Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

venerdì, settembre 01, 2006

Francesco Manfredini (1680-1748): un elaboratore progressista della musica barocca

Alcuni musicisti italiani della generazione successiva a Corelli preferirono dedicarsi alla musica strumentale piuttosto che alla fiorente attività operistica dell'epoca. Fra gli strumentalisti si delinearono due tendenze: l'una conservatrice, ossia fedele alle forme dello strumentalismo barocco fissate da Corelli; l'altra progressista, orientata a modificare le forme tradizionali e a sviluppare i modelli innovativi affiorati soprattutto nella "scuola bolognese", che si riconosceva in Giuseppe Torelli, e nella "scuola veneziana", che ebbe il suo massimo rappresentante in Antonio Vivaldi. Naturalmente tali divisioni non erano nette all'interno della produzione dei singoli compositori che, spesso, adottavano sia forme tradizionali che progressiste, anche per soddisfare i desideri dei committenti. In genere, la tendenza progressista fu più sensibile in compositori attivi all'estero, come Francesco Maria Manfredini, violinista e compositore nato verso il 1680 a Pistoia e morto nel 1748. Nel corso della sua vita, in parte legata alla città toscana dove fu direttore della cappella del Duomo a partire dal 1727, svolse un'intensa esperienza di autore di musiche strumentali e di oratori, con una rigorosa esclusione dei melodrammi: questa scelta lo colloca nella categoria dei puri strumentalisti eredi della tradizione medio barocca.
La formazione di Manfredini avvenne a Bologna, con Torelli: egli così entrò in contatto con la complessa e articolata elaborazione della musica strumentale barocca, proprio nella stessa epoca in cui a Roma brillava la fama di Arcangelo Corelli. Fin al 1711, quindi presumibilmente fino ai trent'anni circa, Manfredini rimase nell'ambiente bolognese: fu primo violino all'Accademia dello Spirito Santo di Ferrara e membro della cappella di S. Petronio e dell'Accademia Filarmonica a Bologna, i due centri della vita musicale della città. Nel 1711 si trasferì a Monaco di Baviera, dove fu al servizio della locale cappella musicale del duca Massimiliano Emanuele e, dove rimase fino al 1727.
L'aspetto interessante della produzione di Manfrdini prima del trasferimento a Monaco consiste nella qualità delle due raccolte pubblicate rispettivamente nel 1704 (Concertini per camera a violino e violoncello o tiorba, Op. 1) e nel 1709 (Sinfonie da chiesa a due violini col basso per l'organo e una viola a beneplacito, con una Pastorale per il SS. Natale, Op.2). Si tratta di lavori che appartengono alla letteratura tradizionale, di cui conservavano due caratteristiche: da un lato l'ambiguità delle indicazioni, ad esempio "concertino" o "sinfonia da chiesa", che non designano architetture autorevolmente fissate (come nel caso di quelle stabilite per le sonate e per i concerti grossi da Corelli); d'altro lato, la disponibilità delle forme musicali a organici strumentali diversi, secondo l'occasione. I Concertini di Manfredini posso essere infatti eseguiti con due soli strumenti, come indicato, o con uno strumento e un basso continuo "realizzato" per archi o per due sezioni di archi. Analoghe osservazioni valgono per le Sinfonie da chiesa, che esprimono la loro forma tradizionalistica dal fatto di essere concluse dalla Pastorale per il SS. Natale che precede di molto tempo la pubblicazione dell'analoga Pastorale corelliana avvenuta nel 1714 (ricordiamo che le edizioni delle opere di Corelli erano successive alla loro diffusione, ottenuta attraverso la circolazione dei manoscritti e le esecuzioni tenute dall'autore stesso).
Nel 1718 a Bologna apparve l'Op. 3 di Manfredini: si trattava dei Concerti a due violini e basso continuo obbligato, e due altri violini, viola e basso di rinforzo ad arbitrio, con una Pastorale per il SS. Natale. Sono composizioni abbastanza lontane da quelle delle due precedenti raccolte, in quanto vi è adottata forma progressista e moderna del concerto solistico, in quegli anni trionfante a Venezia, in Italia e soprattutto all'estero grazie alla pubblicazione dei concerti dell'Estro armonico di Vivaldi avvenuta nel 1712 ad Amsterdam.
Manfredini a Monaco seguì la corrente del gusto tedesco per la musica italiana e compose nello stile "moderno": a questo proposito il confronto tra le due pastorali, distanti nel tempo e nello stile, testimonia l'evoluzione del musicista pistoiese, di cui si conoscono poche altre composizioni, oltre quelle stampate, a parte una tarda edizione, apparsa dopo la sua morte a Londra nel 1764, di Sei Sonate per violino e violoncello con un basso per clavicembalo.da "I Maestri della Musica" (Istituto Geografico De Agostini", 1989)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie di questo stupendo blog

Michele di Bolzano