Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

venerdì, giugno 26, 2020

Requiem italiano per Wagner

Richard Wagner (1813-1883)
Per aver prediletto l’Italia nelle circostanze liete e tristi della sua vita Wilhelm Richard Wagner, fucinatore di sublimi accenti musicali, poetici e drammatici, merita da parte nostra una sentita orazione di lode e ringraziamento. Ed in questo ricordo non possono essere trascurati i cenni biografici più rilevanti della vita del Grande di Lipsia.
Dieci le sue Opere, dalle "Fate" 1833 al "Parsifal" 1882. Numerosi i vari "Lieders", una sinfonia, brani sinfonici fra i quali spicca "L’Idillio di Sigfrido". Ma Wagner oltre che compositore, drammaturgo, poeta, fu anche acuto scrittore fin dal suo primo lavoro - appena quindicenne - "Leubaldo ed Adelaide". dramma che si rivelò nutrito di Shakespeare, Goethe, Amleto e Re Lear. Seguirono gli scritti teorici che palesarono il suo pensiero: "La musica del1’avvenire" 1850; "Musica e dramma" 1851; "La mia vita" 1871.
E' d’obbligo anche menzionare il suo primo componimento musicale "Capricci dell`amante" di tendenza pastorale scritto senza avere nozione degli strumenti mentre solo più tardi sarà la "Jupiter" di Mozart ad attirarlo e spronarlo ad allargare il suo trasporto musicale.
Si sa che Wagner fin dagli albori del suo crescere nell’Arte, si orientò verso la leggenda, l’allegoria, la favola, l’esaltazione degli Dei e degli Eroi, verso tutto ciò che profumava di antica dottrina ellenica. Fu appunto tale concezione che si richiama al Mito a caratterizzare l’intimo tormento della sua poliedrica attività di artista.
E anche se della vita di Wagner son piene le fosse, di Lui si scopre sempre nuova materia per parlarne, specie quando si presentano quelle ricorrenze che ci riportano la sua voce musicale. L’Autore del "Rienzi", sua prima vera Opera che nel 1842 trionfò a Dresda e mitigò poi le poco lusinghiere accoglienze riserbate al "Vascello fantasma", non ebbe certo vita facile ed esemplare. Tanto furono turbolenti i suoi passaggi di crescita, quanto furono egualmente prolifici i suoi estri di artista fecondo, le sue speranze, tutto il suo lavoro inquadrato in un carattere egocentrico ed intollerante. Fu poeta, musicista, scrittore a volte a volte, o sempre fu insieme di queste tre virtù fedele interprete?
Non fu certo scevro di sregolatezze. Conquistatore o conquistato, per Lui la donna. la presenza femminile fu in ogni momento determinante e mise a giusto passo l’altalena della sua vita di nomade costretto più dagli eventi che dalla sua volontà.
Teresa Ringelmann e Federica Galvani, due Coriste del Teatro di Würzburg ove Wagner era Maestro del coro, furono i primi sogni del suo cuore. Poi: Minna Planer (moglie nel 1836); Guglielmina Schröder-Devrient che guidò Richard nei meandri dell`arte drammatica; Matilde Wesendonk forse ispiratrice del "Tristano" che usò ogni mezzo per avvicinare Wagner a Francesco De Sanctis esule a Zurigo; Cosima Liszt, moglie di Hans von Bülow e moglie di Richard nel giorno di Natale del 1870; Elisa Wille conosciuta a Venezia che chiama "bambina, bambina mia"; Blandina Ollivier, Serafina Mauro, Federica Meyer, la Marietta compagna della solitudine di Penzing che lascia per rifugiarsi ancora una volta in Isvizzera dove a Mariafeld - presso Zurigo - è ospitato da Elisa Wille. E ancora: Judit Gautier la cui presenza da Lucerna a Triebschen allevia le amarezze patite da Richard a Monaco. Ultima donna nei pensieri di Wagner fu forse Miss Carrie Pringle rassomigliata come una delle "fanciulle fiori".
Ugualmente determinanti nella vita di Wagner furono le amicizie, i riconoscimenti, gli aiuti. Bellini gli andò a genio tanto da indurlo a dirigere la "Norma" a Magdemburgo; i salotti parigini lo accostarono a Heine, Berlioz, George Sand. Mendelssohn, quest’ultimo pieno di sussieguo e noncuranza. I suoi amici-nemici furono Rossini, Donizetti, Meyerber, Halévy, Verdi col quale però non s’incontrò mai. I suoi vicini in arte: Gluck, Mozart, Spontini. Ma c'è qualche donna ancora da citare: Jessie Taylor diciottenne poi signora Laussot, e Giulia Ritter che gli furono prodighe di aiuti a Parigi. Anzi la prima nell’esaltazione di un viaggio immaginario in Grecia intrecciò con Richard una breve relazione amorosa.
E c’era anche Liszt che pur lontano lo stimolava nel lavoro: "l’ammirazione che ho per il tuo genio non potrebbe adattarsi a sonnolenti abitudini e a sterili sentimenti. Per te, per la tua gloria farò tutto ciò che mi è possibile". Così l’autore delle celebrate "Rapsodie Ungheresi", orgoglioso di aver presentato per la prima volta in pubblico il "Lohengrin" scriveva a Wagner ed era il tempo della "Morte di Siegfried".
Su tutti però la figura e la protezione di Re Luigi II di Baviera, lasciò indelebili tracce. "Voi siete e resterete, attraverso i tempi e l’eternità, il mio unico amore" questo scriveva il Re al suo protetto che gli rispondeva: "O mio Re tu sei divino". Ed è il diciottenne munifico Re a liberarlo dalle ristrettezze economiche in cui si dibatteva, a spronarlo per un lavoro più fiducioso, ad offrirgli dimora ed agiatezze. Ma su questa protezione di dubbia interpretazione passionale si addensa la calunnia, la diceria, la malvagità così che il Re si vede costretto ad allontanare Wagner dalla sua Corte.
Altro profilo della vita del Cantore dei Nibelunghi fu segnato dai suoi risvolti politici che spesso lo costrinsero in esilio, approfittando dell’ospitalità dei suoi amici svizzeri. Zurigo, Ginevra, Vevey, Lucerna ed in ultimo Triebschen, queste le sue tappe di fuoruscito. Qui inizia il rapporto con Federico Nietzsche: prima amicizia poi incomprensione; evidentemente Zarathustra non accettava gli accenti religiosi del "Parsifal". Ancora qui avviene il secondo matrimonio di Richard che sposa Cosima Liszt divorziata da Hans von Bülow. La prima moglie: Christine Wilhelmina Planer detta Minna era morta nel 1866.
Ma nel vivo di questa nostra disamina dobbiamo completare il quadro parlando di un Wagner italiano, amico del nostro paese. Affacciandosi sulla nostra penisola lo incantano il Lago Maggiore e la suggestiva quiete di Pallanza. Da Torino a Genova, a La Spezia, oziando stanco e sperduto per le pendici della riviera ligure lo stupiscono i silenzi, i suoni vicini e lontani delle bonacce, il minaccioso spumeggiare delle onde. Ritrova forse qui i toni più accesi della sua musica di paradiso e d’inferno, incontra forse qui le voci preludio all’"Oro del Reno".
Il 19 novembre del 1871 al Comunale di Bologna, sotto la direzione del M° Angelo Mariani e nella traduzione di Arrigo Boito si rappresenta "Lohengrin". Arrigo Boito diventa "l’amico italiano", Richard Wagner viene eletto cittadino onorario della Dotta.
Ma l’amore di Wagner per il Paese di Dante la cui conoscenza aveva arricchito la sua cultura letteraria, si manifesta con il soggiornare a Palermo ove quella società di notabili lo riempie di feste; dal principe Lanza di Trabia al conte Lucio Tasca d'Almerita, al principe Gangi che gli fa lasciare l’albergo per farlo abitare nella sua villa di Porrazzi che ricorda una paginetta di musica wagneriana chiamata appunto "Tempo di Porrazzi".
A Perugia partecipa alle onoranze in memoria di Francesco Giuseppe Baldassare Morlacchi che lo precedette quale Maestro di Cappella alla Corte di Dresda. Visita anche Siena, resta in Italia quasi un anno ed a Napoli assiste ad un saggio degli allievi del Conservatorio S. Pietro a Majella: siamo nel 1879. Ancora a Napoli con la sua piccola Corte ed il suo fedele pianista Joseph Rubinstein abita a Villa Angri di proprietà di Marcantonio Doria, Principe d’Angri, presa in affitto per Wagner da Malwida von Meisenburg, doviziosa mecenate. Qui sulla ridente collina di Posillipo sente Napoli come una sua città e la sua già malferma salute si giova del calore e della quiete mediterranea. Va a Ravello e nell’incanto della costa amalfitana visita e sosta a villa Rufolo ove sul libro dei visitatori illustri scrive: "ho trovato il giardino di Klingsor". Già mentre era ancora a Palermo il pittore Renoir aveva ritratto Wagner irrequieto nel posare. Sarà l'ultima effige dell’autore del "Parsifal", opera che a metà gennaio del l882 è completata e per 16 volte si rappresenta a Bayreuth.
Ma l’inverno è vicino e dove attingere forza e serenità, dove raccogliersi nel ricordo del bene e del male che ha goduto e patito, dove se non in Italia? Sceglie Venezia, la laguna lo affascina, palazzo Vendramin lo attende e lo attende una gondola più nera delle altre per trasportarlo, in corteo di morte attraverso il Canal Grande mentre lo sciabordio del remo canterà una nenia di lontane lacrime. Poi sarà sepolto nel suolo di Vahnfried, la casa di Bayreuth.
Cosima che gli fu vicina per diciotto anni, gli sopravvisse quasi mezzo secolo dedicandosi incessantemente a rinverdire le sacre e gloriose memorie del suo Richard.
Il mondo gli offrì dopo la morte volumi bibliografici di immenso interesse, il nostro Gabriele d’Annunzio nel 1893 sulla "Tribuna" - caso Wagner - auspicò che giungesse un giorno in cui "il gusto della musica si facesse più profondo" e l`azione drammatica fosse "velata ed occultata, ridotta ad un'apparenza vaga quasi retrocessa in una lontananza chimerica per modo che sui nervi dell'uditorio abbia un predominio quasi assoluto la sensazione musicale integra".
Napoli, nel suo San Carlo - unico teatro italiano che ha solennizzato il centenario - nello stesso giorno della morte di Wagner gli ha dedicato l’esecuzione della "Messa di requiem" che Verdi scrisse per un altro grande, il Manzoni. Ha diretto Aldo Ceccato (che l'estero ha allontanato dai teatri italiani) ed ha saputo ottenere dall’orchestra sancarliana e dal coro un apprezzabile risultato d`insieme per il quale hanno dato valido contributo i solisti Cesare Siepi, il tenore Savastano, Annabelle Bernard, Margarita Zimmermann.
Gaetano Rotondella
("Rassegna Musicale Curci", anno XXXVI, n. 3, settembre 1983)

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