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Carlo Maria Giulini (1914-2005) |
Carlo Maria Giulini (1914-2005), uno dei più grandi direttori d'orchestra del secolo passato, ha trascorso la sua prima gioventù a Bolzano e qui ha iniziato la sua educazione musicale. La storia della sua vita annovera incontri tra i più illustri, a incominciare da Toscanini che, dopo averlo sentito alla radio, volle conoscerlo e l'invitò a casa. Ma è nella nostra città che Giulini ha mosso i primi passi, all'unisono con il progressivo crescere della scuola di musica, partita dall'originario Musikverein dei tempi asburgici (1855) per giungere all'odierno Conservatorio Monteverdi. La famiglia del futuro direttore Giulini era originaria di Ponti sul Mincio ma Carlo nacque a Barletta. La vocazione per la musica gli nacque quand'aveva quattro anni: aveva visto un musicista da strada suonare un violino, ne chiese uno per sé e lo ottenne come regalo di Natale: fu una suora a insegnargli a muovere l'archetto sulle corde. Poi (1920) la famiglia si trasferì a Gries e così il bambino prese a frequentare la civica scuola musicale bolzanina in via Portici 30. Nel 1927 questa fu trasformata nell'istituto musicale Gioacchino Rossini e trasferita nel 1930 in via Vintola, ove oggi si trovano gli uffici dell'anagrafe. Quattro anni più tardi (1931) la famiglia Giulini traslocò in un nuovo edificio al civico 20 di via Leonardo da Vinci. Poi nel 1932 avvenne la parificazione dell'istituto a liceo musicale statale, ed è del 1940 l'elevazione a Conservatorio (intitolato a Claudio Monteverdi) con trasloco nell'attuale sede di piazza Domenicani. Carlo Giulini si esercitò nel violino (poi nella viola) a Bolzano fino al 1929, quando, quindicenne, ottenne l'iscrizione al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Il diploma è del 1932. Come violista Giulini suonò con direttori come Wilhelm Furtwängler, Bruno Walter, Victor De Sabata, Richard Strauss, Igor Strawinsky, finendo col farsi un'idea sua ed ambirne la carriera. Riuscì allora ad organizzare un gruppo di allievi disposti a seguire la sua bacchetta ed ad esercitarsi con lui. A questo punto giova fare un balzo in avanti e sfogliare "La Provincia di Bolzano" del 29 dicembre del 1940. Vi si legge: ": "Negli ambienti artistici cittadini già da tempo si è conquistata meritevole e larga notorietà il giovane maestro Carlo Maria Giulini, che da anni va svolgendo in Roma e in altre città festeggiatissima attività di direttore d'orchestra. Recentemente al Giulini è stato affidato dalle gerarchie romane il lusinghiero e non lieve incarico di dirigere il concerto inaugurale della stagione indetta dal G.U.F. (Gioventù Universitaria Fascista, ndr) dell'Urbe, e la manifestazione ha avuto luogo nella magnifica sala del Collegio Romano. Sulla composizione dell'orchestra così dice il critico del Giornale d'Italia: L'orchestra è numerosa e ricca di bravi elementi, .... disciplinata e compatta. Falange di giovani i quali danno subito la confortante sensazione di essere animati da ardore giovanile e da sincera passione artistica". Dell'arte del direttore cosi scrive lo stesso giornale: "Un giovane che dimostra una bella conoscenza della partitura... un notevole temperamento, ed autorità: che possiede un preciso ed eloquente gesto al servizio di un'attenta sensibilità". E il Popolo di Roma: "Vivaldi, Schubert, Beethoven non sono autori per dilettanti: imporli ad un pubblico, vuol dire aver già nel braccio forza di direttore. Di tale forza il Giulini si dimostra fornito". E il Tevere: "II giovane direttore... ha affrontato un difficile compito che ha benissimo assolto dimostrando larghe capacità". Ed il Piccolo: " ...un giovane che di passione e di intelligenza ne ha da vendere..."; e il Lavoro Fascista: "... giovane ricco di talento". Al camerata Giulini, che nelle prossime settimane dirigerà un importante concerto a Milano, le più fervide feli-citazioni e 1'augurio per l'immancabile luminosa carriera". Fin qui la "Provincia di Bolzano", e a questo punto la storia della sua successiva attività emerge da una lunga intervista pubblicata sul mensile musicale giapponese Ongaku No Tomo (1994), nella quale colpisce la risposta data a chi gli chiede quale sia stato il più bel momento della sua vita: "A distanza di tanti anni (...) rispondo 'l giorno in cui vinsi il concorso per ultima viola dell'orchestra dell'Augusteo' (orchestra del S.Cecilia, ndr)". Una risposta che mette in luce la distaccata modestia del personaggio. Venne la guerra: sottotenente in Croazia (la sua alta statura lo designò granatiere), poi nel 1943 Giulini si trovava ad Anagni al Comando del gruppo Armata del Sud, con il principe Umberto, che l'8 settembre scomparve: i reali erano fuggiti a Brindisi. Giulini tornò sul podio con la liberazione di Roma: si voleva festeggiare il momento con un concerto, direttori sulla piazza non ce n'erano e ci si ricordò allora di un giovane che s'era fatto luce con l'orchestra del GUF, "nella magnifica sala del Collegio Romano". Fu un trionfo e vennero i contratti. Direttore di orchestra alla RAI dal 1946 al 1951, poi la Scala come assistente di Victor De Sabata, poi come direttore stabile (1953). Epica nel teatro milanese un'edizione della "Traviata" diretta da Giulini con la Callas e per la regia di Luchino Visconti, tuttora un classico. Nel 1955 debutta a Chicago con quell'Orchestra sinfonica. Lascia l'opera per dedicarsi unicamente alla sinfonia. Nel 1960 in tournée in Giappone. Dal 1973 al 1976 dirige i Wiener Symphoniker. Dal 1978 al 1984 alla Los Angeles Philharmonic Orchestra. Dirige anche la Philharmonia Orchestra di Londra. Nel 1989 vince il Grammy Award. Una severa svolta alla sua vita gli viene dalla malattia di sua moglie. Non vuole più allontanarsene e rinuncia a contratti prestigiosi, concludendo la sua carriera ("la mia famiglia, anzitutto"). Il maestro è sempre stato schivo e riservato. Non ha mai fatto vita mondana, non ha mai avuto press-agent, non è mai stato legato a partiti politici, difficilmente concedeva interviste. Gli chiese l'intervistatore giapponese: "Qual è il repertorio che predilige?" "Quello che sto eseguendo in quel momento. Non è una battuta, è una realtà. Dirigere, è un 'atto d'amore'. Prima del concerto, io sono niente, il musicista è un genio. Nel momento in cui si arriva al 'fatto magico', quando, attraverso il mio gesto le note, mute sulla carta, prendono vita nei vari suoni, allora si consuma un atto d'amore e quella musica, in quel preciso momento, diventa mia. Ecco perché è la prediletta. Poi, finito il concerto, si torna da capo: io sono niente e il compositore è un genio". Carlo Maria Giulini riposa nella tomba di famiglia, nel cimitero di Bolzano, ultima a destra del viale d'accesso.
Ettore Frangipane (da "Bolzano scomparsa", Ed. Cuccu & Genovese, 2011)
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