Per tre anni Gustav Mahler trascorse le sue vacanze estive presso quel bel podere a Carbonin Vecchia, situato in posizione idillica verso il margine del bosco. L’estate 1907 Gustav Mahler la trascorse a Carbonin Nuova, ora Carbonin. Evidentemente durante una passeggiata Gustav Mahler ebbe a notare la posizione tranquilla della nostra casa, e così a primavera del 1908 prese in affitto l’appartamento dove andò ad abitare per tre estati, e che sua moglie, vedova, abitò ancora nell’anno 1911.
È una grande abitazione spaziosa, con dieci stanze e una bella veranda chiusa. La casa è una delle antiche residenze di Dobbiaco che risalgono ai tempi dell’Imperatore Massimiliano. Nel grande salone si vede sul soffitto lo stemma dei Signori di Leis. A cinque minuti di distanza, chiusa in un tranquillo boschetto di abeti, si trova una modesta casetta: ecco il luogo di lavoro di Gustav Mahler. Ogni anno a primavera arrivavano tre pianoforti che dovevano essere trasportati in questa casetta. Gran parte della giornata la passava lì, e nessuno era autorizzato, nemmeno sua moglie, a disturbarlo. La mattina presto doveva essere pronto tutto il necessario per la prima colazione: tè, caffè, burro, miele, uova, biscotti, frutta e pollame. Alle sei di mattina il direttore Mahler si recava al lavoro. Una stufa completava l’arredamento della casetta. Accesa la stufa, lui stesso si preparava la prima colazione. La casetta era recintata da uno steccato alto un metro e mezzo per il raggio di un chilometro.
Successe che due ragazzi scavalcarono la recinzione importunando il famoso compositore per chiedere l’elemosina. Allora lo steccato fu munito di filo spinato. Un giorno un avvoltoio diede la caccia ad un corvo che in cerca di rifugio volò nella stanza di lavoro di Mahler. Agitatissimo il signor direttore si recò dal vecchio Trenker, lamentandosi duramente per quell‘intruso insolente. Il signor Trenker gli rise in faccia e finirono col ridere insieme. Persino il gallo domestico finì per sconcertarlo, perché gli rovinava il sonno del mattino col suo "chicchirichi". "In che modo si potrebbe insegnare a quel gallo a non cantare la mattina?" chiese il signor direttore. "Semplice", rispose il signor Trenker, "basta torcergli il collo". Ma a tanto Gustav Mahler non volle arrivare. Nei rapporti con la gente era profondamente buono e abbastanza socievole. Spesso si raccontava come durante gli studi lui – figlio di una famiglia numerosa – per giorni avesse vissuto di un solo pezzo di pane, in modo da far bastare i soldi. Spesso raccoglieva per strada ragazzi poveri, li rivestiva e dava loro del denaro affinché più facilmente trovassero qualche lavoro. Di tale bontà gli saranno rimasti certamente riconoscenti oltre la tomba.
Gustav Mahler riceveva molti ospiti; fra loro ci fu anche Selma Kurz, una famosa cantante. Un giorno era insieme agli ospiti di sua moglie, che evidentemente non gli garbavano molto. Con uno scatto si alzò e disse con un certo gesto della mano: "Ci sono molte carogne a Vienna, e può anche darsi che ce ne sia qualcuna anche fra noi".
Uno dei miei primi ricordi d’infanzia è l’immagine di Gustav Mahler a contorni precisi, con i suoi capelli spettinati, con il suo vestito semplice di tutti i giorni, con il suo modo tutto particolare di camminare. Possediamo una sua fotografia con la sua firma autografa. È un ricordo del grande compositore che ci è caro.
Dedico queste annotazioni al ricordo del celebre compositore che soggiornò nella mia terra natia.
È una grande abitazione spaziosa, con dieci stanze e una bella veranda chiusa. La casa è una delle antiche residenze di Dobbiaco che risalgono ai tempi dell’Imperatore Massimiliano. Nel grande salone si vede sul soffitto lo stemma dei Signori di Leis. A cinque minuti di distanza, chiusa in un tranquillo boschetto di abeti, si trova una modesta casetta: ecco il luogo di lavoro di Gustav Mahler. Ogni anno a primavera arrivavano tre pianoforti che dovevano essere trasportati in questa casetta. Gran parte della giornata la passava lì, e nessuno era autorizzato, nemmeno sua moglie, a disturbarlo. La mattina presto doveva essere pronto tutto il necessario per la prima colazione: tè, caffè, burro, miele, uova, biscotti, frutta e pollame. Alle sei di mattina il direttore Mahler si recava al lavoro. Una stufa completava l’arredamento della casetta. Accesa la stufa, lui stesso si preparava la prima colazione. La casetta era recintata da uno steccato alto un metro e mezzo per il raggio di un chilometro.
Successe che due ragazzi scavalcarono la recinzione importunando il famoso compositore per chiedere l’elemosina. Allora lo steccato fu munito di filo spinato. Un giorno un avvoltoio diede la caccia ad un corvo che in cerca di rifugio volò nella stanza di lavoro di Mahler. Agitatissimo il signor direttore si recò dal vecchio Trenker, lamentandosi duramente per quell‘intruso insolente. Il signor Trenker gli rise in faccia e finirono col ridere insieme. Persino il gallo domestico finì per sconcertarlo, perché gli rovinava il sonno del mattino col suo "chicchirichi". "In che modo si potrebbe insegnare a quel gallo a non cantare la mattina?" chiese il signor direttore. "Semplice", rispose il signor Trenker, "basta torcergli il collo". Ma a tanto Gustav Mahler non volle arrivare. Nei rapporti con la gente era profondamente buono e abbastanza socievole. Spesso si raccontava come durante gli studi lui – figlio di una famiglia numerosa – per giorni avesse vissuto di un solo pezzo di pane, in modo da far bastare i soldi. Spesso raccoglieva per strada ragazzi poveri, li rivestiva e dava loro del denaro affinché più facilmente trovassero qualche lavoro. Di tale bontà gli saranno rimasti certamente riconoscenti oltre la tomba.
Gustav Mahler riceveva molti ospiti; fra loro ci fu anche Selma Kurz, una famosa cantante. Un giorno era insieme agli ospiti di sua moglie, che evidentemente non gli garbavano molto. Con uno scatto si alzò e disse con un certo gesto della mano: "Ci sono molte carogne a Vienna, e può anche darsi che ce ne sia qualcuna anche fra noi".
Uno dei miei primi ricordi d’infanzia è l’immagine di Gustav Mahler a contorni precisi, con i suoi capelli spettinati, con il suo vestito semplice di tutti i giorni, con il suo modo tutto particolare di camminare. Possediamo una sua fotografia con la sua firma autografa. È un ricordo del grande compositore che ci è caro.
Dedico queste annotazioni al ricordo del celebre compositore che soggiornò nella mia terra natia.
memorie di Marianna Trenker. Carbonin Vecchia, Dobbiaco, 16 agosto 1938
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