Svjatoslav Richter (1915-1997) |
Il Maestro è giunto con passo lento ma sicuro, accompagnato dall'assistente della moglie, il soprano Elena Briliova, con sottobraccio le musiche che si accingeva a riprendere dopo anni: alcuni libri di Bach in edizione Peters ed un volume nuovissimo delle sonate di Beethoven nell'edizione Urtext della Henle Verlag.
Richter ha studiato ininterrottamente fino a sera per ben quattro ore e mezza ed è poi tornato in Conservatorio nei giorni successivi finché la Yamaha non gli ha installato una clavinova nella sua camera d'albergo, dove poi è rimasto tutto il resto del tempo a studiare. Mi diceva la moglie che Richter in passato è stato sempre un grande amante dello studio, passando ore e ore allo strumento nonostante la leggendaria capacità di lettura a prima vista, e che solo da alcuni anni, a causa di problemi al cuore, i medici gli hanno prescritto di non superare tre ore di lavoro al giorno: limite quasi mai rispettato.
Il Richter-uomo di questi ultimi mesi è una persona molto schiva e solitaria, che rifugge ogni contatto, anche telefonico, che ama fare lunghe passeggiate in luoghi d'arte e che continua ad avere un particolare piacere per la buona cucina. Se proprio deve incontrare qualcuno, s'informa prima di che tipo di persona si tratta sul piano umano: chi gli fa da filtro sono soprattutto due persone: la moglie - che nonostante gli anni è donna di grande vivezza e lucidità - e la segretaria-agente italiana Milena Borromeo, vero e proprio "angelo custode" - come l'ha definita la Dorliac - sempre premurosa e attentissima. Chi vuole arrivare al Maestro deve dunque fare i conti prima con questi due gentili "gendarmi": con loro si è subito instaurato un buon rapporto e quindi mi sarebbe stato molto facile imporre la mia presenza nel gruppo, ma ho preferito rispettare la privacy del Maestro e limitare gli incontri al caso. Richter è rimasto a Castelfranco fino al primo settembre, ben tredici giorni, e pertanto di incontri "casuali" ce ne sono stati parecchi. Uno in particolare, durato un'ora e più, si è svolto in albergo per concordare con la signora Richter il programma del concerto finale della masterclass di canto. Era verso sera, si aspettava l'ora di cena, la giornata era trascorsa bene senza problemi. Richter era particolarmente disteso e ben disposto al dialogo. Conoscendo la sua ipersensibilità e la facilità con la quale si chiude in se stesso quando viene aggredito dalle domande dei giornalisti, ho lasciato che la conversazione scorresse liberamente: si e parlato di tutto, della situazione politica in URSS (in quei giorni particolarmente tesa), dei musicisti sovietici di comune conoscenza, delle ricchezze artistiche di
Asolo e Castelfranco, della specialità di alcuni ristoranti della zona, delle differenze fra la cucina giapponese e quella orientale, della sua attività concertistica giovanile, dei suoi programmi futuri e di tante altre cose.
Il programma del concerto che Richter ha tenuto al Teatro Accademico in omaggio a Prokof'ev con la partecipazione della violoncellista Natalja Gutman, da lui appositamente invitata, comprendeva nella secondaparte la Quarta Sonata per pianoforte op. 29 e la Sonata op. 119 per violoncello e piano di Prokof'ev. Richter mi ha detto che quella era un'occasione importante per lui perché aveva l'opportunità di riprendere a distanza di anni quei pezzi: l'op. 119 non la eseguiva da più di quarant'anni e l'op. 29 l'aveva suonata l'ultima volta due anni addietro a Londra, prima di incorrere nei problemi di salute che da tempo lo affliggono. Mi ha parlato della sua intenzione di eseguire tutta l'opera di Bach per tastiera, cominciando dalle composizioni meno eseguite in pubblico, come la Sonata BWV 966, il Capriccio BWV 993 e i quattro Duetti BWV 802-805, in programma nella prima parte del concerto. Si è parlato dei problemi che ha sempre avuto con gli accordatori che l'hanno portato a stabilire un rapporto stretto e continuativo con la Yamaha, in grado di assicurargli oggi un'assistenza efficiente e completa in ogni situazione. Ha raccontato di un concerto all'Ambasciata Sovietica di Parigi dove c'era un pianoforte scadente che l'accordatore francese incaricato del lavoro non era stato in grado di migliorare: «È stato uno dei più bei concerti della mia vita, purtroppo guastato dalle condizioni dello strumento...›› ha concluso il Maestro.
Si è poi parlato a lungo della morte di Prokof'ev, avvenuta il 5 marzo 1953 in coincidenza con quella di Stalin. In quei giorni Richter era in tournée nel sud della Russia. Ricevuto il telegramma della moglie che lo informava della morte di Prokof'ev, si precipitò all'aeroporto per rientrare al più presto a Mosca e rendere l'ultimo saluto al grande compositore e amico. All'aeroporto però fu preso sottobraccio da alcuni individui che lo accompagnarono per forza su uno strano aereo di guerra pieno di corone di fiori, medaglie e bandiere. Richter non sapeva della morte di Stalin e in aereo nessuno parlava. Arrivato a Mosca, fu caricato su un'automobi1e ed accompagnato al Cremlino, dove fu fatto entrare in una stanza in cui erano già presenti il violinista David Oistrach e altri musicisti e fu costretto a suonare, alternandosi agli altri, per due giorni e due notti ininterrottamente di fianco al feretro di Stalin. Quando tutto fu finito e anche Prokof'ev era già stato sepolto, a Richter non rimaneva altro che andare a rendere l'ultimo saluto sulla tomba.
La Dorliac ha parlato delle peripezie che hanno dovuto fare lei e pochi amici per portare il feretro di Prokof'ev al cimitero, essendo tutte le strade intasate di persone e mezzi dell'esercito. Particolarmente difficoltoso fu anche trovare un carro funebre in quei giorni, poiché tutti pensavano ai funerali di Stalin. Alla fine, dopo mille pericoli, si riuscì a trovare un piccolo furgoncino sul quale venne portato il feretro di Prokof'ev al cimitero. Di altri incontri e amicizie è ricca la storia di Nina Dorliac, del rapportotra Prokof'ev e Pasternak, l'amicizia con Anna Achmatova, Prokof'ev e le sue due mogli, il suo particolare con Prokof'ev, ma lo spazio ne impedisce un più completo resoconto. Il concerto al Teatro Accademico (da Richter scelto e imposto all'organizzazione) è stata un'occasione indimenticabile per ritrovare il grande pianista. Particolarmente magica la seconda parte dedicata a Prokof'ev: Richter era in gran forma e con una grande voglia di suonare e divertirsi. Abbiamo riascoltato il pianista degli anni d'oro, grande slancio, potenza di suono, assoluto controllo tecnico, visione lucidissima e profonda della parte. Alla fine, dopo aver bissato l'ultimo tempo de1l'op. 119 con la Gutman, anche lei in gran serata, Richter si è presentato in palcoscenico sorridente e felice, come da molto non gli succedeva, a significare l'acquisito stato di grazia e - si perdoni il paragone - quasi come un bambino felice di aver nuovamente superato l'ostacolo.
Giorgio Benati
("Symphonia" N° 10, Anno II, Ottobre 1991)
Nessun commento:
Posta un commento