Dimitri Shostakovic (1906-1975) |
Quando il 22 giugno 1941 ha inizio l’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle truppe di Hitler, Schostakovic si trova con la famiglia per le vacanze estive in una dacia a Komarovo, la vecchia cittadina finlandese di Kellomjaki. La guerra d’aggressione si profila immediatamente oltremodo cruenta; l’avanzata dei tedeschi è rapidissima; presto la città natale di Shostakovic è bombardata e stretta d’assedio. Il compositore, che si è offerto per tre volte come volontario all’Armata Rossa, viene rifiutato dall'autorità militare. Tra i volontari vi sarà invece l’allievo Veniamin Flejsman, di cui Shostakovic porterà a termine durante il sanguinoso conflitto l’opera Il violino di Rothschild, lasciata incompiuta dal giovane, morto nei primi mesi di quella che in URSS viene detta la “Grande Guerra Patriottica”.
Il musicista fu comunque impegnato in azioni di controllo insieme ad un gruppo, facente capo al Conservatorio, addetto a una trincea del circondario. Suo incarico era controllare il tetto del Conservatorio per spegnere eventuali incendi, Il "Times" del 20 luglio 1942 pubblicherà in copertina una foto storica di Shostakovic in divisa da pompiere, con l’elmetto in testa e gli inseparabili occhiali, che fa la sentinella al tetto del suo istituto. In seguito il musicista si occupò dell’intrattenimento musicale delle truppe.
Il 15 luglio 1941, in quest'atmosfera di mobilitazione bellica, Dmitrij Dmitrevic inizia la composizione della Settima sinfonia op.60, l’opera che, per le circostanze in cui è nata, diverrà agli occhi del mondo l'emblema musicale della resistenza sovietica all’invasione dei nazisti. Può sembrare retorico raccontare che Shostakovic rimase spesso a casa a lavorare alla Settima sinfonia mentre la famiglia si trasferiva nei rifugi, ma è la verità. Di fatto il primo movimento venne scritto sotto un incessante bombardamento.
Il musicista fu comunque impegnato in azioni di controllo insieme ad un gruppo, facente capo al Conservatorio, addetto a una trincea del circondario. Suo incarico era controllare il tetto del Conservatorio per spegnere eventuali incendi, Il "Times" del 20 luglio 1942 pubblicherà in copertina una foto storica di Shostakovic in divisa da pompiere, con l’elmetto in testa e gli inseparabili occhiali, che fa la sentinella al tetto del suo istituto. In seguito il musicista si occupò dell’intrattenimento musicale delle truppe.
Il 15 luglio 1941, in quest'atmosfera di mobilitazione bellica, Dmitrij Dmitrevic inizia la composizione della Settima sinfonia op.60, l’opera che, per le circostanze in cui è nata, diverrà agli occhi del mondo l'emblema musicale della resistenza sovietica all’invasione dei nazisti. Può sembrare retorico raccontare che Shostakovic rimase spesso a casa a lavorare alla Settima sinfonia mentre la famiglia si trasferiva nei rifugi, ma è la verità. Di fatto il primo movimento venne scritto sotto un incessante bombardamento.
Il 16 settembre 1941 Shostakovic partecipa a una di quelle trasmissioni radio che servono a dare coraggio ai combattenti e dice: "Vi parlo dal fronte [...] ieri mattina ho completato il secondo movimento della mia nuova composizione sinfonica [...] Perché ve ne parlo? Lo faccio perché tutti dovrebbero sapere che, a dispetto della minaccia che pende sulla vita di Leningrado, nella nostra città le cose vanno come sempre, che ognuno di noi rimane al suo posto [...]. Il giorno dopo esegue i due movimenti dell’opera alla presenza di colleghi leningradesi. Così racconta Bogdanov-Berezovskij nel Diario degli anni dell'assedio: "Suonò due movimenti della sua sinfonia per due volte, poi descrisse il piano dell’opera [...] ci fu un allarme aereo durante l'esecuzione, ma, su richiesta del compositore, rimanemmo ai nostri posti".
All'inizio di ottobre viene deciso - poco democraticamente - di far evacuare a est l’élite artistico-culturale del paese. Solisti, scrittori, compositori, cineasti, ricevettero l’ordine tassativo di lasciare Leningrado. Shostakovic, che avrebbe voluto rimanere, dovette abbandonare in città la madre, la sorella, i suoceri e partire per Mosca con un piccolo veicolo insieme alla moglie e ai due bambini, Galja e Maksim. La "Vecernaja Moskva" dell’8 ottobre 1941 riporta una dichiarazione del musicista sulla nuova sinfonia: "Ho completato il primo movimento di questo lavoro il 3 settembre, il secondo il 17 settembre e il terzo il 29 settembre. Proprio ora sto finendo il quarto e conclusivo. Prima d’ora non avevo mai lavorato cosi velocemente".
Dalla capitale la famiglia Shostakovic partì per g1i Ura1i il 15 ottobre con un treno che trasportava anche Vissarion Sebalin, Dmitrij Kabalevskij, David Ojstrach, Emil Gilels, Sergej Ejzenstejn e Il’ja Erenburg. A Kujbysev, dove vennero sistemati, il musicista continuò a lavorare alla Settima sinfonia - opera "scritta con un unico tratto di penna" - portandola a termine il 27 dicembre 1941. In questa cittadina erano sfollati anche i complessi del Teatro Bol’Soj di Mosca, la cui orchestra potè eseguire l’opera il 5 marzo 1942 sotto la direzione di Samuil Abramovic Samosud. Sulla "Pravda" lo scrittore Aleksej Tolstoj la salutava, nel suo "umano lirismo", come "vittoria dell’uomo sulla bestia", Un’altra esecuzione radiotrasmessa ebbe luogo poco dopo a Mosca, con lo stesso direttore, nella Sala delle Colonne dei sindacati. Persino nella Leningrado assediata, in cui la gente moriva di fame e di freddo, la sinfonia fu interpretata il 9 agosto 1942 nella Sala Grande della Filarmonica, sotto la direzione di Karl Eliasberg, dall’Orchestra della Radio, richiamata appositamente dal fronte.
Esplose i1 mito della “Sinfonia di Leningrado”. Mravinskij l’aveva diretta a Taskent, dove si era trasferito in blocco il Conservatorio di Leningrado. A Novosibirsk, sede provvisoria della Filarmonica di Leningrado, fu festeggiata per la sua portata monumentale e patriottica il 9 luglio 1942. Il nazionalismo sovietico trasferì nella sinfonia la propria volontà di vittoria: in ogni città veniva presentata con successo crescente, da Erevan a Orenburg, da Orsk a Baku.
Shostakovic aveva compreso fin dal primo momento l'urgente necessità di muoversi nell’ambito della grande fioritura artistica di carattere patriottico, immediatamente sbocciata nel suo paese dopo l’invasione. Se due anni prima aveva ritenuto di mettere da parte pathos eroico, marce e cori della sinfonia dedicata a Lenin, ora era venuto il momento di riutilizzarli. Non a caso sono del 1941 l'orchestrazione approntata da Shostakovich dell’Internazionale e il canto per basso, coro e piano (o orchestra) Il giuramento a un Commissario del popolo.La sezione leningradese della Lega dei Compositori aveva infatti deciso di promuovere canti di contenuto antifascista. (Anche nelle altre arti si erano prese iniziative analoghe, come la nascita della rivista "La matita combattente", edita dalla Unione per le arti figurative).
Shostakovic aveva compreso fin dal primo momento l'urgente necessità di muoversi nell’ambito della grande fioritura artistica di carattere patriottico, immediatamente sbocciata nel suo paese dopo l’invasione. Se due anni prima aveva ritenuto di mettere da parte pathos eroico, marce e cori della sinfonia dedicata a Lenin, ora era venuto il momento di riutilizzarli. Non a caso sono del 1941 l'orchestrazione approntata da Shostakovich dell’Internazionale e il canto per basso, coro e piano (o orchestra) Il giuramento a un Commissario del popolo.La sezione leningradese della Lega dei Compositori aveva infatti deciso di promuovere canti di contenuto antifascista. (Anche nelle altre arti si erano prese iniziative analoghe, come la nascita della rivista "La matita combattente", edita dalla Unione per le arti figurative).
In origine anche la Settima sinfonia (come la “Sinfonia-Lenin”) doveva essere un lavoro con soli e coro, su testo dell'autore; in seguito fu strumentale, anche se all’inizio era previsto un solo movimento. Alla fine ne ebbe invece quattro, divenendo la più popolar-monumentale tra le sinfonie di Shostakovic. Gojowy accetta la testimonianza di Volkov, secondo cui il musicista, durante la stesura, avrebbe avuto presente versetti del Salmo LX-XIX di Davide, il Lamento della comunità d'Israele, che dice: "Hanno ridotto Gerusalemme a un cumulo di macerie", "Hanno versato come acqua il loro sangue", ecc.. La Sinfonia "Dedicata alla città di Leningrado" sarebbe pertanto un canto funebre da cui esplodono rabbia e spirito di rivolta contro l'aggressore.
Lo conferma l’autore stesso, che nei giorni della stesura scrisse nell’articolo I giorni della difesa di Leningrado pubblicato il 9 ottobre 1941 in "Sovetskoe iskusstvo":
Lo conferma l’autore stesso, che nei giorni della stesura scrisse nell’articolo I giorni della difesa di Leningrado pubblicato il 9 ottobre 1941 in "Sovetskoe iskusstvo":
L'esposizione del primo movimento parla del popolo che vive una vita pacifica e felice [..] che ha fiducia in se stesso e nel proprio futuro. Questa è la vita semplice e pacifica che prima della guerra era vissuta da migliaia di guardie civili leningradesi, dalla città intera, dal paese. Nello sviluppo del primo movimento la guerra irrompe improvvisamente nella vita pacifica. Non voglio costruire un episodio naturalistico con tintinnare di sciabole, esplosioni e così via. Cerco di comunicare l’impatto emotivo della guerra. Quello che io chiamo lo sviluppo è in verità un episodio del primo movimento della Sinfonia scritto in una forma vicinissima a quella del rondo-sonata. Nella ricapitolazione i temi vengono riesposti e assumono un nuovo significato. La ricapitolazione è una marcia funebre, o piuttosto un requiem per le vittime della guerra: la gente onora la memoria dei suoi eroi. In un primo tempo ero fortemente intenzionato ad avere un testo in questa sezione. Mi ero quasi deciso a scriverlo io stesso. Ora penso che sia stata una buona cosa che ne sia venuto a capo senza testo, altrimenti la partitura sarebbe stata inutilmente complicata. Dopo il requiem viene un episodio ancora più tragico, non so nemmeno come descrivere questa musica. Forse essa esprime il dolore di una madre in pianto o perfino un dolore così profondo da rimanere senza lacrime. Questi due frammenti lirici portano alla conclusione del primo movimento, l’apoteosi della vita e del sole. Nelle battute finali si sente un rombo in distanza: la guerra non è finita [...]. Il secondo e il terzo movimento non hanno un programma definito: si tratta di una musica lirica incaricata di ridurre la tensione. Shakespeare sapeva bene che non si può tenere l'uditorio in tensione per tutto il tempo e a questo proposito ho sempre ammirato la scena dei becchini dell’Amleto. C'è un po' di umorismo che mi ricorda lo scherzo del mioCome spiegherà in varie occasioni - ad esempio nello scritto Musica a programma reale e apparente, 1951 - Shostakovic decise di sopprimere i titoli per i vari movimenti, che in origine erano: La guerra, Il ricordo, Gli spazi sconfinati della patria, La vittoria. Se Shostakovic decise di utilizzare una forma variata molto simile a quella efficacissima del Bolero di Ravel - la quale mima, secondo la tradizione d’ascolto, l’invasione nazista - fu per la necessità di produrre una pagina sinfonica efficace per ogni orecchio. Stupisce che questa scelta non venga spesso compresa da commentatori sempre pronti a sottolineare il palese plagio, ai quali si risponderà con le parole di Johannes Brahms a chi gli aveva fatto notare la somiglianza del motivo finale della sua Prima sinfonia con quello dell’Inno alla gioia della Nona di Beethoven: "Certo, ed è sorprendente che qualunque asino lo senta subito!". Oggi può essere facile preferire lo Shostakovic cameristico della tarda produzione a quello trionfale, semplificato e magniloquente della Sinfonia di Leningrado, ma bisogna cercare di immaginarsi che cosa sia stata la guerra in URSS per chi la viveva, prima di formulare un giudizio, Shostakovic fu esplicito in un’intervista sulla "Pravda" del 6 marzo 1942 a proposito del ruolo dell’intellettuale: "l’artista sovietico non deve mai dissociarsi dalla battaglia storica che viene combattuta fra ragione e oscurantismo, cultura e barbarie, luce e oscurità".
Quintetto. Il terzo movimento è un Adagio patetico, il Centro drammatico dell’intero lavoro.
Sensazionale successo registrò la Settima sinfonia all’estero. Fin dall’autunno del 1941 direttori come Ormandy, Stokowski, Kussewitzky e Toscanini avevano assillato l’ambasciata sovietica con richieste della partitura. Tutti si contendevano la “prima” americana. La spuntò il più prepotente: Toscanini, già solito a estorcere premières, come avvenne con la “prima” italiana della Salome di Strauss. Egli fu il primo a dirigerla negli Stati Uniti con l’Orchestra della NBC, a New York, il 19 luglio 1942, tre settimane prima dell’esecuzione a Leningrado. Il 29 giugno a Londra l’opera era stata festeggiata da George Bernard Shaw. Eseguono la Sinfonia di Leningrado negli USA Stokowski, Kussewitzky, Rodzinski, Mitropulos, Monteux, Ormandy. Si calcolano una sessantina di repliche nella stagione 1942-43. Le radiodiffusioni furono in numero tale da infastidire Béla Bartok, che fece nel suo Concerto per Orchestra, cui attendeva nel 1943, un fuggevole accenno al tema del primo tempo su cui sono costruite da Shostakovic le variazioni. Si segnalano in questi anni esecuzioni anche nell’America del Sud. Quando il conflitto volgerà a favore dell’Unione Sovietica la Sinfonia sarà presentata anche a Kiev, a Riga, a Odessa. L'entusiasmo per la partitura è tale da far nascere versioni coreografiche e addirittura versioni jazz.
La partitura era giunta microfilmata negli Stati Uniti in aereo, seguendo un percorso complesso, quasi da racconto spionistico, attraverso Persia ed Egitto. I giornali americani parlarono diffusamente di questa avventurosa circostanza e l’esecuzione sancì da un punto di vista culturale l’alleanza militare fra USA e URSS. Questa fu la circostanza che diede a Shostakovic una notorietà mondiale, molto superiore a quella che aveva avuto fra gli esperti con l’esecuzione della Prima sinfonia una quindicina di anni prima o della Lady Macbeth e della Quinta sinfonia. Il giudizio positivo quasi unanime della critica occidentale era probabilmente viziato da implicazioni politiche. Nicholas Slonimskij parlò sul "Musical Quarterly" (XXVIII, 1942) di "Una sinfonia per uccidere Hitler". Ma non mancarono critiche negative; il "Times" di Londra (3 luglio 1942) sottolineò anche la "prolissità acritica" dell'opera, definita "esattamente ciò che pensa un musicista quando ha poco tempo per classificare e vagliare".
Musicologi come Gerald Abraham o Viktor Il'ic Serov diffondono in America scritti e notizie "sulla musica dei nostri alleati sovietici". Toscanini sul "Times" del 10 settembre 1942 invita Shostakovic a visitare il suo paese adottivo: "Una Sua visita avrebbe grande valore politico, oltre al valore musicale e gioverebbe a rendere più vivo lo stretto legame fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica nella lotta Comune".
Nella stagione 1942-43 la Settima sinfonia è presentata in Messico, Canada, Argentina, Perù, Uruguay; in quella 1945-46 a Parigi, Praga, Belgrado, Roma, Oslo, Vienna, Sofia, Budapest, Copenaghen, Cracovia e Zagabria. Solo nella stagione 1946-47 viene presentata a Berlino.
Ma in Unione Sovietica, nei primi anni Quaranta, c’è ben altro a cui pensare: Shostakovic utilizza i guadagni delle esecuzioni all’estero della Settima per comprare latte in polvere per familiari, amici e colleghi compositori. Lo stesso accade con il denaro che gli viene dall'assegnazione del Premio Stalin di primo grado per la Settima.
Franco Pulcini ("Sostakovic", EDT, 1988)
1 commento:
Un pezzo magnifico!
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