Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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lunedì, settembre 26, 2005

Le Cantate: l'opera centrale di Bach

Nikolaus Harnoncourt
In Bach non è possibile distinguere fra «composizioni di circostanza» o «lavori su commissione» e quelle che gli stavano a cuore. Da questo punto di vista, le sue cantate eguagliano le sue composizioni più celebri- la Passione secondo Matteo, per restare nell'ambito della musica vocale religiosa. Ancora non ho avuto l'impressione che Bach abbia mai lavorato in modo meccanico, che si sia ripetuto nelle sue opere. E quando, come noi, si ha l'occasione di eseguire o registrare, nel corso degli anni, le cantate le une dopo le altre, lascia sbalorditi - anche dopo aver registrato più di un centinaio di cantate - che un solo uomo possa aver lasciato testimonianza di una tale profusione dì ricchezza nell'originalità delle sue composizioni e nella sua ispirazione. Non posso che ripetere: ogni nuova cantata, ogni nuova aria è per noi un'avventura, una scoperta appassionante là dove potrebbe esserci solo routine o ripetizione. Non conosco altri compositori oltre a Bach che siano andati sempre fino al limite delle possibilità, dal contrappunto più rigoroso fino al più espressivo romanticismo. E' per questo che mi sembra assurdo andare a smuovere composizioni di seconda categoria, scritte da compositori di seconda categoria, finché non esistono interpretazioni anche solo appena adeguate di questo immenso compositore.
Ci sembra quindi venuto il momento di proporre una nuova interpretazione delle cantate di Bach, dal momento che costituiscono la sua produzione centrale, che sia coerente e che utilizzi i mezzi migliori di cui disponiamo. Bisognerebbe tener conto delle acquisizioni più recentì nel campo della pratica esecutiva, ma anche, e soprattutto, mettere in opera i mezzi sonori corretti e usarli correttamente. Nessun altro compositore richiede uno strumentario di tale ricchezza e complessità, nessun compositore attribuisce tanto valore al più sottile simbolismo sonoro come Johann Sebastian Bach. Ben conosciamo le difficoltà che incontrò costantemente per formare la propria orchestra; se continuò a esigere le combinazioni meno usuali, possiamo immaginare l'importanza che lui stesso attribuiva a questioni apparentemente secondarie di strumentazione. Resta un gran numero di problemi che ancor oggi non trovano soluzione; non conosciamo neppure tutti gli strumenti che utilizza Bach nelle sue cantate. Ma le soluzioni si troveranno, di cui magari questa o quella avranno inizialmente solo un carattere ipotetico per diventare risultati definitivi solo per i nostri successori.
La nostra resa delle cantate di Bach deve essere un tentativo di interpretarle in un modo che abbia senso per l'epoca attuale. L'orchestra sinfonica, quale che ne sia la formazione, non ha assolutamente nulla a che vedere con la colorata orchestra di Bach, e le moderne corali, per virtuose che siano, non potrebbero mai avere la trasparenza dei cori di ragazzi e voci bianche necessari per le cantate di Bach. Non consideriamo affatto questa nuova interpretazione come un tornare indietro, ma, al contrario, come un tentativo di liberare questa grande musica antica dalla sua soggezione alla sonorità sinfonica classica e di trovare, attraverso la trasparenza e i caratteri propri degli strumenti antichi, un'interpretazione autenticamente moderna.

da "Il discorso musicale" di Nikolaus Harnoncourt (ed. Jaca Book - 1985)

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