Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

mercoledì, febbraio 15, 2006

Georg Solti: addio a una grande bacchetta!

L'ultimo sorriso di sir Georg Solti.
Nato a Budapest nel 1912, alla guida di alcune delle più prestigiose orchestre d'Occidente seppe conquistare e spronare cantanti e musicisti con sapienza da uomo di teatro.


Sisifo l'aveva incatenata, con un furbo stratagemma. Fu un disastro: nessuno andava più all'altro mondo, essendo il morire, senza di Lei, una procedura illegale. A un certo punto, la situazione divenne insostenibile: il pianeta era iperaffollato, i bambini erano costretti a crescere addossati a indistruttibili vegliardi, l'aria era irrespirabile e ormai salivano, contro il figlio di Eolo, la riprovazione e il rancore. Soltanto i dirigenti di alcune chiese integralistiche si congratulavano con l'empio tragressore, lodevole, secondo loro, per avere favorito una sana esplosione demografica. Zeus obbligò Sisifo a liberare la Morte dalle catene, cioè, letteralmente, a "scatenarla". In verità, scatenata la commare secca, non fu proprio subito un'ecatombe: la Morte, rimasta a lungo inattiva grazie alla ribalderia di Sisifo, si era arrugginita, e nei quattro o cinquemila anni trascorsi dai tempi di Sisifo a quelli di Maastricht non fece altro, in sostanza, che sbattere gli occhi (si fa per dire) e scuotersi dal torpore, liquidando, ma così en passant, qualche passante, cioè pochi miliardi di persone defunte da allora a oggi.
Al principio della scorsa settimana, la Morte ha raggiunto finalmente, come si dice, un regime ottimale di operatività: ha cominciato a fare sul serio. Quella appena trascorsa e' stata, infatti, una settimana dagli esiti eccezionali: si è aperta con Lady D, ha lavorato accuratamente nella zona di Medea in Algeria, ha pianificato obiettivi importanti fra le suore di origine albanese residenti a Calcutta, si è arricchita di brillanti risultati nella zona di confine tra Israele e Libano e nell'ambiente delle anziane e scippabili pensionate napoletane, non senza pianificare altre new entries nelle aree turistiche intorno alla Majella. A conclusione della settimana, la commare secca è ritornata a un ambiente ormai collaudatissimo e da Lei piu' volte visitato in questi ultimi tempi, anzi, tanto visitato da far nascere chiacchiere, mormorazioni e sospetti di favoritismo: l'ambiente dei direttori d'orchestra, e, in genere, dei musicisti.
Così in pieno weekend la commare (detta anche "la Siora Betina" a Venezia e Engelchen dalla vecchia comunità tedesca di Praga) ha preso in esame la pratica Solti. Già: sir George (o Georg, o Gyorgy) Solti è stato trovato morto nella sua casa di Cap d'Antibes la mattina di sabato 6 settembre, sicchè la pratica dev'essere stata protocollata nella notte tra il 5 e il 6 o forse nelle ultime ore del 5. Di questo apolide di lusso, magiaro-austro-germano-britannico, si può raccontare la vita in due parole, e con ciò dire poco o nulla di connotativo. Nato a Budapest il 21 ottobre 1912, allievo dei leggendari Dohnanyi e Kodaly, Solti fu direttore all'Opera della capitale ungherese dal 1930 al 1939: rara precocità, di cui molto si è favoleggiato e di cui lo stesso Sir George amava parlare con fresco compiacimento. Una volta lo ascoltai mentre narrava di sè diciottenne già direttore a Budapest, e mi accorsi, guardando il brillio una volta tanto non demoniaco dei suoi occhi, che la sua qualità più autenticamente simpatica era il periodico pulsare d'ingenuità infantile; quella qualità , non altre verso le quali provavo, lo confesso, poca simpatia.
Nel 1939, Solti dovette emigrare in Svizzera. Dopo la guerra, diresse enti prestigiosi senza mai prestarsi alle sciocche contrapposizioni del tipo Abbado-Muti o Furtwangler-Karajan. Governò l'Opera di Francoforte sul Meno e la Los Angeles Philharmonic Orchestra, il Covent Garden e la Chicago Symphony Orchestra, l'Orchestre de Paris e la London Philharmonic Orchestra. Nel 1972 ebbe la cittadinanza britannica. Nel 1983, centenario della morte di Wagner, a lui fu affidata l'esecuzione dell'intero Ring a Bayreuth.
Ma si può raccontare Solti anche in modo diverso, e partire da ciò che è stato per decenni l'enigmatico luogo di nascita di ogni rapporto di frequentazione con Solti da parte di chiunque: dal suo sorriso. Si è detto, in questi due giorni, che quel sorriso conquistava immediatamente, che era franco e simpatico, aperto, spirante saggezza di vecchio e benefico Maestro. A me, quel sorriso è sempre apparso maligno e persino crudele, ma era la crudeltà che egli esercitava su di sè e sulle proprie illusioni. La disillusione che spirava da quell'uomo benestante, sano e fortunato nella vita (fortunatissimo con le donne, e da ultrasettantenne) era palese, e da essa si sviluppava la caratteristica più spiccata di Solti: l'essere egli, soprattutto, uomo di teatro, di spettacolo. Di una partitura era l'aspetto "scenico" che egli meglio decifrava; era buona salute, non però ottusamente soddisfatta, che si riversava all'esterno. Là dove il rapporto tra suoni e referenti era più fortemente simbolico (così nelle partiture sinfoniche) egli riusciva meno felicemente, pur se la qualità era sempre preziosa. Ricordo una prova di registrazione al Wiener Konzerthaus nel giugno 1990, con i Wiener Philharmoniker e Kiri te Kanawa: Strauss, Vier Letzte Lieder. Gli orchestrali e la cantante, al principio, non sarebbero potuti essere più stanchi e svogliati. Solti li trasformò in angeli squillanti e lugubri non con le buone maniere, non con gli urli maleducati alla Toscanini, bensì con sorridenti e velenosissime frecciate; e come risplendeva perfido e sapiente, allora, il suo famoso sorriso!
La sua vocazione a essere uomo di teatro rende strana la sua decisione di quattro anni fa: di non dirigere più opere, ma soltanto concerti. Potrebbe essere stata una manovra sottile e spavalda di autonegazione: un po' come il fingersi un capitano di ventura (i travestimenti con Stetson a larga falda, sciarpona, mantello tenebroso), o come il funereo e dongiovannesco calarsi in fretta di notte da una finestra per evitare, lui ultrasettantenne, il giovane marito di una giovane e bella signora. Sulla veridicità dell'episodio c'è chi giura, e noi lo crediamo vero, poichè ciò spiegherebbe anche il suo modo di restituire il suono a una partitura, di far cantare splendidamente una svogliata Kanawa, di sorridere in quel modo un po' sinistro la cui indecifrabilità nasconde il segreto dello spirito nel cui nome Solti fu musicista.

di Quirino Principe (Il Sole 24 Ore, 7/9/1997)

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