Robert Schumann (1810-1856) |
“Per i talenti di second'ordine - scrisse Schumann - è sufficiente che essi padroneggino la forma tradizionale: a quelli di prim'ordine consentiamo che la allarghino. Solo il genio può muoversi liberamente”.
Che Schumann si ritenesse un genio è difficile dire, certo è che non si accontentò di ciò che aveva ereditato da Beethoven. Alla grande forma sinfonica si accostò con maggiore coscienza critica rispetto ai compositori della sua stessa generazione, opponendo alla concezione dialettica beethoveniana un tipo di sinfonismo basato sulla continua trasformazione della medesima idea, che in tal modo acquista significati sempre diversi.
E' noto che Schumann si dedicò ai diversi generi musicali seguendo un ordine sistematico che non si ritrova nella biografia di nessun altro compositore: il 1840 è l'anno dei lieder, il 1842 della musica da camera, il 1843 dell'oratorio profano. Nel 1841 Schumann decise di confrontarsi nuovamente col genere sinfonico senza peraltro che ciò fosse motivato da commissioni o da circostanze esterne. Appartengono a questo "anno dell'orchestra" la Prima Sinfonia, l’Ouvertüre, Scherzo und Finale op. 52 e la prima versione di quella che dieci anni dopo diverrà la Quarta Sinfonia. La Prima Sinfonia in si bemolle maggiore Op. 23 "La primavera" fu composta in soli quattro giorni, dal 23 al 26 gennaio 1841; l'orchestrazione venne completata il 20 febbraio seguente e il 31 marzo Mendelssohn la diresse per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia. L'esecuzione fu uno dei pochi successi pubblici del compositore. Lo stesso Schumann disse di essersi ispirato ai versi sulla primavera di Adolph Böttger, poeta minore contemporaneo, i quali tuttavia diedero probabilmente solo il prima impulso ad una creazione musicale per il resto del tutto autonoma. I titoli originalmente preposti ai singoli tempi, ossia “L'inizio della primavera", “Sera“, “Lieti compagni di giochi" e “Apogeo della primavera” ovvero “L'addio alla primavera", furono in un secondo tempo soppressi per evitare forse che l'ascoltatore ne potesse essere influenzato. Fin dalla Prima Sinfonia risulta evidente che Schumann si sforza di collegare tutti i movimenti tra loro riproponendo in ciascuno di essi gli stessi incisi ritmico-melodici, evitando al tempo stesso, secondo le sue stesse dichiarazioni, le citazioni letterali, Secondo diversi studiosi la sovrapposizione della triade di si bemolle maggiore e di quella del relativo minore, sol, genera il tetracordo sol-si bemolle-re-fa che è alla base dei primi temi di tutti i movimenti della Sinfonia, e ciò darebbe alla composizione un carattere fortemente unitario. L'unità tematica, sia interna a ciascun movimento che dell’intera composizione, sembra essere stato il principale obiettivo di Schumann. Essa si realizza nella forma più compiuta nel finale, che per la ricchezza di relazioni ritmico-melodiche con i tempi precedenti si deve certamente considerare quale il movimento più importante della Sinfonia: qui viene infatti ripreso il ritmo principale del prima tempo e ciò crea un senso di circolarità assai marcato. Una struttura circolare si ritrova nello “Scherzo”: la presenza di due trii dà al movimento la forma di un rondò (ABACA).
Nel 1845, anno che il compositore dedicò prevalentemente alla musica per tastiera, nonostante il cattivo stato di salute Schumann iniziò a lavorare a quella che sarebbe poi divenuta la Seconda Sinfonia (la seconda in ordine di tempo divenne come si è visto la Quarta. La Sinfonia in do minore Op. 61 fu portata a termine il 19 ottobre del 1846 e il 5 novembre successivo fu diretta da Mendelssohn al Gewandhaus di Lipsia, senza il successo che il compositore si aspettava. Indiscutibilmente beethoveniana è la tecnica dell'elaborazione motivica basata sull'opposizione di forti contrasti ritmici. La Seconda è, fra le Sinfonie di Schumann, quella di proporzioni più ampie, nonché la più unitaria sia sul piano tecnico che su quello espressivo.
La Terza Sinfonia, in mi bemolle maggiore, Op. 97 nota come "La Renana" fu composta nel 1850 (la partitura fu completata il 9 dicembre) ed eseguita sono la direzione dello stesso compositore il 6 febbraio 1851 a Düsseldorf, dove Schumann si era trasferito nel settembre dell’anno precedente. A chiamarla per la prima volta “Sinfonia Renana” fu Wilhelm Joseph von Wasielewski nella sua biografia di Schumann del 1858: “Secondo le sue stesse dichiarazioni - scrisse - il compositore ne ebbe la prima ispirazione dalla vista del duomo di Colonia". In realtà il viaggio a Colonia, che Schumann e la moglie compirono nel settembre del 1850, fu probabilmente solo uno stimolo, e sarebbe comunque sbagliato intendere la Sinfonia come la traduzione musicale di realtà paesaggistiche o extramusicali. Non si tratta di musica a programma, e del resto Schumann aveva idee molto precise al riguardo: "Si sbaglia di certo - scrisse nel 1835 nella recensione della Symphonie fantastique di Berlioz - se si crede che i compositori prendano in mano carta e penna col misero proposito di esprimere, descrivere, dipingere questo o quello. Non vanno però sottovalutate le casuali influenze e impressioni provenienti dall'esterno. Inconsciamente, accanto alla fantasia musicale agisce spesso un’idea, accanto all'orecchio l’occhio“. Nella Terza Sinfonia è particolarmente evidente il tentativo di Schumann di svincolarsi dal modello beethoveniano, sebbene siano ancora presenti elementi riconducibili ad esso (una certa affinità stilistica con l'Eroica è evidente, ad esempio, nel primo movimento). La Terza è forse la più originale fra le fatiche sinfoniche di Schumann, sebbene sia stata spesso criticata per via di un'orchestrazione ritenuta opaca e di routine (troppo frequente uso dei raddoppi, insistenza sui registri medi, scarsa puntualizzazione timbrica). Secondo Donald F. Tovey, fu per questi motivi che essa non incontrò mai il favore del pubblico, e inoltre la debolezza della scrittura Schumanniana sarebbe andata peggiorando quando egli iniziò a dirigere l'orchestra di Düsseldorf, proprio a causa delle sue difficoltà nel guidare la compagine affidatagli.
La Terza Sinfonia, in mi bemolle maggiore, Op. 97 nota come "La Renana" fu composta nel 1850 (la partitura fu completata il 9 dicembre) ed eseguita sono la direzione dello stesso compositore il 6 febbraio 1851 a Düsseldorf, dove Schumann si era trasferito nel settembre dell’anno precedente. A chiamarla per la prima volta “Sinfonia Renana” fu Wilhelm Joseph von Wasielewski nella sua biografia di Schumann del 1858: “Secondo le sue stesse dichiarazioni - scrisse - il compositore ne ebbe la prima ispirazione dalla vista del duomo di Colonia". In realtà il viaggio a Colonia, che Schumann e la moglie compirono nel settembre del 1850, fu probabilmente solo uno stimolo, e sarebbe comunque sbagliato intendere la Sinfonia come la traduzione musicale di realtà paesaggistiche o extramusicali. Non si tratta di musica a programma, e del resto Schumann aveva idee molto precise al riguardo: "Si sbaglia di certo - scrisse nel 1835 nella recensione della Symphonie fantastique di Berlioz - se si crede che i compositori prendano in mano carta e penna col misero proposito di esprimere, descrivere, dipingere questo o quello. Non vanno però sottovalutate le casuali influenze e impressioni provenienti dall'esterno. Inconsciamente, accanto alla fantasia musicale agisce spesso un’idea, accanto all'orecchio l’occhio“. Nella Terza Sinfonia è particolarmente evidente il tentativo di Schumann di svincolarsi dal modello beethoveniano, sebbene siano ancora presenti elementi riconducibili ad esso (una certa affinità stilistica con l'Eroica è evidente, ad esempio, nel primo movimento). La Terza è forse la più originale fra le fatiche sinfoniche di Schumann, sebbene sia stata spesso criticata per via di un'orchestrazione ritenuta opaca e di routine (troppo frequente uso dei raddoppi, insistenza sui registri medi, scarsa puntualizzazione timbrica). Secondo Donald F. Tovey, fu per questi motivi che essa non incontrò mai il favore del pubblico, e inoltre la debolezza della scrittura Schumanniana sarebbe andata peggiorando quando egli iniziò a dirigere l'orchestra di Düsseldorf, proprio a causa delle sue difficoltà nel guidare la compagine affidatagli.
La prima Versione della Quarta Sinfonia, in re minore Op. 120, fu completata il 9 Settembre 1841 ed eseguita a Lipsia il 6 dicembre dello stesso anno. Dopo l'esecuzione, non soddisfatto dell'accoglienza del pubblico, Schumann ritirò il pezzo. Dieci anni dopo, tra il 3 e l'11 dicembre 1851, ne fece una trascrizione per pianoforte imroducendo alcune modifiche, talvolta non indifferenti, e la settimana successiva riorchestrò nuovamente il lutto - rispetto alla versione originale si preoccupò soprattutto di rafforzare le parti tematiche attraverso il raddoppio degli archi in ottava e dei fiati. Inizialmente Schumamn pensò di chiamarla "Symphonistische Phantasie". Il titolo originale sembra indicare che Schumann ritenesse il termine “sinfonia" inadeguato alle proprie composizioni: “Nulla produce tanto facilmente disappunto e opposizione - scrisse - quanto una nuova forma che porti un vecchio nome". Rispetto alla versione originale Schumann rafforza il carattere ciclico riproponendo ad esempio nell’ultimo tempo elementi tematici del primo. Viene inoltre abolita la separazione tradizionale tra i singoli movimenti, i quali sono collegati tra loro ed eseguiti di seguito senza interruzioni. Se si eccettua lo scherzo, Schumann mostra una evidente riluttanza per ogni genere di ripresa, un’insofferenza che lo porta molto vicino alla trasformazione ‘epica’ della sinfonia in dramma musicale compiuta da Wagner e al poema sinfonico di Liszt. Tovey osserva che la Quarta rappresentava certamente un esempio di forma libera e di continuità tematica altrettanto avanzato di qualsiasi poema sinfonico che si pretendesse in tal senso rivoluzionario. La prima esecuzione della seconda versione ebbe luogo a Düsseldorf il 30 dicembre 1852, e fu l'ultimo grande successo di pubblico di Schumann.
Le stesse critiche rivolte alle Sinfonie di Schumann (mancanza di costruzione melodica, incapacità di realizzare contrasti ritmici e dinamici, di creare proporzioni formali, e soprattutto debolezza della strumentazione) sono state rivolte anche a quelle di altri compositori romantici, quali Schubert e Weber. Ma considerare Schumann un sinfonista fallito è un grave sbaglio. Se infatti i termini di confronto non sono quelli della sinfonia classica, e se le Sinfonie di Schumann sono considerate piuttosto come punto di partenza per una nuova epoca post-beethoveniana, allora è chiaro come rappresentino un momento certamente fondamentale nella storia della musica.
Le stesse critiche rivolte alle Sinfonie di Schumann (mancanza di costruzione melodica, incapacità di realizzare contrasti ritmici e dinamici, di creare proporzioni formali, e soprattutto debolezza della strumentazione) sono state rivolte anche a quelle di altri compositori romantici, quali Schubert e Weber. Ma considerare Schumann un sinfonista fallito è un grave sbaglio. Se infatti i termini di confronto non sono quelli della sinfonia classica, e se le Sinfonie di Schumann sono considerate piuttosto come punto di partenza per una nuova epoca post-beethoveniana, allora è chiaro come rappresentino un momento certamente fondamentale nella storia della musica.
Enrico Careri (c) 1995
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