Edizione 1964 |
Le Edizioni Curci sono attualmente impegnate nella pubblicazione di un nuovo volume, frutto di una laboriosa e lunga indagine del Pannain, rivolta a quella che è una delle più affascinanti figure dell'Ottocento tedesco, a Richard Wagner, e Vita di un artista ne è il titolo.
La ricorrenza del 150° anniversario della nascita del grande musicista vede così apparire un nuovo scritto su di lui, e quel particolare titolo dato al libro ha vivamente stimolato la mia curiosità e il desiderio di sapere entro quali limiti fosse contenuta la parola artista.
Fatto è che l'interesse per Wagner nella cultura musicale contemporanea, ed anche non musicale, dopo molti momenti equivoci e deviazioni non chiare, attraverso una sterminata letteratura che ha percorso per lungo e per largo la sua enciclopedica personalità, oggi risorge, e questo di Guido Pannain ne è un altro segno inequivocabile. Ho voluto allora avvicinare l'autore del volume, perché in anteprima volesse cortesemente fornirmi notizie sui caratteri generali dell'opera, e perché mi permettesse di rivolgergli alcune domande.
Ho trovato Guido Pannain al suo tavolo da lavoro, occupato nella lettura delle bozze del Wagner, e quando gli ho illustrato lo scopo della mia visita egli, se pur felice di vedermi, non ha saputo nascondermi la sua contrarietà. Conoscendo di già la sua sensibilità, per natura schiva di ogni forma di pubblicità nei confronti di tutto ciò che costituisce ragione di studio serio e profondo, ci è voluto del bello e del buono affinché si convincesse che la mia presenza nella sua casa era motivata solamente da un puro interesse di sapere, e che l'intervista aveva lo scopo di fornire anche ad altri quelle indicazioni sul libro che solo l'autore era in grado di dare. E cosi sono entrato cautamente in argomento.
Gradirei che mi fosse chiarito cosa ha voluto lei intendere per artista, e di conseguenza per vita di un artista.
Ho voluto intendere la vita non come esposizione di casi che possono essere comuni alla vita di qualunque uomo, e quindi anche a quelli di un artista in quanto è uomo comune, ma come svolgersi di avvenimenti non legati in maniera determinante al compiersi dell'opera d'arte, bensì da questa in certo modo determinati.
Una concezione dunque non conforme all'antica tradizione che pensava l'opera d'arte ispirata alla vita.
Esatto, e per chiarire meglio il mio pensiero voglio ricordare quello che scrisse a tal proposito l'autore di un notevole libro su Riccardo Wagner, apparso nel 1933 in occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte. Mi riferisco al Wagner di Paul Bekker, il quale ebbe il merito di precisare appunto in che modo bisogna intendere il rapporto tra la vita dell'uomo e l'operare dell'artista. In quell'interessante articolo, pubblicato nella rivista tedesca «Die Musik» del febbraio 1933, egli, richiamandosi anche a quanto sull'argomento aveva espresso Goethe mettendo in guardia contro la valutazione esagerata dei casi della vita di un artista, pose l'accento sul significato da dare alla locuzione vita di un artista cioè «vita nelle opere». Trovo interessante citare questo suo periodo che traduco letteralmente: «Il fatto creativo non nasce dal germe dell'avvenimento della vita da cui viene fuori l'opera d'arte, ma viceversa: l'esigenza della creazione artistica forza l'avvenimento della vita per trovare in tal modo la via al compimento dell'opera. L'attività creatrice di Wagner è una anticipazione della sua vita,... l'uomo è un mezzo per giungere all'arte, onde egli rimane soggetto ad essa, non essa a lui...». Con questo credo di avere bene spiegato cosa io abbia voluto intendere per vita di un artista.
Poiché vi è un Wagner musicista, un Wagner poeta, un Wagner uomo di pensiero e un Wagner uomo di tutti i giorni, ha tenuto lei presente contemporaneamente i molteplici aspetti che quella persona mostra?
Tutti questi aspetti della vita di Wagner sono stati da me tenuti presente e considerati naturalmente distinti, ma sempre in rapporto all'attività fondamentale che qualifica e definisce Wagner, quella dell'artista; così mentre assistiamo allo svolgersi degli eventi della sua vita pratica (che potrebbero essere anche quelli di un uomo qualunque), vediamo dissolversi la figura dell'uomo comune, pratico e morale, ed apparire quella dell'artista che assorbe tutta la sua vita. Cioè, mi sono proposto di interpretare l'artista, attraverso le sue opere d'arte, in questo caso fatte di poesia e di musica, e anche la vita dell'uomo; però questa non in quanto si esplica nelle azioni comuni di tutti i giorni, ma come azioni messe in luce perché strettamente connesse con la vita dell'artista. Così, per esempio, nei momenti in cui l'artista non opera, come in tutta la prima giovinezza, i fatti della sua vita acquistano un interesse di primo piano perché sono tutto; non appena poi si profila l'opera dell'artista assieme a quella dell'uomo di pensiero, sono questi fatti, quali risultato del suo operare, ad acquistare importanza preponderante e a costituire la sua stessa vita, per cui gli avvenimenti comuni vengono messi in ombra. Si comprende quindi ancora meglio il significato che ho voluto dare, nel riferirmi a Wagner, all'espressione «vita di un artista», con la quale io considero appunto la vita come unità di tutte le sue attività.
Sicché il suo libro non è una biografia nel senso comune, ma la biografia di un artista complesso quale è Wagner, considerando anche, anzi principalmente, le opere d'arte come sue azioni.
Precisamente, e tenendo presente che anche gli avvenimenti della vita comune sono presi in considerazione, illuminati però dalla luce che su di essi spargono le sue opere d'arte.
E mi dica, ora, dove ha trovato gli elementi che l'hanno guidata alla conoscenza della vita pratica di Wagner?
Dovrei rispondere in primo luogo nel «Mein Leben», la famosa autobiografia di Wagner, ma come si sa questa non è la fonte più attendibile per la conoscenza della vita del musicista, perché essa fu scritta sotto la sorveglianza di Cosima, e quindi molti fatti importanti sono lì taciuti: ad esempio, per dirne uno, tutto quell'interessante momento della psicologia wagneriana che riguarda l'incontro con Matilde Wesendonk. Ma tra le migliaia di pagine scritte da Wagner, oltre le opere qualificate, c'è una immensa corrispondenza nella quale il suo pensiero si manifesta incidentalmente con una multiformità e varietà che si estende ai più inattesi domini della conoscenza; e l'esplorare questi meandri di una sensibilità così acuta e travagliata mi pare che potrebbe offrire ben altro interesse che le faccende familiari, gli intrighi con la Corte di Baviera, gli egoismi sessuali, e le altre minuterie, anche se condannabili, dell'agire quotidiano. Veder chiaro nella vita di un artista, questo solo mi ha interessato.
A questo punto il maestro Pannain ha voluto leggermi gentilmente alcuni brani, e solo allora ho compreso che qualunque illustrazione in parole non potrà mai giungere a mostrare ciò che solo alla lettura diretta di quest'opera potrà svelarsi. L'approfondimento critico dell'opera wagneriana - sia l'opera d'arte del poeta e del musicista, sia l'opera di pensiero - e l'interpretazione introspettiva della psicologia wagneriana unitamente al fascino della esposizione letteraria si fondono in qualche cosa che attrae e l'iniziato e il profano.
Lionello Cammarota
("Rassegna Musicale Curci" anno XVIII n. 2 giugno 1964)
Nessun commento:
Posta un commento