Certi defunti sono davvero troppo discreti e aspettano troppo lungamente la melanconica riparazione della gloria postuma.
Per sollevare il velo della morte, sono necessarie mani scrupolose; purtroppo le esumazioní sono fatte in genere da mani maldestre o sospettose, le quali, guidate da un volgare e segreto egoismo, lasciano ricadere nell'oblio quei poveri funebri fiori. A dire il vero, quel monumento di gloria che è Johann Sebastian Bach ci nasconde Händel: di lui si ignorano gli oratori, più numerosi della sabbia del mare. Essi contengono, come la sabbia, più sassi che perle; ma è altrettanto certo che, con gusto e pazienza, non mancherebbero i motivi d'interesse.
Un altro maestro (per costui si tratta di un oblio senza remissione), Alessandro Scarlatti, fondatore della Scuola Napoletana, è davvero sbalorditivo per il numero e per la diversità delle sue composizioni. Par di sognare constatando che, nato nel 1659, egli aveva scritto verso il 1715 più di centosei opere! Senza contare tutto quello che d'altro si può scrivere in musica. - Signore! Quali doni dovette possedere quest'uomo, e come poté trovare il tempo per vivere? - Conosciamo di lui una Passione secondo san Giovanni che è un piccolo capolavoro di grazia primitiva, e in cui la scrittura dei cori ha il colore dell'oro pallido, che tanto delicatamente contorna il profilo delle Madonne negli affreschi dell'epoca. E' una musica assai meno faticosa da ascoltare che non l'Oro del Reno, e la serena emozione che da essa emana è dolcemente confortante. Non so come quest'uomo ebbe il tempo di avere un figlio, e di farne un illustre clavicembalista, ancor oggi apprezzato con il nome di Domenico Scarlatti.
Altri ancora ve ne sono... Tranquillizzatevi: non ho alcuna intenzione di contribuire alla storia della musica. Ho voluto soltanto insinuare che si ha forse torto a eseguire sempre le stesse cose, il che può far credere a tante oneste persone che la musica sia nata ieri, mentre essa ha un Passato di cui si dovrebbero rimuovere le ceneri: vi si troverebbe quella fiamma inestinguibile alla quale il nostro Presente dovrà sempre una parte del suo splendore.
da "Il Signor Croche antidilettante" di Claude Debussy
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