diresse al Met “Un Ballo in maschera” (Tucker, Milanov, Madeira, Peters). Il 10 ottobre 1956 diresse alla Lyric Opera di Chicago “La Fanciulla del West” (Steber, Del Monaco, Gobbi).La stagione 1956/57 lo vide più volte sul podio del Met per “Tosca” (protagonista RenataTebaldi), “Boris Godunov” (in originale), “Manon Lescaut”, “Ernani” (Del Monaco, Warren, Siepi, Milanov). Nella stagione 1957/58 diresse al Met “Eugenio Onegin” e la prima assoluta di “Vanessa” di Barber (15 gennaio 1958, interpreti Steber, Elias, Resnik, Gedda). La stagione seguente diresse -“Cavalleria” e “Pagliacci” oltre alle riprese di “Boris”, “Onegin” e “Vanessa” Diresse a Salisburgo nell'estate 1956 “Don Giovanni” e in autunno alla Staatsoper di Vienna “Manon Lescaut.” Fu di nuovo sul podio della Staatsoper durante l'autunno 1957 per “Madama Butterfly”e durante l'autunno 1958 per “Un Ballo in maschera” con Di Stefano. Al Maggio Musicale Fiorentino del 1957 diresse “Ernani” (Cerquetti, Del Monaco, Bastianini, Christoff). Il 27 ottobre 1958 inaugurò con “Tosca”, protagonisti Tebaldi e Del Monaco, la stagionedel Metropolitan. Tre mesi dopo, il 23 gennaio 1959, fu colpito da un primo attacco di cuore. I medici, a fatica, lo convinsero ad interrompere almeno temporaneamente l'attività. La convalescenza fu breve. Spinto dal suo entusiasmo, dalla gran voglia di tomare alla musica, riprese a dirigere in giro per il mondo. Fu la sua una decisione che doveva rivelarsi di lì a poco fatale. Il 2 novembre 1960 Mitropoulos moriva.
Parlare dell'uomo Mitropoulos è difficile, data la naturale ritrosia che lo caratterizzò sempre. Certo si può dire ch'egli non mancasse di autoironia (persino nei confronti delle proprie manie religiose) a giudicare da alcuni aneddoti che si raccontano su di lui. Uno dei più graziosi lo ha raccontato Egle Scorpioni, arpista dell'Orchestra del Maggio. “Amico dell'Italia ed in particolare di Firenze di cui conosceva ogni particolare artistico, lo s'incontrava spesso sui Lungarni mentre camminava tenendo fra le mani un grosso rosario che faceva scorrere fra le dita. A chi gli chiedeva il significato di quella sua abitudine rispondeva sereno: “Semplicemente per non fumare.”
L'artista Mitropoulos fu limpidissimo. Fu soprattutto un ammiratore di Busoni, del quale non scordò mai l'insegnamento. Il loro primo incontro fu sufficiente per cambiare il corso dell'esistenza del giovane greco. Dopo aver ascoltato Mitropoulos suonare per quarantacinque minuti una sonata di sua composizione - nella quale confessò di “aver riversato 1'intera anima” - Busoni esclamò: “Troppa passione! Torna a rifarti a Mozart per la purezza della forma." Anni dopo Mitropoulos ricordava con ironia: “I listened to Busoni, absorbed his knowledge, and ended up as a re-creator instead of a creator. Well - so I deteriorated into a conductor!”
Michele Selvini
(Note al cofanetto Replica RPL 2460/61)

1 commento:

Francesco ha detto...

Bellissimo questo ricordo del grande Maestro greco, davvero uno dei direttori "indispensabili" del secolo scorso.
Toccante anche il particolare di Fricsay (un altro dei sommi, anche lui mancato giovanissimo, purtroppo!) che diresse in suo onore la marcia funebre dell'"Eroica", non lo conoscevo.
Francamente, con tutti i "difetti" esecutivi che possono avere (e che vengono ricordati nell'articolo), non c'è un'interpretazione di Mitropoulos che non sembri sempre "giusta". Come direttore operistico, poi, era formidabile...incredibile le differenze nella direzione di "Tosca" a seconda di chi fosse la protagonista, per sostenerne sempre i punti di forza.
Grazie per questo splendido articolo!