Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

lunedì, luglio 22, 2013

Giuseppe Pugliese: "Gustav Mahler ...il mio tempo verrà"

Giuseppe Pugliese
(1916-2010)
Questo libro nasce da un ciclo radiofonico di diciannove trasmissioni, realizzato per il III Programma della Rai, da marzo a luglio del 1975. E di tale origine esso  ha mantenuto le caratteristiche, i limiti, i difetti, non ostante che le due successive stesure alle quali ho sottoposto il testo, prima della pubblicazione sulla Rivista !Discoteca-Alta Fedeltà" e, soprattutto, prima di consegnare all'editore la versione definitiva, contenessero notevoli aggiornamenti, numerose varianti di contenuto e di forma, sostanziali mutamenti e approfondimenti di giudizio.
In entrambe le stesure, la fatica maggiore l'ho compiuta nel tentativo, solo in parte riuscito, di colmare il vuoto lasciato dalla mancanza dell'ascolto radiofonico degli episodi scelti e dei rispettivi confronti, con gli esempi musicali qui riprodotti e con la citazione del numero delle pagine e delle battute relative a ciascun episodio fatto ascoltare nel ciclo radiofonico.
E’ rimasta egualmente una non piccola lacuna. Per colmarla del tutto, e farla scomparire, sarebbe stato necessario poter aggiungere al testo, gli esempi musicali fatti ascoltare durante il ciclo; soluzione, questa, resa impossibile dalla cieca esosità con la quale talune case discografiche difendono i loro diritti editoriali. Una seconda soluzione sarebbe stata quella di riscrivere il testo interamente.
A parte la fatica e il tempo che avrebbe richiesto tale nuovo impegno, ne sarebbe uscito un libro molto, troppo diverso da questo lungamente pensato e, alla fine, con tutta probabilità, estraneo all'assunto originario.
Veniamo a questo libro. Rispondere che gli scopi che, con esso mi sono proposto e ho creduto di realizzare, se sono chiari e chiaramente espressi, il lettore saprà trovarseli per suo conto, è fin troppo facile. In ogni caso mi sento in obbligo di qualche chiarimento.
Da quando, molti anni or sono, ebbi a constatare che lo studio dell'interpretazione musicale di un'opera, mi consentiva, più e meglio dei diversi metodi usati in precedenza, di impossessarmi delle caratteristiche compositive di una partitura, senza sviste o errori, di capirne i particolari più complessi e sottili, mi dedicai con sempre maggiore frequenza e interesse alla analisi di singole opere, sviluppandola sempre su due piani pressoché paralleli e simultanei, quello dei contenuti poetici, e quello della loro interpretazione musicale.
La conferma più importante dell'efficacia di questo metodo, l'ho avuta proprio con lo studio delle Sinfonie di Mahler. Infatti, benché da anni andassi studiando l'opera di Mahler, e fossi persuaso di conoscerla bene, è stato soltanto attraverso l'analisi interpretativa di ciascuna Sinfonia, condotta con la metodologia comparata su tutti i documenti sonori disponibili, che ho potuto capire e valutare, ritengo in termini definitivi, comunque prima appena intuiti, talune fondamentali caratteristiche dei temi poetici del mondo di Mahler, dello svolgimento del suo linguaggio, e cominciare a riflettere con una chiara conoscenza dei loro termini, su alcuni dei maggiori problemi della critica mahleriana che per tanto tempo mi avevano tenuto lontano dal proposito di scrivere il libro che poi ho scritto.
Due fra i più complessi e importanti sono i seguenti: gli squilibri di valore fra le parti autenticamente grandi e le parti irrimediabilmente negative (autentiche fratture, brutali cadute, frastornanti divagazioni) che avevo ravvisato in misura diversa in ciascuna Sinfonia di Mahler, ma sempre di una compromettente ampiezza. (Fu proprio lo studio analitico dell'interpretazione a farmi capire quanto meno numerosi fossero questi squilibri e quanto minore ampiezza avesse l'area delle parti negative). Il secondo problema riguardava la diversità dei criteri interpretativi, che, nella storia dell'interpretazione delle Sinfonie di Mahler, si presentava con una ampiezza mai riscontrata in nessun altro autore, e che rendeva estremamente ardua una analisi unitaria, coerente. Rimaneva, comunque, un problema che andava almeno chiarito.
Se e in quale misura sia riuscito a risolvere, in modo soddisfacente, questi e tutti gli altri problemi riguardanti l'opera di Gustav Mahler, risulterà soltanto dalla lettura delle pagine che seguono. Quello, invece, a cui posso rispondere subito  che, non ostante i dubbi, le preoccupazioni, gli interrogativi che mi assillavano, volli egualmente tentare uno studio che fosse, in parte, una analisi del mondo musicale di Mahler, quale si configura nelle Sinfonie e, nello stesso tempo, una analisi della interpretazioni di ciascuna di esse, anche attraverso il confronto di tutte le versioni esistenti.
E' stata per me una esperienza fondamentale, e per due ragioni. La prima è che essa mi ha consentito, come ho già detto, di giungere alla vera, completa conoscenza dell'opera di Mahler, di capire la coerenza dello svolgimento, la ricchezza poetica, la sapienza strumentale la anticipatrice modernità, la grandezza autentica di quest'opera, con una compiutezza e una limpidezza prima ignorate.
La seconda ragione che ha reso questa esperienza indimenticabile, è la rigorosa chiarezza con la quale oggi credo di conoscere tutti i problemi interpretative delle Sinfonie di Mahler, e la storia di questa interpretazione: fraintendimenti, errori, limiti, storture, conquiste, tradimenti, illuminazioni, difficoltà, delusioni.
La conclusione di questa preziosa esperienza è il presente studio. So che, probabilmente, ne è uscito un ibrido: a metà strada fra lo studio critico e lo studio sull'interpretazione delle Sinfonie di Mahler.
Pure, proprio in questo aspetto credo vadano ricercati, se esistono, il pregio, l'originalità dell'opera. E forse proprio in questa pretesa di una simultanea duplicità di analisi (devo ricordare che lo stesso metodo ho usato, con risultati ritenuti validi da tutta la critica, per i miei saggi su un Ballo in maschera, La forza del destino e, parzialmente, Rigoletto, pubblicati nei Bollettini dell'Istituto di Studi Verdiani) è da individuare il contributo che ho tentato di dare ad una più seria, meditata conoscenza dell'opera di Gustav Mahler. E' un'opera che, ancora oggi, paradossalmente, attende di essere liberata dall'ostile isolamento in cui è stata sempre rinchiusa, per essere immersa nel grande fiume della storia della music, nella posizione e con il diritto che spetta alle opere protagonistiche. Solo allora alla previsione che l'autore fece circa il destino della sua opera "Il mio tempo verrà", potremo rispondere con la frase di Leonard Bernstein: "Il suo tempo è venuto".

premessa di Giuseppe Pugliese al proprio libro
"Gustav Mahler... il mio tempo verrà", Nuove Edizioni, 2a ed. maggio 1977
Incsa Valdarno, agosto 1976

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