Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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domenica, settembre 08, 2019

"Musica Viva" e la polemica sul Quartetto Italiano...

Davide Mosconi
Egregio direttore,
nell'articolo sul Quartetto Italiano apparso sull'ultimo numero della rivista da Lei diretta sono state riportate in modo inesatto alcune mie risposte, così da alterarne, in alcuni punti dell'intervista, il significato. Tralascio altre inesattezze che pur mi sono dispiaciute, anche perché non in sintonia con la felice impostazione dell'articolo. Non posso però ignorare un punto in particolare: rispondendo alla domanda dell'intervistatore sulla "defezione" di Piero Farulli, nostro violista per 30 anni, ho inteso chiarire un nostro comportamento che da molte persone del mondo musicale è stato, per ignoranza dei fatti, e per mala fede, ingiustamente giudicato. Non era mia intenzione rinfocolare polemiche che da noi mai erano partite, né volevo, al contrario di quanto risulta dall'intervista, assumere atteggiamenti di ostilità verso una persona il cui comportamento mi ha più addolorato che offeso. Ella, come musicista, sa - per quanto banale e approssimativa sia la frase - che è il tono che fa la musica.
Nego di aver dichiarato che il nostro collega "ci fece rinunciare a un'importante serie di concerti a Parigi". Due concerti furono rinviati per la sua malattia, ma poi regolarmente tenuti. Nego di aver detto che il nostro collega "impedì il concerto previsto alla Scala". Il concerto ebbe regolarmente luogo e fu, nonostante i gravi travagli, un successo meritato da noi e dal nostro nuovo violista.
E' vero che avvocati amici di Farulli contattarono per primi me e gli altri componenti e fondatori del Quartetto Italiano. Ma, anche se ciò significò per noi avere per interlocutori persone meno gradite di un nostro amico, e intenzionate a bloccare la nostra attività, non ho mai configurato una "pesante azione legale".
Spero vivamente che non sia stata cancellata la registrazione dell'intervista; ciò Ella potrebbe considerare la prova inconfutabile delle mie asserzioni. Penso tuttavia che non abbia dubbi su quanto Le scrivo, e che La prego di pubblicare integralmente, a titolo di rettifica, nel prossimo numero della Sua rivista.
Con i più cordiali saluti.
Paolo Borciani (13.3.1980)
 
Gentile Direttore,
ritengo doveroso smentire quanto dichiarato da Paolo Borciani nella intervista riportata nel servizio "Personaggio" del n. 3 della rivista "Musica Viva". Intervista tutta da contestare nel suo spirito ma della quale a me interessa precisare soprattutto un punto.
Borciani, che parla anche a nome dei suoi colleghi, fa suo un concetto che suo non è: (...) "siamo esseri umani, non crociati. Suonare va bene, ma è giusto pensare anche un po' a se stessi".
La dichiarazione è completamente smentita dalla realtà poiché i tre del quartetto, nei loro preventivi, antepongono a tutto sempre la quantità. Proprio per aver sostenuto io quanto invece dichiarato nell'intervista, sono stato irreparabilmente scacciato dal Quartetto.
Quella del Borciani è dunque una evidente dichiarazione a futura difesa, ché all'epoca dell'intervista - e, da come sono poi andate le cose, posso affermarlo senza ombra di dubbio - i tre avevano già deciso di eseguire ciò che chiamerei una vera e propria sentenza a mio danno.
Quanto poi l'intervistato esprime a mio "favore" ha il chiaro significato delle onoranze ad un futuro condannato.
Al di là dell'osservazione che forma oggetto della presente lettera ci sarebbe molto da dire sulla vicenda, ma è compito arduo illustrare a dovere il procedere dei tre personaggi in questione ai quali, in questi ultimi due anni, ho dato tutto me stesso; da quando cioè, in buona fede, cedetti alla loro richiesta di collaborazione per la continuità del Quartetto Italiano.
Ringrazio l'autore per il simpatico profilo che mi riguarda anche se prelude purtroppo ad una intervista che non mostra il vero volto dell'intervistato.
Nella speranza che Lei voglia pubblicare la presente lettera invio distinti saluti.
Dino Asciolla (24.3.1980)
 
Gentile Direttore,
ho molto apprezzato l'intervista al Quartetto Italiano, anzi al primo violino del Quartetto medesimo. Mi fa molto piacere vedere che, col passare dei mesi, il suo tono nei confronti del violista Piero Farulli si sia addolcito, che le polemiche di quei giorni infuocati lascino il posto ad un dolore imbarazzante. Io non credo affatto che nel mondo dell'arte, e soprattutto nel teatro e nella musica, in sede cioè di esecuzione, sia difficile litigare: accade nell'amore, accade coi nervi tesi, accade quando esiste qualcosa di importante e si tende tutti ad uno scopo, e le circostanze di interessi pratici mescolati a vive spinte ideali portano a incomprensioni e valutazioni diverse, in buona fede.
Io non credo che il Quartetto Italiano con Dino Asciolla abbia perso in qualità. Egli è certamente uno stupendo strumentista; se ha portato un certo squilibrio, del che però non posso dire, perché i concerti che ho sentito erano stupendi, è stato perché suona, se possibile, meglio degli altri, ha cioè la qualità del solista assoluto, con un suono meraviglioso. Non credo nemmeno che manchi l'intesa, adesso, e la concentrazione, e quel suonare in qualche modo incantati che si trasmette tanto: alla Scala nel concerto con Pollini, in un quintetto di Brahms, si è staccato il puntone del violoncello, il maestro Rossi per non farlo scivolare ha fatto cenno che doveva interrompere, hanno ricominciato il tempo da capo e nessuno ha commentato o chiacchierato per non rovinare la tensione: che meraviglia!
Però mi sembra che il Quartetto Italiano, non sia quello di prima, e devo Dirle che mi ha fatto una certa tristezza, proprio quello che si dice un brivido al cuore, vedere in copertina quella formazione che non è... quella vera.
Io non so chi avesse torto, chi ragione. Mi pare che sarebbe stato molto bello accordarsi per un ciclo di concerti senza il maestro Farulli perché lui era malato, e poi ritornare all'origine... Ma forse il dispiacere nasce anche dal fatto che chi fa musica perfetta e poetica non è detto poi che riesca ad essere perfetto e poetico sempre nell'esistenza. Seneca, mi pare, diceva a quelli che se la prendevano contro chi scriveva cose bellissime e sagge e viveva meno bene, che in fondo era già tanto che scrivessero cose bellissime e sagge. Vorrei aggiungere che le tensioni e le generosità e gli egoismi sono a mio avviso proprio una delle componenti necessarie per fare scattare quello che all'arte dà un peso di umanità.
Mi scusi questo piccolo sfogo, anzi questa mia voglia di dirLe le mie impressioni di fronte a una vicenda che lascia perplessi, e le mie speranze che il fatto umano di rapporti torni a prendere proporzioni giuste, dopo le azioni pubblicitarie sui giornali, pesanti proprio come lo sono ahimè sempre quelle legali, che vorrei venissero considerate sfoghi di momenti difficili, da proporzionarsi invece con tutto quello di bello che Farulli e Asciolla, Borciani e la signora Pegreffi e Rossi ci hanno dato.
Giovanna Luzzoni (Milano, 5 aprile 1980)
Lettere, "Musica Viva", n.5 - anno IV - maggio 1980

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