DGG 419 176-2 - (p) 1967 (Marcia slava), 1972 (Eugen Onegin), 1979 (Sinfonia n.1) - (c) 1986 |
"Non so se Lei conosce questa mia opera. Sebbene da diversi punti di vista sia assai immatura, essa ha, a dire il vero, più sostanza ed è migliore di molte altre più matuxe". Con questo giudizio spinto al paradosso il 15 novembre 1883 Ciaikovski richiama l'attenzione di Nadiezda von Meek sulla sua Prima Sinfonia scritta nel 1866.
“Ho un debole per il peccato della cara giovinezza", “malgrado tutti i suoi grossi difetti", afferma il compositore in una lettera del 17 ottobre 1883 da Kiev all’amico e collega Karl Albrecht.
Nel marzo 1866, spesso in forzato lavoro notturno, Ciaikovski si dedicò alla composizione della Prima Sinfonia, la prima grande opera dal profilo autonomo scritta dopo la conclusione degli studi al Conservatorio di Pietroburgo; nel mese di giugno cominciò a strumentarla. Questa composizione, che inizia in modo magicamente leggero, rappresentò un pesantissimo lavoro per il suo artefice. Lo portò al “limite della follia", come ebbe a constatare un medico mandato a chiamare dopo uno di quegli attacchi nervosi con allucinazioni, sensi di angoscia e i tormentosi “martelletti” (così Ciaikovski chiamava quelle pulsazioni di natura nervosa che avvertiva alla testa). In seguito non ha mai più osato lavorare di notte.
Quando Ciaikovski presentò la Sinfonia ancora incompiuta ai suoi vecchi insegnanti di Pietroburgo Anton Rubinstein e Zaremba, sperando che questi la inserissero in uno dei concerti della Società musicale russa, dovette accettare la critica poco benevola dei due professori. Il fatto che nel novembre 1866, in seguito ai moniti dei maestri di Pietroburgo egli rielaborò la Sinfonia, dimostra sia
la sua modestia sia la sua insicurezza. Dopo due sfortunate esecuzioni di singoli movimenti (lo Scherzo il 10 dicembre 1866 a Mosca; 1’Adagio e lo Scherzo l’11 febbraio 1867 a Pietroburgo) l’opera venne presentata nella sua versione completa il 3 febbraio 1868 a Mosca sotto la direzione di Nikolai Rubinstein a cui è pure dedicata.
Nel 1874, due anni dopo la composizione della Seconda Sinfonia (prima versione), Ciaikovski fece ancora una volta una profonda revisione della Prima; in questa versione è eseguita, come è ormai consuetudine, anche nella presente registrazione. La nuova versione fu pubblicata nel 1875 dall’editore Piotr Jurgenson, amico di Ciaikovski: a gennaio la partitura, a marzo una riduzione per pianoforte a cura del pianista Eduard Langer, collega di Conservatorio di Ciaikovski. La prima esecuzione della seconda versione ebbe luogo a Mosca il 19 novembre 1883 sotto la direzione di Max Erdmannsdörfer.
La Prima Sinfonia è intitolata Sogni invernali; il primo movimento (in sol minore) si chiama Sogni di un viaggio invernale, il secondo Paesaggio fosco, nebbioso; lo Scherzo (in do minore) e il Finale (in sol minore/ sol maggiore) non recano alcun sottotitolo. La parte A dello Scherzo Ciaikovski la trasse dalla sua Sonata per pianoforte in do diesis minore, composta nel 1865 e pubblicata nell‘anno 1900 come op. post. 80. Allo Scherzo della Sinfonia egli prepose un "sipario" di quattro battute, riscrisse poi del tutto il Trio facendone il suo primo valzer sinfonico, a cui seguirono i valzer della Terza, Quinta e Sesta Sinfonia. Non sappiamo né come siano sorti i titoli programmatici né che significato attribuisse loro i1 compositore. Sicuramente Ciaikovski non ha voluto dipingere un quadro musicale naturalistico dell’inverno; persino la generica atmosfera suggerita dal titolo sembra corrispondere soltanto in modo vago e a tratti alla musica. In questo tipo di musica a programma incentrata sul tema del ‘viaggio invernale’ - un tema caratteristico per tutta l’arte russa dell’Ottocento - non si ha a che fare con visioni, ma con sensazioni associative.
Un tipo completamente diverse di “musica a programma" è rappresentato dalla Marcia slava op. 31, composta nel settembre 1876. Prima di darla alle stampe Ciaikovski era solito chiamarla Marcia serbo-russa. In questo brano in parte cupo (inizia “in modo di marcia funebre”) in parte stridente (in forma ABA') il musicista elaborò due originali canzoni popolari serbe (una elegiaca, 1’altra danzante) nonché l’inno russo per lo Zar. Un gesto al contempo panslavo e patriottico! Questo brano di grande effetto gli era stato commissionato dalla Società musicale russa per un concerto a favore dell’Associazione slava di beneficenza, e già alla prima esecuzione, avvenuta il 5 novembre 1876 a Mosca sotto la direzione di Nikolai Rubinstein, ebbe un grandioso successo. Tre giorni dopo Ciaikovski scrisse alla sorella che la Marcia aveva scatenato “una vera e propria tempesta di entusiasmo patriottico". E si farebbe un torto a questo brano tecnicamente brillante se lo si volesse riabilitare attribuendogli un valore estetico. Ciaikovski stesso non l’ha affatto sopravvalutato. Con un’espressione ironica scrisse in una lettera alla sorella del 22 febbraio 1877, dopo un’esecuzione della Marcia diretta da lui stesso il 13 febbraio precedente: “Ora ho inondato l'infelice Mosca con i prodotti della mia Musa... .".
Ciaikovski è indubbiamente uno dei maggiori compositori di valzer della storia della musica. Nelle sinfonie (dalla Prima alla Sesta), nei balletti e nelle opere, nella musica pianistica e persino nelle romanze ha continuamente reso omaggio a questa danza. Inoltre l'ha posta ai servizi dello psicorealismo della sua drammaturgia operistica. Nel suo affascinante studio “Eugenio Onieghin di Ciaikovski" (trad. tedesca Potsdam 1948). Assafjew-Glebow compie una ponderata analisi del Valzer dell’opera Eugenio Onieghin (inizio del secondo atto dopo il motivo della nostalgia di Tatjana nell'Entr’acte e con “inserimento del coro" nel valzer). Egli mostra che con questo valzer di breve respiro e non certo elegante, inserito nella scena del ballo a casa di Larina, Ciaikovski non ha in mente un semplice divertissement musicale; al contrario egli offre qui un magistrale studio d'ambiente della vita provinciale dei possidenti “con la loro affacendata confusione, le loro chiacchiere, con tutti quei mezzucci per divertirsi e perdere tempo che fanno trascorrere la vita in modo inutile” (pag. 86). Un mondo completamente diverso evoca la Polonaise della prima scena del terzo atto delle “Scene liriche" Eugenio Onieghin: la società cortigiana nel palazzo del principe Gremin. In questa Polonaise sontuosa Ciaikovski dipinge “il ‘fasto e la boriosa operosità del gran mondo’, dietro cui si cela la vacuità interiore, caratterizzando al contempo la disperata ricerca di distrazione da parte di Onieghin” (pp. cit., pag. 105).
“Ho un debole per il peccato della cara giovinezza", “malgrado tutti i suoi grossi difetti", afferma il compositore in una lettera del 17 ottobre 1883 da Kiev all’amico e collega Karl Albrecht.
Nel marzo 1866, spesso in forzato lavoro notturno, Ciaikovski si dedicò alla composizione della Prima Sinfonia, la prima grande opera dal profilo autonomo scritta dopo la conclusione degli studi al Conservatorio di Pietroburgo; nel mese di giugno cominciò a strumentarla. Questa composizione, che inizia in modo magicamente leggero, rappresentò un pesantissimo lavoro per il suo artefice. Lo portò al “limite della follia", come ebbe a constatare un medico mandato a chiamare dopo uno di quegli attacchi nervosi con allucinazioni, sensi di angoscia e i tormentosi “martelletti” (così Ciaikovski chiamava quelle pulsazioni di natura nervosa che avvertiva alla testa). In seguito non ha mai più osato lavorare di notte.
Quando Ciaikovski presentò la Sinfonia ancora incompiuta ai suoi vecchi insegnanti di Pietroburgo Anton Rubinstein e Zaremba, sperando che questi la inserissero in uno dei concerti della Società musicale russa, dovette accettare la critica poco benevola dei due professori. Il fatto che nel novembre 1866, in seguito ai moniti dei maestri di Pietroburgo egli rielaborò la Sinfonia, dimostra sia
la sua modestia sia la sua insicurezza. Dopo due sfortunate esecuzioni di singoli movimenti (lo Scherzo il 10 dicembre 1866 a Mosca; 1’Adagio e lo Scherzo l’11 febbraio 1867 a Pietroburgo) l’opera venne presentata nella sua versione completa il 3 febbraio 1868 a Mosca sotto la direzione di Nikolai Rubinstein a cui è pure dedicata.
Nel 1874, due anni dopo la composizione della Seconda Sinfonia (prima versione), Ciaikovski fece ancora una volta una profonda revisione della Prima; in questa versione è eseguita, come è ormai consuetudine, anche nella presente registrazione. La nuova versione fu pubblicata nel 1875 dall’editore Piotr Jurgenson, amico di Ciaikovski: a gennaio la partitura, a marzo una riduzione per pianoforte a cura del pianista Eduard Langer, collega di Conservatorio di Ciaikovski. La prima esecuzione della seconda versione ebbe luogo a Mosca il 19 novembre 1883 sotto la direzione di Max Erdmannsdörfer.
La Prima Sinfonia è intitolata Sogni invernali; il primo movimento (in sol minore) si chiama Sogni di un viaggio invernale, il secondo Paesaggio fosco, nebbioso; lo Scherzo (in do minore) e il Finale (in sol minore/ sol maggiore) non recano alcun sottotitolo. La parte A dello Scherzo Ciaikovski la trasse dalla sua Sonata per pianoforte in do diesis minore, composta nel 1865 e pubblicata nell‘anno 1900 come op. post. 80. Allo Scherzo della Sinfonia egli prepose un "sipario" di quattro battute, riscrisse poi del tutto il Trio facendone il suo primo valzer sinfonico, a cui seguirono i valzer della Terza, Quinta e Sesta Sinfonia. Non sappiamo né come siano sorti i titoli programmatici né che significato attribuisse loro i1 compositore. Sicuramente Ciaikovski non ha voluto dipingere un quadro musicale naturalistico dell’inverno; persino la generica atmosfera suggerita dal titolo sembra corrispondere soltanto in modo vago e a tratti alla musica. In questo tipo di musica a programma incentrata sul tema del ‘viaggio invernale’ - un tema caratteristico per tutta l’arte russa dell’Ottocento - non si ha a che fare con visioni, ma con sensazioni associative.
Un tipo completamente diverse di “musica a programma" è rappresentato dalla Marcia slava op. 31, composta nel settembre 1876. Prima di darla alle stampe Ciaikovski era solito chiamarla Marcia serbo-russa. In questo brano in parte cupo (inizia “in modo di marcia funebre”) in parte stridente (in forma ABA') il musicista elaborò due originali canzoni popolari serbe (una elegiaca, 1’altra danzante) nonché l’inno russo per lo Zar. Un gesto al contempo panslavo e patriottico! Questo brano di grande effetto gli era stato commissionato dalla Società musicale russa per un concerto a favore dell’Associazione slava di beneficenza, e già alla prima esecuzione, avvenuta il 5 novembre 1876 a Mosca sotto la direzione di Nikolai Rubinstein, ebbe un grandioso successo. Tre giorni dopo Ciaikovski scrisse alla sorella che la Marcia aveva scatenato “una vera e propria tempesta di entusiasmo patriottico". E si farebbe un torto a questo brano tecnicamente brillante se lo si volesse riabilitare attribuendogli un valore estetico. Ciaikovski stesso non l’ha affatto sopravvalutato. Con un’espressione ironica scrisse in una lettera alla sorella del 22 febbraio 1877, dopo un’esecuzione della Marcia diretta da lui stesso il 13 febbraio precedente: “Ora ho inondato l'infelice Mosca con i prodotti della mia Musa... .".
Ciaikovski è indubbiamente uno dei maggiori compositori di valzer della storia della musica. Nelle sinfonie (dalla Prima alla Sesta), nei balletti e nelle opere, nella musica pianistica e persino nelle romanze ha continuamente reso omaggio a questa danza. Inoltre l'ha posta ai servizi dello psicorealismo della sua drammaturgia operistica. Nel suo affascinante studio “Eugenio Onieghin di Ciaikovski" (trad. tedesca Potsdam 1948). Assafjew-Glebow compie una ponderata analisi del Valzer dell’opera Eugenio Onieghin (inizio del secondo atto dopo il motivo della nostalgia di Tatjana nell'Entr’acte e con “inserimento del coro" nel valzer). Egli mostra che con questo valzer di breve respiro e non certo elegante, inserito nella scena del ballo a casa di Larina, Ciaikovski non ha in mente un semplice divertissement musicale; al contrario egli offre qui un magistrale studio d'ambiente della vita provinciale dei possidenti “con la loro affacendata confusione, le loro chiacchiere, con tutti quei mezzucci per divertirsi e perdere tempo che fanno trascorrere la vita in modo inutile” (pag. 86). Un mondo completamente diverso evoca la Polonaise della prima scena del terzo atto delle “Scene liriche" Eugenio Onieghin: la società cortigiana nel palazzo del principe Gremin. In questa Polonaise sontuosa Ciaikovski dipinge “il ‘fasto e la boriosa operosità del gran mondo’, dietro cui si cela la vacuità interiore, caratterizzando al contempo la disperata ricerca di distrazione da parte di Onieghin” (pp. cit., pag. 105).
Thomas Kohlhase (Truduzione: Gianmario Borio)
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